PIU’ BUIO CHE A MEZZANOTTE

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Il 31 dicembre 2016 ho scritto questa lettera ai miei colleghi forestali. È passato un anno esatto senza la nostra Forestale. Un anno brutto e difficile, denso di problemi lavorativi, di questioni non risolte, di boschi bruciati dal fuoco e di valanghe cadute a valle senza il pronto intervento dei forestali.
Così, per non dimenticare il glorioso Corpo forestale dello Stato e per ricordare a tutti noi chi eravamo:

“Cari colleghi forestali,
scrivo queste righe per salutarvi.
Tra poche ore consegnero’ agli uomini del neo generale dei Carabinieri RF Conti Massimiliano il mio tesserino di dirigente del Corpo forestale dello Stato. Tessera, stemma, mostrina e fregio forestale che ho portato addosso per 22 anni con orgoglio, serieta’, onore ed entusiasmo.
Essere forestale per me ha significato tanti impegni, sacrifici, rinunce, rischi, minacce, ma anche tante soddisfazioni, riconoscimenti, encomi, ringraziamenti, emozioni e gratificazioni.
Per servizio ho potuto conoscere colleghi stupendi, ammirare boschi bellissimi, visitare Riserve naturali uniche al mondo per la loro bellezza e camminare con lo scarpone su silenziosi sentieri di montagna.
Tra pochissimo tutto questo sara’ finito.
Il Corpo forestale dello Stato, dopo 194 anni di storia gloriosa al servizio del Paese e dei cittadini, muore nel piu’ assoluto silenzio degli organi di informazione e nella piu’ totale indifferenza delle Istituzioni che ha servito con fedelta’ e competenza.
Ucciso da una classe politica miope e arrogante e da una classe dirigente silente che non ha fatto nulla per contrastare questo scempio. Per non parlare di quei dirigenti che si sono prodigati fattivamente per sciogliere la (anche loro) Forestale…
Non ho ancora capito perche’ l’abbiano fatto e quale sia l’utilita’ per la Nazione , per i cittadini e per noi appartenenti al Corpo.
Personalmente, ho fatto di tutto per contrastare la fine di una delle piu’ antiche istituzioni italiane. Ho parlato con tutti i parlamentari di mia conoscenza, ho scritto ai giornali, ho richiamato all’impegno e al senso di responsabilita’ i miei colleghi dirigenti, ho supportato alcuni sindacati forestali, sono sceso in piazza con loro, ho presentato progetti alternativi, ho fatto ricorso al TAR e ho confortato i tanti colleghi avviliti.
Tutto inutile. Il Corpo forestale dello Stato non esiste piu’.
Per me queste ore sono momenti di lutto. Ho la morte nel cuore. Adesso e’ notte fonda. Il buio e’ totale e l’alba e’ ancora lontana.
Ma non tutto e’ perduto. All’interno del Ministero sta per nascere la DIREZIONE GENERALE DELLA MONTAGNA E DELLE FORESTE. Questa sara’ la base per ripartire e, se dovesse cambiare il Governo, il fulcro per la rinascita dell’Amministrazione forestale.
Adesso siamo caduti nel baratro piu’ profondo, siamo tutti tristi, avviliti, sconcertati, confusi e amareggiati per questa fine ingloriosa del nostro amato Corpo.
Dobbiamo rialzarci, dobbiamo rimanere il piu’ possibile uniti e, a testa alta, dobbiamo andare avanti con la fierezza della nostra storia, lavorare con impegno, serieta’ e senso di responsabilita’. E non dobbiamo assolutamente disperdere il nostro formidabile patrimonio professionale, il nostro punto di forza.
Chiudo con un saluto affettuoso alle donne e agli uomini della Divisione 15′ (compresi quelli a riposo), persone speciali che hanno condiviso con me sette anni di questa storia forestale. Grazie di cuore per quanto avete fatto per l’Amministrazione. Siete stati una squadra speciale, unica, grande, bella, di cui andare fiero e orgoglioso. Oggi sono triste anche perche’ vi ho perso e difficilmente mi sara’ possibile rivivere momenti belli, intensi, a volte duri e un po’ pesanti, come quelli che ho avuto l’onore di condividere con voi. Voi che c’eravate sempre nei miei momenti piu’ difficili. Ricordo ancora quando portavate avanti la Divisione durante la mia assenza per il tumore che mi ha bloccato per un bel po’ di tempo. Voi eravate accanto a me quando mio padre e’ morto. Voi mi avete consolato quando subivo le umiliazioni da parte di alcuni miei superiori. Grazie di cuore per tutto. Vi abbraccio con tanto affetto. Vi ho voluto bene e ve ne vorro’ sempre.
Come per sempre portero’ nel mio cuore il Corpo forestale dello Stato.
Infine, un caloroso saluto di benvenuto ai miei nuovi colleghi forestali assegnati, come me, alla istituenda Direzione generale della montagna e delle foreste. Avremo modo di conoscerci dal vivo, di lavorare insieme a tutela dello splendido e vasto patrimonio forestale italiano e per custodire con orgoglio e con il cuore l’immensa eredita’ morale e professionale del Corpo forestale dello Stato.
Con l’orgoglio per il nostro passato, con l’affetto che ci lega nel presente e con la massima fiducia per il nostro futuro, invio a tutti voi saluti forestali e auguri sinceri.
Ex silvis ad gloriam”.

