CUSTODIA E GUARDIANIA

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Antonella Giordanelli – Piano Lupo? No Piano Mastino!
Il lupo italico è stato riconosciuto come sottospecie unica al mondo e pertanto ne va rafforzata la tutela, di contro vi è uno strumentale allarme lupo tra gli allevatori su presunti danni che questa specie, sull’orlo dell’estinzione negli anni ’80, potrebbe portare alle greggi lasciate incustodite al pascolo.
Storicamente la situazione di pericolo fu brillantemente superata nella zona che ha goduto senz
a soluzione di continuità la presenza del lupo e dei cani da guardiania, attraverso appunto quella che con felice espressione fu definita da Franco Tassi, allora direttore del Parco d’Abruzzo, “arma bianca”.
La zona appenninica dove sono naturalmente endemici lupi e cani antilupo coincide con le zone colpite da eventi sismici negli ultimi anni che necessitano quindi di un rilancio economico-sociale da parte delle Regioni Abruzzo, Marche, Umbria anche tramite l’impegno a preservare il loro patrimonio di biodiversità costituito dal lupo appenninico (che è bene ricordare pesa solo 25 kg se femmina e non supera i 35 kg se maschio) e contemporaneamente la ricchezza storica costituita dal possente mastino abruzzese della stazza di 50 kg che ancora si riproduce liberamente sui Sibillini e sui monti della Laga, oltre che su Gran Sasso e Majella, garantendo la purezza della discendenza per linea naturale. Infatti dal 1971, grazie all’Operazione san Francesco e al progetto “Arma Bianca” l’Italia è modello europeo per il successo ottenuto nel salvare il lupo italiano dall’estinzione tramite la tradizionale guardiania del mastino abruzzese, riuscendo a preservare e valorizzare contemporaneamente le peculiarità sia biologiche che culturali dell’Appennino. Tuttavia il lupo pur non essendo più in pericolo d’estinzione è ancora classificato come vulnerabile e pertanto la specie necessita di essere ancora particolarmente protetta. Inoltre sempre più la selezione cinofila del pastore maremmano-abruzzese va privilegiando, per motivi commerciali, invece che le attitudini caratteriali, alcuni canoni estetici del tutto inutili alla funzione di difesa delle greggi. L’introduzione incontrollata di razze canine estranee al nostro habitat come il cane lupo cecoslovacco ha ingenerato uno strumentale pressappochismo nell’allarmare rispetto ad un pericolo ibridazione e aggressività, senza che zoologi ed etologi possano diffondere informazioni scientifiche tramite mass media. Inoltre nelle Regioni ordinarie siamo in una fase estramamente critica per le zone agrosilvopastorali, perché è venuto meno l’unico corpo tecnico con funzioni di polizia in grado di vigilare sia sulla fauna che su cacciatori e allevatori, prevenendo e componendo le conflittualità con specifiche conoscenze e competenze. La popolazione ha perso col Corpo Forestale, oltre che colla polizia provinciale, ogni punto di riferimento e insieme il servizio attivo a prevenzione del reato, educazione al rispetto ed alla convivenza, recupero della fauna ferita. Il Corpo Forestale si prendeva cura dei territori demaniali e del patrimonio faunistico, in un’ottica completatamente diversa dai Carabinieri che non hanno mai amministrato, con impegno di fondi, mezzi e personale propri, animali e tenute che non appartenessero all’Arma , ma che rimanessero nella disponibilità effettiva e giuridica della collettività nazionale. Lo Stato dovrebbe ripartire con più oculatezza le competenze ministeriali, distinguendo gli usi economicistici ed imprenditoriali di coloro che svolgono professioni come agronomi, agricoltori, allevatori, tagliaboschi, balneari (dei cui interessi si fa carico il ministero dell’agricoltura) e i cittadini che non hanno un rapporto utilitaristico con i beni ambientali e faunistici in modo che anche questi ultimi siano rappresentati da un proprio garante nelle vesti del ministro dell’ambiente in grado d’interloquire riguardo a caccia pesca e foreste. Lo Stato deve assolvere i propri compiti con maggior efficenza tramite le istituzioni pubbliche preposte all’uopo, ad esempio facendo censire i lupi dall’ ISPRA, per assicurare unitarietà ed omogeneità nella gestione e fruizione del patrimonio nazionale, senza scaricare le proprie inettitudini e inadempienze sugli enti locali che poi subiscono il malcontento della cittadinanza che è costantemente depauperata di servizi e discriminata in base alla regione di residenza. Così come purtroppo è avvenuto ed avviene in Salento dove ulivi millenari sono cancellati impunemente dal patrimonio dei beni comuni senza che ne rimanga traccia neanche nella memoria per le future generazioni perché mai censiti come alberi monumentali da ente nazionale super partes.
