RIMOZIONI

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Giacomo Corda – E si! come da tradizione, pure quel 24 agosto 2016, nella spensieratezza assoluta, anche se temporanea, mi accingevo a festeggiare il santo patrono della mia Lipari, ma una telefonata del mio comando interruppe la serenità, c’era bisogno di NOI nel Lazio ove la natura ancora una volta aveva mostrato i muscoli, ove colleghi della zona trascurando anche i propri cari, accorrevano immediatamente in aiuto alla popolazione colpita, ove tutti gli abitanti, in un contesto rurale montano e pedemontano si attendevano di vedere quella uniforme grigioverde, quegli anfibi sporchi di fango, il pandino verde….. che mai avevano deluso le loro aspettative. Molla tutto e vai dove il dovere ti chiama. Oggi il pensiero corre da voi amici e colleghi soprattutto Amatriciani ove ho operato, ove ho incontrato persone vere, ove seduto su un muretto qualsiasi si discuteva con gli anziani del luogo che non volevano abbandonare le loro abitazioni o aziende completamente distrutte per darsi appuntamento il giorno dopo per scambiare ancora 4 chiacchiere o accompagnarli a fare un giretto. Si, lontano dai riflettori e dalle fotocamere, nell’intimità della montagna come da tradizione FORESTALE. Nell’augurarvi un grosso in bocca al lupo spero che presto possiate tornare alla normalità. Un amico di Amatrice.

Mario Alesse – Anche mio figlio Sergio, Forestale, quella notte del 24 agosto è stato tra i primi ad intervenire ai soccorsi, ho ancora una registrazione di una telefonata che mi fece alle 06,00 mi diceva del disastro avvenuto, nella trasmissione “porte a porta” condotta da Bruno Vespa, andata in onda la sera successiva, nel grande schermo alle sue spalle fu mandata una foto che riprendeva mio figlio in primo piano, tra le macerie, insieme ad altri con una barella che trasportavano in salvo un terremotato, tutti erano ricoperti di uno strato di polvere. Quella foto è stata mandata solo perché il mio ragazzo era in abiti civili, se fosse stato in uniforme sono certo che non l’avrebbero fatta vedere. Successivamente, al Quirinale, ci fu una cerimonia per dare dei riconoscimenti a quanti avevano partecipato ai soccorsi; vigili del fuoco, carabinieri, polizia, volontari, ecc. con esclusione dei tanti Forestali che con spirito di sacrificio e abnegazione, avevano per primi partecipato hai soccorsi.
Un grazie, da parte loro, lo rivolgo al Presidente della Repubblica!!!!!

Pasquale Di Toro – Sì erano loro, i forestali, quel 24 AGOSTO 2016 ad Amatrice ero proprio lì: è stato un miracolato, era sotto metri di macerie (se non ricordo male ho anche un filmato). Era malconcio ma vivo è cosciente ! TROVATO DA UN CANE CHE INSISTEVA SU QUEL CUMULO DI MACERIE e si è scavato a mani nude fino a spuntare la sua testa

Giampiero Tasso – Parliamo del terremoto? Sul piatto in due anni sono stati messi un miliardo 776 milioni di euro. Molti meno di quanto sbandierava prima il toscano e poi Gentiloni. Soldi diceva il toscano messi dal governo PD.
Falso, falsissimo. Il governo ha messo di suo appena 570 milioni il resto del mucchio il fondo solidarietà della comunità europea. Un miliardo e 196 milioni.
Hanno fatto peggio delle menzogne, non sono riusciti nemmeno a spenderli, manca da assegnare 569 milioni di euro. Oggi a guardare i conti veri si scopre che mancano ancora due miliardi, ancora per coprire l’emergenza. E pensare che avevano promesso di mettere nel conto qualcosa come 7 miliardi e 600 milioni. Dove siano, nessuno lo sa.
Fonte commissione speciale del Senato e protezione civile.

Michele Sanvico – È il 29 aprile 2016. Mancano ancora quattro mesi alla prima scossa, disastrosa, del 24 agosto 2016. Quel giorno, quando ancora nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe accaduto nel futuro, ormai tragicamente incombente, di quelle terre, il Consiglio Comunale di Norcia si riuniva per approvare la Deliberazione n. 6 del Piano Urbanistico Attuativo (PUA) per Castelluccio di Norcia.

 “DELTAPLANO” ovvero una dissonanza paesaggitica che non c’era (e ora c’è) con una VINCA senza incidenza ambientale (!).
La Valutazione di Incidenza Ambientale, predisposta dalla Regione Umbria nell’ambito dell’iter autorizzativo che riguarda più progetti da realizzarsi a Castelluccio nella fase di emergenza post-terremoto, descrive il progetto del “Deltaplano” sul colle con incantevole vista sul Pian Grande a pag. 41. Dedicando ad esso una misera paginetta, più un paio di pagine di planimetrie e diagrammi.
Tutto qui? Sì, tutto qui.

