Massimiliano Bernini, deputato M5S – CHE FINE HANNO FATTO LE 12 BASI AEREE TEMPORANEE DELL’ EX-CORPO FORESTALE DELLO STATO?
Stamani ho cercato degli aforismi sugli alberi che da sempre sono ispiratori di buoni sentimenti e buone intenzioni; inevitabilmente infatti, parlare di alberi ci proietta al futuro e al mondo che lasceremo alle generazioni che ci seguiranno.
Di seguito, quelli che mi hanno più colpito.
Chi pianta un albero, pianta una speranza.
(Lucy Larcom)
C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa.
(Warren Buffett)
Nella vita bisogna fare tre cose: fare un figlio, scrivere un libro, piantare un albero.
(Detto zen)
Il Corpo Forestale dello Stato con sede all’Aeroporto di Roma Urbe, disponeva di 8 elicotteri Breda Nardi NH500D, 17 elicotteri Agusta Bell AB412 con matricole civili e militari, 4 Erickson S64F, 3 elicotteri AW 109N e un aereo Piaggio P180 Avanti 1 in leasing (in totale 33 aeromobili – 32 elicotteri più un aereo), ripartiti nelle basi di Roma Urbe, Roma Ciampino, Cecina, Belluno, Pescara, Rieti e Lamezia Terme.
Ai carabinieri sono andati (senza alcun decreto) 5 AB412 EP (con matricola militare), 3 AW109N, n.8 NH500D e il P180; in totale 17 aeromobili e il resto ai VVF.
Inoltre, il Corpo Forestale dello Stato allestiva su tutto il territorio nazionale, in concomitanza con la stagione degli incendi boschivi, 12 basi aeree temporanee.
Lo scorso anno ne erano state attrezzate 4 in Sicilia, a Palermo, Comiso (RG), Val d’Erice (TP) e Randazzo (CT) – una base manutentiva a San Fratello (ME) -, una in Basilicata, a Viggiano (PZ), una in Calabria, a Reggio Calabria, 3 nel Lazio, all’Aeroporto dell’Urbe – un elicottero con la Regione Lazio -, a Vicovaro (RM) e Sabaudia (LT), una nelle Marche, ad Ancona, una in Umbria, a Foligno (PG), una in Emilia Romagna, a Rimini. C’era anche quella con “doppia funzione” dell’Aquila.
Mi risulta che ne siano state attivate solo due da parte dei VVF: una a Palermo ed una a Viggiano in Basilicata.
Perché le altre basi non sono state attivate?
Devastazione dell’Ambiente e del Territorio; distruzione delle attività umane; messa a repentaglio di intere Comunità.
Chiamiamo l’azione degli incendiari col suo vero nome: terrorismo!
Per questo servono misure repressive severe e processi rapidi.
Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU -O Esempi di emendamenti che favoriscono le grandi centrali e che vanno contro gli interessi economici (fiscali) e ambientali del Paese.
Dibattito notturno in Commissione Bilancio al Senato. E’ chiaro che questa maggioranza fino alla fine ha calpestato le basi della tutela ambientale di questo Paese, favorendo anche gruppi industriali dal versamento di pesanti tributi per lo sfruttamento del sottofondo marino!!!
63.4 (testo 4)
SANTINI (PD), BROGLIA (PD), BONFRISCO – FL (Id-PL, PLI)
Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
«4. Le disposizioni di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, quelle di cui all’articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n, 214, nonché quelle di cui all’articolo 1, comma 639 e seguenti, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, si interpretano, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n, 212, nel senso che per i manufatti ubicati nel mare territoriale destinati all’esercizio dell’attività di rigassificazione del gas naturale liquefatto, di cui all’articolo 46 del decreto-legge 1º ottobre 2007, n. 159, convertito dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, aventi una propria autonomia funzionale e reddituale che non dipende dallo sfruttamento del sottofondo marino, rientra nella nozione di fabbricato assoggettabile ad imposizione la sola porzione del manufatto destinata ad uso abitativo e di servizi civili.
La RELATRICE e il vice ministro MORANDO formulano parere favorevole sull’emendamento 63.4 (testo 3).
La senatrice DE PETRIS (Misto-SI-SEL) critica la nuova formulazione dell’emendamento, a suo avviso addirittura peggiore della precedente, perché agevola in maniera eccessiva tutte le costruzioni relative ai rigassificatori e alle piattaforme petrolifere, attraverso un’ interpretazione di favore che esclude tali impianti dal pagamento dell’IMU, se non per una minima porzione, con effetto retroattivo su somme già iscritte nei ruoli fiscali. Si tratta di una evidente forzatura, che contraddice le sentenze già intervenute che hanno riconfermato l’assoggettabilità di tali infrastrutture ai tributi e che si pone anche contro la strategia di decarbonizzazione approvata dallo stesso Governo.