Alessandro Cerofolini

 

STORIE DI NATALE

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IL TOPOLINO E LA MONTAGNA

Alessandro Ghezzer – Il topolino e la montagna
Ormai l’isteria sembra essere il tratto dominante della nostra società. Ecco una vicenda esemplare: la presenza di un piccolo roditore in una scuola ha provocato un pandemonio, e il sindaco ha dovuto fronteggiare una situazione paradossale. Genitori in rivolta, ipotesi di chiusura delle scuola, intervento di ditte specializzate in derattizzazione. L’isteria non riguarda solo orsi e lupi dunque, ma perfino un topolino, in questo caso una innocua arvicola, la cui presenza in una zona di campagna dovrebbe essere ed è perfettamente normale. Il distacco dalla natura dell’uomo moderno è così drammatico da diventare perfino grottesco.

Luca Menesini, sindaco di Capannoli (Pisa) – Alla ricerca del topolino che non c’è
Eccoci alla terza puntata del topolino di campagna che si vorrebbe avesse trovato fissa dimora nella scuola primaria di Lammari, ma che invece abbiamo catturato circa quindici giorni fa, prima che potesse proliferare o creare situazioni preoccupanti.
Eh sì, circa una quindicina di giorni fa, grazie a delle trappole al cioccolato, quindi non nocive per le persone, abbiamo preso l’intruso, che poi si è rivelato essere un topolino di piccole dimensioni, tipico della campagna. Da allora stiamo monitorando tutte le mattine la scuola, con l’aiuto di una ditta specializzata in derattizzazioni, prima dell’ingresso dei bambini.
I risultati, ogni mattina durante l’ispezione, sono buoni, nel senso che anche dopo il fine settimana è stato confermato l’esito della non presenza di roditori nella struttura.
Con tutto questo però continuano a girare storie su storie, come se la scuola fosse infestata da enormi topi che sbucano da ogni angolo. E’ tutto frutto dell’eccessiva apprensione di alcuni che poi diventa un passaparola bastato su “Ho sentito dire che”, “Si narra che”, ecc. che senza fondamenta e senza riscontri dilaga.
La verità è che di topi nella scuola non ce ne sono. Il nostro caro topolino di campagna è stato beccato settimane fa e dai controlli emerge che nessuno lo ha seguito. Ho avuto conferma dagli esperti che la strada che stiamo seguendo è quella giusta.
La scuola quindi sarà regolarmente aperta fino a venerdì 22, controllata ogni giorno in modo da vedere di 
placare le ansie. In più come Comune faremo fare durante il periodo natalizio delle pulizie approfondite, di affiancamento a quelle che ogni giorno fa la scuola.
Sono certo che per un topolino di campagna trovato nella propria abitazione nessuno di noi avrebbe fatto così tanto baccano. Ve lo dico per rassicurarvi. Non mi costerebbe nulla prendere decisioni drastiche, non è una questione che mi riguarda personalmente, quindi potrei assecondare chi esaspera la situazione. E’ che non sarebbe corretto farlo, un sindaco non può andare dietro a chi tira la giacchetta. Un sindaco deve fare la cosa giusta. E io da questo principio non mi scosto. Sono pronto a fare tutto quello che va fatto, come ho fatto in altre situazioni e l’ho fatto sul serio, ma quando esperti, sopralluoghi, verifiche mi danno indicazioni di tal tipo. Non per accontentare qualcuno.

Mauro Romanelli – Scusate se sono astioso, divisivo, antipatico.
Fissato, ossessivo, rancoroso.
Scusate.
Però il Sindaco di Como, eletto in una lista appoggiata da Forza Italia, Lega nord e Fratelli d’Italia, quello del provvedimento vergognoso che vieta di dare il latte caldo ai barboni, sta applicando il decreto Minniti del Governo Pd, votato da tanti parlamentari di Liberi e Uguali di Grasso, tra cui parlamentari toscani che verranno qui a chiedere di nuovo il voto e a raccontarci che con loro rinasce la sinistra, mentre sono quelli che da venticinque anni la hanno portata in punto di morte, e che hanno consegnato il Pd a Renzi, Carrai e la Boschi.
Mi spiace, ma continuerò ad essere ossessivo e rancoroso.
La rabbia, certe volte, è proprio inevitabile, almeno per uno come me.
Ma vi dirò di più: comincio a sentirla persino come un dovere.

FIORI E CAROGNE

Betty Jones – Accusata di mancanza di rispetto per offrire un pranzo vegano…..io allucinata

Simona Granieri – mi dispiace, ma non fartene un cruccio, purtroppo siamo lontani lontani dall’ essere accettati con i nostri pranzi vegani, ci vuole tanta pazienza, tantissima….invitali nuovamente e prepara piatti succulenti! ti darò una mano volentieri….li farai rimanere a bocca aperta per lo stupore e pancia piena senza sofferenza!