La descrizione di questo progetto, così impattante sul colle di Castelluccio e ben visibile dal Pian Grande, si limita a meno di 300 parole, 21 righe di testo, che descrivono, tra l’altro, anche un’area di parcheggio che, poi, non sarà approvata dall’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Si tratta delle stesse parole già diffuse alla stampa a fine luglio 2017, quando il progetto fu presentato al pubblico: «logica di rinaturalizzazione del sito e miglioramento paesaggistico dei progetti rivolti verso il Pian Grande», orientamento «al risanamento ed alla bonifica dell’ex-cava adiacente all’area in oggetto», «attento lavoro in sezione, incassando i due corpi di fabbrica per adeguarli alle linee del terreno», «prato per i tetti e materiali a basso impatto ambientale per tutte le opere di sistemazione e strutture portanti».
Nemmeno una parola sugli sbancamenti previsti sulla carne viva, naturale, vergine del colle. Nemmeno una parola sulle tre platee in cemento lunghe 40 metri. Nemmeno una.
Ma la VINCA non finisce qui. Comincia infatti, a pag. 51, la sezione dedicata all’«Identificazione delle potenziali incidenze ambientali». Si parlerà, in questa sede, di impatti sulla conservazione del sito, di soluzioni alternative, di ripristino futuro dello stato dei luoghi?
Se ne parla. Ma nei seguenti termini.
A pag. 55, si dichiara che «gli interventi previsti saranno realizzati in aree nelle quali non è segnalata la presenza di Habitat comunitari di cui all’All. I Dir 92/43/CEE, come rilevato anche in seguito ai sopralluoghi», e dunque la percentuale di «sottrazione Habitat» è esattamente «Nulla». Anche perché, scrivono, «in seguito ai sopralluoghi effettuati, non si rileva la presenza di specie vegetali di All. II e IV Dir. 92/43/CEE». Inoltre «la natura degli interventi e la loro ubicazione non coinvolgono direttamente habitat faunistici delle specie considerate e quindi l’incidenza può ritenersi non significativa».
Ma come è possibile, tutto ciò? Significa, forse, che il fianco della collina di Castelluccio, naturale e intatto nel punto dove è stato costruito il “Deltaplano”, non è parte dello stesso insieme di colli e montagne, parimenti intatti, che circondano il Pian Grande? Non contiene forse la stessa tipologia di vegetazione che circonda l’intero Pian Grande? Non fa parte dello stesso complesso naturalistico e paesaggistico? Non è soggetto agli stessi vincoli di conservazione del Sito di Interesse Comunitario IT5210071 “Monti Sibillini – versante umbro”?
Questa prateria è un “habitat” di interesse comunitario, esplicitamente menzionato nella famosa Direttiva 92/43/CEE, quella che istituisce i Siti di Interesse Comunitario, la rete “Natura 2000” e i vincoli di conservazione degli habitat naturali: si tratta dell’habitat classificato, all’Allegato I della Direttiva, con il codice 6210, vale a dire “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte di cespugli su substrati calcarei (Festuco-Brometalia)”. Si tratta, come ci spiega il sito ‘Habitat Italia’, contenente il manuale italiano di interpretazione degli habitat di cui alla citata Direttiva, di «praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente secondarie, da aride a semimesofile […] comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura».
In parole povere, sono gli stessi meravigliosi, incredibili, stupefacenti prati che ricoprono i versanti verdeggianti che guardano lo spettacolare oceano d’erba, a carattere maggiormente umido, del Pian Grande.
Ma tutto questo, nella VINCA redatta per il “Deltaplano”, si riduce a «Nulla».
Quindi, in quello specifico punto, non essendoci “habitat” di interesse comunitario da conservare, lì si può tranquillamente costruire. Anzi, se per assurdo portassimo all’estremo questo incredibile approccio, delineato nella VINCA, si potrebbe in tutta tranquillità affermare che l’intero colle di Castelluccio potrebbe essere serenamente edificato: tanto, non contiene “habitat”!
Ma, e ciò suona ancora più paradossale, gli estensori della VINCA trovano l’ardire di scrivere, con mano salda, le seguenti parole: «gli interventi in oggetto in relazione alla loro ubicazione, all’estensione e al contesto in cui vengono realizzati, si ritiene non possano generare alterazioni della qualità ambientale del sito». Per loro, sbancamenti e posa di platee di cemento non costituiscono affatto «alterazioni» del colle di Castelluccio, anche se – ammettono – «tuttavia considerazioni circa la potenziale incidenza negativa degli interventi possono essere fatte per quanto riguarda la fase di realizzazione del progetto (fase di cantiere), legate al disturbo sulla fauna ed al possibile ingresso di specie vegetali alloctone, sinantropiche e/o ruderali».
E dunque, secondo la nostra bella VINCA, si può costruire il “Deltaplano” in tutta tranquillità, essendo sufficiente avvertire gli operai di non fare troppo rumore per non arrecare disturbo ai cari animaletti che vivono nei dintorni.
Seguono, infatti, a pag. 67, le «Mitigazioni e prescrizioni», al fine di potere procedere alla «realizzazione del progetto nel modo più corretto, rispetto alle esigenze di conservazione derivanti dalla particolare natura dei luoghi nei quali saranno eseguiti gli interventi». Si tratta forse di limitare gli sbancamenti, di diminuire le cementificazioni? Niente affatto: sarà sufficiente, invece, prevedere «aree per la manutenzione dei mezzi meccanici, opportunamente rese impermeabili per contenere perdite accidentali di oli minerali e/o carburanti» e, sempre per non disturbare i poveri animaletti, fare uso di «mezzi meccanici […] dotati di filtri ed accessori in grado di attenuare le emissioni sonore e le vibrazioni», senza dimenticarsi che «dovrà essere evitato tassativamente il passaggio e/o la sosta dei mezzi al di fuori dei tracciati esistenti e in generale in aree interessate da vegetazione spontanea».
Con questi piccoli accorgimenti, più alcuni altri di pari significatività, si potrà tranquillamente procedere con le ruspe, per sbancare proprio quella «vegetazione spontanea» sulla quale – Dio non voglia! – bisognerà però accuratamente evitare di passare sopra con i cingoli.
Tutto qua.
Eccovi dunque servita la Valutazione di Incidenza Ambientale, o VINCA, realizzata per comprendere e analizzare gli impatti del “Deltaplano” nel cuore del sito SIC “Natura 2000” n. IT5210071 “Monti Sibillini – versante umbro”.
Conservazione del sito di interesse comunitario? Non è un problema.
Soluzioni alternative? Non se ne parla.
Futuro ripristino degli habitat? Nemmeno una parola.
Ma almeno, viene invocata la necessità di realizzare il progetto “per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica”, in una drammatica situazione emergenziale post-terremoto, così come reso possibile anche dalla legge (art. 9 del D.P.R. n. 357/1997), proprio per giustificare una costruzione che, con sbancamenti e cementificazioni, impatta in modo così pesante su questa porzione del sito SIC?
No. Non ve ne è bisogno. Perché l’impatto del “Deltaplano” sull’habitat, secondo la VINCA, è «Nulla». Perché – guardandosi attentamente in giro – lì «non è segnalata la presenza di Habitat comunitari». Non è quindi nemmeno necessario invocare quelle ulteriori giustificazioni, previste dalla legge, che potrebbero comunque rendere autorizzabile un progetto ad elevato impatto (impatto che – secondo loro – non c’è).
Costruire, dunque? Non ci sono problemi: si può.
Questa, quindi, è la VINCA per il “Deltaplano”. Sottoposta, a partire dal 29/09/2017, alla severa, puntigliosa valutazione dell’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dopo essere stata protocollata con il n. 5181.
In data 29/09/2017, l’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini la riceve, dalla Protezione Civile Regionale dell’Umbria
Il 10/10/2017, dopo soli undici giorni, l’Ente Parco invia alla Protezione Civile l’esito della propria valutazione.
A prima vista, sembrerebbe trattarsi di un vero e proprio record: ben cinque progetti (delocalizzazione di caseifici, di ristoranti, di negozi, posizionamento di soluzioni abitative d’emergenza (SAE) e di moduli abitativi collettivi), di grande impatto sul sito di Castelluccio, valutati in una manciata di giorni. Superficialità? No; si tratta, invece, di tempistiche ridottissime esplicitamente imposte dalle normative.
Infatti, l’Ordinanza del Capo della Protezione Civile n. 431 dell’11 gennaio 2017, emessa nel pieno del primo inverno della gravissima crisi sismica cominciata nel 2016, aveva stabilito, con l’art. 4, che tutti gli urgentissimi progetti di delocalizzazione, connessi alle esigenze critiche e indifferibili di assistenza alla popolazione, dovessero sì essere assoggettati alla VINCA nel caso ricadessero all’interno dei siti della rete “Natura 2000”, ma che «il procedimento di verifica, da porre in essere nel quadro della normativa e dei provvedimenti statali e regionali specificamente applicabili, deve concludersi entro 7 giorni, comprensivi anche della predetta valutazione, ove necessaria».
Un tempo, dunque, estremamente limitato. E lo stesso Ente Parco, nella propria risposta, non può che segnalare il fatto che «tale norma non consente di espletare il presente procedimento, di particolare complessità, nei tempi e con le modalità canoniche, anche tramite la richiesta di integrazioni e approfondimenti progettuali». L’Ente Parco, quindi, non sarà in grado di valutare la VINCA fornita dalla Regione Umbria con il rigore che sarebbe necessario in un caso così particolare, relativo ad un sito posto nel cuore più profondo dei Monti Sibillini.
Nel provvedimento n. 111 del 10/10/2017, a firma del Direttore l’Ente Parco segnala che il “Deltaplano” non insisterà affatto su di un’area già ambientalmente compromessa (ex-cava), ma sarà invece localizzato «in aree limitrofe al centro abitato di Castelluccio ove attualmente sono presenti seminativi e prati incolti ovvero aree prive di vegetazioni ricavate da ex sbancamenti/cave». Si parla, dunque, in massima parte di terreno vergine.
E ancora, il povero Ente Parco, costretto a un ‘tour de force’ valutativo da eseguirsi, a norma di legge, in soli sette giorni segnala, con toni quasi sconsolati, che, per quanto riguarda proprio il “Deltaplano”, «la progettazione, a differenza di tutte le altre fino ad ora pervenute in seguito all’emergenza sisma per aree SAE e/o delocalizzazioni, è tuttavia carente dei seguenti elementi: non vi è una relazione tecnica; non vi è un computo metrico delle opere da realizzare, non vi è il progetto di cantiere; […] non sono indicati i particolari costruttivi delle opere di urbanizzazione e delle aree esterne ma solo indicazioni sommarie in alcune tavole progettuali».
Insomma, un disastro: viene chiesto al Parco Nazionale dei Monti Sibillini di valutare una VINCA senza che sia stato fornito alcun vero progetto, anche se è chiaro che l’opera non sarà certo piccola, né tantomeno insignificante, essendo relativa alla «realizzazione di tre strutture definite come temporanee delle dimensioni di m. 12,2×64,6, m. 10,35×39,2 e m. 10,30×52», che di certo non sono proprio bruscolini.
E non è tutto. È chiaro che il versante di «seminativi e prati incolti» dovrà certamente essere sbancato, ma «non vi è, in particolare, alcuna indicazione di quali opere verranno utilizzate per il consolidamento dei versanti da riprofilare». Mancano, dunque, dati e informazioni specifiche e rilevantissime.
E poi, uno dei punti fondamentali di tutta questa vicenda. Se le tre monumentali strutture del “Deltaplano” sono «definite come temporanee» dalla Regione – come scrive lo stesso Ente Parco, con ironia quasi involontaria – allora perché «non vi è un piano di smantellamento delle opere a fine utilizzo né un progetto di ripristino dei luoghi»?
Già: perchè palese carenza?
E cosa scrive, l’Ente Parco, a proposito dell’impatto, sul Sito di Importanza Comunitaria “Natura 2000”, di quel “Deltaplano”, con i suoi tre voluminosi fabbricati?
Con tono parimenti sconsolato, il Parco ricorda che già nel parere preliminare rilasciato il 16/08/2017 «evidenziava forti criticità […] e forniva, per questo, soluzioni alternative che potessero garantire un migliore inserimento ambientale e paesaggistico delle strutture (ristoranti) da realizzare».
E di quali «criticità» si trattava? Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini non può che fare il proprio lavoro, segnalando che sussiste «un contrasto degli interventi previsti con le previsioni del Piano per il Parco che in zona “B” di “riserva generale e orientata” non consentono di “costruire opere edilizie […] eseguire opere di trasformazione del territorio, effettuare movimenti di terreno o trasformazioni dell’uso del suolo».
Insomma, anche il Parco non può che affermare la verità lapalissiana: come possono sbancamenti e cementificazioni essere compatibili con l’intangibilità totale dei suoli vergini del Parco Nazionale e di Castelluccio di Norcia in particolare?
Inoltre, continua l’Ente Parco, in tono quasi sommesso, le criticità «in secondo luogo derivano da valutazioni generali di natura paesaggistica e ambientale».
Incredibile: anche l’Ente Parco, come il resto del mondo, pensa che il “Deltaplano” costituisca un elemento di forte impatto sull’ambiente e sul paesaggio dell’area che circonda il Pian Grande. Sembrerebbe proprio che la Regione Umbria sia rimasta la sola a pensarla diversamente. Assieme ad alcuni irriducibili imprenditori castellucciani.
Anche il Comitato Tecnico Scientifico per il Paesaggio, però, mostra subito di albergare qualche perplessità: appare infatti chiaro che «il progetto in sintesi determina una nuova modellazione del terreno», ovverossia si sta parlando di ruspe e di sbancamenti; inoltre, secondo «quanto riferito dalla competente Soprintendenza relativamente alla situazione vincolistica ed ai valori paesaggistici dell’area interessata dall’intervento», qui si sta parlando del «Pian Grande», «noto a livello nazionale e internazionale per la sua ‘fiorita’ oltre che per la coltivazione della lenticchia nota per la sua qualità».
Anche il MiBACT dichiara: sarebbe «forse stata preferibile la localizzazione dell’intervento in altro sito come espresso dalla Soprintendenza» prot. n. 18432 del 12/09/2017.
Però, deve in ogni caso essere «considerata la natura temporanea ed emergenziale dell’intervento».
Nel frattempo, considerata l’emergenza post-terremoto, «si propongono misure per contenere le inevitabili alterazioni e criticità determinate dalle nuove strutture nei confronti del delicato, integro e pregevole contesto morfologico e paesaggistico dei luoghi» dicendo quello che l’Ente Parco dei Monti Sibillini, custode di quei luoghi, non ha avuto il coraggio di affermare: e cioè che vi saranno «inevitabili alterazioni e criticità determinate dalle nuove strutture», e che dunque vi sarà impatto ambientale. Eccome se ve ne sarà. Perché si tratta di «luoghi» caratterizzati da «delicato, integro e pregevole contesto morfologico e paesaggistico».
Altro che le erbette poste a 10 metri di distanza, citate dall’Ente Parco al fine di escludere l’impatto sugli habitat naturali! Il MiBACT ha capito tutto: l’impatto ambientale ci sarà, e lo sta scrivendo a chiare lettere.
E cosa richiede ancora il MiBACT? Il Ministero «ritiene […] senz’altro opportuno un maggiore e preventivo approfondimento progettuale» di quel “Deltaplano” che pare introdurre, in quell’ambiente «integro», così tante criticità, fornisce ulteriori misure, quali «garantire una riduzione delle altezze abbandonando, quindi, la proposta di realizzare volumi a due livelli», o «garantire un migliore inserimento paesaggistico dei volumi tramite una maggiore aderenza all’orografia del terreno», magari riducendo la dimensione compessiva dei volumi e frazionandoli ulteriormente «in modo da creare una varietà di forme e strutture maggiormente in continuità con il terreno».
Tutti dettagli, rispetto al suggello finale posto a questo parere dalla stessa Soprintendenza Arecheologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, la quale, nel comunicare il parere medesimo alla Regione Umbria con nota del 05/10/2017, e nel ribadire le «osservazioni […], quand’anche non prescrittive» già delineate dal Comitato Tecnico Scientifico per il Paesaggio, ha occasione di scrivere le seguenti parole:
«vale dunque sottolineare […] che si parla di un contesto veramente unico non solo nella zona appenninica tra Umbria e Marche ma nell’arco dell’intera dorsale, contesto ad oggi rispettato nella sua peculiare natura tanto da non essere mai stato intaccato con alcuna costruzione autorizzata. Tutti i coni di visuale all’interno della piana sono tali da non consentire l’inserimento di alcuna opera se non con inevitabile modifica della visuale panoramica a 360 gradi».
Già in precedenza rispetto al terremoto, il Piano Urbanistico Attuativo per Castelluccio di Norcia prevedeva l’urbanizzazione di quell’area, facente parte del Colle di Castelluccio e con piena visuale sul Pian Grande: sbancamenti e rinterri per il rimodellamento del profilo collinare; creazione di muri di sostegno; posa di massetti di cemento per pavimentazioni; allacci di servizi. Tutto era già previsto. Una trasformazione totale dell’intera area, che era vergine e in massima parte intatta.
Con il verificarsi del terremoto, l’intero progetto di urbanizzazione ha subìto una drastica accelerazione: sbancamenti, cementificazioni e urbanizzazioni, già previsti dal PUA, sono stati eseguiti rapidamente e in regime di emergenza. E sopra le nuove platee di calcestruzzo, è stato ‘posato’ il “Deltaplano”..
Dunque, mettetevi comodi. Il “Deltaplano” rimarrà. Per sempre. Ecco perché Regione Umbria, Comune di Norcia e Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini non hanno mai parlato di futuro smontaggio e di futuro ripristino dello stato dei luoghi. Essi avevano già approvato – prima del terremoto – la nuova destinazione urbanistica di quell’area: il destino di quella specifica parte del colle di Castelluccio era già segnato.
Solo che – a noi – non ce lo avevano spiegato.

