L’Ora Legale – il film – Ennesima offesa al Corpo Forestale dello Stato

E così dopo Checco Zalone, che nell’ultimo film “Quo vado” è cascato nell’equivoco che gli operai forestali calabresi sono i membri del Corpo Forestale dello Stato (ironizzando sul sovrannumero che però riguarda solo i primi), anche i più maturi ed esperti Ficarra & Picone nell’ultimo film “L‘Ora Legale” sono incappati ancora più marchianamente nell’equivoco che vede associati i quasi 30.000 operai forestali siciliani agli appartenenti al CFS che tra l’altro in Sicilia sono presenti solo in poche unità nel servizio CITES.

Nel film, del quale se ne consiglia comunque la visione per la bellezza globale del suo messaggio, vengono rappresentati i “forestali” come coloro che svolgono principalmente la loro seconda attività privata, intascando di conseguenza lo stipendio pubblico senza merito. Ad un certo punto del film vengono inquadrati decine di “forestali” che finalmente riprendono a lavorare nei boschi, dopo che il nuovo sindaco ha ripristinato la legalità. La cosa scandalosa è che i “forestali” ripresi nelle scene indossavano le uniformi da campagna del Corpo Forestale dello Stato con tanto di stemma e alamari al colletto, tra l’altro montati al contrario.

Dispiace che Ficarra & Picone, due comici di qualità e da sempre con la schiena dritta, abbiano preso questo abbaglio sul Corpo Forestale dello Stato. Sarebbe bastata una ricerca, nemmeno tanto approfondita, per sapere che comunque gli operai dipendono dalla Regione e non dal Sindaco e che il CFS in Sicilia è presente solo negli aeroporti col servizio CITES e che le regioni a statuto speciale hanno un proprio corpo forestale regionale con proprie divise.

Un ennesimo vilipendio, quindi, nei confronti del CFS che negli anni ha dovuto sempre lottare con questo fardello che lo vede associato agli operai forestali delle regioni. Dato che dal primo gennaio il Corpo Forestale dello Stato è ufficialmente defunto, possiamo considerare questa ennesima rappresentazione cinematografica sul CFS  “vilipendio di cadavere”.

Seggioli Raffaele

SENZA COESIONE LA VALANGA

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Il territorio era  stato capillarmente penetrato con azione preventiva, poi omogenicamente coperto dalla capacità di soccorso, coesa con la superficie indagata a vista: tre fasi che nel tempo si erano perfettamente consolidate nel Corpo Forestale dello Stato.

Le innumerevoli bufere succedutesi nella storia non avevano potuto ingenerare la catastrofe naturale finché non s’è deciso di produrre artificialmente il crollo usando il tritolo mafioso fiancheggiato dall’azione di incompetenti sciatrici e di incoscienti escursionisti.

La valanga nel solo mese di gennaio 2017 ha già travolto boschi, animali e strutture.

Fuor di metafora i cittadini si pongono alcune domande:

-Perché se l’antincendio boschivo è ora competenza dei VVF  questi,contestualmente, non  hanno ricevuto in dotazione tutto il personale e i mezzi della Forestale adibiti all’AIB?
-Perché se il soccorso alpino è ora compito esclusivo della GdF, invece il servizio “meteomont” se lo sono preso i CC e responsabile della rilevazione innevamento con la previsione rischio valanghe è ancora il Forestale Vincenzo Romeo che però ora appartiene ad una catena di comando che non può allertare le forze operative in loco?
-Perché, nel caso specifico, i Carabinieri del locale comando stazione erano ignari del pericolo incombente, quando proprio a Farindola ha luogo il quotidiano rilevamento emesso col bollettino delle h14?
-Perché tutti gli aeromobili forestali del COA, pienamente operativi fino al 31 decembre 2016, non hanno avuto alcuna attività di volo a partire dal 1 gennaio a causa dei brevetti di volo e delle immatricolazioni civili non adeguati né per i VVF che hanno autorizzazione ministeriale, né per i CC che sono militari, quando era indispensabile continuare a fornire assistenza nelle zone terremotate?
-Perché non è bastata l’emergenza incendi a nord e l’emergenza gelo a sud, ma c’è voluta la divulgazione mediatica della valanga a Rigopiano perché riprendesse domenica 22 gennaio l’attività di volo dei Carabinieri Forestali, e il giorno prima dei piloti ed elicotteri transitati nei VVF?
-Perché piloti, specialisti ed elicotteri del COA, preziosamente operatovi sia con voli notturni che con voli strumentali in ogni condizione meteo o situazionale estrema, se li sono aggiudicati i CC, quando nelle emergenze e nei soccorsi operano i VVF e la GdF?
Ovvero perché i Carabinieri  s’infilano all’occhiello la Forestale come rosa e agli altri corpi lasciano le spine?
-E sempre a proposito di soccorso perché i carabinieri hanno chiuso il Centro nazionale d’addestramento cinofilo del CFS a Volpago Montello (Treviso)?
-Perché per Rigopiano non hanno mobilitato i cani da soccorso e i conduttori del nucleo cinofilo della vicina Pescara, che era operativo nel CFS fino al 31 dicembre 2016?
Forse perché non si era ancora provveduto al nuovo tatuaggio CCF (Cani Carabinieri Forestale)?