Antonella Giordanelli – sono vegana da prima che coniassero la parola (un Forestale comandante di stazione argutamente commentò che anche lui era DOS e non lo sapeva!) e da decenni nelle tavolate con onnivori se notano la mia scelta (ETICA!) dico sorridendo che “siamo quel che mangiamo” quindi loro sono carogne ed io sono… un fiore! Credo che sia più efficace l’esempio della mia ottima salute e del mio gusto per la vita che tentare d’indurre rimorsi per le atroci sofferenze degli animali allevati come merce!

Rossella Boeris – L’avanzare del camion li faceva scivolare e i loro lamenti rompevano il silenzio di questa gelida giornata.
Ora non ci sono già più.
Vi piace ignorare la loro vita cancellata e la loro morte.
Non prendere posizione contro questo sistema di violenza e chiedere giustizia è emblema di dissonanza cognitiva..ed egocentrismo crudele.
Sì, il natale mi rende dura, il dolore che provo di fronte a questi orrori mi rende più determinata che mai.
I percorsi personali da illuminare..certo..fate luce sulle coscienze.
Si può, si deve!

VOLO D’UN SEME

Luca De Bei -Tutti, ma proprio tutti i giornali compresi i tg, a dire che “Spelacchio”, l’abete rosso messo a Piazza Venezia “è morto”. Qualche “giornalista” si è lanciato addirittura in un “non ce l’ha fatta”, qualche altro imbecille ha scritto “forse per il freddo”. L’ignoranza abissale di chi vive esistenze lontane anni luce da qualsiasi concetto reale di verde e di natura mi offende profondamente. L’albero messo a piazza Venezia È MORTO NEL MOMENTO STESSO IN CUI È STATO TAGLIATO E SOTTRATTO AL SUO AMBIENTE. Un albero è come tutte le altre creature viventi: se lo uccidi, muore. Non è un palo della luce, non è uno zombie che continua in qualche modo a vivere anche dopo la morte. ERA GIÀ MORTO e dunque non cullatevi nella fantasiosa, imbarazzante, penosa idea che, se fosse stato trattato bene, sarebbe ancora vivo. Non era possibile salvarlo perché era già morto quando é arrivato. Il “problema con le radici” è semplicemente che le radici non le aveva (o le aveva in misura ridicola). Non cercate scuse per vivere il vostro macabro divertimento di addobbare un cadavere di albero e crederlo vivo e vegeto: oltre il danno la beffa. Questa ignoranza mi addolora perchè questa distanza dal reale, dalle più elementari leggi della natura è altresì alla base di tutti i crimini che commettiamo verso il verde, gli alberi. Spieghiamo ai bambini che tagliare un albero è ucciderlo. Spieghiamo ai bambini che non c’è niente di bello, di gioioso nel vedere il cadavere di un albero maestoso di 20 metri collocato per pochi giorni in mezzo al traffico, al cemento e addobbato con palle e lumini come ultimo sfregio alla sua bellezza e alla sua vita or mai perduta. Se vi segano a metà siete morti. Anche gli alberi. Cercate di capirlo e, forse, un briciolo di pensiero ambientalista, di rispetto per esseri GRAZIE A CUI NOI VIVIAMO (credevo fosse scontato saperlo ma a questo punto mi sa di no: SENZA GLI ALBERI L’UOMO NON POTREBBE SOPRAVVIVERE) si insinuerà malgrado tutto nella vostra coscienza anestetizzata.

Nicoletta Rossi – un pensiero degno per Abete. E per tutti quegli alberi nel mondo che a gennaio staranno vicino ai secchioni 😠per me un dolore….

Laura Andina – Io detesto anche quando mi regalano un “mazzo di fiori” recisi e morti. Preferisco una pianta da accudire nel tempo, che mi continui a ricordare il bel gesto e la persona che l’ha compiuto..

Antonella Alessandro – Infatti non capisco perché non venga messo un albero finto… Tagliare un albero ogni anno mi sembra da idioti come mettere nel presepe un bambino vero, seminudo, e rimanerci male se muore di freddo.

Alessandra Memmi – Se dici una cosa così ai bambini sotto Natale gli altri adulti ti guardano come se fossi un mostro insensibile che ama distruggere la magia, lo Spirito del Natale. La dimensione in cui costoro operano sembra davvero aliena al pianeta Terra. Quando vado a prendere l’acqua alla fonte con una tanica mi guardano esterrefatti… Vai a prendere… l’acqua? Mi domandano, allibiti. Sembra non siano consapevoli del fatto che l’acqua esiste in natura anche fuori dalle bottiglie di plastica o dal tubo del lavandino… una tristezza

Agnese Monaco – Ci sono alberi finti talmente belli che neanche si riconosce la differenza e si possono usare infinite volte! Lo spirito natalizio dovrebbe essere in realtà contro lo spreco e per la solidarietà e l’uguaglianza… questo bisognerebbe insegnare ai bambini.