Patrizia Farroni – C’è un piccolo particolare: il PUA non è stato il frutto di una elaborazione democratica , partecipativa, ma un atto d’imperio di un ceto politico autoreferenziale,che e’ stato bocciato e mandato a casa in tutto il paese. Il PUA da essi prodotto non è il verbo rivelato, ma il prodotto scadente di un’angusta visione tecnocratica e nient’affatto coerente con il valore storico culturale dell’area.
E paesaggistico ovviamente.
Ma se l’antico borgo di Castelluccio narrava ancora una storia coerente con il paesaggio, fatta di agricoltori e pastori , la nuova costruzione parla di idiozia, d’incomprensione della contemporaneità , di burocrazia in conflitto con la storia. Proprio perché la modernità ha brutalizzato la natura, la fauna, l’ambiente, l’uomo nella sua unità fisica e psichica, Castelluccio aveva il merito di tenere lontano da se’ le fanfare della società dello spettacolo e del consumo, conservando i suoi legami con la società precapitalistica, e accoglieva quasi consolando l’uomo delle brutture dello sviluppo.Ragione per cui tutti ne erano affascinati . Piazzare li’ quell’orrenda costruzione e’ come pugnalarla, e pugnalare la resistenza, se vogliamo anche un po’ romantica , dei suoi visitatori, che, vorrei sottolineare, sono in numero alquanto maggiore rispetto ai residenti o ai proprietari di seconde case. Sono due anni che denunciamo i torti che hanno subito le popolazioni terremotate. Abbiamo sempre chiesto la rimozione delle macerie, le sae, la riapertura delle strade, l’inizio dei lavori, i sussidi.. Il deltaplano e’ uno schiaffo contro queste legittime richieste. Non solo non hanno ricostruito ma hanno deturpato Castelluccio facendo credere agli abitanti che fosse utile per la ripresa!! Ma non è così ! A Castelluccio bisognava ricostruire subito il paese con criteri antisismici e preservare con la massima cura l’integrità del paesaggio e dei beni culturali. Lo stesso dicasi per Norcia e per gli altri paesi del cratere! Oltre il danno inferto al paesaggio, fa male l’inganno, la protervia, la furbizia di chi lo ha commesso!

 

RIELABORAZIONE

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Roberto Marchesini – Lo spirito della scienza sta anche nel piacere di scoprire che la realtà contraddice il nostro intuito. La filosofia si nasconde nel brivido che sta tra lo stupore e la vertigine, nel sentirsi oltrepassare. L’etologia è amore per la diversità, apertura verso il non umano. Un filo conduttore lega queste prospettive: il superamento di quella proiezione antropocentrica che si chiama antropomorfismo.
Laura Mattei – Uragano in Vietnam. Non valevano meno di noi, non valgono meno di noi, anche se non progettano ponti… anche se non scrivono libri, anche se non compongono melodie, non valgono meno di noi. Perché, forse che ognuno di noi è architetto, medico, compositore, genio? Eppure, loro sono costretti a morire per cibare anche il più infimo di noi. E questo mi fa tanto, tanto schifo, lo confesso.
Silvia Quaglio – Il polpo ha un istinto materno fortissimo e combatte fino alla morte per difendere i suoi piccoli, tanto mi è bastato a suo tempo per non vederlo più come un alimento
Rizia Ortolani – Ho fatto decine di immersioni portandomi
dietro le spalle o sul braccio polpi che mi facevano compagnia e si facevano accarezzare. Polpo con le patate per me non è mai esistito
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Veronica Dimmelote – Dopo 17 giorni l’ orca J35 ha lasciato andare il corpo della figlia morta poco dopo essere venuta al mondo.
17 giorni di lutto, di non volersi rassegnare alla morte di un figlio.
Giorni in cui J35 è stata sfamata e assistita dalle altre orche del suo pod, che le portavano il cibo e le hanno dato supporto.
Giorni di lutto, in cui non si è mai separata da quel corpo inerme, tenuto appoggiato sul rostro, facendo bene attenzione a non perderlo.
Studiosi e biologi marini erano seriamente preoccupati per le condizioni di salute psicofisica dell’ orca.
Ora la speranza è che possa elaborare il lutto e andare avanti.
Alessandro Di Rienzo – Anche questa domenica, recandomi con la mia cagnetta in un parco dentro la città, ho dovuto affrontare le solite allegre famigliole che molestavano la fauna acquatica.
Sara K Vs Dima – stessa battaglia ogni volta al mare, tra mamme è più facile perchè puoi dire almeno che anche tu hai bambini e gli insegni il rispetto e bla bla ..a volte funziona, altre mi mandano a fanculo. Piuttosto, si può davvero minacciare di multa? buono a sapersi, in tal caso chi chiamare? è un ulteriore e ottimo deterrente..
Sibilla Forte – La forestale divenuta branca dei carabinieri ma funziona
Rossella Clai – il loro circo si esibiva a Magnitogorsk, in Russia. Artur e Karina Bagdasarov sono due famosi addestratori circensi. Gli animali sono costretti a esibirsi e a saltare nel cerchio di fuoco.
Una tigre salta nel cerchio, poi si blocca e inizia a mostrare spasmi e contrazioni tipici di una crisi epilettica. Si dimena, poi si irrigidisce e giace a terra inerme. Solitamente sono pronti all’ uso cannoni d’ acqua da sparare in caso qualche animale cerchi di ribellarsi alla sua condizione, ma stavolta no, e cercano di far riprendere la tigre con delle secchiate d’ acqua e pungolandola con dei bastoni; infine viene trascinata via per la coda. Anche questo è il circo.
Jenny Cucurnia – L’ho chiamata Perla perché merita un bel nome. Perché avrebbe meritato una vita degna. Perché un ratto non conta meno di un cane o un gatto, e se si decide di adottare un qualsiasi animale bisogna prendersene cura, nel bene e nel male.
L’ho tenuta a lungo sulle gambe, accarezzando la testolina gonfia…stringendole la manina fredda.
Non vuole più mangiare. Non riesce più a farcela. Le ho parlato tanto…perché deve sapere che non tutti gli umani sono cattivi. Voglio le resti almeno un ricordo…che le resti qualche carezza, qualche bacio. Quasi certamente non ce la farà…li portano qui a morire. E io ogni volta resto straziata.
La sorellina la veglia, la pulisce. Questo lo dedico a te, anche se non leggerai…sei una persona di merda. Sei uno schifo di essere umano. Non sai cosa ti sei persa, non sai il dolore che hai causato, non sai quanto amore hai gettato via.
L’ho chiamata Perla perché merita un bel nome.
Perché avrebbe meritato una vita degna.
Non avrà nulla. Solo dolore e morte.
Rossana Mianulli – In uno sguardo la storia di una vita mai vissuta.
In uno sguardo il sogno della libertà mai sfiorata.
In uno sguardo il dramma di una dignità calpestata.
In uno sguardo il dolore di desideri mai avvicinati.
In uno sguardo la nostra responsabilità della sua esistenza negata.
In uno sguardo la nostra responsabilità della sua morte.
In uno sguardo il racconto di ciò che sarebbe dovuta essere la sua vita e la responsabilità della sua testa crivellata dai colpi del nostro consenso.
La violenza non è nei modi in cui si uccide.
La violenza è uccidere chi vuole vivere.
Tamara Panciera – Quelle macchie bianche sul terreno non vi sembrano lapidi? E’ successo sopra casa mia circa un anno fa, ma sta accadendo anche in altre zone del mio comune, Mel. Quando sono salita ed ho visto quel cimitero di piante ho provato, per lo sgomento, quasi un senso di vertigine e di disorientamento. Alberi cresciuti in decenni rasi al suolo , in pochi giorni. C’era un passaggio in mezzo a quel bosco che percorrendolo anche a piedi sembrava di entrare in una favola, percepivi una magia. Immaginate la violenza: le ruspe, i camion, ogni albero inchiodato alle radici in attesa del proprio inesorabile turno.
Ho fatto quello che ho potuto: scritto ai giornali, qualche imbecille locale aveva anche malignamente commentato l’articolo, e ai servizi forestali che si son recati sul posto. Ma han tirato giù tutto, non c’è più nulla! Una volta un bosco veniva diradato, ora viene spazzato via come si è fatto con le foreste: appiattite , distrutte. E’ semplicemente più comodo. L’uomo si sta involvendo e sta perdendo il rispetto. Credo che una certa fretta sia nemica della saggezza e della vita stessa.
p.s. Curiosamente poco tempo dopo avevo ascoltato un’intervista su un canale nazionale in cui un meteorologo sosteneva che i cambiamenti climatici in atto, i violenti nubifragi, in caso di disboscamenti, mettono a rischio la stabilità del terreno anche nelle zone collinari. La mia zona, appunto.
Mario Actis Grosso – Le concause sono molteplici… la siccità, l’abbandono dei pascoli. Ma soprattutto la vera sciagura è stata l’abolizione e la dispersione del Corpo Forestale dello Stato, unico presidio sul territorio in grado di intervenire sull’incendio con tempestività e con cognizione di causa conoscendo a fondo i boschi e le tecniche di intervento. Se oggi siamo a quasi 11 milioni di ettari di patrimonio boschivo dai 5000 che si era, lo si deve a lavoro di tutela e di rimboschimento fatto dal CFS, ma anche di repressione dei reati contro il patrimonio naturale. Oggi si stanno vedendo i risultati di questa scelta scellerata che non porterà nessun beneficio,nemmeno in termini economici. Cosa fare oggi? Sicuramente si dovranno valutare i danni e la resilienza del territorio, ma anche cominciare a ragionare per una migliore gestione del patrimonio boschivo oggi completamente abbandonato a se stesso. Poi abbiamo il mancato stop alla caccia sul versante incendi, non si tutela affatto il patrimonio faunistico ma solo l’interesse di una piccola lobby armata.
Roger – SONO TORNATO
Già vi vedo da lontano, la gioia incontenibile della mia mamma e del mio papà e il terrore dipinto negli occhi dei miei assassini.
Non ve lo aspettavate vero?
Non credevate potessi tornare per raccontare a tutti la verità?
Perché possiate capire e farvi un’opinione dovete conoscere la storia dall’inizio. La prima volta che li vidi ero piccolissimo. Non sapevo di essere stato adottato ma non me ne importava un granché. Appena entrai nel campo visivo dei miei genitori fu amore a prima vista.
Mi madre mi abbracciò con un sorriso radioso dipinto sul volto che la faceva sembrare giovane e dolcissima. Mio padre ci guardava con gli occhi lucidi e l’espressione felice e soddisfatta.
Eravamo una famiglia.
Fu bello imparare a conoscerci giorno dopo giorno. Io li osservavo e non potevo credere di essere stato così fortunato.
Non c’era bisogno di parole, bastava uno sguardo e sapevamo cosa fare per rendere l’altro felice.
Ricordo come fosse oggi il giorno in cui il mio papà arrivò a casa con il carrello da attaccare alla bicicletta.
“Cosa credevi che ti avremmo lasciato a casa?” Disse mentre lo montava e provava la resistenza del gancio di traino.
“Le vacanze si fanno in famiglia e così sarà per sempre” sentenziarono accarezzandomi.
Fu bellissima quella vacanza.
Piacque a tutti, ci piaceva essere in giro, con l’aria sul viso, tutti insieme a godere della natura e del buon cibo.
Non avevo mai visto le montagne e me ne innamorai. Il profumo del sottobosco, le foglie che scricchiolano, il vento che muove le fronte e produce suoni ammalianti.
Mio padre e mia madre sono due persone sportive e io non ero da meno.
Adoravo correre insieme a loro, giocare a palla, andare in barca, guardarli giocare a tennis e abbracciarli felici e sudati dopo l’ennesima sfida.
Poi accadde l’irreparabile.
Era il pomeriggio di una giornata estiva: qualche nube e un’umidità sciropposa che rendeva la pelle bagnata e la respirazione faticosa.
Io giocavo in giardino mentre i miei genitori si muovevano veloci in casa per preparare la cena.
Che fame avevo quel pomeriggio!
Forse per questo o più probabilmente perché ero goloso ho addentato il cibo che giaceva fra l’erba alta vicino alla recinzione.
Sapevo di essere in una zona coperta dagli occhi della mia mamma che mi sgridava duramente ogni volta che mangiavo fuori pasto.
“Che sarà mai!” Ho pensato e prima che potessi rifletterci avevo già buttato giù.
Una fitta improvvisa in gola mi aveva fatto trasalire.
La temperatura esterna doveva essere almeno sui trenta gradi.
La voce della mamma che mi richiamava in casa, il dolore alla gola, il malessere che mi colse all’improvviso sono ricordi sfocati, sovrastati da quello che accadde nelle ore successive.
Ricordo invece con nitidezza il volto di mia madre e di mio padre, l’angoscia dipinta sui loro volti, il respiro caldo che mi sussurrava all’orecchio “Forze tesoro, non mollare, il dottore ti farà stare meglio”.
Avevo paura come non ne avevo mai avuta.
Volevo solo tornarmene a casa, sdraiarmi sul letto in mezzo ai miei genitori e farmi cullare fino a che il dolore sarebbe scomparso.
Loro avevano questo potere magico, con le loro carezze, le paroline dolci e gli abbracci riuscivano a farmi stare meglio.
Ma quella volta non andò in questo modo: Il dottore disse che non potevo tornare a casa, non per quella notte e disse alla mamma di andare a riposare e di tornare il giorno dopo.
Il giorno dopo non stavo affatto meglio.
Mi sentivo come se il mio corpo andasse a fuoco e la paura cresceva, mi bloccava il respiro, mi attanagliava il cuore.
Il giorno dopo ancora li sentivo parlare, ma ero troppo stanco e troppo dolorante per far capire alla mamma cosa mi era successo.
Mi facevano esami, parlavano di malattie e io non ero in grado di confessare che avevo fatto la cosa brutta, quella che non si deve fare perché è pericolosa: avevo mangiato in giardino.
Poi è arrivato il giorno.
Non avevo più la forza di resistere, il dolore si era impossessato del mio corpo e io non avevo più energie per combattere.
La mamma l’ha capito e mi ha lasciato andare.
Era con me quando sono andato via per sempre e non ho avuto paura ma solo un grande rimpianto per tutto quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
Vi chiederete perché sono tornato?
Sono tornato per la mia mamma e il mio papà, perché non hanno pace, non hanno risposte, sono alla ricerca di giustizia e non sanno come ottenerla.
So che non si sono dati per vinti.
Hanno scoperto che qualcuno ci odiava, invidiava la nostra felicità e li ha colpiti facendo la cosa che li avrebbe devastati: hanno ucciso me.
E’ stato facile, un piccolo insignificante boccone avvelenato, con due pezzi di lametta dentro e il gioco è fatto.
Un cane goloso e non obbedisce alla sua mamma hanno completato l’opera.
Hanno scoperto che le persone che ci vivevano accanto hanno parlato fra di loro e complottato per uccidere un piccolo e adorabile cagnolino.
Hanno scoperto che queste sono persone che una volta hanno giurato davanti a una bandiera e indossando una divisa di difendere il prossimo, di non nuocere mai, di prodigarsi per la salute altrui.
Hanno scoperto che non riescono a far finta di nulla che non possono andare avanti se giustizia non sarà fatta.
Hanno dovuto cambiare casa perché non possono vivere accanto ai miei assassini e incontrare, un giorno dopo l’altro, il loro sguardo. E pensare che quando mi hanno portato a casa per la prima volta mi ero sentito così rassicurato! Il complesso alloggiativo militare San Girolamo in Via Bonfigli 11 a Perugia può farti questo effetto. Ci sono militari in divisa e tu senti che così ben protetto non potrà accaderti nulla di male. E invece non è stato così.
Allora sono tornato per raccontarvi la mia storia e far si che ognuno di voi si indigni, che chieda a gran voce che sia fatta giustizia, che gridi il diritto mio e della mia famiglia di essere felici, che dia un po’ di pace al cuore dei miei genitori perché io, si sa, non potrò tornare.