Arianna Stocola – potete gentilmente spiegare a tutti cosa ci fanno delle capre al pascolo a inizio Dicembre in 50 cm di neve ? Quando dovrebbero essere già ricoverate in pianura? Potete spiegarmi perché non ostante ci siano state nevicate abbondanti e previste per giunta da giorni nessuno si sia preoccupato già da un pezzo di recuperare le capre ? E in fine perché non ci sono cani da guardiania in località dove si conosce la presenza del lupo da un bel po’? Forse in tutto questo la vera drammaticità è la poca presa coscienza e la difesa a spada tratta di chi il proprio lavoro forse forse non lo fa poi tanto bene .. e non serve venire dalla città qui per capirlo
Pasquale Luciani – Noi abbiamo 16 branchi e mai persa una pecora …un gregge senza cani e come una scatola di cioccolatini ad un party…
Alberto Montagna – Un caro amico pastore abruzzese un giorno mi disse ” il lupo seleziona non solo i selvatici ma anche i pastori in chi lo sa fare e chi no “. Sante parole
Marco Congiu – il lupo fa il lupo! Ci sono i sistemi attivi o passivi per cercare di limitare i danni.
L’essere umano è il suo egocentrismo.
Siamo ingranaggi di uno stesso motore. Quando ce ne renderemo conto avremo ben chiaro tutto il tempo perso!
Paola Centofanti – il modo di disincentivare la fauna ad attraversare le strade è già stata inventata è sperimentata con successo! Dato che però i dissuasori stradali hanno un costo nessuno li vuole applicare!ma è stata sperimentata anche su strade italiane con una diminuzione del 99% dell’ incidenza di incidenti dovuti a fauna per cui i metodi ci sono basta renderli obbligatori
Ornella Dorigatti – SERATA SUI LUPI
Trentino, gennaio – abbiamo avuto il piacere di partecipare ad una serata informativa (probabilmente finalizzata ai fini per raggiungimento per eventuali voti per le prossime elezioni)
In caso contrario non si capisce perché tutta questa miriade di serate informative che per il passato non ne avevamo mai visto un’ombra.
“MIKY” allians dott. Michele Dallapiccola, ex. assessore alla caccia, pesca, agricoltura, ecc…. si sta rivelando proprio un simpatico ultimamente. Ha spiegato in maniera pulita ed esaustiva le vissecitudini degli orsi e dei lupi del Trentino.
L’ho ha fatto in maniera ironica, in alcuni passaggi, così tanto per stemperare un po gli animi e noi non conoscevamo certo questo suo stile burlone.
Nel caso si trovasse a piedi con il proprio lavoro potrebbe trovare sicuramente lavoro in una qualche compagnia filodrammatica.
Certo che non si è risparmiato di fare del terrorismo psicologico,tra le righe,e su questo ci ha marciato parecchio, vista l’aula colma di cacciatori, pastori, allevatori e qualche animalista presente da lui puntualmente notato.
Gli abitanti della Vigolana (dopo questa serata pseudo informativa) e la serata secondo “MIKY” hanno paura ha tornare a casa a piedi. Certo sarebbe utile che la stessa platea sentisse un’altra campana per poter avere una consona informazione.
Tumori, pesticidi,incidenti automobilisti, di caccia, fanno in realtà un bel numero di morti, ma questo non fa notizia. Il problema è che il lupo non mangia le pecore dell’amico …. dell’amico.
Nonostante questo sembra che i recinti e i dissuasori che la precedente giunta stava adottando continuano ad avere una certa efficacia, di conseguenza spiace per i poveri allevatori che perdono dei capi di bestiame a loro affezionati, anche se alla fine vanno tutti al macello e vengono tramutati in denaro.
Per concludere al di là della sottile ironia a modesto parere la convivenza appare possibile. Non era della stessa idea il dott. Dallapiccola come un buon camaleonte si plasma e costruisce la propria relazione in base alla platea che si trova di fronte.
Forse qualcuno nel settore, sta capendo che i possibili voti non vengono solo da una piccola minoranza collocata in Trentino, ma la gente è sempre più sensibile a fattori ambientali e potrebbe portare i propri voti anche da un’altra parte.
Ricordiamoci che il lupo e l’orso sono animali protetti.