Antonella Giordanelli

Si riporta quanto su Wikipedia, sempre “preventiamente” aggiornata dai CC (si noti un dettaglio froidiano nell’integrazione del testo operata dai CC: Corpo Forestale scritto con la minuscola):

Oggi sul territorio italiano sono attivi due Enti che si occupano di previsione ed emanazione dei bollettini valanghe
  • il Meteomont, fondato dalle Truppe Alpine dell’Esercito Italiano negli anni ’70 con la collaborazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e evolutosi successivamente in servizio nazionale con l’ingresso del Corpo Forestale dello Stato e recentemente estesosi con il contributo del Corpo Forestale della Regione Siciliana;
  • l’A.I.Ne.Va. Associazione Interregionale Neve e Valanghe, nata nel 1982 dall’associazione dei vari Servizi Regionali.Il servizio Meteomont del Corpo forestale dello Stato nasce nel 1978 ed era svolto non solo sull’arco alpino ma anche su quello appenninico. Tra agenti, sottufficiali e ufficiali il Meteomont era formato da 950 unità del corpo tra uomini e donne qualificati[5].Emette 12 edizioni giornaliere del Bollettino Nazionale della Neve e delle Valanghe, consultabili sul sito di Meteomont. La gestione operativa dipende dalla “”Divisione 3ª” – ( Protezione civile e Pubblico soccorso)[6].
    Il decreto legislativo n. 177/2016, che sopprime il corpo forestale, all’art. 12 ha previsto che dall’1 gennaio 2017 il servizio e il personale territoriale transitano al Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri, mentre il soccorso alpino-forestale (SAF) alla Guardia di Finanza[7].
    Il corpo forestale interveniva con il sottoelencato personale (dall’1 gennaio 2017 trasferito all’Arma):
    • 950 osservatori meteonivometrici
    • 35 previsori neve e valanghe
    • 80 esperti neve e valanghe
    • 250 unità qualificate per il controllo e il soccorso sulle piste da sci
    • 550 rilevatori Arva per la ricerca dei travolti in valanga
    • 156 mezzi fuoristrada
    • 54 motoslitte
    • 22 elicotteri da ricognizione e rilevamento speditivi in quota (mod.NH500 e AB412)
    • 30 unità cinofile per la ricerca dei dispersi in valanga
    • 180 Stazioni di rilevamento meteonivometrico manuale
    • 88 Stazioni meteonivologiche automatiche
    • 13 Centri Settore – Uffici Neve e valanghe – Sala Previsori
    In Sicilia il servizio continua a essere svolto dal Corpo forestale della Regione siciliana[8].

L’ANATRA ZOPPA

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Durante l’audizione in commissioni antimafia nel luglio 2015 l’ing. Patrone, ad una precisa domanda rispose “non ricordo assolutamente chi sia Chianese”. Ora la gravità della risposta non era il fatto che una intercettazione telefonica dimostrava che tra i due intercorrevano rapporti confidenziali, (chissà con quanti si hanno per brevi periodi scambi interpersonali tanto cordiali quanto superficiali, che non lasciano traccia nel vissuto) quanto la mancanza di professionalità che il capo del CFS rivelava non ricordando “il signore dell’ecomafia”, indagato fondamentale nella attività investigativa della Forestale.

Da tempo si chiedeva da più parti un avvicendamento al comando generale del CFS che Patrone deteneva da un periodo del tutto inusuale ed ingiustificato, inoltre il momento particolarmente delicato per il quasi bicentenario Corpo ne consigliava al vertice una figura integra moralmente per l’impeccabilità del comportamento, in modo che nei rapporti con gli altri soggetti istituzionali non fosse né sospettabile né ricattabile

Qualsiasi ulteriore elemento di giudizio storico su quest’ultimo capo del CFS sia sotto l’aspetto tecnico che politico ritengo non potrà assolverlo dallo sbaglio di non essersi dimesso nel luglio 2015, poco importa se colpevole o innocente, sciocco o traditore; Patrone è comunque stato dannoso per il CFS.

Nel gennaio 2015 Del Sette, generale poco amato dai carabinieri perché uomo di palazzo piuttosto che operativo, viene proposto dalla ministra della difesa come comandante generale in alternativa al pensionamento: promozione ancora una volta da parte di un governo autoreferenziale, non uso a ricercare consenso popolare. Uno dei primi atti di questo generale, sconosciuto sia ai cittadini che alla sua truppa, è stato estromettere quel colonnello che nell’immaginario collettivo sarà sempre il Capitano Ultimo, gesto talmente improvvido da esternare che nei palazzi non si tiene alcun conto della sensibilità né del popolo né dei servitori dello Stato.

