Antonella Giordanelli – A Gubbio nel 1220 Francesco mostrò come rapportarsi con gli animali: alla morte naturale la lupa fu sepolta sotto una pietra nella chiesa della Vittorina insieme alla vana predicazione del santo di cui rimane in Umbria solo il nome di luoghi di culto turistico.
Stefania Panozzo – Credo sia doveroso però fare una precisazione circa la morte della lupa ritrovata nei pressi di Fosse di San’Anna d’Alfaedo nell’agosto 2012, primo caso di bracconaggio per i lupi presenti in Lessinia,.
La morte non era avvenuta solo per avvelenamento…
Il comunicato stampa pubblicato in seguito all’autopsia riportava che il corpo dell’animale presentava lesioni traumatiche a livello di sterno-costato, del muso e del collo, presenti anche in profondità fino alla trachea, compatibili con la presa di un laccio. L’analisi del contenuto gastrico aveva evidenziato la presenza di un’esca ancora non completamente digerita contenente un pesticida, purtroppo spesso utilizzato negli avvelenamenti dolosi. La diagnosi definitiva di morte per avvelenamento acuto non escludeva comunque FOSSERO STATI INFLITTI ULTERIORI REATI DI MALTRATTAMENTO NEI CONFRONTI DELLA LUPA ANCORA IN VITA!
Una triste verità che molti conoscono ma che viene, ovviamente, sempre taciuta….
Alessandro Ghezzer – Sarebbe bello poter uscire finalmente, una volta per tutte, dall’ambiguità: quale sarebbe questo “punto di equilibrio”?si continua a girare alla larga, mi pare. Tutti invocano un punto di equilibrio ma nessuno si azzarda a dire quale. A me pare possa essere quello della prevenzione, punto. Gli abbattimenti non servono e sono anche più dannosi. Ma si continua a stare sul vago, vagheggiando appunto abbattimenti senza dirlo esplicitamente.
Ivan Mazzone – é tutto pilotato dalla politica e da coldiretti, il progetto green economy dopo la fiera Exspo di Milano ha dato lo sblocco delle deportazioni di animali da reddito all’estero firmato nell’anno 2016, quindi mucche maiali pecore ecc…vengono vendute vive e macellate in paesi esteri, per far questo e per avere un prodotto dop doc o come cazzo lo chiamano loro, devono avere animali da pascolo e quindi non stressati quindi quelli degli allevamenti intensivi non possono essere utilizzati, per ottenere questo hanno bisogno di spazio e come il Caro Enrico Borghi disse in una seduta parlamentare, DOVE SE NON NEI NOSTRI PARCHI, ecco perché c’é questa guerra al lupo, LA PRIMA MINACCIA PER IL BESTIAME
Tamara Panciera – C’è stata un ‘altra aggressione del lupo ai selvatici che vivono nella zona che da anni sto cercando di proteggere. Dispiacere senza fondo. Non ce l’ho col lupo, ovviamente, mica posso pretendere che diventi vegano, lui preda perché non ha alternativa. Quest’aggressione è la seconda, qui. Una terza era stata riportata dalla stampa qualche settimana fa, ma, parlando con una persona che ha seguito la vicenda, in realtà molto probabilmente la preda, un capriolo, era morta per altre cause ed è stata successivamente aggredita da volpi ecc. Infatti la carcassa era quasi integra( il tutto per dire che si grida al lupo anche a sproposito). Resta il fatto che, cervi e caprioli, animali vegani che sono l’ incarnazione di mitezza e grazia, vengono aggrediti da ogni fronte: cacciatori, predatori ed investimenti stradali che aumentano proprio durante la stagione venatoria perché, poveri, spaventati da fucilate improvvise, o cuccioli privati dell’insegnamento delle madri uccise, attraversano incautamente le strade; incidenti che spesso vengono strumentalizzati perché li si vuole ricondurre a presunti esuberi. Mi chiedo come possano vivere nella costante angoscia e paura. Dulcis in fundo, curiosamente, riferendo di quest’episodio, la stampa, anziché riportare dichiarazioni di esperti, ha riportato le dichiarazioni allarmistiche di cacciatori che, proprio loro!!!, avvertono che il lupo ormai si aggira intorno alle abitazioni. Non ho potuto fare a meno di chiedermi se egli abbia semplicemente preso esempio dai diretti ‘concorrenti’!!