Daniela Anna Bruna – Possibile che non si possa celebrare la tradizione senza necessariamente ammazzare esseri viventi? L’argomentazione è la stessa che dovrebbe valere anche per gli animali da macello: sono cresciuti a questo scopo. Io personalmente mi sono sempre rifiutata di festeggiare il Natale con un albero tagliato e sradicato. Che pena. L’albero del Vaticano, poi, quali valori cristiani dovrebbe rappresentare?

Antimo Palumbo – Ho raccolto un seme (che potenzialmente potrebbe diventare un albero e vivere come albero mediamente dai 300 ai 400 anni) del Picea abies (L.) H.Karst. denominato Spelacchio che ora si trova immerso in una colata di cemento di otto metri cubi a Piazza Venezia. Spelacchio non è morto a Roma, ma era già un albero morto (fatelo sapere ai giornalisti – giornalisti?- del Corriere della Sera). Il motivo per il quale è diventato spelacchio è stato perché per tenerlo in piedi e quindi ancora una volta “metterlo in sicurezza” (il Verde nelle città è solo mettere in sicurezza) è stato inserito in una orrenda colata di cemento armato. Una colata alla quale si sono aggiunti degli acidi, micidiali per chiunque (vivo o morto), che sono serviti per solidificare questa gettata. Senza questi acidi la gettata di cemento armato si sarebbe solidificata dopo tre quattro giorni. Troppi per far sì che il tronco si incastrasse in questo blocco di cemento armato.
Molti umani pensano a festeggiare il Natale con un albero morto senza pensare (ma neanche un attimo) che in realtà grazie ai quei semi potrebbe nascere un nuovo essere vivente apportatore di ossigeno ombra bellezza e cultura. Domani lo metterò in vaso con della terra buona e anche se le percentuali di attecchimento saranno basse c’è sempre una possibilità che questo seme diventi poi albero. Sarà il mio modo di festeggiare il Natale con un seme di Natale. Auguri

RICOSTITUZIONE DEL CORPO FORESTALE

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Solstizio d’inverno 2017… periodo più buio non vi può essere ! 
Da ora lentamente il Sole ritorna a prevalere sulla notte:
scrivete a comitatoforestaforesta@gmail.com la vostra Forestale ideale. Immaginatela e programmatela  spendendoci cuore e mente, perché per realizzare occorre innanzitutto sognare ed è perfino più facile ricostruire dopo la distruzione totale che restaurare, ristrutturare, riformare.
Ogni idea, ogni proposta, ogni osservazione, ogni esperienza, ogni riflessione, ogni punto di vista è prezioso per elaborare un disegno di legge.
 