Il senatore SANTINI (PD), in qualità di firmatario dell’emendamento, presenta un nuovo testo, che sopprime il comma 5, eliminando quindi l’agevolazione fiscale prevista per le piattaforme petrolifere.
Il senatore CIOFFI (M5S), pur apprezzando la rifomulazione del senatore Santini, osserva che il problema viene meno solo per le piattaforme petrolifere ma resta inalterato per i rigassificatori. Si tratta di tre impianti in tutta Italia (ai quali, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe aggiungersene un quarto), che sono per di più di proprietà di grandi gruppi finanziari internazionali. Non si capisce quindi per quale motivo il Governo e la maggioranza vogliano fare questo regalo a spese dei contribuenti a soggetti che sono certamente in grado di pagare quei tributi.
Il senatore COLLINA (PD) apprezza la riformulazione del senatore Santini, che risolve numerosi problemi, anche legati a contenziosi già in atto tra i proprietari dei rigassificatori e alcune amministrazioni locali.
La senatrice LEZZI (M5S) osserva che i contenziosi esistono anche per i rigassificatori. Denuncia inoltre che, mentre si intende dare un’ingiustificata agevolazione a grandi gruppi finanziari, sulla stessa IMU non si sono accolte le proposte del suo Gruppo per ridurre il carico alle imprese italiane. Stigmatizza quindi che le forze di maggioranza si siano chiaramente compromesse con certi gruppi di potere internazionale.
Il PRESIDENTE invita a moderare i toni del dibattito, nel rispetto reciproco.
Il senatore BROGLIA (PD) aggiunge la sua firma all’emendamento 63.4 (testo 4).
La senatrice BONFRISCO (FL (Id-PL, PLI)) dichiara di sottoscrivere l’emendamento, come riformulato dal senatore Santini. Proprio l’esperienza di un rigassificatore ubicato nel Veneto, la sua regione, dimostra l’utilità di queste infrastrutture per la strategia nazionale di diversificazione di approvvigionamento energetico. Riconosce altresì l’esigenza di estendere le agevolazioni IMU anche ad altre categorie di attività produttive, auspicando che si possa lavorare su questo tema nel seguito dell’iter del disegno di legge di bilancio presso l’altro ramo del Parlamento.
La senatrice RICCHIUTI (Art.1-MDP) dichiara il voto contrario del suo Gruppo. Rileva inoltre una contraddizione tra il comma 4 e il comma 5 testé soppresso riguardo alla diversa interpretazione del presupposto dello sfruttamento del sottosuolo marino. Ritiene inoltre che il comma 4 abbia evidenti problemi di copertura: si tratta infatti di un’agevolazione molto costosa. E’ peraltro singolare che questa interpretazione di favore contraddica le azioni di recupero dei tributi non versati che la giustizia tributaria e la Guardia di finanza hanno imposto di iniziare alle amministrazioni comunali interessate, come quella di Livorno.
La senatrice BULGARELLI (M5S) conferma tale circostanza per quanto concerne il comune di Livorno. Ove avesse potuto iniziare l’azione di recupero nei confronti dei proprietari del locale rigassificatore, il comune l’avrebbe certamente vinta, ma ora non potrà più procedere a causa di questo emendamento. Si chiede perché il Governo e la maggioranza intendano penalizzare gli enti locali a vantaggio di grandi gruppi industriali.
La senatrice DE PETRIS (Misto-SI-SEL) conferma il suo voto contrario anche sull’emendamento riformulato, dato che il comma 4 residuo presenta ugualmente rilevanti profili di illegittimità.
Posto ai voti, è infine approvato l’emendamento 63.4 (testo 4).
Francesco Aucone, geologo indipendente – ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RISCHIO SISMICO DEL GASDOTTO SULMONA-FOLIGNO
Le considerazioni sul Rischio Sismico contenute in questo breve scritto nascono dall’analisi della documentazione tecnica consultabile alla pagina web http://www.va.minambiente.it/…/Ogget…/Documentazione/154/186, relativa al gasdotto Sulmona-Brindisi, che è uno dei cinque tratti in cui è stata suddivisa l’intera opera di costruzione del gasdotto Brindisi-Minerbio.
Nella pagina web sopra citata non ho trovato lo Studio di Impatto Ambientale dell’opera e ne la Valutazione dello stesso, ma alcuni elementi tecnici quantitativi ho potuto estrapolarli da altri documenti ufficiali; specialmente dal “Decreto del Ministero dell’Ambiente – Metanodotto Sulmona -Foligno DN 1200 mm (48″) P=75 bar e Centrale di compressione di Sulmona – DVA-DEC-2011-0000070 – del 07/03/2011” e da “Allegato al Decreto del Ministero dell’Ambiente (Parere CTVIA) – Metanodotto Sulmona -Foligno DN 1200 mm (48″) P=75 bar e Centrale di compressione di Sulmona – DVA-2010-0025608 – del 25/10/2011”. Quest’ultimo documento comprende inoltre il Parere n. 535 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il quale contiene alcuni dati quantitativi interessanti sull’azione sismica adottata da Snam per verificare la vulnerabilità dell’opera.