PASSO PASSO

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Cristiano Manni – Nonostante sia un gesto che faccio fa decenni, soprattutto nei boschi, da quest’anno è diventato, da semplice gesto di educazione, un dovere civico, con la campagna #iosonoambientedel Ministero dell’Ambiente. Secondo me, se si lasciano i posti che si visitano meglio di come si trovano, anche poco, e solo simbolicamente, si finisce per fare la stessa cosa anche con  le persona che si incontrano. La visita ad alcune calette di Capraia si conclude con la raccolta di rifiuti, per lasciare ogni ambiente migliore di come lo abbiamo trovato.
Molto ho scritto, è probabilmente molto altro scriverò, sul valore culturale degli alberi lungo le vie e lungo i corsi d´acqua, specialmente laddove la brutalità degli enti pubblici li sta distruggendo. Riprendendo il grande libro di Adolfo de Berenger, che ogni buon forestale dovrebbe tenere sempre sul comodino, come un breviario, vi si legge invece quali sono le vere nostre radici culturali per le strade ed i fiumi.
I nostri antenati latini, di cui spesso, e a vanvera, ci diciamo degni discendenti, col misero orgoglio di un tempo che fu, ritenevano ogni fiume come un Dio. Per tale motivo, gli rilasciavano ampie fasce boscate lungo le rive, affinché “a mezzo dei quali (alberi) essa (la natura) procedesse da sé, e senza spesa dell´uomo, al coercimento delle correnti”. Se pensiamo a come vengono ridotti i fiumi, oggi, in nome della sicurezza idraulica, “ben dee” da noi “procedere ogne lutto”. I latini apponevano quindi dei confini, detti “termini centuriati”, oltre i quali non ci si poteva spingere col taglio.
Lo stesso per le strade, che avevano ai lati non solo dei filari, ma delle vere e proprie fasce boscate, dette “limiti viali”, da cui probabilmente il nome “viale” che ancor oggi viene dato alle sempre meno numerose vie alberate.
Questo è bene che si sappia, se si vuole tutelare il paesaggio storico italiano dalla barbarie culturale che caratterizza amministratori pubblici e dirigenti degli uffici competenti alla gestione dei corsi d´acqua e delle strade. Questo è bene che si insegni ai forestali, al soldo dei soldi, con un bagaglio culturale sempre più mediocre e miserabile.

Rosario Morena – Secondo me l’errore è stato proprio il passaggio di beni e competenze alle regioni durante gli anni 70′. I lavori che faceva il CFS in montagna non li fanno le regioni che assumono elettori. E il prezzo di tutto ciò lo stiamo pagando da qualche anno con alluvioni, frane etc. ad ogni pioggia.

Emanuele Cabriolu –  Le regioni ordinarie sono state istituite con 20 anni di ritardo mentre le deleghe costituzionali esistono dal 1948 a favore delle regioni autonome in particolare quelle per la Sardegna sono mutuate dallo statuto albertino del 1847 rimasto un secolo in vigore; suddette regioni hanno visto transitare uffici uomini e mezzi nonché competenze del cfs nel 1972 mentre il cfs e diventato altra cosa nel 1981 e 2004 corpo di.polizia generalista, mollando di fatto tutte o quasi le competenze tecniche alle regioni province comunità montane ecc mentre le regioni autonome le esercitano ancora tutte a cominciare dal settore marittimo demanio e pesca.  Si parlava della volontà dell’attribuzione ai cc del capitale tecnico forestale e di due strumenti conoscitivi, il sit della montagna e l’inventario forestale e riserve di carbonio che rischiano uno stop deleterio. Io so che l ‘IFC non e ancora terminato.  Sarebbe la fine certa di tutto il lavoro tecnico-forestale decisa per eutanasia! Un lavoro immane como il sit delle montagne italiane che necessita pure di essere implementato in tutte le sue componenti GIS ortofoto tavole dati rilievi ecc non troverebbe né l’ambiente adatto né il personale necessario subendone una interruzione temporale, tale da vanificarlo per gli anni a venire. Il Corpo Forestale dello Stato deve tornare… assolutamente… e ne frattempo evitare altri scempi e decisioni deleterie che ne saboterebbero un eventuale ripristino per sentenza.  Entro nel merito pure di elementi come il conflitto di attribuzione con le regioni e quanti cfs superstiti e quali materie di intervento ci debbano essere (io mi occupo pure di statistica forestale ed estimo): intendo no al nuovismo, le funzioni non si improvvisano, né si riparte da incerte funzioni o competenze. Qui si vorrebbe chiamare polizia ambientale una struttura uguale ai carabinieri o alla polizia e speculare e simmetrica ad essi con strutture reparti e competenze da reinventare e non si supera lo scoglio costituzionale delle regioni che invece hanno tutte le storiche competenze del cfs. Invece ripartendo dalle regioni regionalizzando e federando in un corpo forestale, federale nazionale (basta copiare i cfr e province autonome che conservano la struttura e gerarchia cfs ispettorati regionali , ripartimentali e comandi stazione) non c’è nulla da inventare;  non si può essere poliziotti o carabinieri generalisti e chiamarsi polizia ambientale. 

Purtroppo in Italia la volontà politica e’ piegata a mille interessi elettorali , manca una comunione di intenti trasversale di più persone, gli stessi cfs, eletti e no, non brillano certo di iniziativa al di la di generici proclami di intenti. Una volta si era pure detto con quel benedetto strumento della petizione di cavalcare o il disegno di legge di iniziativa popolare o l’estrema ratio del referendum abrogativo ma quando il ferro era caldo. Ora non restano che azioni molto limitate e pure ad andare incontro a una sentenza sfavorevole il 19 marzo: perché si sappia non e sufficiente abrogare il decreto madia ce ne vorrà un altro di riordino che dovrà essere emanato per forza dal governo. Ma da chi?? E come?.Anche i ricorsi di chi gradisce essere carabiniere dei gradi apicali rischiano di disarcionare la macchina prima di averla ancora ricomposta. E poi a chi fa comodo lavorare di più e studiare di più perché risorgano le competenze tecniche in materia forestale idraulica montana estimo antincendio ecc? Mi rivolgo soprattutto ai cd idonei che continuano la loro visione di cfs quale quello militare? O di polizia fotocopia pressoché moribondo , dove si entra direttamente a comandare senza aver fatto la trafila né un giorno di campagna nei reparti di prossimità?Io ho conosciuto i concorsi per guardia: un percorso lungo faticoso pieno di delusioni e soddisfazioni , ma chi mai sara disposto? Questi ed altri nodi dovranno essere sciolti con le poche risorse umane disponibili rimaste. Molti sono stati messi in quiescenza, altri non saranno più idonei o disponibili .La formazione il reclutamento le competenze le risorse… mi fermo qua. Ci vuole una forte iniziativa parlamentare da parte di autorevoli esponenti. Si vuole pubblicamente richiamarli alle loro responsabilità. E quando ? Non e questo o quello. 

Antonio Di Lizia – Una disamina quasi disarmante e tristemente esatta. Alla domanda finale l’unica risposta è sì, richiamarli alle loro responsabilità che dovrebbero travalicare le specifiche problematiche e mirate a più ampie visioni generali in cui la materia ambientale in senso generale sia il fulcro, l’obiettivo principe… Quando? Ieri era già tardi… Mi giunge notizia, spero non confermata, che il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo G. Centinaio stia per svendere un’altra costola del Corpo forestale dello Stato ai carabinieri: il Sistema Informativo della Montagna e l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di carbonio…
Non posso essere né sarcarstico né preoccupato ma solo arrabbiato…
Signor Ministro non aveva detto che voleva ricostruire il CFS?
Signori Parlamentari… non sarebbe il caso di congelare tutto il processo di smantellamento del Corpo forestale dello Stato almeno finché Voi al Governo di questo Paese e/o la Corte Costituzionale decidete qualcosa?
Quanti soldi dobbiamo buttare ancora in probabili inutili e inopportune spese?

William Formicola – Come Comune abbiano già dallo scorso anno dovuto chiedere gli accessi ai Carabinieri con notevoli problemi per cambio server e policy di sicurezza

Ettore Ilariucci – E tra un po’ non potrete più entrarci

Vincenzo Cesetti – Perché adesso a chi sono in mano tali sistemi tecnologici? Se era per loro stavano ancora con goggle heart.

 
Carmelo Guarnieri Labarile – Il passaggio SIM dovrebbe comprendere il versamento di tutti i dati di pg. Il resto torna al mipaaf

Gaetano Priori – Altre attività prettamente tecniche ad un Corpo militare? Mah!!! Centinaio che fai?