MADDALENA DI TOLLA DEFLORIAN – PERCHÉ MAI SI DEVE FOCALIZZARE UN MESSAGGIO ALLARMISTICO SU IPOTETICI E RARISSIMI “CONTATTI” E PARLARE DI PRONTO INTERVENTO DEL 112 (MANCO IL LUPO FOSSE UN CRIMINALE). QUESTO È L’UNICO MESSAGGIO DIFFUSO DA PARTE DELLA LISTA DEL SINDACO (ALTOPIANO DELLA VIGOLANA), SENZA CHE FINORA IL COMUNE ABBIA FATTO LA BENCHÈ MINIMA INFORMAZIONE COMPLESSA SUL LUPO. NON C’È ALCUN MOTIVO DI DIFFONDERE MESSAGGI SIMILI. IL LUPO È UN TASSELLO PREZIOSO DELLA BIODIVERSITÀ. I LUPI SONO NATURALMENTE PRESENTI AL LORO POSTO,DENTRO IL NOSTRO ECOSISTEMA. UN COMUNE SAGGIO NE PARLA IN MODO CORRETTO E COMPLESSO, ILLUSTRANDONE LE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE ED ETOLOGICHE, SUGGERENDO CORRETTI COMPORTAMENTI DI RISPETTO, (E ANCHE MAGARI DI IMPEGNO PER LE PREVENZIONE AGLI ALLEVATORI). NON HO MAI VISTO CONSIGLI SIMILI SUI RISCHI DELLA CACCIA, PER DIRE, DA PARTE DEI NOSTRI COMUNI. EPPURE LA CACCIA UCCIDE OGNI ANNO CIRCA TRENTA PERSONE IN ITALIA E NE FERISCE CENTINAIA, UCCIDENDO ANCHE CENTINAIA DI ANIMALI DOMESTICI.
I LUPI, INVECE, NON UCCIDONO LE PERSONE IN TRENTINO E IN ITALIA. “ALLA VISTA DEL LUPO” SI GUARDA E BASTA, NON SI CHIAMA IL 112. MALE, MALISSIMO. QUESTA COMUNICAZIONE È SBAGLIATA.
I MAGNIFICI LUPI SONO TORNATI A CASA LORO, CHE È ANCHE CASA NOSTRA… BEH: CHE CHI PROVA FASTIDIO ANZICHÈ RENDERE IL POVERO LUPO OGGETTO DI ASTIO E PAURE ASSURDE, INFORMI E FORMI LA POPOLAZIONE ALLA SERENA CONVIVENZA CON UN ANIMALE ALPINO FINO AL MIDOLLO, CHE HA DIRITTO DI VIVERE QUI.
AGGIUNGO: I “CONFINI DEL CENTRO ABITATO” COSA VORREBBE DIRE IN VIGOLANA? I PRATI A LATO DELLA STATALE ALLA ROTONDA FRA I PAESI, SONO “CENTRO ABITATO”? AH, SE RAGIONIAMO COSÌ NON VOGLIAMO NESSUN LUPO, IN PRATICA. DA LÀ I LUPI PASSANO PER CAMBIARE VERSANTE, SALGONO E SCENDONO DA E VERSO IL BOSCO. ABBIAMO FRAZIONI SPARSE OVUNQUE. QUI TUTTO È BOSCO E CENTRO ABITATO INSIEME.

MCristina Solza – Hanno dimenticato una postilla: mentre prendi il telefono e digiti 112, il lupo è già sparito.

ALESSANDRO GHEZZER – L’ALLARMISMO DEMENZIALE
QUEI TRE PUNTI SAREBBERO VALIDI PER CHI AVVISTASSE I CACCIATORI PIUTTOSTO, VISTO CHE FANNO 30 MORTI OGNI ANNO.

Davide CelliIstruzioni per l’uso. Vi entrano i ladri in casa? Non sparate, vi arrestano, poi vi condannano e buttano via la chiave. Come salvarsi? Comprate una quaglia, una lepre, un piccione, un fagiano, e allevatelo nelle vicinanze di casa. Arriva un ladro, sparate. L’avete colpito. Pazienza. Dite di essere un cacciatore. Nessuno vi farà niente e ne uscirete più puliti del culo di un bambino.