Il connubio che prontamente si instaura tra questi capi, cosi arrogantemente indifferenti all’impopolarità, risulta alquanto bislacco poiché Patrone la cui vocazione ecologista è conditio sine qua non, diventa simbiotico a Del Sette, il quale il suo sparuto quanto ambitissimo NOE (300/350 uomini), non solo non lo ha potenziato accogliendo le numerosissime richieste d’assegnazione, ma l’ha addirittura decapitato… e di che mitico capo!

In considerazione di questo fatto e dell’appoggio goduto dai ministri del governo Renzi, nessuno s’è meravigliato che uomini del giglio magico lo abbiano indicato come il delatore delle indagini dei “suoi” carabinieri del NOE.

Vero o falso, Del Sette divide i “suoi” carabinieri tra chi segretamente non ha fiducia in lui, e chi platealmente si mette dalla sua parte (che obiettivamente non si può contrabbandare come nobile difesa del debole) in un inopportuno “divide et impera” riflessivo nell’Arma, invece che estroverso al nemico.

Fortunatamente la messa in quiescenza è imminente nel mese di gennaio 2017, a risoluzione della imbarazzante situazione che fa legittimamente credere che l’onestà e l’abnegazione di centomila carabinieri possa essere neutralizzata dalla corruzione di uno solo. Ma la ministra di quel medesimo governo che ha introdotto lo stravolgimento delle tutele del codice di procedura penale che fa sì che gli ultimi a sapere di una notizia di reato siano i magistrati e i primi a sapere di un’attività investigativa siano i vertici a nomina politica delle forze di polizia, conferma per un ulteriore anno la proroga per Del Sette al comando generale dell’Arma. Prova Del Sette!

E la prova del nove?

Il Corpo Forestale è sciolto dal 1 gennaio e ognuno dei Forestali è stato ricollocato con l’unica eccezione del capo del corpo-che non c’è più. Per sei mesi continuerà a guadagnarsi lo stipendio (chi avrà il mandato di pagamento?) con il compito d’agevolare il trapasso del fu CFS presso i vertici dell’Arma: logica vorrebbe che coadiuvasse il gen. Ricciardi, il quale, del tutto digiuno di competenze professionali specifiche, sarà a capo del nucleo dei carabinieri forestali. Compito non facile dato che anche il suo vice non sarà un ex CFS. (Noi si credeva che Patrone sarebbe entrato in posizione dirigenziale nella “consorella” Arma). No, Patrone affiancherà … Del Sette! A che pro? Mah, forse l’accoppiata continuerà il viaggio di nozze tappa tappa per le belle città d’Italia sede di TAR.

E poi da giugno? Patrone tornerà sul luogo … galeotto: in Commissione Antimafia.
Le due anatre zoppe hanno rotto anche l’altra gamba e non volano, STRISCIANO!

Antonella Giordanelli

CIO’ CHE ERA SILVANO

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Questo benedetto 2017 è davvero iniziato nel peggiore dei modi….anche il vecchio Silvano è andato via per sempre…..
Neri Silvano….Maresciallo NERI Silvano…..le sue giornate, come le mie del resto, non avevano orario……doveva, il buon Silvano, tutelare le selve della Patria……i boschi cedui dove era lui, erano perfetti……giusta matricinatura…..ci perdeva tempo il Silvano.
In maniera scherzosa, ma con orgoglio, mostrando il quadro dell’Attestato al merito Silvano rilasciato al Corpo Forestale dello Stato, diceva che era Suo!
Era originario della mia terra, il Casentino, lui di Badia Prataglia ed io di Chitignano…….avevamo radici culturali comuni, anche a livello di idioma, perché in tempi passati il Vescovo di Arezzo, concesse ai Frati di Badia, di coltivare la vite e l’olivo in quel di Chitignano ed ancora oggi, gli unici idiomi che si somigliano in Casentino, sono proprio quello di Badia e quello di Chitignano.
Abbiamo lasciato sia io che lui, la nostra amata terra, per servire lo Stato e le selve della Patria.
Ma ogni volta che ci incontravamo, si percepiva che sentiva parecchia nostalgia per la sua terra, del resto come accade a me. Un uomo buono, umile e sempre con il sorriso sulle labbra. Aveva però il carattere dei Casentinesi……non si lasciava prendere per i fondelli. Aveva voluto bene alla gente di Montagna….di questa meravigliosa Garfagnana e la gente di Montagna aveva voluto bene a lui.
Che strano destino……è andato via pochi giorni dopo, si può dire insieme al Glorioso Corpo Forestale dello Stato che lui aveva tanto amato…
Sono momenti tristi….Tristi…Per onorarlo non posso andare con la nostra divisa…Non c’è più…forse potrei indossare quella da campagna con i nuovi distintivi… ricorda quella del Forestale…
Quando era riuscito a realizzare una abitazione per la famiglia, aveva adibito una piccola stanza ad ufficio, simile a quello che aveva al Comando Stazione……qualche volta bisognava lavorare anche a casa…..bisognava scrivere negli stampati che le matricine da riservare al taglio, dovevano essere le migliori, ben sviluppate, del diametro non inferiore alla media ed esenti da tare.
Il mio cuore è pieno di dolore…..San Giovanni Gualberto, Celeste Patrono dei Forestali, ti accompagnerà fino al Signore, Silvano e in quello splendido luogo, un giorno ci rivedremo. Arrivederci.
 