E’ successo lo scorso anno durante la caccia al cervo. Quando nel buio ho visto l’auto appostata ho fatto rumore e il branco di cervi che pascolava tranquillo sul prato è partito. Prima le femmine, poi lui, la vittima designata. Nella corsa frenetica per scampare al pericolo, quando si è trovato vicino alla mia macchina, il suo palco lo ha sbilanciato. E’ stato un attimo, ha girato il muso verso i fari della mia auto e ho visto in quegli occhi tutta l’angoscia, la paura e l’umiliazione del mondo. Mi si è fermato il cuore. Grazie a dio si è subito ripreso e ha proseguito la sua corsa verso la vita. Non dimenticherò mai quell’inciampo, e la tenerezza feroce che il suo sguardo terrorizzato mi ha scatenato dentro. Eppure, per taluni, egli rappresenta il tanto ambito trofeo. Domenica le fucilate saranno per lui, e a seguire per femmine e piccoli. Sarà tutto uno sgomitarsi per accaparrarsi le corna più lunghe. A uno così spari solo se non ti senti all’altezza, a uno così spari solo per invidia.
In provincia di Belluno, continuano i massacri nei boschi( soprattutto a femmine e piccoli ). Hanno vinto la lobby delle armi e l’infamia di chi si accanisce contro una natura già devastata con un calendario venatorio, che non sono riuscita ad estrapolare dal sito della Provincia di Belluno, come dovrebbe essere per trasparenza, il quale presenta anomalie negli orari di caccia. Dunque: in questi mesi, si è spostata l’asse terrestre… Il mio comune Mel è insignito alle Bandiere Arancioni per il turismo: poveri turisti escursionisti.
Elena Leoni – Terricciola, sera… tornando a casa, mio marito ha visto in un fosso un giovane esemplare, di 4 5 mesi, con evidenti problemi gravi al posteriore.
Dopo lunga ricerca di chi contattare ho parlato con l’università di Pisa di veterinaria che mi ha messa in contatto con la associazione Amici Animali che su attivazione da me richiesta dai carabinieri di zona, ha inviato i volontari per il recupero.
Al recupero era presente mio marito. *Il capriolo è morto non appena lo hanno spostato ed è stata visibile la ferita ampia e mutilante da arma da fuoco (non trauma da investimento come ipotizzato in precedenza). *
Abbiamo saputo tramite la associazione amici animali che in giornata nella nostra zona vi era stata una retata dei carabinieri, data la presenza di bracconieri di ungulati”. Brava gente insomma gli sparatori……….
Sonja Crnkovic – anche io oggi o deciso di prendere licenza di caccia , così anche io sarò autorizzata di sparare a ogni cosa che si muove e dove mi pare come fanno loro, tanto se ammazzi qualcuno e solo un INCIDENTE DI CACCIA, mica ci vai a galera paghi multa e sei a posto . Io da stamattina che sto dando caccia a cacciatori intorno a casa mia ,prima poi finisce nel sangue . Forze dell’ordine hanno mani legate e impossibile prenderli nel fragranza di reato per far qualcosa . Stamattina o mandato via tre oggi pomeriggio un altro. Io domenica lo passo così a caccia di cacciatori, mi sono stufata di farmi sparare addosso a casa. Sinceramente cacciatori se li prendi di petto scappano più veloce del lepre . Ultimo oggi pomeriggio lasciava uno di cani mentre scappava con macchina , non ce la fatta scappare lo cacciato. Non dobbiamo chiudersi in casa e aspettare bisogna che li mandiamo via quando sono vicino case
Christian Fraccascia – L’ ha sparata da un metro di distanza fuori al cancello di casa nostra, sotto gli occhi miei e di mio figlio.ha sparato con fucile a pallettoni per cinghiali, poteva colpire il bambino che giocava li fuori.E’ stato come sparare sulla croce rossa o rubare le caramelle a un bimbo.Gli ha tirato mentre gli andava incontro,aveva anche i piccoli nascosti. La fortuna non è stata dalla sua parte , in quanto sono riuscito a fermarlo mentre cercava di scappare con la pavona nel cofano.