GENIUS LOCI

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Mario Actis Grosso – Dos non ci si improvvisava..e poi i dos conoscevano il territorio, avevano scarponi ai piedi..ah già! erano del Cfs, quello sciolto dal PD perché professionalmente preparato…
Giovanni Mughini – per evitare la crescita dei rovi si può sempre ricorrere al fuoco prescritto, sembra diventerà la nuova moda del mondo forestale! Il fuoco prescritto potrebbe inoltre ridurre la presenza di quei fastidiosi animaletti quali: ricci, tartarughe, serpi, sa lamandre ….e se fatto al momento “giusto” nidi di merlo, fagiano ecc.. Se non fosse evidente l’ironia. Chiarisco che sono contrario a tale tipo di interventi a meno che adottarli nelle “cesse parafuoco” che per definizione nel periodo di pericolo incendio dovrebbero essere uguali ad un campo appena arato, privo di qualsiasi forma di vegetazione perché il fuoco distrugge il terreno e la fauna che non riesce a scappare: tartarughe, ricci, serpenti, se in periodo di cova uova o nidiacei ecc.
Cristiano Autolycos Manni – Chi propone il fuoco prescritto (sicuramente efficace come misura di prevenzione), lo fa dall’effetto “tunnel” della sua formazione, vale a dire solo per l’AIB, un po’ come si fa per i fiumi e la “sicurezza idraulica”. Per questo motivo il fuoco prescritto andrebbe usato come extrema ratio. Ed in effetti al momento non lo si usa moltissimo, per fortuna. Per diminuire il “combustibile”, meglio ricorrere al pascolo. Ho dedicato un pomeriggio a ripulire il vecchio sentiero che da Scalvaia porta alla Steccaia, antica diga medievale sul torrente Farma. I posti sono splendidi, come quando ero bambino, e percorrevo il sentiero per andare a pesca.
Poi il torrente è divenuto meta balneare, e in estate è pieno di gente che arriva comodamente in auto, schiamazza, lascia rifiuti, e disturba un po’ il genius loci di questi luoghi.
Il sentiero è stato ripulito da me 3 anni fa, e censito nel trekking. Quando ero piccolo era una mulattiera, poi i trattori dei tagliaboschi lo distrussero, e da allora rimase abbandonato.
Anche oggi l’ho trovato messo male, perché non ci passa nessuno. Se fosse chiusa la strada di accesso, forse la gente farebbe due passi partendo da Scalvaia (ci vogliono 20 minuti a piedi), e magari il piccolissimo paese, che ormai conta poco più di 30 anime, potrebbe rivitalizzarsi e sopravvivere. E invece la strada rimane aperta, la gente continua a vociare e a sporcare, e Scalvaia muore. bisognerebbe recuperare l’antica gora, che è stata lì per 800 anni, e dieci anni fa il lungimirante contadino ha chiuso tutto e l’ha…. arata. Niente di strano: guarda cosa è successo con l’antica via Maremmana a Campora…. devastata dai tagli boschivi (ceduo, ovviamente). Mi sono raccomandato, in caso di questa nefasta eventualità, che lascino almeno una fascia di 2 – 3 metri sui lati del sentiero, in modo che il sole non permetta la crescita dei rovi.
Penso che la mia avversione per il ceduo nasca anche dalla mia passione per le passeggiate e le escursioni in bosco. Una volta, a 20 anni, sono dovuto andare al pronto soccorso per una brutta ferita alla sclera dell’occhio, perché mi sono imbattuto in una giovane tagliata, e un pollone mi ha colpito nell’occhio nel tentativo di strigarmi dalla ramaglia.
Qualche giorno fa sono capitato in un taglio di ceduo finalizzato alla produzione di cippato, con utilizzo di tutta la pianta senza rilascio di ramaglie. Sono rimasto molto impressionato perché è scomparso tutto lo strato di lettiera e di humus, ed il suolo è arrivato allo strato minerale: si possono notare le piccole radici superficiali, quelle che di solito sono in relazione con i funghi a formare le micorrizze, totalmente scoperte e ormai morte.Il mese di novembre è stato molto piovoso, ma la causa principale è da ricercarsi nella scopertura del suolo. Sono sempre più convinto che sia essenziale abbandonare il ceduo e passare a sistemi selvicolturali che lascino permanentemente la copertura arborea. È necessario come misura di mitigazione per gli eventi climatici e meteorologici sempre più estremi, altrimenti consegneremo al futuro lande degradate al posto dei boschi.
Caviola Alessandro – Continuano a battere sul concetto secondo cui quelli che criticano il turismo di massa e le opere impattanti, sono solo i cittadini che non sanno niente di vita in montagna, mentre “noi montanari” siamo tutti favorevoli a qualsiasi proposta, anche la più scellerata, perchè dobbiamo faticosamente sopravvivere.
Personalmente sono un fiemmese, vivo la montagna da sempre e riconosco il valore del turismo qui da noi, visto che senza di esso non avremmo il tenore di vita che possediamo.
Nonostante ciò non mi sento rappresentato da persone (politici o imprenditori) che promuovono un modello di sviluppo vetusto e continuano imperterriti a dire che “loro sanno quali sono le esigenze del territorio”. Proprio loro che magari non mettono piede in un bosco da quando avevano cinque anni e montano sul SUV per andare a fare la spesa.
Il nostro è un territorio che ad ogni stagione turistica si riempie di rifiuti, smog e gente maleducata.
Ma dopo tutto non possiamo lamentarci, abbiamo abituato noi questa gente a trovare in montagna gli stessi divertimenti che trova in città.