Mauro Cheli

UN 2017 DA PAURA!

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2 novembre 2016

Il Ministero delle politiche agricole rende noto che “da questa mattina il numero 1515 del Corpo Forestale dello Stato è dedicato anche a raccogliere tutte le segnalazioni e le richieste di aiuto degli allevatori e agricoltori provenienti dalle regioni colpite dal terremoto”, “in particolare, gli operatori del 1515 provvederanno a compilare una prima scheda dei bisogni di allevatori e agricoltori, per evidenziare se l’azienda ha subito crolli, perdita di animali e se ci sono difficoltà con i servizi elettrici ed idrici”.

1 gennaio 2017

Il servizio 1515 della Regione Umbria fino al 31 dicembre era garantito (egregiamente) da 8 Forestali, che però  sono tutti stati destinati  ai VVF  con un’unica esclusione, poiché l’Arma ha scelto nel Coordinamento operativo umbro di arruolare coattivamente l’unica donna, per di più revisore del ruolo tecnico.
Non essendo più possibile effettuare turni, la sala operativa di Perugia per l’emergenza  è attiva… in orario d’ufficio.
Le chiamate di pronto intervento vengono dirottate alla sala operativa di Roma.

Contemporaneamente le zone montane terremotate non sono coperte da alcun servizio, ma in compenso sono coperte di neve. Inoltre, senza nessuna discriminante di specie, sia gli animali allevati che gli uomini allevatori non hanno ricevuto alcun alloggio alternativo alle stalle e alle case crollate. Invece è tutt’altro che antispecista l’alternativa ad una vita all’addiaccio: gli allevatori possono optare tra diventare pendolari o cambiare mestiere, mentre agli animali tocca morire nelle sofferenze del congelamento o morire nelle sofferenze della macellazione.

3 gennaio 2017

A conforto, una delle prime uscite ufficiali del gen. Ricciardi, comandante del CUTFAA, è stata nelle zone colpite dal terremoto di Lazio, Umbria, Marche.  Il generale tuttavia s’è recato solo nel reatino e nell’ascolano: ipotizzo le motivazioni della scelta.
1) La comandante regionale (ex) Forestale del Lazio , che l’affiancava, si chiama Rosa Patrone, e questo dà un segno di continuità.
2) Ancora non era stata tagliata su misura l’alta uniforme in degna sostituzione del facoltativo diaginalino sfoggiato da Guido Conti quand’era dirigente forestale dell’Umbria.
3) Il regionale delle Marche, nonostante le promozioni sia della dirigente superiore Gagliardi, sia del neocomandante Mari, conta alti gradi non entusiasti del cambiamento.
4) La brevità della distanza stradale da Roma al confinante reatino e ascolano, mentre la percorrenza stradale verso i paesi del maceratese, epicentro del sisma, e i borghi dell’Appennino umbro oltre ad essere molto più lunga non è proprio percorribile per mancanza di strade.

5) L’impossibilità di raggiungere le località isolate con gli elicotteri del CFS, che l’Arma ha sì vittoriosamente contesi ai VVF ma non può utilizzare in quanto immatricolati come aeromobili civili.

Così

-mentre Lombardia e Liguria vanno a fuoco perché ai VVF è stato affidato il Servizio Antincendio Boschivo del CFS senza destinare gli agenti e i mezzi con cui il CFS spegneva gli incendi in montagna;

– mentre il centro-sud gela e i Forestali soccorrono volontariamente i canili sepolti dalla neve e la popolazione isolata in abiti borghesi perché ancora non hanno ricevuto le divise in dotazione e i mezzi abilitati alla circolazione;

i Carabinieri legittimamente ostentano allineate le nuove acquisizioni, compresi elicotteri e fuoristrada verdi, con la scritta nuova  fiammante CARABINIERI tenute ferme in mostra come bottino di guerra a gloria dell’Arma.

Doverosamente, si dà atto all’ufficio stampa dei carabinieri di aver aggiornato la cittadinanza sull’assorbimento del CFS producendo un apposito Arma trailer con inquadrature e sequenze per un 2017 da paura!

Antonella Giordanelli 

La clorofilla nel sangue

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Sono nato Forestale 53 anni fa: merito di mio nonno, Capo vivaista forestale, che mi ha insegnato da piccolo a conoscere e a rispettare le piante e gli animali trasmettendomi così l’amore per la natura.