Questo è quanto è contenuto nel suddetto Parere riguardo i parametri sismici adottati da Snam per verificare la vulnerabilità delle tubazioni di trasporto e della Centrale di compressione di Sulmona.
(tab 1)
In pratica per verificare la Vulnerabilità sismica delle tubazioni è stata considerata una PGA massima (accelerazione sismica orizzontale massima attesa in superficie per lo Stato Limite SLV) di 0,418 g e per la Centrale di 0,408 g. Si tengano a mente questi valori.
Un primo dubbio che sorge è che, ammesso che sia giusto il valore di PGA scelto da Snam per la Centrale, non è tuttavia questo il valore di accelerazione che va preso in considerazione per una struttura in elevazione, ma quello indicato dalle ordinate dello Spettro di Risposta di progetto, in corrispondenza delle frequenze naturali di oscillazione della struttura principale della Centrale e dei suoi singoli elementi costruttivi. È scientificamente risaputo infatti che una struttura fuori terra ha la capacità di amplificare le onde sismiche provenienti dalla superficie del suolo, in funzione del rapporto tra frequenze del sisma e frequenze naturali della struttura stessa e dello smorzamento. Usare la PGA per verificare una costruzione in elevazione è quindi concettualmente sbagliato e può portare alla sottovalutazione dell’Azione Sismica.
Detto ciò, tuttavia, non è questo l’elemento di critica più importante che nasce dall’analisi dei parametri sismici adottati da Snam e che riguarda la scelta procedurale (dimostratasi erronea) di verifica strutturale. La critica principale infatti verte sul valore dei parametri di PGA scelti, che ricordiamo sono 0,408 g per la Centrale e 0,418 g per la tubazione.
Perché affermo questo? Perché i valori di PGA, provocati ad esempio dagli ultimi eventi sismici, e registrati dalle varie stazioni simiche sparse sul territorio italiano in prossimità e lungo la fascia di pertinenza del gasdotto Sulmona-Foligno, ci raccontano ben altro.
Secondo infatti le informazioni contenute nel sito dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che riguardano i valori accelerometrici registrati nelle stazioni suddette, i valori di PGA scelti per la progettazione del gasdotto, sono stati ampiamente e ripetutamente superati dagli eventi sismici storici recenti.
Vediamone alcuni esempi.
Evento sismico dell’Aquila del 6 Aprile 2009
Coordinate epicentrali: Lat. 42,34° – Long. 13,38°
Profondità ipocentrale: 8,3 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 2)
Che tradotti in g (accelerazione di gravità) divengono rispettivamente: 0,644 g; 0,479 g; 0,435 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 7 Aprile 2009
Coordinate epicentrali: Lat. 42,30° – Long. 13,49°
Profondità ipocentrale: 17,1 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 3)
Che tradotti in g divengono: 0,652 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 24 Agosto 2016
Coordinate epicentrali: Lat. 42,70° – Long. 13,23°
Profondità ipocentrale: 8,1 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.<ERTY
(tab 4)
Che tradotti in g divengono: 0,851 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 26 Ottobre 2016
Coordinate epicentrali: Lat. 42,91° – Long. 13,13°
Profondità ipocentrale: 7,5 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 5)
Che tradotti in g divengono rispettivamente: 0,638 g; 0,612 g; 0,539 g; 0,527 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 30 Ottobre 2016
Coordinate epicentrali: Lat. 42,83° – Long. 13,11°
Profondità ipocentrale: 9,2 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 6)
Che tradotti in g divengono rispettivamente: 0,869 g; 0,782 g; 0,633 g; 0,547 g; 0,536 g; 0,522 g; 0,476 g; 0,474 g.
Come si può constatare negli esempi precedenti, le PGA scelte dalla Snam per verificare la Vulnerabilità sismica del gasdotto e della Centrale, sono state ripetutamente e decisamente superate dalle accelerazioni superficiali (PGA) registrate in alcune stazioni in prossimità della fascia di pertinenza del gasdotto, in occasione degli ultimi eventi sismici che hanno interessato l’Italia centrale.
La realtà dei fatti dimostra quindi che l’approccio utilizzato da Snam per definire l’Azione Sismica di progetto è ampiamente inadeguato e che, conseguentemente, il Rischio Sismico legato all’opera è stato fortemente sottovalutato.