ALESSANDRO GHEZZER – E POI C’È SEMPRE LA RETORICA DEL “NOI MONTANARI SÌ CHE SAPPIAMO COME SI FA A TUTELARE IL NOSTRO TERRITORIO” OPPURE L’ARGOMENTO PRINCIPE DE “LA MONTAGNA CHE SI SPOPOLA”. BASTA INFATTI ANDARE A VEDERE LE LANDE DESERTE IN FASSA, IN GARDENA, BADIA E ALTRE ZONE DOLOMITICHE FLAGELLATE DALLA PELLAGRA E DELLE CARESTIE. IL PROBLEMA PENSO SI POSSA SINTETIZZARE COSÌ: GLI AMBIENTALISTI NON HANNO INTERESSI, NÉ DIRETTI NÉ INDIRETTI, QUINDI CERCANO DI FARE RAGIONAMENTI SUL MEDIO O LUNGO PERIODO. AL NEGOZIANTE O A CHI CAMPA IN QUALCHE MODO IN UNA STAZIONE TURISTICA, NON GLIENE FREGA NIENTE DELL’AMBIENTE E MEN CHE MENO DEL LUNGO PERIODO, È TALMENTE PRESO ALLA GOLA CHE GLI VA BENE QUALSIASI COSA POSSA FARLO SOPRAVVIVERE ANCHE UNA SOLA STAGIONE, POI SI VEDRÀ. PERCHÉ TUTTO IL BARACCONE DELLO SCI STA IN PIEDI QUASI SEMPRE GRAZIE AI SOLDI PUBBLICI. A CHI DIPENDE DA QUESTA INDUSTRIA GLI VA BENE TUTTO: NUOVI IMPIANTI, NUOVE PISTE, BACINI DI INNEVAMENTO, IL RADUNO DEI QUAD, I CONCERTI, I FUOCHI ARTIFICIALI NEI PARCHI, QUALUNQUE COSA. MICA PAGA LUI. IL PROBLEMA È CHE COSÌ SI PROLUNGA UNA AGONIA, PERCHÉ PRIMA O POI IL MALATO MORIRÀ COMUNQUE, AVENDO IGNORATO QUALUNQUE TERAPIA ALTERNATIVA.

IVO CESTARI – QUALCUNO MI DOVRÀ SPIGARE COME MAI IN UN’ALTRA ZONA DI “PIAGNONI” (SAN MARTINO DI CASTROZZA, PRIMIERO), NEGLI ULTIMI 30 ANNI LA POPOLAZIONE È AUMENTATA DI 5000 UNITÀ, SE RICORDO BENE!

OTTONE TADDEI – CIRCOLA TRA QUESTI DISINFORMATORI IL MESSAGGIO CHE SENZA LA PRESENZA UMANA, L’AMBIENTE MONTANO ANDREBBE IN ROVINA, SI DEGRADA, SUCCEDONO I CATACLISMI NATURALI… TUTTE GROSSISSIME STR…..E!! SAREBBE INVECE AUSPICABILE UN CERTO SPOPOLAMENTO DELLA MONTAGNA. TUTTO L’OPPOSTO

MASSIMO BLONDA – RURALITA’ E COMFORT DI VITA
SECONDO MOLTI NON SONO COMPATIBILI. UNA FRASE EMBLEMATICA CHE SI SENTE SPESSO: “SCORDATI LA PISCINA!”
IL MOTIVO? CONSUMA ACQUA, SPAZIO, COSTA MANTENERLA, SE DEVI SVUOTARLA NON SAI DOVE BUTTARE QUELL’ACQUA PIENA DI CLORO E POI NON AVRAI IL TEMPO.