Anna Costa – Povero ragazzo. Povera famiglia. Incredibile succedano queste cose. Morire per una …non so come definirla la caccia…sport? No! Passatempo? No! Quella roba li che fa girare tanti soldi e permette di utilizzare armi . un pericolo per tutti noi, per la comunità . si inventino un tiro al bersaglio con sagome da centrare in un posto riparato e se amano la natura vadano a farsi una passeggiata senza fucile che agli animali ” di troppo” ci pensano i predatori …se non li fan fuori a fucilate!
Roberto Melis – Ve ne racconto uno, successo settimane fa, si discuteva, sulla tutela e difesa, sui lupi arriva un Bracconiere, esibizionista o cacciatore, mi chiama per nome e mi dice “ecco come faccio io a far fuori i lupi” e io “occhio che i lupi sono più furbi”, salvo la foto e la mando ad un mio amico ispettore della Forestale, poi dopo li faccio Games Over
Mauro Malossini – Ora con i leghisti al potere quanti lupi troveranno morti e non ci sarà mai un colpevole . Hanno deciso di adottare questo sistema il più facile e il più veloce per eliminare il problema lupo .. I carabinieri forestali avranno un gran lavoro non nel fare indagini, ma ha raccogliere lupi morti … la gente non capisce che gli orsi nel bosco sono a casa loro ed è normale ogni tanto vederli, il mio primo incontro con un orso molto ravvicinato lo ricorderò sempre, stavo salendo un sentiero sul Brenta, ad un certo punto mentre svolto dietro a una curva sento un verso e vedo un animale scappare, si allontana dal sentiero una quindicina di metri poi si siede e mi guarda, è lì che mi rendo conto che è un orso. Certo che non capita tutti i giorni trovarsi su un sentiero con un orso che ti guarda a 15 metri, per me è stata un’emozione unica ed anche una rabbia perché avevo la macchina fotografica nello zaino, sarebbe stata una foto memorabile, ma il mio atteggiamento non cambiò, nonostante la sorpresa e l’emozione di trovarmi così vicino a un orso, visto che non avevo la macchina fotografica a portata di mano, ho fatto finta di nulla e ho proseguito sul sentiero. La strategia con un orso vicino è fare finta di nulla e andare avanti come se fosse un albero. Mi è capitato anche con un orsa con i piccoli, stavo guardando con il binocolo giù per la Valle seduto su una roccia, dietro sento un rumore, mi giro e a 50\60 metri vedo tre orsi che si allontanano, l’orsa con i due cuccioloni, bellissima e pensare che c’è chi ha una paura folle degli orsi, io ci convivo ..
Vincenzo Battista – Campo Imperatore, in cammino verso l’enigma di un masso di pietra scolpito con lo stemma degli Aragonesi, alle pendici di monte Prena: un sigillo, un logo stipato in un sito particolare, identificativo della giurisdizione finanziaria nella gestione delle terre alte dell’Appennino, siamo intorno al 1447, per affermare il dominio dell’enorme economia armentizia in arrivo dal Tavoliere delle Puglie, in questo paesaggio di avvallamenti, depressioni del terreno e risalite sui rilievi delle gobbe erbose, tante conche che da lì, dalle piccole alture, si possono osservare, per poi ridiscendere al centro con questi fossi ondulati, dove la vista è chiusa, impedita come in un imbuto, ma solo per alcune decine di metri. Il territorio si presenta lunare, senza soluzione di continuità, ma poi accade, sì accade, quando di nuovo riprendo a camminare dalla quota delle piccole doline, avviene ” l’incontro”, davanti e me, a pochi passi. Forse il paesaggio nascosto in quella fossa ha creato un riparo, una sosta; forse il vento contrario che non fa fiutare il suo olfatto: non sono sottovento.