Nel 1988, anno del mio corso da allievo, il Dr. Carlangelo Bertini, direttore emerito della Scuola Forestale, ci assegnò un tema in cui spiegare le ragioni della scelta di entrare nel Corpo Forestale dello Stato. Nello svolgimento scrissi che le mie motivazioni riponevano essenzialmente nell’amore per un lavoro che non ritenevo un vero lavoro ma qualcosa che andava al di là, qualcosa che trascendeva il mero interesse economico. Ritenevo, scrissi, di avere la clorofilla nel sangue e ancora oggi riassumo così i miei sentimenti più reconditi. Era scritto nel mio DNA e, pur avendo vinto un concorso per Vice Brigadiere dei Carabinieri prima e Agente ausiliario della Polizia di Stato poi, la mia vita era e doveva essere nel Corpo Forestale dello Stato.

Quelli erano anni in cui si entrava nell’Amministrazione per passione attraverso una adeguata selezione e istruzione. Per fare il Forestale era preferibile frequentare l’Istituto Tecnico Agrario e poi, per accedere al concorso, era bene acquisire una serie di attestati e patenti attinenti la professione anche lavorando d’estate da operaio nei cantieri di rimboschimenti, si sistemavano le frane, si salvavano gli animali… Passione non lavoro dunque .

Erano anni in cui i vivai forestali sfornavano milioni di piante che andavano a rinverdire le montagne. Anni in cui di incendi dolosi ce n’erano veramente pochi e non servivano aerei ed elicotteri ma solo pale, flabelli, sudore e sacrifici.

Poi sono arrivate le Regioni, le Comunità Montane e altri enti e con essi l’inesorabile declino. Così il vivaio in cui sono nato al pari di altri luoghi similari sono diventati (metafora dei tempi) desolati monumenti all’insipienza umana.

Nonostante questo delirio dissolvente il Corpo Forestale però è rimasto sempre ben saldo a presidio dei suoi principi.

Poi sono arrivati i sindacati interni. Beceri caproni! Tronfi di un potere “grimaldello” teso solo a rinnegare il passato e a svilire i valori fondanti dell’Amministrazione. Hanno iniziato con l’attaccare l’ASFD divenuta prima ex e successivamente costretta a ripiegare in UTB. All’ASFD veniva addebitato di essere uffici privilegiati, di essere “la Forestale di serie A”. Mi sono sempre chiesto quale forma di pazzia guidasse coloro che reclamavano l’abolizione della serie A per privilegiare la serie B.

Anche il “martello forestale”, simbolo e strumento fondamentale del Forestale per la corretta gestione dei boschi, dava fastidio agli stanchi sindacalisti nostrani! Per loro era meglio che il Forestale stesse sulle strade a controllare gli automobilisti piuttosto che studiare la botanica, la biologia, l’entomologia o la dendrometria, a proteggere insomma la nostra vita.

Stante queste forze disgregatrici fu facile allora per una certa politica reclamare la regionalizzazione del CFS.

Ci volle l’autorevolezza morale del Capo del CFS dell’epoca per neutralizzare il Decreto di regionalizzazione già adottato dal Governo e approvare subito dopo la legge di riforma. Questa, contrabbandata sordidamente sotto altra paternità, ebbe il merito di restituire all’Amministrazione dignità e autorevolezza, di inserirla fra le forze di polizia e di legittimarne la presenza nel Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica nel quale peraltro il Direttore Generale pro-tempore era già stato chiamato in segno di riguardo personale.

Purtroppo quella legge che avevamo salutato tutti come una inaspettata conquista diventò subito dopo uno strumento micidiale di premiazione o di punizione in mano a uomini che rispondevano solo alla politica di un certo colore. La riforma, concepita per accrescere autorevolezza e credibilità, venne subito utilizzata per interessi personali e sindacali ben noti a tutti e per favorire una classe dirigente ipertrofica e per lo più incompetente. Inoltre, imbevuti di protagonismo e incapaci di gestire il potere loro conferito, molti forestali, che tali nell’animo non sono mai stati, si sono compiaciuti di utilizzare le funzioni di polizia per improbabili operazioni giustizialiste facendo imbestialire (o ridere) le forze di polizia tradizionali che certamente se la sono legata al dito, come suol dirsi, farcendoci pagare il prezzo che conosciamo.

Ecco perché un Governo di irresponsabili ha potuto assecondare con tanta facilità le bramosie dei concorrenti decidendo di sopprimere nella indifferenza generale una Amministrazione che ha reso servizi straordinari al Paese per quasi due secoli. Gli italiani, narcotizzati dalle difficoltà in cui si dibattono, hanno creduto a questi millantatori, soprattutto il Capo del CFS, che hanno raccontato che si sarebbero realizzati dei risparmi e che le funzioni forestali sarebbero state potenziate. Sfrontate bugie che offendono il buon senso dato che tutti i Paesi hanno una “Forestale”, anche se con denominazioni diverse, al servizio del bene comune che è la natura.

In realtà la Forestale ha contribuito a rendere l’Italia una nazione migliore dal punto di vista ambientale. E’ stata la protagonista assoluta del riscatto sociale ed economico della montagna italiana, ha difeso piante, animali, aria, terra e acqua. Ha alimentato la coscienza ambientale con i suoi boschi a salvaguardia delle montagne, dei fiumi e dei laghi, ha realizzato la più imponente rete di sistemazioni idraulico-forestali a difesa delle valli, ha custodito la biodiversità nazionale, ha recuperato ambienti e reintrodotto animali dove scomparsi. Ha creato parchi e riserve, aree protette a tutela di uno straordinario patrimonio naturale per il futuro ed il benessere dei posteri.