Ma metti che una misura prevista dai piani di adattamento ai cambiamenti climatici, alla voce “aumento delle capacità di raccolta e accumulo delle precipitazioni” prevedesse anche una serie di vasche;
metti che quelle vasche si potessero costruire secondo tecniche naturalistiche;
metti che si potessero tenere pulite grazie a un ecosistema vegetale ripariale;
metti che quell’acqua fosse utilizzabile in tanti modi, dall’orto a una rete duale, fino al così detto “termico a bassa entalpia”;
metti che una di esse fosse così spesso ricambiata naturalmente da essere particolarmente limpida e pulita;
metti che già ne esistessero tante e si chiamassero, appunto, piscine naturali;
e infine, metti che fosse piacevolissimo tuffarvisi e nuotare, come in tutte le piscine, magari non nell’azzurrino apparentemente cristallino, ma nel naturalmente pulito;
perché dovrei scordarmi la piscina?
Vedete, voi dello “scordati questo e quell’altro”, ci sono certamente agi apparenti che è un bene dimenticare perché non sono affatto salubri, ma quelli veri, sani e sostenibili, perché dovrebbero mancare in un modello di vita diverso?
Antonella Giordanelli – negli anni ’80 e ’90 con marito e due bambini ho vissuto in un casolare dove tutti gli scarichi andavano in dispersione in un piccolo pozzo nero circondato da un breve canneto a 4 o 5m dal fosso in cui scorreva acqua limpida, nuotavano granchi di fiume, gracidavano raganelle e fiorivano ranuncoli palustri: in casa non facevamo uso di alcun prodotto chimico, quindi noi si alimentava il refluo con sapone di marsiglia e fertilizzante organico ! Ai molti amici ospiti offrivo in dono, fresche di giornata, preziose borre di barbagianni e comode osservazioni ornitologiche su quei pochi metri quadrati di canneto protetto tra le finestre di casa e la strada asfaltata che consentivano la nidificazione, oltre che del comune cannareccione, anche di ben due coppie di rarissini basettini ! Ci vuole così poco…..

QUAND’È SUCCESSO?

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QUAND’È SUCCESSO?

SERGIO COSTA – ENNESIMA OPERAZIONE DEL CORPO FORESTALE DEI CARABINIERI CONTRO IL TRAFFICO ILLECITO DI RICHIAMI VIVI. UCCELLINI VIVI CHE VENGONO USATI PER CATTURARE ALTRI UCCELLI. UNA PRATICA CHE FA RIBREZZO.