Forse lui è concentrato in qualcosa che annusa, ma che scoprirò dopo, più tardi. Ma adesso, le mie pulsazioni aumentano, si mescolano, i battiti accelerano, uno strano tremore si miscela all’ansia: resto così, bloccato, solo, senza difese, non ci sono alibi, forse stringo i pugni, il cervello inizia a viaggiare a velocità inaudita per cercare, sondare, come un motore di ricerca possibili uscite,” risoluzioni”; prova a resettare uno stato d’animo scomposto, ribelle, prova a cercare un programma non emotivo, ma invano, l’atmosfera dentro questo “adesso” non è possibile riassemblarla in un diagramma di battiti cardiaci che mi alzano su i picchi, sempre di più. Non mi resta che guardarlo, bloccato come sono, come un totem muto e silenzioso. Lo guardo, mi ricambia, ci guardiamo entrambi, fissi, io e lupo davanti a me, a una decina di metri, per un tempo che sembra un’ eternità. Ci guardiamo, i suoi occhi obliqui, neri, profondi nel muso allungato, le zampe lunghe, dallo spessore possenti piantate nel terreno, forse un maschio adulto: non si scompone , dovrebbe fuggire ma non ha fretta, non ha paura il lupo poiché viene dal Paleolitico (tra uno e due milioni di anni fa), e nel complesso rapporto con l’ uomo, chissà quante ne ha viste il lupo nel suo codice ereditario. Rimane lì, attimi ma molti di più, non so, ma tanti se riesco così, quasi a indagarlo nel colore del pelo folto, nel mantello con le sue sfumature di grigi, bruni e neri che si mescolano, e la sua testa e gli occhi centrali da predatore e le orecchie triangolari dritte come due antenne.
E‘ fermo, non si muove il lupo con la testa bassa, non digrigna i denti come ho letto da qualche parte e continua a tenere sotto il muso qualcosa, mi controlla nella sua calma, esattamente il rovescio della tempesta che mi scuote, ci continuiamo a fissare forse perché in me non vede una minaccia, poiché il suo software millenario rielabora rapidamente il suo equilibrio di predatore, il suo linguaggio genetico identificativo, forse per lui , sono solo un esile ostacolo a Campo Imperatore , adesso, facilmente da bypassare per il suo vero obiettivo nelle lunghe marce: il richiamo dei compagni, le mandrie al pascolo, i branchi di pecore, non molti distanti da noi. Ma poi, il colpo di scena per me, non per lui, non poteva essere altrimenti, il lupo si gira lentamente con la sua corporatura snella e robusta, gira la testa, muove le zampe e con un’ eleganza da Cavaliere con il suo blasonato coraggio da guerriero, mi dà le spalle, non trotta, non si gira nemmeno per allungare un ultimo sguardo su di me, non ne ha necessità, ma lentamente cammina sulle zolle erbose, risale la piccola dolina con un andamento curvilineo, lo vedo adesso sul rilievo con il controluce che lo inonda nella sua fiera magnificenza, come un fotogramma ( più tardi penserò a film Lady Hawke) sullo sfondo di Monte Prena, una quinta teatrale, il lupo scompare.