Ecco un primo appunto giunto al Comitato di cittadini ForestaForesta:
In primo luogo bisogna considerare che in Italia, in particolare in questo momento storico, esiste una forte attenzione per la “sicurezza”. L’impulso e le principali risorse pubbliche, dopo quelle investite nella sanità, paiono indirizzate principalmente in questa direzione, o quanto meno l’apparente attenzione istituzionale e mediatica.
Della “sicurezza” si colgono però essenzialmente gli aspetti di polizia repressiva e meno quelli di polizia preventiva. Questo comporta altresì che i connotati relativi alla pubblica incolumità sono molto meno considerati mentre sarebbero meritevoli di ben maggiore attenzione.
La “sicurezza” invece dovrebbe essere assicurata mediante l’insieme della tutela del buon ordine sociale e di quella dell’ambiente fisico di vita; nella lingua inglese questi concetti sono meglio chiariti dal fatto che vi esistono due termini complementari “security” e “safety”.
Mentre per la “security” il numero delle forze ad essa deputate (le Forze di polizia) abbonda, l’entità delle risorse umane a loro assegnate è rilevante e l’impiego, ancorché con reciproche sovrapposizioni è univoco, per la “safety” il numero delle forze preposte è limitato sostanzialmente al CNVVF, le risorse umane sono molto più scarse e l’impiego sostanzialmente prescinde, per ragioni storiche ed organizzative, da tutta la parte della prevenzione territoriale.
Eppure ogni anno l’Italia paga un notevole tributo in termini di vite umane, di patrimonio pubblico e di beni privati, di risorse economiche ed ambientali, a dissesti e calamità che si sarebbero in buona parte potuti prevenire con un attento e capillare monitoraggio del territorio, in particolare rurale e montano. E questa è solo una parte del fenomeno del degrado ambientale e paesaggistico, quella più eclatante e visibile, in quanto la continua perdita della qualità dell’ambiente incide in maniera rilevante ma molto meno evidente sull’economia del Paese e sulla sicurezza (safety o incolumità ) dei cittadini.
Anche nel campo della pubblica incolumità, comprendendo nel termine anche l’integrità e la migliore qualità dell’ambiente e del territorio, la tendenza è peraltro quella di intervenire “a posteriori”, concentrando le energie nel soccorso ovvero, tornando agli aspetti di polizia, nella repressione dei reati ambientali. Anche la “prevenzione” viene così intesa in termini di reati e non di controllo e valorizzazione delle risorse e delle matrici ambientali.
Questo è invece esattamente l’ambito in cui serve nuovamente disporre di un Corpo che abbia come competenza primaria la vigilanza del territorio fisico.
L’attività di tale Corpo deve essere principalmente incentrata sul controllo del territorio, sulla tutela delle risorse naturali (terra, suolo, acqua, aria, paesaggio, vegetazione, fauna, paesaggio), sulla prevenzione dei dissesti ambientali. In maniera succedanea a queste, e servendosi della professionalità che nello svolgimento di esse viene alimentata, si attua l’azione di repressione dei reati connessi ai suddetti settori.
Quindi si tratta di un Corpo i cui compiti istituzionali siano nuovamente basati sul monitoraggio ed i censimenti ambientali, sulla sorveglianza, evidenziazione, tutela e promozione dei valori delle risorse naturali e territoriali esistenti (aree naturali protette, patrimonio faunistico, patrimonio forestale e naturalistico, patrimonio paesaggistico) sul rilievo, la segnalazione ed il contrasto delle criticità relative (dissesti idrogeologici, dissesti territoriali, inquinamento dell’aria e delle acque, ciclo dei rifiuti, bracconaggio, commercio illegale e detenzione di esemplari di fauna e di flora minacciati di estinzione). Tutto questo si completa ed integra naturalmente con la repressione dei relativi reati ma l’attenzione principale è sulla fase conoscitiva e di tutela preventiva.
L’attività deve essere maggiormente legata al territorio extraurbano (rurale, forestale, montano) e comunque, anche in ambito urbano, deve essere correlata agli aspetti della matrice ambientale che sottende anch’esso.
Per le ragioni esposte si può facilmente intuire come non sia plausibile che questa prevenzione ambientale, così come è stata delineata, sia assegnata ad una Forza di Polizia in senso stretto, militare o civile che sia, nemmeno in termini di specialità e nemmeno più che, come un tempo, il Corpo che la esplichi abbia una dipendenza diretta o sia incardinato in un Ministero che si occupa di “Politiche” ancorché agricole e forestali.
Il compito da svolgere è invece perfettamente complementare, sia come modalità che come localizzazione, a quello espletato da chi si dedica al soccorso tecnico urgente ed alla prevenzione dei possibili incidenti aziendali e civili.
La necessità è perciò quella di rifondare un Corpo “tecnico” che abbia come principale compito quello di controllo preventivo dell’integrità del territorio ai fini della pubblica incolumità intesa nel senso più ampio ed ai fini della tutela ed incremento delle risorse naturali, che sia dotato anche di “funzioni di polizia” – complementari all’azione svolta nell’ambito dell’espletamento del suo compito principale, che sia capillare sul territorio, in particolare rurale e montano, con una struttura per “Stazioni”, come era per il CFS fino al 31/12/2016 e che sia inserito nell’ambito di un Ministero che si occupi di sicurezza integrata per i cittadini (security + safety).
Si tratta quindi di un “Corpo tecnico con funzioni di polizia” la cui più utile collocazione è a fianco del CNVVF nell’ambito del Dipartimento del Soccorso tecnico e della difesa civile del Ministero dell’Interno e ne integri i compiti. A parte una semplice modifica nel nome del Dipartimento con l’integrazione del termine “prevenzione ambientale” o analogo, la struttura complessiva, oltre ad essere veramente innovativa nel panorama nazionale ed europeo, permetterebbe una grande sinergia (si pensi solo alla problematica della gestione degli incendi boschivi e di interfaccia), degli enormi risparmi (consideriamo che i due Corpi potrebbero mettere in comune i reparti ed i nuclei specialistici: reparti volo, cinofili, soccorso alpino etc.) ed una gestione molto più snella attraverso le Direzioni Centrali competenti (acquisti, logistica, mezzi, personale, affari generali etc.). Anche a livello periferico le sinergie ed i risparmi potrebbero essere notevolissimi, si pensi solo alla possibilità di sedi in comune fra distaccamenti VVF e Comandi Stazione forestale.
Infine una simile struttura, creando un vero e proprio polo integrato della “safety” a fianco di quello della “security” garantito dal Dipartimento della PS, completerebbe, allargandone gli orizzonti, la missione del Ministero dell’Interno; inoltre la presenza dei due Corpi contribuirebbe a risolvere l’annosa dicotomia fra “prefettizi” ed “operativi” nell’attuale Dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile.
Sia d’auspicio e d’impegno !
prof. Antonella Giordanelli

 

ORGOGLIO E DIGNITA’

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Luca Marco Comellini – Buongiorno Italia, che brutta fine che stanno facendo le tue forze armate. Vecchi generali mantenuti saldamente al loro posto per questioni di opportunità politica o perché amici degli amici, nonostante la legge preveda espressamente l’esatto contrario. Ministri che, puntuali come un Rolex, si affrettano nel fare attestazioni di stima e massima fiducia verso gli indagati purché il loro grado sia almeno quello di generale di corpo d’armata mentre, al contrario, però, la loro tolleranza e fiducia crollano inesorabilmente, scompaiono travolti in un orgia politica e mediatica di becero opportunismo che per una ribalta li spinge a reclamare per gli altri – quando il fatto coinvolge i militari della truppa – e non per le proprie incapacità, i plotoni d’esecuzione, il giustizialismo e non la giustizia.
Il “senso dello Stato” va a farsi fottere e l’ignoranza prende il sopravvento.