In questa operazione sono state arrestate 18 persone e 50 indagati. Quasi 50 perquisizioni tra Trentino, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Toscana. Sono stati trovate oltre 20 mila esemplari tra vivi e morti. Una scena terrificante
Questi 18 arresti sono frutto di un enorme lavoro d’indagini e perquisizioni che ha visto impegnati oltre 250 uomini dei Carabinieri del Corpo Forestale di 7 diversi reparti e a loro vanno i miei più sentiti complimenti. Oggi lo Stato è dalla parte degli animali e faremo di tutto per tutelare la loro vita. Facciamo tutti parte di questo Pianeta e noi, esseri umani, siamo solo una delle specie presenti nel mondo, e dobbiamo proteggere e rispettare tutto il resto della biodiversità
Mauro Malossini Saranno sempre anni neri se non si fanno controlli sistematici e se non si rifonda un Corpo organizzato di polizia ambientale con tutte le competenze tipo il Corpo Forestale dello Stato. Meglio sarebbe stato che non l’avessero accorpato e sminuito, ma invece dovevano potenziarlo e organizzarlo meglio, molte volte la politica fa solo danni e su ambiente e fauna selvatica ne fa fin troppi ..
Cristiano Autolycos Manni – Con l’eccezione del ministro Costa, il m5s ha abbastanza deluso sulle politiche ambientali, forse a causa degli alleati che ha avuto al governo, notoriamente schierati sul fronte opposto dell’ambientalismo. La lega, da un lato, professa apertamente un pensiero anti ambientalista. Il PD, invece, pur proclamandosi ambientalista, in realtà è fortemente condizionato da spinte produttivistiche di tipo estrattivo, che provengono spesso dagli enti locali ( comuni e regioni).
Piero Tateo – “Ci chiediamo come sia possibile che né la Regione Puglia né l’Osservatorio Fitosanitario, abbiano mai proferito parola in merito al fatto che Xylella è endemica e si riscontra la presenza di Xylella in un ulivo a Nord nord di Bari da tanto tempo. Tale notizia dimostra – ancora una volta se ce ne fosse bisogno – che non è la Xylella a far seccare gli alberi e che, soprattutto, il batterio è endemico e quindi non è più eradicabile! Questo significa che le misure di lotta al batterio oltre ad essere inefficaci (come riporta la letteratura scientifica e come già noto da tempo all’EFSA) sono anche assurde. E’ sempre più evidente che l’obiettivo di tali misure è quello di liberare il suolo dagli alberi di olivo secolari, e il territorio dall’economia locale per far posto alle colture superintensive e ai circuiti del mercato globale, con buona pace anche per l’ambiente, il clima e la salute! Il nostro auspicio è che la Procura di Bari faccia luce su questa grave vicenda e sugli elementi recentemente emersi prima che i nostri ulivi vengano tutti dati a fuoco e la nostra Terra venga irrimediabilmente distrutta dall’arroganza del potere e dagli appetiti di qualche speculatore senza coscienza».
Sara Cunial – Uno non vale uno.
Stiamo perdendo chilometri e chilometri di bosco ogni giorno a causa di politiche ed economie devastanti, ma si esulta perché mentre si abbattono alberi secolari, dalle chiome maestose e i tronchi possenti si stanno ripiantando stuzzicadenti.
Le funzioni ecosistemiche di un albero appena piantato non sono neanche paragonabili a quelle di foreste e piante mature.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima potrebbe divenire il lasciapassare per lo sfruttamento delle #biomasse legnose decretando la parola fine alla tutela del nostro patrimonio boschivo. Mentre nel mondo il grido di allarme per il nostro futuro si fa sempre più acuto, in Italia, gli ultimi presidi verdi, di ossigeno e biodiversità, con la Legge di Bilancio prima e con questo Piano poi, rischiano di essere irrimediabilmente compromessi.
Il Governo italiano ha deciso infatti di continuare a finanziare il sistema delle biomasse legnose, a discapito dell’ambiente, della sicurezza dei cittadini che li vivono e dell’intero Pianeta.
La conservazione del patrimonio forestale è infatti essenziale per la stabilità del suolo, la regimazione delle acque, il sequestro di CO2 e quindi il contrasto ai cambiamenti climatici.
L’appello della scienza è tanto chiaro quanto inascoltato: è tempo di invertire la rotta. Servono politiche energetiche davvero sostenibili, che puntino su energie realmente rinnovabili e che non mettano a repentaglio la nostra sopravvivenza per soddisfare l’ennesima speculazione economica.
I boschi, vivi e vegeti, sono una risposta incredibile e concreta a tutto questo. Abbatterli significa abbattere le ultime possibilità che abbiamo di vivere dignitosamente su questa Pianeta.
Mario Actis Grosso Se gli attuali progetti Europei sulle biomasse andranno a buon fine serviranno circa oltre 30 milioni di tonnellate/anno di cippato, ovvero 2700 km/quadrati di foreste da abbattere ogni anno… è questo che serve per salvare il pianeta?

ZEALAMB SHAN – ROMA, RIUNIONE DEL COMITATO DI QUARTIERE: “BISOGNA TAGLIARE GLI ALBERI SULLA VIA PERCHÉ SI RIEMPIONO DI FORMICHE E QUANDO I BAMBINI VANNO A GIOCARE VENGONO “”””AGGREDITI”””” DALLE FORMICHE”.
PREMESSO CHE NON HO MAI VISTO UN BAMBINO GIOCARE PER STRADA, VI PREGO, AIUTATEMI VOI A CAPIRE. NON VOGLIO NEANCHE STARE A FAR QUESTIONI SULL’IDEA DELLE FORMICHE CHE AGGREDISCONO MA, COME PER LA STORIA DEGLI AIRONI NEL GIARDINO DELLA SCUOLA, COSA È SUCCESSO? QUAND’È CHE ABBIAMO COMINCIATO A DIVENTARE COSÌ IDIOTI? COSÌ IGNORANTI?