Gildo Oddis – È che ci fanno ci mettono un militare a guardare.Quando qualcuno capirà che i Carabinieri vanno ridimensionati? Forza armata o Forza di Polizia

Antonella Giordanelli – Per me i carabinieri si possono prendere e tenere proprio tutto ed anche di più, tanto sia che debbano dare 1000 servizi sia 1 solo sono generalisti talmente incapaci, inefficienti ed incompetenti in tutto da poter specializzarsi tuut d’amblè in tutte le specializzazioni esistenti e futuribili, stante la loro inesauribile capacità inventiva di convegni e conferenze stampa. Meteomont fa parte del SIM ed è rimasto in carico a Vincenzo Romeo , transitato nei CC …con che logica visto che il soccorso alpino e l’allerta meteo è passato in toto a GdF e a Protezione civile lo si è ben visto subito nel gennaio 2017 a Rigopiano dove il bollettino dell’allarme pericolo valanga 4 su scala 5 rilevato a Farindola non è mai stato comunicato al Comune nei 2 giorni precedenti la tragedia “prevedibilissima”, anzi PREVISTA ! Essendo il soccorso alpino del CFS passato alla GdF, anche il servizio meteomont dovrebbe essere curato dalle fiamme gialle e non dai carabinieri…….. e certo anche l’inventario carbonio non è andato ai VVF e mi pare che la spartizione degli abiti di cristo sia andato con l’unico criterio di seguire i funzionari, vedi l’elenco degli alberi monumentali che è rimasto alla Angela Farina che continua a (non) aggiornarlo stando in Minpaaf.

Francesco Gekido Ken Ugga – È una pura pressione mediatica dei CC che non gradiscono l’eventuale perdita di competenze importanti e quindi di soldi.
Tuttavia i carabinieri sono fallimentari in questo caso ancor prima di iniziare visto che l’IFN è una delle attività forestali che richiamano tutta l’esperienza di 200 anni di storia. Le autorità preposte a decidere finora hanno ripetuto fin troppe volte “questi 200 anni e non sono i cc”. In ogni caso se vogliamo ancora glorificarci e vantarci del verde esistente in Italia, l’ambiente deve essere strappato dalle mani dei cc.

Pasquale Pasquarella – L’esperienza dei 200 anni NON interessa alle Autorità preposte a decidere. No, un pò per ciascuno non fa male a nessuno. Il risultato non interessa a nessuno.

Maurizio Cattoi – da quando non c’è più la #forestalein Italia ogni piccolo incendio è diventato devastante. La riforma Madia ha spezzettato e scollegato tra loro le funzioni indispensabili ai forestali per garantire tempestività, massima efficienza ed economicità’ al sistema #antincendioboschivo, soprattutto a beneficio delle Regioni.
È necessario che il Governo e il Parlamento prendano coscienza della necessità urgente di ricomporre e unificare tutte le #competenze dei forestali. Io sto lavorando alacremente per avere il massimo consenso su un progetto innovativo di#poliziaambientalecivile che in tempi brevissimi presenterò anticipando la sentenza del 19 marzo della Corte Costituzionale.

Antonino Lomonaco – Alla fine di ogni estate… di ogni campagna di antincendio boschivo, la sensazione che provo è quasi di svuotamento. Dai picchi emotivi delle battaglie contro le fiamme, dall’orgoglio per i meriti di tali battaglie, che hanno salvato intere aree boscate e, quindi, vite di animali, vegetali, e del loro ecosistema, ci si ritrova infine congedati come se nulla fosse stato. Peggio ancora con quel persistente pregiudizio, pressato addosso, di “nullafacenti” sparpagliati nei boschi, meritevoli solo di esser eliminati come “categoria parassitaria”.Tutto ciò ha un sapore amaro, perché questi “parassiti”, di cui io faccio parte, hanno rischiato la vita e la propria incolumità per il “bene pubblico” e del proprio territorio.
Quest’anno, poi, può davvero essere annoverato come l’ “annus orribilis” per eccellenza. Si è partiti in ritardo, a luglio, quando, di norma si è già in piena emergenza incendi, e, per non semplificare la cosa, senza automezzi e dispositivi di protezione individuali. Questo perché, dopo un intero inverno e una intera primavera, non avevano ancora avuto alcuna manutenzione. Infine, ma al fine non c’è mai fine, si è pensato bene di ridurre il contingente di un bel 20% del personale. Una riduzione fatta senza alcun criterio di validità o di meriti, come se la nostra attività fosse un “gioco” qualsiasi e validissimi colleghi che negli anni hanno rischiato l’incolumità e la vita, si sono ritrovati all’improvviso fuori, come se nulla fosse mai stato.
La fortuna di quest’anno è stata la frequente ed inusuale piovosità che ha reso i terreni umidi e quindi meno esposti alla catastrofe di cui ci occupiamo.
Tuttavia ci rendiamo conto, purtroppo, che incombe su di noi una catastrofe ancora più drammatica, cioè a dire, la catastrofe di una categoria di politici incapaci di “leggere” il territorio e le esigenze della gente che in esso ci vive. Una categoria di politici che dovrebbero gestire questi territori e queste esigenze di sopravvivenza della popolazione ma che, purtroppo, vivono in un altro mondo rispetto alla gente comune. Questa “distorsione”, fra chi gestisce e chi viene gestito, alla lunga rischia davvero di risolversi in una vera e propria “rottura”, la quale non è mai foriera di belle cose. Il modo migliore per risolvere i problemi è, innanzi tutto, quello di aver coscienza di essi. In una Regione come la nostra, in cui è molto facile perdere il lavoro ma non trovarlo, non si può procedere aumentando questa tendenza: non si può procedere con la leggerezza di lasciare a casa persone che con otto o novemila euro riescono a sopravvivere, con la famiglia, per un intero anno! Quando dei dirigenti, o dei “consulenti”, o gli stessi politici”, quelle cifre le prendono in un solo mese!
Questa disparità è oscena!
Non si può procedere così superficialmente in una Regione, come la nostra, dove i terreni agricoli vengono continuamente abbandonati perché non riescono ad esser competitivi con i prodotti introdotti, da altri contesti, a costi molto inferiori. Ciò significa già perdita di lavoro! Ciò significa abbandono all’incuria di interi territori, i quali vengono invasi dalla vegetazione selvatica e da quella “mentalità” rapace, capace soltanto di rapinarne le risorse senza minimamente portare loro alcun valore. E dire che la Sicilia avrebbe un patrimonio territoriale, storico, ed umano considerevole, potenzialmente ricco, forse anche più che ricco!
Una classe politica dirigente dovrebbe introdurre sistemi virtuosi tali da esaltare le risorse esistenti, promuovere le attività lavorative, migliorare dando, soprattutto, l’esempio di parsimonia e di condivisione degli stenti in un momento difficile dell’economia.
Il contrario dà la certezza, invece, che ad esser “parassitizzata” è una intera Regione ed una popolazione piena di risorse ma tremendamente carente, sfortunata, accecata, da una classe che fu di gattopardi e di leoni, ma che oggi è piena di sciacalli e di iene (o, peggio ancora, di zecche e di pidocchi).

RICORRENZE QUOTIDIANE

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LUCA – chi porta con fierezza una divisa che non ha scelto ha solamente sbagliato concorso la prima volta…..

9 settembre 2015
BRUNO – I’ingegnere ha ribadito quale sarà il nostro futuro alla festa per la ricorrenza dei 60 anni del Centro Sportivo Forestale,dove si e presentato gongolante e addirittura alla ricerca di applausi e consensi.Secondo lui quella dell accorpamento con i carabinieri era l’unica strada da percorrere e grazie a questo la forestale non perderà la propria unitarietà…..ha ha ha……grazie di cuore allora!!!

31 dicembre 2016

GABRIELE – Vorrei poter mettere in fila un po’ di parole ed esprimere i bei concetti che ho visto sulle bacheche di molti amici e camerati che hanno condiviso con me quest’esperienza, ma non ci riesco. Non ci riesco perché oggi muore una parte di me. Una parte importante. Quella che mi ha fatto dedicare con la testa, il cuore e tutte le mie forze alla salvaguardia del nostro ambiente, della flora e della fauna. Che mi ha permesso di andare nelle scuole, a parlare ai bambini di educazione ambientale, di ciclo dei rifiuti, di Orso, di Lupo, di Aquila, di Cervo… insomma, una parte enorme di me, che negli ultimi dieci anni si è sposata ed incastrata perfettamente con la mia etica, la mia dignità ed il mio onore. Non so cosa sarà di me nei prossimi mesi, questo lo vedrò e lo valuterò attentamente non appena le cose si saranno delineate. Da domani, però, la mia vita sarà mutilata, la mia dignità calpestata, la mia volontà ignorata, i miei diritti stracciati, il mio amore infranto, il mio sogno spazzato via! In questo momento, come in tanti altri di quest’ultimo periodo, lacrime di rabbia e di tristezza scendono dalle mie palpebre. Tutto questo deciso da un governo di criminali massoni, al soldo dei poteri forti, che nessuno di noi ha mai eletto! Stento ancora a crederci…!

Oggi, dopo 196 anni, muore anche una bella fetta dell’onore italiano, rappresentato da un Corpo con una nobile missione, formato da persone mosse da una grande passione e da una forte vocazione. Il popolo ancora non si rende conto di quello che sta perdendo…
Perciò, detto questo, il miglior augurio che mi sento di fare questa sera, è che tutti i bastardi che hanno permesso che questa vergogna si perpetrasse, brucino nei secoli all’inferno tra atroci sofferenze, dopo aver visto tutta la propria famiglia sterminata da una pestilenza!
A questi loschi personaggi, sempre pronti ad anteporre la sete di potere ed il “dio denaro” alla cura ed al benessere del proprio popolo, voglio dire: Potete inventarvi manovre, storielle, filastrocche e slides, potete sopprimere, “razionalizzare”, smembrare, uccidere quello che volete, ma rassegnatevi, perché quest’Aquila non morirà mai! Quest’Aquila è dentro di noi!
QUEST’AQUILA SIAMO NOI!
Un giorno, il Popolo Italiano vi chiederà il conto, e sarà salatissimo!
Ora e per sempre,
EVVIVA IL CORPO FORESTALE DELLO STATO!