Per queste cose meravigliose il Corpo è sempre stato amato e rispettato in virtù della sua altissima professionalità che non si improvvisa ma si costruisce giorno per giorno attraverso l’impegno e i sacrifici. Ora tutto è perduto: il 31 dicembre 2016 il benemerito Corpo Forestale dello Stato è cessato di esistere per mano di un potere politico spregevole, di un Capo del Corpo che ha avuto tutto e non ha dato nulla, per la gioia dei tanti giustizialisti che berranno dai pozzi che hanno avvelenato.

 

Antonio Di Lizia

Ex ispettore superiore pilota del Corpo Forestale dello Stato

InCANTO

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Alla televisione l’ultimo concerto dei Pooh, dagli anni 67/68 in poi compagni di buona parte della nostra vita, scandendo i momenti di chi, come me, ha oltre 60 anni, e credeva nell’importanza dell’essere uomini e credere in un futuro migliore. Il parallelo con alcuni dei momenti che ho vissuto, da figlio, del Corpo Forestale dello Stato, i momenti dell’ingresso, a pieno titolo, tra le Forze di Polizia attive e presenti, al punto che quando alla Scuola di Cittaducale, comparvero le prime auto con lampeggiatore e sirena (CFS 911 – CFS 913) molti, anche del CFS, si meravigliarono, preoccupandosi, del diritto di chiedere strada per le esigenze istituzionali del momento.

Nacque il Primo Reparto AIB, la Sala Operativa, i primi apparati radio (CB), e l’Italia cercò di accaparrarsi l’intervento del Corpo attrezzato al meglio per le situazioni più difficili e critiche.

Tutto era nell’ottica di uno sviluppo, con i pochi mezzi a disposizione, personale carico di speranze e motivato dall’orgoglio di essere, prima di tutto FORESTALE.

La grande famiglia del CFS ha via via accesciuto la propria specializzazione, presente in tutte le circostanze in cui è stato necessario essere al fianco del cittadino, calamità diverse per natura, episodi talvolta minori e talvolta primari, hanno sempre visto la divisa grigio verde del CFS presente e disponibile, prima di tutto col cuore che con l’obbligo di esserci.

La musica prosegue e si aggancia ad altri periodi, la legge sugli incendi boschivi, la costituzione del Servizio Antincendio ed i primi elicotteri, rossi e bianchi.

Cambiarono i rapporti con le altre strutture, sempre cordiali ma con quella punta di invidia di un Corpo che, crescendo, aveva i requisiti per essere sempre più presente, più importante.

E venne anche il servizio di ordine pubblico, G8 di Genova 2001, cosa che meravigliò alcuni, incombenza certamente “scomoda” ma doverosa portata avanti con professionalità e dedizione. Avanti per altri eventi, più o meno importanti, ma sempre al fianco di tutti, Corpo Forestale presente sempre, e chi, come me, per lavoro era sempre nelle posizioni migliori per assaporare l’essenza del lavoro del CFS, al di là dell’appartenenza di sangue, spesso ha assistito a episodi lontani dalla cronaca, ma significativi, commoventi, critici, in cui sempre il Forestale ha dato il meglio di se, oltre le proprie mansioni, superando ostacoli, anche interni, allo svolgimento del proprio lavoro.

Olimpiadi 2006, Torino, cambia qualcosa, vi risparmio i dettagli ma, chi c’era, ricorderà le auto arrivate dalla periferia con le gomme lisce per mancanza di fondi. Chi c’era ricorderà le festose premiazioni a Villaggio Italia degli atleti, alcuni dei quali appartenevano al CFS. Grandi, meravigliosi, festeggiati da tutti i dirigenti italiani del CFS giunti per l’occasione, mentre da Roma intervengono i Capi, con l’aereo del CFS che fa la spola, compatibilmente con le esigenze dei trasportati. E mentre nelle periferie c’è chi scalda l’ufficio con i propri soldi per pagare gas e gasolio che non è stato pagato dal Regionale, mentre c’è chi lascia l’auto di servizio al colmo di una discesa per permetterne l’avviamento la mattina, si mangia e si beve alla salute dello sport, sino a ritardare di oltre due anni i pagamenti di chi, come la mia azienda, ha lavorato per fornire gli elementi chiave di supporto al lavoro delle pattuglie impegnate nella manifestazione.