STE SONDRIO NON UMANIZZIAMO GLI ANIMALI…. LE ORCHE SI SONO AVVICINATE ALLA COSTA NON PERCHÉ STIANO IMPLORANDO AIUTO DAGLI UMANI MA PER MOTIVI LEGATI AL MAGGIOR RIPARO CHE UN LUOGO RISTRETTO CONFERISCE.POTREBBE ESSERCI STATO UN CONCATENARSI DI EVENTI E CIOÈ LA MORTE DEL PICCOLO E L’ESPLETAMENTO CONSEQUENZIALE DEL RITO DELL’ABBANDONO DEL CORPO CHE RICHIEDE ANCHE SETTIMANE MA CHE ALLA SUA CONCLUSIONE POTREBBE ESSERCI UN NUOVO STOP ALLA PRESA DEL LARGO PER CAUSE CHE POTREBBERO ESSERE LE MEDESIME CHE HANNO CAUSATO LA MORTE DEL PICCOLO.
E QUASI CERTAMENTE SARANNO IMPUTABILI ALLA PRESENZA UMANA ….
QUELLA PRESENZA, CHE APPUNTO, NON É RICHIESTA DAGLI ANIMALI ESSENDO LA CAUSA PRIMARIA DELLA LORO AGONIA.
DENTRO E FUORI I LUOGHI DI PRIGIONIA.
È TRISTE A DIRSI E LO DICO CON RABBIA VERSO I MIEI SIMILI LE CUI ATTIVITÀ ANCHE DI SVAGO (VEDI CROCIERE ) STANNO DECIMANDO GLI ANIMALI .. MA SE MORIRANNO (E OVVIAMENTE MI AUGURO DI NO) MORIRANNO DA INDIVIDUI LIBERI E NON DA POVERI CORPI DI SCHIAVI AMMAESTRATI PER IL GAUDIO DI QUATTRO DEFICIENTI CHE PORTANO I LORO FIGLI A “CONOSCERE” QUELLI CHE UN TEMPO ERANO I PADRONI DELLE ACQUE E ORA FANNO CASSA PER IL SISTEMA DI OPPRESSIONE..

Francesco Cortonesi – LA STORIA DEI CAMMELLI IN AUSTRALIA
Diecimila verranno abbattuti in Australia. La notizia ha fatto in breve il giro di tutte le testate. Il motivo sarebbe che bevono troppa acqua. Se non fosse tragico, ci sarebbe da ridere. Inoltre, per aggiungere l’assurdo all’assurdo, i cadaveri di quelli che muoiono per sete inquinerebbero le falde acquifere. Come dire che chi fa jogging consuma troppo ossigeno.
A chiedere l’abbattimento sarebbero stati i leader degli aborigeni dell’area di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara (APY). Il mito del buon selvaggio, per citare Jean-Jacques Rousseau.
In Australia ci sono due specie di cammelli selvatici che si distinguono tra dromedari (Camelus dromedarius) e cammelli battriani (Camelus bactrianus). Sono arrivati nel continente oceanico importati dall’India britannica e dall’Afghanistan durante il XIX secolo e utilizzati soprattutto per i trasporti e le costruzioni durante la colonizzazione delle regioni centrali e occidentali del Paese. Alla fine dei lavori molti furono rilasciati in libertà e da allora sono cresciuti rapidamente fino a toccare nel 2008 quota un milione di esemplari, ma già a partire dal 2013 sono state messe in atto delle operazioni di abbattimento, che ne hanno abbassato il numero a circa 300mila (in pratica 700 mila cammelli uccisi in 5 anni). Le tecniche di abbattimento, anche questa volta, saranno le solite. Quelle che tanto piacciono al governo australiano: caccia dagli elicotteri “one shot one kill”
Tutto questo è ridicolo se si pensa che per fare 1 kg di carne occorrono circa 15 mila litri d’acqua. Ancora una volta a pagare il prezzo del biglietto sono però gli animali. La domanda, ormai retorica, è sempre la stessa: ci si rattrista per queste stragi ma non si è disposti a rinunciare alla carne. Non si è disposti a farlo, non solo per gli animali che tanto ci commuovono quando sono lontani dal piatto, ma neppure per salvare il Pianeta.
E allora forse basta con questa ipocrisia.
Uccideteli tutti.
Uccideteci tutti.