– Il lavoro lo fanno i miei colleghi e amici Forestali ed il merito è la visibilità se lo prendono i carabinieri che fino a ieri ci consideravano Polizia di serie B…..questo mi fa veramente stare male…….

Cristiano Manni – Non si è scritta una bella pagina di storia. Con il Corpo forestale dello Stato se ne va un pezzo di identità del Paese, che ha difeso e tutelato le foreste per 200 anni, salvandole anche dalle richieste dello sforzo bellico e dai piani di bonifica integrale. Dallo stato di degrado in cui si trovavano nel Dopoguerra, ha ricostruito il patrimonio dei boschi nazionali, poi in parte confluito nei parchi nazionali e nelle riserve naturali dello Stato, che è stato mantenuto e preservato in modo eccellente, come lascito alle generazioni future.
Col Corpo forestale dello Stato, la militarizzazione forzata del suo personale e la diaspora in altre amministrazioni, si perde la libertà di scelta, la libertà di espressione, la libertà di azione, la vicinanza e la collaborazione di tanti validi colleghi e persone care.
Con la soppressione del Corpo forestale dello Stato passa il teorema che, in nome di una fittizia efficienza, si possono erodere le libertà sindacali, come non avveniva dal 1925, seppur già i sindacati si fossero snaturati in corporazioni a tutela dell’interesse dei singoli, piuttosto che dei diritti comuni. Ma questo apre un vulnus che, se non curato in tempo, infetterà altri tessuti della società civile.
Molte sono le colpe, specialmente interne, dai vertici alla base: come nel poema di Dante, la lupa, il leone e la lonza hanno divorato l’animo di alcuni, e l’accidia quello di altri, costringendo il cammino dei virtuosi per gironi impervi e bolge.
Ma è andata così, e siamo venuti a seppellire Cesare, non a tesserne l’elogio. E allora dobbiamo interpretare questo passaggio con lo spirito degli antichi, che vedevano il dovere del miles inscritto nei diritti del cives: evidentemente la tutela ambientale doveva essere affrontata manu militari. Ne prenderemo atto.
Finisce anche la Scuola Interforze di Foresta Burgos: dal 2011 ad oggi, giorno della chiusura, ha formato circa 100 cavalieri della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo forestale dello Stato, del Corpo forestale di Vigilanza Ambientale della Sardegna e delle Compagnie Barracellari.
Ha sempre organizzato e svolto i corsi previsti dal suo ordinamento. Ha rappresentato un´eccellenza nella formazione della Polizia ambientale, poichè ha sempre ospitato i migliori docenti nazionali in questa materia. È stata, per molti appartenenti alle forze di polizia, l’occasione di rientrare in Sardegna, e di investire tempo, affetti e denaro nel territorio. Ha prodotto un indotto annuo di oltre 200.000 euro, gran parte di ritorno nel territorio del Goceano. Ha “sottratto” 20 ettari di terreno demaniale al pascolo abusivo, dedicandolo alla formazione e alla sicurezza. Ha ospitato oltre 1.500 alunni delle scuole del territorio, nonchè studenti universitari della Sardegna, di Roma e della Germania. Ha avviato progetti di formazione con le realtà di polizia ambientale del territorio.
Chi ci ha lavorato, e che ora è stato trasferito in reparti lontani, lo ha sempre fatto con passione e alto senso del dovere, fronteggiano situazioni di difficoltà.
È stata, su questo concordo, un´occasione persa a causa di quei miopi che non sono stati capaci di misurare i servizi che offriva, avvezzi a ragionare di sicurezza come si ragiona per una fabbrica di scatolette di tonno: posti di lavoro, sviluppo, ecc…
Mi dispiace per la scuola, per chi ci ha lavorato con passione, per i cittadini del Goceano, che l´amavano e la consideravano un punto di riferimento.
Mi dispiace che, pur di continuare a parlarne male, si debba ricorrere a raccontare falsità.
Ringrazio tutti coloro che ci hanno lavorato, e che hanno dato esempio di impegno e passione.

Una vera catastrofe che si è abbattuta su di me e la mia famiglia. Abitavo in un bellissimo comando stazione, avevo dei colleghi stupendi conoscevo persone del mondo produttivo rurale, il mio territorio era la mia casa mi sentivo utile per la natura, ora nei vff a fare il dos specializzazione marginale all’interno del cfs. Non mi resta che piangere ed il mio pianto terminerà quando rivedrò volare libera quell’aquila che ci ha contraddistinto per 196 anni da tutti. Evviva il Corpo Forestale dello Stato.
Il 25 novembre la Boldrini all’interno del parlamento ha ricordato la giornata contro la violenza fisica sulle donne ma si dimentica che molto di loro hanno subito una violenza psicologica morale facendole diventare militari contro la propria volontà. Ma di questo nessuno deve parlare perché fatto da un governo che gli ha permesso di coprire quel ruolo. Certe volte l’ipocrisia non conosce confine. Ma noi tutti uomini e donne dell’ex cfs non ci arrendiamo e attendiamo sia la sentenza della Consulta e sia un nuovo governo per riprenderci ciò che ci stato tolto con violenza.