Cambia la logica, si trasforma l’essenza interiore del Corpo, menomato progressivamente delle prerogative che ne avevano consentito lo sviluppo, nasce qualcosa che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere un stadio successivo al lancio a livelli superiori…(cavolo quanto ho scritto) quello di una cancellazione, dell’accorpamento, della consegna della gloriosa Bandiera alla memoria di un museo. Cambia la divisa, dividi il personale, sostituisci i civili con i militari, ridistribuisci le competenze, crea un comando intermedio, scrivi Carabinieri sulle auto verdi/bianche del CFS, lascia per strada una parte del personale. Affronta migliaia di ricorsi………

Il concerto prosegue, emoziona parte di noi che abbiamo vissuto la storia dei Pooh, ma il magone prende il sopravvento non per la nostalgia ma per la sostanziale cattiveria del trattamento riservato alla Forestale, utilizzata sino allo stremo finché ha fatto comodo, dimenticata, sciolta, divisa come si confà ad un perdente che perdente non è, casomai una vittima. Che saprà conservare dalle proprie ceneri la capacità di risollevare la testa, di riprendersi ciò che è nel suo diritto, quello di essere semplicemente IL CORPO FORESTALE DELLO STATO.

Alberto Berti

LA TESTA DEL CFS SU UN PIATTO D’ARGENTO

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Ormai siamo assuefatti a tutto e probabilmente non abbiamo più neppure la speranza di poter modificare le cose o salvarle.
Come Sindaco, amministratore pubblico, non voglio perdere la speranza e continuo, come ne sono capace, a lottare.

Il 31 dicembre è stata ammainata la bandiera del Corpo Forestale dello Stato che aveva iniziato a sventolare nel 1822.

E’ sorprendente constatare la lungimiranza che c’era nell’istituire questo corpo in un Paese come l’Italia che ha da salvaguardare uno dei più importanti e suggestivi paesaggi del mondo; sorprendente, al contrario, vedere la cecità dell’attuale Parlamento che ha votato la sua soppressione spinto dal vortice disfattista e pasticcione dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Spacciare per grande riforma una vendetta, un pegno da pagare a qualche “padrone” risentito dai controlli della Forestale, è una prerogativa di questo “politico”.

La vera riforma, infatti, se per davvero si volesse riformare, era quella di riunire in un solo corpo tutte le forze di polizia (da cinque a uno), ridurre il numero di generali e graduati, incentivare e ricercare l’efficienza, togliere dagli uffici migliaia di agenti il cui ruolo e compito non è quello di combattere le scartoffie ma la criminalità.

Ora alla montagna è inferto un altro fendente come fendenti vengono inferti ai consumatori che saranno meno tutelati e agli animali in genere che saranno lasciati alla mercè di persone senza scrupoli.

Questo è l’effetto pratico della riforma Renzi. In termini di risparmio nulla, come sempre, se non, addirittura, aggravi di spese.
Gli agenti forestali restano con la loro organizzazione e l’integrazione nell’arma dei Carabinieri è una finzione pasticciata.
Quello che invece non sarà finto sarà l’impossibilità, per la Forestale, di svolgere il proprio compito.

A ben vedere, procurando un enorme danno, ben visibile soprattutto in montagna, alla Forestale era già stato limitato il ruolo con l’avvento delle Regioni. Un tempo, infatti, gli agenti forestali avevano il compito di indicare, albero per albero, quello che i boscaioli potevano tagliare. Dal 1972, invece, la forestale sanziona le malefatte dei «boscaioli» ma come è facilmente comprensibile, per la collettività, il danno è fatto visto che le sanzioni arrivano dopo il reato. S’è abbandonata, insomma, la politica della prevenzione.

Adesso si abbandona la politica di tutela del paesaggio, della salute degli animali e della sicurezza dei consumatori.

Il “buon” Renzi, ai sostenitori e finanziatori entusiasti della Leopolda, ha portato, su un piatto d’argento, la testa di un corpo di polizia che li infastidiva per la meticolosità dei controlli sulla provenienza e salubrità delle materie prime dei cibi.

Mi dispiace che la vittoria del NO, al referendum costituzionale, del 4 dicembre, non abbia la forza di eliminare le dannose «riforme» volute da Renzi e tra queste quelle dell’eliminazione della Forestale e l’orrenda legge Delrio delle Province.

 Luigi Lucchi, agronomo e sindaco di Berceto (PARMA)

Diritto e Ambiente: i funerali

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La lunga agonia si manifesta in tutta la sua drammaticità nella primavera 2015.
E’ in discussione alle Camere il DDL Madia sulla “semplificazione” della pubblica amministrazione, ove, nel breve paragrafo riguardante il CFS, si prospetta di passare il servizio antincendio boschivo ai Vigili del fuoco e riorganizzare il Corpo, non escludendo l’assorbimento in altra/e forza di polizia. La riforma non spiace per nulla ai VVF e neanche ai sindacati (quelli non nativi ed esclusivi della Forestale).

Le più preoccupate delle incognite legate alla riforma sono la società civile, che teme venga meno la tutela della natura finora garantita dalla Forestale, e tutte quelle istituzioni il cui indotto o attività professionale o sfera d’interessi è simbiotico col CFS.