D’altronde era questo un aspetto ampiamente prevedibile visto l’approccio troppo semplicistico, relativamente all’importanza dell’opera, con cui Snam ha valutato il Rischio Sismico attinente al gasdotto. Non solo in questo tratto, ma anche nel tratto Foligno-Sestino e probabilmente anche negli altri tre che fanno parte dell’intera opera che va da Brindisi a Minerbio. Il motivo risiede nel fatto che il metodo semplificato adottato da Snam è, nella sua semplicità, fortemente inadatto a valutare l’amplificazione delle onde meccaniche dovuta alle variazioni di contrasto sismico contenute nelle serie stratigrafiche di sedime del gasdotto.
Per una tale opera, che, per la sua importanza e la sua pericolosità, è considerata “strategica” dalle attuali normative tecniche (NTC 2008), va approntato uno studio dettagliato che nella terminologia tecnica viene definito studio di Risposta Sismica Locale (RSL).
D’altronde nello stesso decreto citato all’inizio di questo articolo (DVA-DEC-2011-0000070) viene accennata questa necessità:
Anche se a mio parere tale indicazione rimane troppo vaga ed inutilizzabile in un futuro giudizio di idoneità degli studi richiesti. Non vengono infatti descritti quali tipi di indagini andrebbero effettuate ed in quale quantità ed estensione. Non si specifica ad esempio che non sarà sufficiente condurre uno studio di RSL monodimensionale, ma viste le dimensioni dell’opera (trattasi di una linea lunga 167 Km) sarà necessario effettuare degli studi di propagazione delle onde sismiche e di modellazione sismostratigrafica almeno a due dimensioni e praticamente per tutta la lunghezza del tracciato. Ciò significa ricostruire la sismostratigrafia per tutti i 167 Km del tracciato, ad una profondità tale da individuare, o escludere, la presenza di contrasti sismici che abbiano la potenzialità di amplificare le onde meccaniche di un futuro evento sismico. È una campagna d’indagini imponente che ovviamente farebbe lievitare i costi di costruzione di svariate decine di milioni di euro. Senza considerare i costi in più dovuti al riadattamento del progetto in seguito ai valori, sicuramente più alti, delle nuove azioni sismiche così determinate, con cui andrebbero riconfrontata la linea e la Centrale. Ma questo d’altronde è ciò che andrebbe approntato per mitigare il più possibile il Rischio Sismico di un’opera che, non dimentichiamolo, è considerata strategica per la sua importanza e per la sua pericolosità ambientale.
L’ultimo aspetto che voglio sottolineare relativamente al Rischio Sismico per un’opera come il gasdotto Sulmona-Foligno è quello della “fagliazione”.
Un aspetto che per quanto rappresenti il vero tallone d’Achille per una condotta di gas interrata, non viene minimamente preso in considerazione nei decreti ministeriali e nelle valutazioni ambientali dell’impatto dell’opera.
È un fenomeno che rientra negli studi sugli effetti locali sismici e di cui si deve tenere conto nella stesura degli elaborati progettuali, in aree, come è la fascia appenninica, fortemente disseminate da sistemi di faglie attive. Tra tutte le faglie attive in grado di generare un sisma, ve ne sono alcune (definite “faglie capaci”) che sono in grado di deformare permanentemente la superficie terrestre attraverso la “fagliazione”, ossia la rottura della superficie topografica a seguito del propagarsi della dislocazione fino alla superficie terrestre, interessando qualsiasi elemento che si trovi sulla stessa, comprese le opere ingegneristiche.
In Italia chi si occupa di studiare questo aspetto della sismicità è Il Servizio Geologico – ISPRA e nella sezione del suo sito web (http://www.isprambiente.gov.it/…/ithaca-catalogo-delle-fagl…) dedicata a tale aspetto, fornisce una cartografia attiva delle faglie capaci conosciute del territorio italiano e nella figura seguente si riporta una porzione della fascia di competenza del gasdotto con segnalate in rosso le faglie capaci sino ad ora individuate. È importante sottolineare che si tratta di una rappresentazione di massima, con l’intento di mettere in evidenza l’entità del fenomeno. Lo stesso Ente mette infatti in guardia i tecnici territoriali a non considerare tale catalogo esaustivo, anzi a considerarlo insufficiente negli studi progettuali di opere ingegneristiche.
Ne consegue che questo aspetto sia assolutamente da non sottovalutare nella valutazione del Rischio Sismico di un opera ingegneristica (oltretutto costituita da una linea di condotte ininterrotte per più di 150 Km), in un ambiente geologico caratterizzato da numerosi e diffusi sistemi di faglie attive. Non si può quindi rimanere in un ambito puramente bibliografico ma nel progetto dell’opera vanno previste indagini atte ad individuare tali faglie con accurati studi di paleo-sismicità.
Anche questo ovviamente non farebbe che lievitare i costi di costruzione dell’opera. Ma tant’è!