Lazzaro Manlio Detti – Anch’io mi auguro che l’Aquila torni a volare libera e maestosa! Ma con questi politici da 4 soldi non ci aspettano tempi fecondi e produttivi per il nostro Bel Paese!!!

Claudio Orlandi – Il caos che il Governo ha coscientemente innervato nella macchina organizzativa dello Stato non lascia ben sperare per l’imminente arrivo dell’inverno.. speriamo di non rivedere quegli scenari assurdi e dolorosi che hanno colpito l’anno scorso diverse parti del paese, in particolare il mio amato Abruzzo…

Rullo Salvatore – Militarizzazione coatta del Corpo Forestale : Quale risparmio ? Quali logiche? Quale considerazione del personale e della sua professionalità? Razionalizzazione o Risiko di potere che calpesta diritti del personale e logiche di tutela dell’ ambiente?

Michele Fasano – Tutto comincia da: D.P.R. 15-1-1972 n. 11
Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di agricoltura e foreste, di caccia e di pesca nelle acque interne e dei relativi personali ed uffici. Pubblicato nella Gazz. Uff. 19 febbraio 1972, n. 46, S.O.
Il Corpo Forestale decise di rimanere allo Stato. Nessuno dei nostri Superiori lottò per far si che tutta la questione Ambientale rimanesse di competenza dello Stato. Per questo inciucio vi era un Corpo senza “attributi” per molti anni siamo stati conviventi con le Regioni. Poi le Regioni hanno constatato che il Corpo sfuggiva ai politicanti,per cui vi erano le premesse di mettere in atto una vecchia Legge di matrice P.C.I. in cui vi era un solo art. “E’ soppresso il C.F.S.” non fu approvata. E’ storia recente la riforma della Pubblica Amministrazione e i Corpi di Polizia diventano da 5 a 4, e il CFS deve essere accorpato. Renzi e la Madia,non avendo le palle per mettere in cantiere quello che volevano,ridurre a 2 i Corpi Polizia,per fare qualcosa in merito,se la prendono con il più indifeso Corpo dello Stato. Saluti e Forestali sempre!!!.

Mevio Filano Calpurnio – Bisogna risalire all CFS degli anni ’70 prima che cominciassero a regionalizzarlo, che togliessero i vivai e che devolvessero autorizzazioni e controlli e martellate per i tagli alle comunità montane: cercherei di riunire le guardie volontarie almeno delle associazioni sotto nuclei volontari gestiti dalla nuova forestale, cioè presidi volontari locali di affiancamento in collaborazione con le associazioni. Non sarebbe male una unificazione di servizio alpino, protezione civile e guardia costiera alla guardia forestale e sarebbe bello che vi fosse un legame con gli alpini
cioè che prima di fare servizio, se uno ha fatto l’alpino può finire lì facilmente dopo aver fatto l’accademia di formazione forestale; gli alpini sono la forza militare che secondo me più è adatta a dare una forma mentis adatta al forestale da civile.
Inoltre devono aprire una lista competa di alberi e formazioni monumentali da poter ampliare secondo segnalazione di cittadini, tramite esperti, enti locali, forestale stessa od associazioni, alberi che possono esse vincolati da ministero, comuni, provincie, regioni o parchi che siano… oggi sono le regioni deputate al controllo taglio e autorizzazione, ma non lo fanno e nessuno ti segna gli alberi che puoi o non puoi tagliare, scegliendoseli di fatto chi vuole tagliare direttamente.

Arturo Gerardo Di Pilla – per la ricostituzione dell’ amministrazione Forestale e del Corpo Forestale
1 ) FORESTALE ; CORPO TECNICO ad ORDINAMENTO CIVILE con Funzioni di P.G. ( tornare alla dicitura GUARDIE FORESTALI che tutti gli Italiani conoscono ) sono fermamente convinto che se non ci fosse stato il termine ” Polizia ” gli attuali Abusivi al governo in collaborazione dei loro amici Doppioni della P.S. non avrebbero avuto il ” Pretesto ” per procreare la ” SCHIFORMA Madia ” e per evitare che in FUTURO non ci possano essere altre ” SCHIFORME ” (Spero finalmente capiscano che devono ALLONTANARE e NON ASCOLTARE chi non ha alcuno interesse per l’Amministrazione Forestale ma ha solo un PROPRIO interesse A POCHE PAROLE BUON INTENDITORE “SAPAF”
2) AMMINISTRAZIONE FORESTALE : COORDINAMENTO NAZIONALE 1 CAPO Coordinatore ; 1 Vice ed un numero adeguato del Personale per la piena funzionalità del Nazionale ( – Funzionari e + Personale sulterritorio )
3 ) COORDINAMENTO REGIONALE ( uno per regione totale 20 ) con conseguente ELIMINAZIONE dei ” Provinciali ”
1 Capo Coordinatore ; 1 Vice ed un numero adeguato del Personale per la piena funzionalità del Regionale ( – Funzionari e + Personale sul territorio ).
4 ) Potenziamento SCUOLE GUARDIE FORESTALI di Cittaducale , Sabaudia e tutte quelle sul territorio nazionale
1 Direttore ; 1 Vice ed un numero adeguato del Personale per la piena funzionalità delle Scuole .
5 ) Potenziamento e rafforzamento del Personale FORESTALE sul territorio ; Riaperture ed ulteriori nuove aperture di StazioniFORESTALI per un miglior controllo del territorio ; annessione di NAS, NOE ( dei doppioni della P.S ) e quant’altro sulla prevenzione e la salvaguardia Agroalimentare, Ambientale e Forestale
.