Per strutturare controproposte condivise, fin dal maggio 2015, il sindaco di Cittaducale, sede storica della Scuola Forestale, perora un tavolo di discussione, invano: i sindacati hanno altre priorità, le associazioni animaliste ed ambientaliste procedono in ordine sparso, i dirigenti forestali ripongono fiducia nel Capo del Corpo.

A fine luglio la situazione precipita.

Uno dei pochi che rimane lucidamente consapevole delle modalità per sanarla è il giudice Maurizio Santoloci, che miracolosamente tenace ed istancabile si mette a disposizione per quel summit che ancora potrebbe non essere tardivo.

L’incontro non si combina: sono tutti impegnati o incomodi o indisponibili, contrariamente a Santoloci che non ha precluso nessun giorno e nessun orario per calendarizzare il consulto al capezzale.

Mattina del 5 settembre 2015, ore 10,50 telefono a Santoloci, che mi risponde con un sms “Posso chiamare più tardi?”. So che potremo parlare dopo le 12 e per farmi trovare in zona consona, guadagno roccambolescamente l’esterno dell’ospedale.

La conversazione ha per argomento le incostituzionalità dell’art. 8/legge n 124 che le avvocature regionali possono sollevare nel loro ricorso alla Consulta, ma si svolge in modo surreale: io incidentata su una sedia a rotelle del pronto soccorso con una gamba rotta e Santoloci sottoposto alla chemioterapia in oncologia…

Sì perché mentre altri facevano pesare la preziosità del loro tempo o nicchiavano per non impegnarsi, nessuno sapeva che lui, Santoloci, la sua attività appassionata a favore della Forestale la svolgeva in un tempo scandito dall’alternanza impegno professionale e cure chemioterapiche.

Stante le condizioni di salute, il generoso paladino della Forestale non potè andare agli appuntamenti presi con i presidenti di Regione in settembre e neanche io, a suo confronto umile quanto un ronzino…azzoppato (!).

Ergo nessuno quel settembre 2015 andò a perorare alle Regioni la difesa della Forestale, né sindacalista, né funzionario, né politico…

Tutta la Riforma Madia era incostituzionale, e infatti la Consulta nel novembre 2016 sentenziò sugli aspetti che le Avvocature le avevano sottoposto, dichiarando illegittima la procedura attraverso un semplice parere della conferenza Stato-Regioni.

Peccato che le Regioni ricorsero per vari articoli della Riforma Madia, ma non per quello riguardante la Forestale.

Cosicché oggi la devastante attività legislativa della ministra Madia è stata annullata salvaguardando la pubblica amministrazione ad eccezione del CFS.

Ebbi ancora contatti col giudice Santoloci, ma nel maggio 2016 tra la malattia e la salvezza s’erano interposti neri becchini.

Capodanno 2017 c’erano Forestali in servizio al momento del trapasso, la maggior parte ha assistito al lavoro degli scalpellini il 2 gennaio, ma per tutti, oggi lunedì 9 gennaio 2017, ha avuto luogo la vestizione e il funerale.

Antonella Giordanelli

IL PENSIERO DI RENZI

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Rispondo a Renzi il quale ha appena scritto sul suo profilo Facebook che, lasciando il governo, aveva rivolto un pensiero alle Forze di Polizia:
“se penso all’autentico smembramento della Forestale credo che i sentimenti usciti dal cuore dei politici appartenenti ai governi PD possano essere solo di distruzione, di egocentrismo e di egoismo: le forze di polizia erano 5, ora sono 4 ma non perché, come si vuole far credere, si è voluto razionalizzare o risparmiare poiché in tal caso si sarebbero dovuti accorpare Polizia e Carabinieri che hanno le stesse funzioni e che per questo talvolta si sentono anche rivali, ma solamente perché era più facile eliminare la Forestale che dava troppo fastidio a chi dell’ambiente non importa proprio nulla!
Grande rispetto per i Carabinieri ma a capo del Comando Tutela Forestale ora c’è un ufficiale che ovviamente non sa riconoscere una quercia da un castagno, che non sa cos’è la biodiversità, che non sa distinguere un airone da una cicogna e che non sa cosa sia un bosco ceduo e come si deve utilizzare, non sa neppure quale sia la differenza tra ceduo e fustaia! Gli appartenenti al C.F.S., che queste cose le sanno, come possono essere comandati da chi non le conosce? Queste sono le riforme di cui i governi targati PD si stanno vantando!
Senza contare che mentre lo Stato non ha più il suo Corpo Forestale le Regioni a statuto speciale ne hanno ancora 5: uno a testa (6 in totale se consideriamo che le provincie autonome di Trento e Bolzano hanno una Forestale tutta loro). Questa secondo il governo protagonista di questo scempio sarebbe razionalizzazione! Non parliamo poi degli operai forestali di Calabria e Sicilia che sono quasi 40.000, 30.000 in più di tutti gli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato, ma nessuno ha neppure parlato di ridimensionare questo numero così eccessivo ed inutile!

Complimenti per la competenza e la logicità di queste cosiddette riforme che altro non sono che distruzione di ciò che forse doveva essere migliorato ma non certo eliminato!”

Marzio Lanzi