Io invece resto lì, mi siedo, scendo lo zaino, in pochi attimi tutto è ridiventato normale, si normale, penso, la “normalità” di quel San Franco, l’eremita di Assergi, che nel XII secolo chiedeva al lupo di restituire ai boscaioli il neonato che gli aveva sottratto: fu accontentato (affresco nella chiesa di Santa Maria Assunta); oppure il lupo scolpito nell’ambone della chiesa di Santa Maria Assunta a Bominaco, che afferra alla gola un giovane cervo; invece nel santuario della Madonna d’Appari a Paganica, in un bassorilievo in pietra, un lupo vuole entrare nel cerchio magico del simbolo della Trinità, fino a Carlo Ruther (sec. XVIII, nella grande tela della Basilica di Collemaggio), che dipinge Celestino V e il lupo mansueto nell’atto di porgere nella sua bocca il cibo. Messaggi subliminali, icone sulla pietra e della pittura, testimonianze di un mondo in perenna lotta tra il bene e il male, e lui, il lupo senza peccato, al centro della disputa, per secoli.
Antonia Di Marco – Bellissimo il rapporto tra un uomo pacifico e un lupo nel suo habitat , guardingo ma rispettoso… lo stato mentale agitato e l’ impotenza di risorse per un’ eventuale difesa … descrizione bellissima !!! Io ho risentito gli ululati in una notte della neve del 56. Ero piccolissima…ma li ho registrati, paurosi e divini !!!
Giuseppe Zaccagnini – un racconto stupendo che mi ha risvegliato due ricordi. Uno della mia infanzia, lontano e vago, dell’unico lupo che io abbia mai visto, ahimè morto ammazzato – forse da qualche pastore che difendeva il suo gregge – e portato in processione per le vie di Assergi, steso su una scala a pioli con una mela in bocca. E uno dei primi anni ‘70, quando con un mio caro zio feci la salita del Monte Prena, dove cogliemmo le stelle alpine (in numero allora permesso, che credo fosse 3) e facemmo il picnic co’ pane salame e casce e ‘na buttija de vine.
Giampaolo Concas – Discorso alle 10 di sera con una persona sulle montagne di Villacidro.
Lui: Mamma mia che giornata sfortunata.
Io: perché dici che è stata una giornata sfortunata?
Lui: Come perché? Sono uscito stamattina alle otto per cercare funghi, dovevo rientrare a casa per pranzo e invece mi sono perso e verso l’una ho chiamato per chiedere aiuto dopo di che il telefono mi ha piantato e oltretutto ha cominciato a piovere e mi sono bagnato sino alle ossa, non capivo assolutamente dove ero e si è fatto buio, sino a quando non ho visto i lampeggianti e sentito la sirena ero disperato, meno male che l’oroscopo diceva che oggi doveva essere una giornata fortunata!!!
Io: Dai che poi non ti è andata così male, pensa che ci hanno avvertito alle cinque del pomeriggio che c’era un disperso, siamo arrivati dove avevi la macchina e i carabinieri ci hanno raccontato la tua telefonata dove gli avevi descritto quello che vedevi permettendoci di capire dove potevi essere, tempo di arrivare dove pensavamo potessi vederci abbiamo acceso i lampeggianti e la sirena per farti capire che c’eravamo siamo riusciti a sentire le tue urla e a venire a prenderti, questa notte dormi a casa e non all’aperto inzuppato di pioggia, la tua fortuna è stata che ci fosse una pattuglia del Corpo Forestale che conosce queste montagne come il cortile di casa propria! Come vedi l’oroscopo non aveva tutti i torti!
Emanuele Cabriolu – non é stato e non sara’ mai l’ultima volta perché nel silenzio e nella indifferenza generale il cfva continua a soccorrere dispersi, feriti e pure morti, in ogni dove, montagne del Sulcis o Supramonte, trovandosi di fronte anche a tecnici, turisti presunti esperti in ciabatte senza acqua , dotati di semplici magliette, con una natura che esige rispetto; pure qua da noi alcuni si sono avventurati tempo fa sulla scogliera senza trovare poi la via del ritorno intrappolati tra le falesie e la mareggiata, cosa che io da antiochense non ho mai fatto! poi alla fine l’oroscopo…funziona sempre bene grazie a tanti colleghi forestali.