1 gennaio 2017
Filippo Pistone – Ebbene si dopo quasi 15 anni di servizio per lo stato passando per la dura naia negli alpini, i gloriosi anni nella mitica e dolce aeronautica militare ed infine il mio sogno forestale eccomi qua, pure io a dare un ultimo saluto alla divisa che ho indossato negli ultimi 8 anni di vita che adesso finirà accanto le altre impolverandosi dentro un armadio, ma è così che va l’Italia le cose funzionali vanno tolte complimenti governo disfattista. Adesso mi aspetta un nuovo viaggio quindi auguri a tutti i miei ex colleghi e tutte le forze dell’ordine, buon lavoro.
ALESSANDRO – Filippo ma sei uscito? Ho visto il tuo nome nella graduatoria della mobilità. Mi dispiace tanto perchè ti ricordo come un amante della montagna e della natura. In bocca al lupo per tutto!
Filippo Pistone – Ciao maresciallo, si ho scelto altro, ma tranquillo la natura è la montagna resteranno il mio hobby preferito. Grazie Ale in bocca al lupo anche a te.
FILIPPO – Durante la naja fanno imparare il proprio numero di matricola a memoria tra un attenti è un riposo perché per lo stato quello siamo…sai cos’ho passato anch’io nel mio piccolo nemmeno aver rischiato la vita all’estero conta qualcosa per lo stato….chiuse le porte in faccia e avanti un’altro…se non si raggiunge il servizio permanente! Mah va beh si dice che ogni cosa è destino! adesso non so che farai in che corpo vi assorbiranno? ti auguro un grosso in bocca al lupo per il futuro!
Filippo Pistone – Viva il lupo
SEBASTIANO – Ciao Filippo, ma scusami, non capisco. Ti hanno congedato?
Filippo Pistone – Ciao Sebastiano no semplicemente hanno cancellato il Cfs ed io andrò a svolgere un altro lavoro ma non sarò più un forestale.
SEBASTIANO – Mmmmm…Si sapevo che cancellavano,ma pensavo che il personale rimanesse a svolgere sempre le stesse mansioni in altro corpo.ma a quanto pare a qualcuno interessa fare solo cassa
Filippo Pistone – Ma che Seby, è stato uno spezzatino per il povero corpo forestale , chi in polizia chi ai vvf chi in finanza chi al ministero dell’ambiente e chi stufo come me è passato ad altre pubbliche amministrazioni
Sebastiano – Ad ogni modo buona fortuna e buon anno. Ad majora…. Semper
RO LORY – Filippo mi spiace tanto perché non è giusto che siano sempre gli altri a scegliere il nostro futuro spero che avrai tantissime altre soddisfazioni lavorative … ho sentito parlare che vi assorbirà il corpo dei carabinieri ???
Filippo Pistone – Si ma non a tutti Rocky, mi consola il fatto di continuare ad avere un lavoro che ho scelto io.
ANGELO – Auguri per il tuo futuro, alpini lo saremo sempre ricorda
DANIELE – Mi dispiace molto perche’ quando ti ho conosciuto giovincello mi sono reso subito conto di aver trovato una persona leale ed affidabile con cui ho condiviso anche la passione per la montagna e dopo la breve permanenza con noi sei riuscito a coronare il tuo sogno. Sii forte e supererai anche questa!!! Un abbraccio amico mio
DANILO – In bocca al lupo paricorso per la prossima avventura, mi dispiace tanto per come il corpo forestale è stato trattato, gente come te non lo meritava.
PASQUALE – Dai Filippo, ritorni militare… tu lo sei stato e ne sei stato anche uno esemplare… lo stato toglie, lo stato da… lasciando credere a tutti i cittadini di aver fatto grandi tagli…
ALFREDO – Che fregatura Pippo! Abbiamo aspettato così tanto per avere gli alamari del glorioso e centenario Corpo Forestale e poi nel giro di qualche mese l’hanno soppresso. Che amarezza. Ti faccio un grande in bocca al lupo Filippo!!! Sei in gamba e sono sicuro che riuscirai anche in altri ambiti!!
Filippo Pistone – Grazie a tutti per gli auguri e gli in bocca al lupo, leggendo i vostri commenti è come volare nel tempo visto che a scrivere siete alpini forestali ed ex colleghi dell’Aeronautica, oltre agli amici, buon anno a tutti.

ANNO 2018
Delia Cimmino – … Grazie di quello che rappresentate per la nostra amata terra Campana e per la nostra Italia… Grazie per la speranza che dal vostro prezioso impegno deriva per tutti, perché siete rimasti veramente l’ultimo spiraglio di luce nel buio di questa terra afflitta dall’irresponsabile ingordigia umana che facendo ricorso al malaffare ha determinato i disastri ambientali per i quali oggi piangiamo le nostre vittime … E noi siamo al vostro fianco, come sempre, per incoraggiarvi e sostenervi in tutte le vostre battaglie che sono anche le nostre… Avanti tutta caro Sergio … Il Signore che è dalla parte dei giusti, vi sia accanto e benedica ogni giorno il vostro importante lavoro.

MARGHERITA – L’inutilità in persona, vagare come uno zombie in un posto che non sentirò mai mio, incrociare gli sguardi persi dei miei colleghi di sventura, gli unici che capiscono come mi sento! Questa è la mia quotidianità ..
GAETANO – speriamo di uscire da questo incubo
ANGELA – Non lo so quando passa. Vorrei dirti “subito” ma non posso. Ogni giorno è peggio.
PIER EDOARDO – Sono proprio triste..ma tanti excfs si sono adagiati. Sono molto stanco interiormente e il dispiacere non scema, soprattutto al pensiero che i furfanti, i lestofanti, i loro sicofanti e gli infanti l’hanno avuta vinta e con vantaggio . Una vita di guerra per vedere la rovina della mia casa. Pazienza , una giustizia ci sarà. Spero che la Corte si decida a decidere.
ROSSANO – La Forestale è sempre stata nel mirino dei politici, all’epoca si rischiava la regionalizzazione. L’essere sempre presi di mira dai politici era l’unica medaglia che ci interessava appuntare al petto, almeno a noi della truppa. Si studiavano materie quali legislazione forestale, botanica, dendrometria, tecniche di lotta agli incendi boschivi, meteorologia, selvicoltura e molte altre. Il CFS era un Corpo tecnico con funzioni di polizia. I problemi ci sono sempre stati ma ci si sentiva realizzati e si svolgeva un lavoro che ti faceva sentire utile a te stesso e agli altri. La testa è sempre stata ingarbugliata ma ci sono sempre state 2 cose che la rischiarivano: il bellissimo verde con l’evocativa scritta “forestale” e la terra rossa dei campi da tennis. I colori plumbei non fanno per me. C’è modo e modo di fare le cose ma sentire per 2 anni le solite litanie è davvero difficile: “ormai hanno fatto tutto”, “non cambierà nulla”, “indietro non si torna” ed altre boiate simili sono frasi che dovrebbero essere indigeste per tutti coloro che i tacchi li sbattevano si, ma per togliere fango e cenere dagli scarponi. La militarizzazione coatta di gente di mezza età non viene effettuata neanche nella Corea di Kim Jong un. Non veniva effettuata neanche nel Cile di Pinochet. È stata effettuata in Italia, ormai in tempo di pace da 70 anni. Agli italiani non frega nulla ma la compressione e rimozione di diritti basilari prima o poi interesserà pure loro, la strada è quella. Lo so, sono pesante e ripetitivo ma il rospo è sempre lì, in qualche punto dell’esofago. Amici e parenti neanche ti stanno a sentire, neanche fanno lo sforzo di capire ma li comprendo, certe cose sono complicate da sviscerare se non ci si è dentro con la testa e magari hanno altro a cui pensare. Comunque questo è. Ringrazio il Corpo Forestale che mi ha tirato fuori dai guai della disoccupazione 18 anni fa (escluso il manipolo di individui che poi l’hanno tradito) e ringrazio quei colleghi che non conoscono la parola compromesso, persone integre e bellissime, lo zoccolo duro che ti riconcilia col mondo. Sono quasi 20 mesi che si sono spartiti personale e mezzi ma ancora circolano le vetture con le vecchie livree verdi. Per chi ha vissuto quei colori, vederli ancora in giro è la classica beffa ad oltranza dopo il danno. Questa fase del limbo è interminabile, pesante e paralizza esistenze. Sarebbe ora di piantarla con queste vessazioni psicologiche verso il personale forestale e sarebbe ora che venisse fissata la data di discussione dei 3000 ricorsi. Tanto la tattica dell’oblio e del decidere di non decidere non funziona.

ANTONIO – Un giuramento è legato alla divisa che indossiamo. Per quanto mi riguarda quando, in ritardo per via delle pratiche di proscioglimento dalla P. di S., entravo nella scuola del Corpo Forestale dello Stato di Cittaducale, correva l’anno 1988. Qualche mese dopo, pur avendolo già fatto in polizia, fui ben felice e fiero di ripetere la formula del giuramento. Oggi mi chiedo in quanti hanno fatto spergiuro… ma potranno mai ritenersi peccatori o lo sono coloro che li hanno costretti?

MASSIMO – Le aquile aspettano il vento a favore per tornare a volare. Siamo dormienti, non spenti.

 

IL PASSATO NEL FUTURO

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Armando Rocchetti – ……..penso che penso troppo……sono ormai giunto quasi alla pensione ma non so darmi pace e non riesco a pensare che il CFS non esista più. Mi è tornato sotto gli occhi un post del 2017 che è sempre più attuale e che rispecchia in pieno quali siano i veri sentimenti di chi è nato e sempre stato FORESTALE……quelli che come me l’aquila (il nostro stemma) c’è l’hanno tatuata sulla pelle. Ancora oggi si continua a fare confusione con gli operai forestali….e tutto questo grazie a molti di quei signori che in televisione e con ogni mezzo d’informazione hanno continuato a sputare sentenze ed opinioni su cose che non sanno. Ecco un pensiero che che -faccio mio- e che rispecchia quello che è stato e quello che è….
“A suo tempo la Dottoressa Marianna Madia è stata incaricata dall’allora Primo Ministro Dottor Matteo Renzi di provvedere alla semplificazione della Pubblica Amministrazione.
Se invece di legiferare dall’alto del tacco 12 qualche volta avesse calzato gli scarponi e avesse passato qualche notte con i Forestali a spegnere gli incendi o in un buco a misurare la neve o a rovistare tra le macerie dei terremoti o si fosse infangata nelle alluvioni o avesse respirato i veleni delle discariche tossiche, avrebbe evitato di coinvolgere il CFS nella “semplificazione”, ma avrebbe insistito per il potenziamento del Corpo.
Avrebbe capito che i Forestali del CFS non sono quei fortunati che vivono in mezzo ai fiorellini e ai caprioli nel mondo di Heidi e che per fare questo percepiscono anche uno stipendio.
Avrebbe capito che “A un passo dal cielo” è solo una commedia televisiva.
Avrebbe capito perchè i Forestali sono pieni di artrosi e di ginocchia doloranti.
Avrebbe capito che ai C.C. non interessava qualche migliaio di delusi e militarizzati a forza, ma interessavano le loro caserme e l’esclusività del controllo del territorio.
Avrebbe capito che quella della asserita “valorizzazione delle alte professionalità acquisite passando ad altre Amministrazioni” è una solenne presa in giro (ma questo forse lo ha sempre saputo ed è servito per addolcire la pillola del così è, e se non vi va, ve ne andate).
Siccome non sapeva qual’è il lavoro dei Forestali, con la scusa del risparmio (che non c’è), li ha distribuiti a pioggia a C.C., VV.FF, G di F, Polizia ecc. smembrando il glorioso e quasi bicentenario C.F.S., pure malamente difeso (opinione personale) nell’intervento in Commissione Affari Costituzionali dal Capo del Corpo, che ha toppato la sua audizione facendosi anche riprendere dai volponi politici (lei stia al suo posto che i legislatori siamo noi).
Chissà se la illustre Ministra e l’ex Primo Ministro, dentro di loro, si sono resi conto di aver combinato un disastro.
Confido nei TAR e nella Corte di Giustizia Europea che meglio di me sanno spiegare di che natura sono gli errori.
W il Corpo Forestale dello Stato.”
Notate Bene……..non ho nulla contro l’attuale Amministrazione che mi ospita……ma come detto mi sento un ospite e NON a casa mia.

Maurizio Cattoi – LE COSE CONCRETE NELLA GESTIONE ORDINARIA DEL PAESE! Far funzionare bene le risorse esistenti ma ignorate da chi ci ha finora amministrati SI PUÒ!!! Grazie #Elisabetta

Davide Peregrinus Ciccarelli – Allora perché non dare la possibilità di accedere all’ausiliaria anche agli Ufficiali del Ruolo Forestale Iniziale, dopo aver parificato il trattamento di quiescenza loro riservato (ossia quello del disciolto Corpo Forestale dello Stato) a quello previsto per tutti gli altri ruoli degli Ufficiali dei Carabinieri?

Remo Romeri – Un manipolo di individui non puo’ tenere in scacco tutto un Paese..! Ora speriamo davvero che le cose cambino, anche grazie al Nuovo Ministro dell’ Ambiente..! Chapeau’..! nulla a che vedere con il Non Ministro di prima..!

Raffaella Sampaolesi – UN GRANDE MINISTRO … FINALMENTE!!

Mauro Malossini – Speriamo nel Ministro Costa, i parchi e le zone di interesse ambientale compresi i parchi marini sono stati lasciati in mano a incompetenti o a delinquenti, perché negli ultimi anni chi ha governato, l’ambiente l’ha considerato risorsa da sfruttare e non da tutelare !

Antonella Giordanelli – I cittadini sono felici di avere finalmente un ministro dell’ambente competente ed operativo e sanno perfettamente che queste capacità sono state maturate nel CFS, perché onorano quei Forestali che tra le ulteriori difficoltà sopraggiunte continuano a fare il loro dovere. Promuovere una legge che ripristini il soppresso Corpo Forestale dello Stato spetta al Parlamento che è l’organo legislativo della Repubblica. Quindi a tal fine è da sollecitare l’on Maurizio Cattoi che generale CC in pensione, già sindacalista dei dirigenti forestali, è stato eletto nei M5S, partito di maggioranza. L’esecutivo potrebbe cancellare la decretazione dei governo Renzi che ha soppresso il CFS per iniziativa dei ministeri di competenza che sono Pubblica Amministrazione, Minpaaf e Rapporti col Parlamento ovvero BONGIORNO (al posto di Madia), CENTINAIO/ Martina, FRACCARO/ Boschi .. Per tutto il 2017 la mancanza di tutela dell’ambiente senza CFS e con Galletti al dicastero da 5 anni è stata drammatica. Ora finalmente abbiamo un ministro (Sergio Costa) con una segreteria (Fulvio Mamone Capria) che sa e vuole metterlo in primo piano #iosonoambiente.

Marco Fiori – Sopratutto non è e non deve essere il Ministro dei forestali frustrati ma dei cittadini.

Francesco Silvano – Si è perso fin troppo tempo e le professionalità proprie del CFS. Ora mi pare che continuano a non capire e rimandare il tutto a una probabile sentenza della Corte Costituzionale. I politici di riferimento e quelli che pensano che accorpamento è lo spezzatino fatto a discapito del corpo Forestale dello Stato sia stato un grande sbaglio si diano una mossa per il ripristino del Corpo anzi potenziarlo rispetto a prima perché non c’è nessuno che sappia fare quello che facevano pochi uomini e professionisti per la difesa del territorio e della natura. Gli incendi sono una conseguenza come altre competenze riguardante il bosco e la sua gestione. Viene a mancare tutto il sistema di prevenzione e il controllo dell ecosistema in generale!

Luigi Paolelli – Le colpe ricadono anche su quei dirigenti dell’ex CFS che:
Nulla fecero per farlo crescere, anzi si opposero quando gli furono chiesti gli uomini che invece I CC. Gli diedero per formare I nuclei speciali, NOE NAS, con I compiti del CFS.
Continuando a chiudere Stazioni e fare accorpamenti, per mancanza di personale.
Erano solo scuse per favorire I soliti raccomandati.
Dove erano I Sindacalisti? Cosa fecero?
Quindi, sono in tanti che si devono ripassare la mano sulla coscienza.
Quanti uomini mancavano nell’organico al momento della soppressione?
Quante Stazioni erano state chiuse?
Quante accorpate?
Quanti compiti istituzionali non venivano più esercitati?
L’ITALIA È TUTTA UNA FRANA la legge sul vincolo idrogeologico negli ultimi decenni, completamente inapplicata, le sistemazioni montane, completamente abbandonate.
Quindi:
Mea culpa, Mea culpa perchè il pesce puzza sempre dalla testa.

Alberto Berti – Solo un genere di persone senza testa e senza un briciolo di logica poteva distruggere il Corpo Forestale e consegnarlo a chi, da sempre, cerca di avere la prevalenza sugli altri Corpi dello Stato. Economie? No! Efficienza? No! Soddisfazione ed emancipazione del personale? Men che meno! Solo umiliazione e demansionamento, Forestali vittime di un modo di governare il popolo solo per rispondere ai potenti, per barattare qualche stelletta in cambio del silenzio su tante anomalie finite nel nulla!
La speranza è sempre l’ultima a morire.
Ma al di là del luogo comune, assurto a proverbio, le vicissitudini politiche della nostra cara Italia, oggi lasciano trasparire tracce di cambiamento delle obbrobriose decisioni del terzo governo nazionale piovutoci addosso prima dell’attuale, non si sa perchè nè per come, capace di menare inconsultamente un’ascia nei confronti del Corpo Forestale dello Stato, umiliandolo, cancellandolo o spezzettandolo contro ogni logica e contro ogni possibile risultato di efficienza.
E se alla speranza si avvicina la consapevolezza di essere nel giusto, alla ricerca di una logica di giustizia che in Italia troppo spesso è asservita al volere di pochi prepotenti protetti dalla maschera politica del rinnovamento con la motosega usata inconsultamente, si è nel diritto di dire, di scrivere e di protestare il proprio disappunto e la volontà di ritornare allo status de quo ante.
Che piaccia o no, il governo attuale rappresenterà un cambiamento, una inversione di tendenza di tante strade imboccate da chi, prima nel referendum costituzionale, poi in esito alle elezioni del 4 Marzo, ha preso qualcosa di molto prossimo ad una serie di calci in faccia dall’elettorato.
Focalizzando l’argomento sul Corpo Forestale dello Stato, qualcosa forse cambierà, per attuare le promesse preelettorali, per il ritorno alla logica del buon senso, per rimettere in piedi una struttura univoca sull’intera nazione che si occupi delle varie sfaccettature della tutela del territorio, la stessa che si impegni a proteggere, preservare e intervenire nelle aggressioni quotidiane all’ambiente.
Ciò portando ovunque non già uno stuolo di cittadini in arme, ingessati da procedure e pastoie gerarchiche, ma tecnici competenti in grado di leggere i segnali che la natura ci invia, persone talvolta semplici, che con la natura dialogavano e potranno ritornare a dialogare di nuovo quando qualcuno li metterà in condizione di farlo.
L’umiltà, virtù carente nelle manifestazioni eterogenee di chi ha sbeffeggiato e calpestato la professionalità dei Forestali, deve per prima essere presente in chi vorrà attivarsi per rimettere sui binari del buon senso la tutela delle ricchezze della natura, riconoscendo che, prima che un guerra bisognosa di un inquadramento militare, occorrono le figure di riferimento univoco che hanno permesso sino a poco più di due anni addietro di avere una Italia verde, spazi immensi sorvegliati quotidianamente, parchi nazionali e riserve che il mondo ci ha invidiato e ci invidia e che oggi sono occupati da chi lo considera un campo di battaglia.
Il CFS è stato capace di fare tanto e tanto altro avrebbe potuto seguitare a fare.
Ed ha il diritto di riprendere a fare.
Piccole cose, talvolta affiancate da opere imponenti, che hanno permesso di ricostruire l’Italia martoriata dalle guerre, risanata con mezzi talvolta inadeguati ma recuperata comunque ad una nuova vita grazie anche al Corpo Forestale dello Stato, dal primo all’ultimo dei suoi componenti, uniti nello stesso obbiettivo con successo.
E tante altre tracce segnano il suo lavoro, passato e recente, fatto di abnegazione e di obbedienza, di iniziativa e di totale disponibilità a favore dei cittadini per assisterli, guidarli, soccorrerli, reprimerne le intemperanze e sanzionarne gli illeciti.
Poi il colpo d’ascia inferto per la assurda logica del numero inferiore a mascherare una lotta tra amministrazioni dello Stato per prevalere l’una sull’altra a scapito del CFS.
Null’altro che una delle numerosissime mascherature di iniziative che per scopo non avevano il dichiarato ma compensi e scambi di favori, frutto di compromessi tra inquisito ed inquisitore, ricatti istituzionalmente usuali su chi avrebbe dovuto difendere e proteggere il Corpo Forestale dello Stato ed andava incontro a grane di non poca importanza.
Fiumi di soldi, cambiamenti epocali che bisticciando quotidianamente con il buon senso ci hanno consegnato una estate 2017 degna di essere annoverata tra i record di aree distrutte dal fuoco e per numero di eventi, giustificate ad arte con una inusuale siccità, con il cambiamento del tempo.
Estati caldissime che quando il Corpo Forestale operava integro nelle sue funzioni si sono già verificate più volte ma che non avevano mai generato tanti danni ed altrettante sovrapposizioni di competenze e responsabilità.
E l’estate 2018 appena trascorsa, di opposta condizione meteo, sarà, anzi già lo è, esibita come il frutto del cambiamento rodato e messo a punto da parte di chi, del bosco non se n’era mai occupato e che, brillantemente e rapidamente, ne sarebbe divenuto essenziale cultore e protettore.
E fa di tutto per dimostrare il successo della nuova configurazione!
A partire dalle circolari emanate al personale tradotto nella militare organizzazione per far si che il numero delle indagini, degli interventi, delle sanzioni irrogate sia di anno in anno maggiore del precedente, perché in una Italia drogata dalle pagine Excel, il risultato statistico è essenziale per mascherare l’effettiva tutela del territorio e con essa i costi, le sovrapposizioni, l’umiliazione dei Forestali ed i vuoti generati dalla Madia.
E chi ha stretto il Corpo Forestale dello Stato nell’abbraccio della cancellazione non poteva non sapere che il prezzo del cambiamento avrebbe di gran lunga superato le spese stimate, accorgendosi, solo a posteriori, della necessità di aggiornare non solo le divise, le scritte e le targhe ma di trasformare in militare tutto ciò che era civile, sin dal citofono delle caserme che erano del CFS.
Arrivando a dover mascherare le spese sin qui affrontate con alchimie di imputazione contabile utili a tenere nascosto il vero prezzo del cambiamento.
Se accadrà che chi ha promesso di rimettere al vento le ali dell’Aquila del CFS tracci una strada percorribile, basilare sarà che il Corpo Forestale di un tempo recente si presenti unito, con le proprie scale gerarchiche sane, che non siano irretite da promesse di gradi e privilegi, che sappiano esporre le incongruenze, troppo spesso taciute, che siano capaci di mettersi in giuoco anche a costo di essere invisi dagli attuali datori di lavoro.
Abbandonando le rivalità di opinioni simili in ciò che di sano c’è del CFS che tanti danni hanno prodotto nel recente passato permettendo alla Madia di avere la strada sgombra da ostacoli consistenti, Forestali nel cuore e nell’anima, unitevi in una sola voce, una sola mano, un unico potente motore del vostro rinnovamento, picchiando forte i pugni sui tavoli delle decisioni, evidenziando le vostre capacità prima che le mancanze di chi ha cercato e cerca di surrogarvi.
Non è cercando di spegnere la luce altrui che si fa brillare di più la propria.
Solo così, se mai si aprisse una porta verso un rinnovamento efficace, l’Italia tornerà ad avere quelle figure che tutti avevano come riferimento per tramandare la nostra natura a chi ci succederà nel nostro percorso terreno.
Combattete uniti e non ne rimarrete delusi se marcerete verso un cambiamento positivo per il bene del patrimonio ambientale.
E non esisterà momento più commovente ed indimenticabile che aprire la teca nella quale hanno voluto rinchiudere la Bandiera del CFS e riportarla tra i suoi uomini a garrire al vento come l’aquila del vostro fregio!
Lo si deve fare per tutti coloro i quali hanno vestito con onore la divisa grigio-verde della Forestale, presenti e passati nei nostri ricordi riconoscenti.
W sempre il Corpo Forestale dello Stato, W sempre il nostro amato Paese!

Mauro Cheli – Noi per tanti anni, abbiamo studiato dendrometria, selvicoltura, botanica, sistemazioni montane e tante altre materie che ci hanno consentito di conoscere le dinamiche della Natura all’interno di un eco-sistema bosco. Per tanti anni abbiamo fatto i Direttori delle operazioni di spegnimento sugli incendi boschivi. Ora uno Stato bizzarro, ha deciso di buttare alle ortiche tante professionalità ed affidare il coordinamento per lo spegnimento degli incendi boschivi, a gente che molte volte non sa distinguere una ginestra odorosa di Spagna da un Pino marittimo….ora, secondo voi, il sacrificio paga in uno Stato di questo tipo?

Laura Mongiardino – Ritornerete ne sono certa noi aib abbiamo bisogno di voi ma sopratutto i vostri amati boschi ..che cerchiamo con tutte le nostre forze di proteggere ma abbiamo bisogno di voi ..della nostra grande famiglia unita nuovamente ..vi aspettiamo con grande amore.

INNOCENTI

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Rossana Mianulli – Cucciolo di rinoceronte attaccato con i machete perché cercava di salvare la madre dai bracconieri
Abusi, violenze, uccisioni in nome della brama del potere.
Questo cucciolo ha resistito con tutte le sue forze accanto alla madre, ammazzata per il suo corno.
No, la voglia di vivere, le relazioni sociali, la maternità, la capacità di autodeterminazione non sono affatto appannaggio della specie umana.
No, non abbiamo alcun diritto di mercificare esseri senzienti in nome di autoproclamato dominio.
Accanto a te, piccolo grande esempio di resistenza Animale.
Accanto a te, perché noi siamo Animali insieme
.

Ernesta Cambiotti – Gubbio, nei boschi vicino urla umane, lattati e fischi! Caccia al cinghiale! Tra tutti i cacciatori “i cinghialari” sono i peggiori! Non oso neppure pensare il fastidio e il terrore degli abitanti del bosco! Vorrei “verificare” la “legalità” di queste autorizzazioni….. non capisco nel loro habitat (il bosco) quali danni possano causare alle colture. Qui intorno, sui campi non se ne vedono, l’unico, giovane cinghiale che si avvicinava alla recinzione della mia casa per mangiare le ghiande cadute dai rami delle mie querce è stato “assassinato” un anno fa. Più o meno lo stesso periodo una mamma con i capezzoli gonfi di latte è stata uccisa dietro la siepe dei miei vicini di casa, spinta li dal “gioco di squadra”. (Chi se ne frega se ci sono bambini e animali domestici!). Qualcuno di voi ha idea della distanza e della pericolosità dei proiettili della caccia “grossa”? Non sono “pallini”! Vergogna!

Michele Fasano – Negli anni di servizio mi capitò di denunciare all’Autorità Giudiziaria un cacciatore che aveva sparato ad una femmina di volpe,anni prima, per senso di colpa,deteneva il volpino orfano da circa due anni in catena. La volpe fu sequestrata e portata in un Centro recupero selvaggina. L’individuo non pianse per il procedimento penale da farsi,ma per aver perso la volpe. A volte esiste una giustizia molto più severa ed è la nostra coscienza o incoscienza in questo caso.

Riccardo Sabbatini – Un conoscente ha posato i fucili da caccia al cinghiale una domenica sera.
Me lo ha raccontato a 4 occhi..
Domenica con i cani e il suo gruppo si è recato al solito posto.
Dopo un ora i cani abbaiando scovano una femmina.
Lei non scappa….si ferma….
Lui non sapeva che fare…col fucile. Un atteggiamento stranissimo. Poteva fuggire invece grugniva guardando gli uomini negli occhi.
Da dietro parte una fucilata e abbattono la cinghialessa…
La scena che appare è tragica….:6 cuccioli di pochi giorni dietro la madre che li stava difendendo……e davanti 3 uomini con i fucili spianati senza pietà….
Questo tizio..ha guardato bene tutto. …sotto shock……
La madre ancora viva e stesa grugniva verso i cuccioli…..
Il secondo tipo…le punta alla testa e spara. .
I cuccioli vengono lasciati al loro destino e la madre portata via di forza.
Questo signore mi disse di aver vomitato e arrivato a casa ha detto basta!
“Non si può uccidere una madre che difende i suoi piccoli fino alla morte…potendo scappare….e nel suo grugnito finale c’era solo un “risparmiate i miei bambini”.”
Questo mi ha detto con le lacrime agli.occhi…
“Di cinghiali ne ho ucciso..ma oggi mi sono reso conto che sono meglio di noi.”….

Stefania Bertelli – Anch’io conosco un cacciatore “pentito”, che diversi anni fa si rifiutò di sparare ad una mamma seguita dai cuccioli. Venne preso in giro dagli altri e da allora ha smesso. I pentiti raccontano cose tristissime e saprebbero anche come ostacolare la caccia.Siamo una specie violenta, assetata dal guadagno e chi ha una sensibilità diversa soffre.

Tamara Panciera – Giù le armi dall’innocenza! Il prof. Carlo Consiglio, già professore ordinario di zoologia all’ università ‘’ La Sapienza ‘’ di Roma, va a smentire totalmente e scientificamente Franco De Bon, sindaco di San Vito di Cadore ed assessore alla caccia e pesca della Provincia di Belluno, che difende il prelievo venatorio dei piccoli di ungulati perché altrimenti la caccia si concentrerebbe sui maschi compromettendo l’equilibrio della popolazione. Ma qualsiasi prelievo causa uno squilibrio della popolazione. Secondo De Bon la gestione faunistica dovrebbe portare la popolazione ad una struttura più naturale, come si osserva nei Parchi, dove gli animali sono soggetti solo alla predazione. Sono perfettamente d’accordo con lui, ma questo significa che la caccia dovrebbe essere abolita! Infatti non è vero che, in assenza di caccia, gli animali aumentino di numero in modo indefinito, come spesso si sente dire. Le popolazioni di animali selvatici si stabilizzano spontaneamente intorno ad un valore chiamato “capacità portante”, che è determinato dalle risorse disponibili (principalmente il cibo e lo spazio). Quindi non c’è necessità di abbatterli e non hanno senso espressioni come “gli animali sono in soprannumero”.
Ma domenica 2 settembre, per gli animali del bosco, inizia l’incubo della caccia. A quest’ ora, in provincia di Belluno, sono già stati uccisi centinaia di caprioli maschi, molti giovanissimi ( questo è sintomatico che i tanto propagandati esuberi sono fantasia). E’ concesso sparare già dalle 5,45( buio pesto) e si continuerà fino alle 20,30( sempre buio pesto).
E’ abitudine consolidata fra quei cacciatori che per comodità vogliono sparare dove, per ragioni di sicurezza, non potrebbero, farsi accompagnare sul luogo da un amico, o collega, che poi si dilegua con l’auto. E’ più facile sfuggire ai controlli, se non ci sono auto, ed, ovviamente, molto più pericoloso per la pubblica incolumità che è ignara del pericolo. E’ successo anche vicino casa mia, qualche anno fa, gli fosse andata bene, quel cacciatore, molto probabilmente avrebbe sparato in pieno centro abitato( l’omertà consente questo ed altro). Così, stamattina presto, quando ho incontrato un ‘auto con tre uomini a bordo mi sono chiesta se i due, seduti sui sedili anteriori, fossero ‘gli autisti’ del giovane in tuta mimetica. L’auto, poco dopo avermi incrociata, è scesa a valle…Come ogni anno, tutta la zona era invasa da fungaioli disseminati fra le radure e i boschi. Ringrazio le persone che mi hanno accompagnata lungo i vari tragitti, ancora una volta l’aiuto viene da chi meno te lo aspetti e non viceversa!! Concludo: per questo tipo di caccia servono i fucili a canna rigata, carabine, introducendo la cosi detta caccia di selezione, chi ci guadagna?

Fabio Munaretto – Sapete come li cacciano ? I cinghiali vengono pasturati con sorgo e mangime per settimane e fototrappolati per attirarli in luoghi certi e permettere quindi al cacciatore nascosto in quota su qualche pianta di colpirli. Il continuare a dar loro da mangiare sorgo e mangime li fa sviluppare facilmente

Dario Rapino – Se dovessi lasciare un testamento spirituale sarebbe così:
Odio la caccia, chi uccide un capriolo, un gallo cedrone, una beccaccia,chi spara ai passeri o alle cinciallegre per divertimento, per farsi la mano,
odio chi acceca gli uccelli da richiamo, chi dissemina trappole, esche, tagliole,
odio chi usa il fucile, ma dice di proteggere la natura,
odio i boschi, i prati trasformati in poligoni da tiro,
odio l’odore del cuoio, della polvere da sparo, delle cartucce rosse, gialle e arancione grandi spesso come il bersaglio,
odio il massacro spaventoso (*)1 di animali che ogni anno avviene in Italia, chi spara agli uccelli migratori, ai falchi, alle rondini, agli aironi,
odio il cacciatore buono che difende l’habitat naturale e quello incosciente che ammazza l’amico o un parroco mentre dorme,
odio i ristoranti con gli animali impagliati come trofei, scoiattoli, marmotte, civette e gufi che ti osservano con gli occhi di vetro,
odio chi spara vicino alle abitazioni, i pallini di piombo nel tuo giardino,
odio la legge fascista (*)2 che permette di entrare nei fondi privati, i cacciatori che si aggirano a meno di 100 metri dalle case (*)3 con il fucile e il colpo in canna quando la legge lo proibisce,
odio chi mi toglie il piacere della vista di un cervo, di una ghiandaia, di animali che i miei figli vedranno solo allo zoo o nei parchetti,
odio non poter andare a funghi senza la paura di essere scambiato per un cinghiale e ascoltare il rumore cupo e cadenzato delle doppiette invece che il canto degli uccelli,
odio la scomparsa dal cielo degli arabeschi formati dagli stormi,
odio l’esproprio della natura fatto per il piacere di pochi (*)4, il non poter vedere su un tetto i nidi delle cicogne che non migrano più per l’Italia per sopravvivere ai cacciatori,
odio i riti della caccia, i coltellacci per squartare gli animali, il cameratismo tra uomini veri,
odio chi uccide per piacere, chi definisce sport l’annientamento di una creatura, una di quelle con cui parlava San Francesco,
odio chi caccia perché “si uccidono anche gli animali d’allevamento“
odio chi libera i fagiani allevati in cortile per poi fulminarli dopo pochi metri,
odio chi usa la caccia e i cacciatori per fini politici,
odio chi non rispetta gli animali e dice di rispettare l’uomo.
(*)1. La stima è di 150 milioni di animali uccisi ogni anno
(*)2. Art. 842 Caccia e pesca – Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno.
(*)3. La caccia è vietata per una distanza di 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavoro. E’ vietato sparare in direzione degli stessi da distanza inferiore di 150 metri.
(*)4. 1.2% della popolazione italiana (dati 2007).

Marzia Bellon – Una volontaria ha scritto al Ministro Costa per il problema riguardante caccia ……voglio condividere con voi con quanta gentilezza il ministro ha risposto:
“Più che altro, carissima, è questione di competenza… Ho detto più volte che stiamo lavorando all’inasprimento delle pene per i bracconieri e per chiunque maltratti gli animali. Per quanto riguarda la caccia: le mie convinzioni purtroppo valgono poco. Secondo l’ordinamento italiano la materia è di competenza del ministero dell’Agricoltura e delle Foreste che concerta con le regioni. I calendari venatori sono stati definiti mesi fa. Quello che posso fare, e che sto facendo, è accertarmi che i pareri Ispra siano rispettati, ma per l’anno prossimo. Per questo siamo in ritardo. E posso chiedere alle Regioni – come ho fatto oggi, e lo leggerete domani sul Corriere della Sera – di modificare il calendario e bloccare almeno le battute di caccia (quelle ai cinghiali) la domenica, quando boschi e monti sono popolati ancora di più di escursionisti, da chi va a funghi, a castagne o semplicemente vuole godersi la natura in pace senza rischiare di morire. Per adesso, con le competenze date al Ministero dell’Ambiente, è quanto si può fare. Voi cittadini potete fare molto: potete fare pressione sui parlamentari, raccogliere firme, indire referendum popolari. È il Parlamento che è sovrano ed è lì che si può incidere. Manderò questo messaggio a chi mi scrive. Se le fa piacere, lo condivida. Grazie.”
Lui è uno di noi…