– Massimiliano ti ringrazio per quanto stai facendo tu e per tutto quanto fate come M5S.
Non ci abbandonate ora…arriviamo con forza e determinazione alla corte costituzionale. Con un’idea di rinascita del CFS. .un corpo che l’Europa ci invidiava e che so sono affrettati a smantellare alla faccia di chi ha lottato per entrare e ha lavorato con il cuore prima che con le gambe.

Ricordi da convivere oggi dolorosi
Una divisa strappata
Un orgoglio che non può esserci ma si vorrebbe imporre
La paura
La vita stravolta
Sospesi in attesa di sentenza
Cercando di farsi fare meno male possibile senza perdere la dignità.

Alessandro Bottacci – Quando abbiamo lasciato la nostra natura per correre dietro alle altre forze di polizia abbiamo cominciato a morire.
Molti di quelli che hanno avvelenato la Forestale sono ancora potenti nella nuova struttura ed è per questo che non recupereremo mai la nostra condizione ideale.

 

 

CORPI TECNICI E TECNICISMI POLITICI

corpo tecnico.jpg

 

Massimiliano Bernini, deputato M5S – CHE FINE HANNO FATTO LE 12 BASI AEREE TEMPORANEE DELL’ EX-CORPO FORESTALE DELLO STATO?

Stamani ho cercato degli aforismi sugli alberi che da sempre sono ispiratori di buoni sentimenti e buone intenzioni; inevitabilmente infatti, parlare di alberi ci proietta al futuro e al mondo che lasceremo alle generazioni che ci seguiranno.
Di seguito, quelli che mi hanno più colpito.
Chi pianta un albero, pianta una speranza.
(Lucy Larcom)
C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa.
(Warren Buffett)
Nella vita bisogna fare tre cose: fare un figlio, scrivere un libro, piantare un albero.
(Detto zen)
Il Corpo Forestale dello Stato con sede all’Aeroporto di Roma Urbe, disponeva di 8 elicotteri Breda Nardi NH500D, 17 elicotteri Agusta Bell AB412 con matricole civili e militari, 4 Erickson S64F, 3 elicotteri AW 109N e un aereo Piaggio P180 Avanti 1 in leasing (in totale 33 aeromobili – 32 elicotteri più un aereo), ripartiti nelle basi di Roma Urbe, Roma Ciampino, Cecina, Belluno, Pescara, Rieti e Lamezia Terme.
Ai carabinieri sono andati (senza alcun decreto) 5 AB412 EP (con matricola militare), 3 AW109N, n.8 NH500D e il P180; in totale 17 aeromobili e il resto ai VVF.
Inoltre, il Corpo Forestale dello Stato allestiva su tutto il territorio nazionale, in concomitanza con la stagione degli incendi boschivi, 12 basi aeree temporanee.
Lo scorso anno ne erano state attrezzate 4 in Sicilia, a Palermo, Comiso (RG), Val d’Erice (TP) e Randazzo (CT) – una base manutentiva a San Fratello (ME) -, una in Basilicata, a Viggiano (PZ), una in Calabria, a Reggio Calabria, 3 nel Lazio, all’Aeroporto dell’Urbe – un elicottero con la Regione Lazio -, a Vicovaro (RM) e Sabaudia (LT), una nelle Marche, ad Ancona, una in Umbria, a Foligno (PG), una in Emilia Romagna, a Rimini. C’era anche quella con “doppia funzione” dell’Aquila.
Mi risulta che ne siano state attivate solo due da parte dei VVF: una a Palermo ed una a Viggiano in Basilicata.
Perché le altre basi non sono state attivate?
Devastazione dell’Ambiente e del Territorio; distruzione delle attività umane; messa a repentaglio di intere Comunità.
Chiamiamo l’azione degli incendiari col suo vero nome: terrorismo!
Per questo servono misure repressive severe e processi rapidi.

Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU -O Esempi di emendamenti che favoriscono le grandi centrali e che vanno contro gli interessi economici (fiscali) e ambientali del Paese. 

Dibattito notturno in Commissione Bilancio al Senato. E’ chiaro che questa maggioranza fino alla fine ha calpestato le basi della tutela ambientale di questo Paese, favorendo anche gruppi industriali dal versamento di pesanti tributi per lo sfruttamento del sottofondo marino!!!
63.4 (testo 4)
SANTINI (PD), BROGLIA (PD), BONFRISCO – FL (Id-PL, PLI)
Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
«4. Le disposizioni di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, quelle di cui all’articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n, 214, nonché quelle di cui all’articolo 1, comma 639 e seguenti, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, si interpretano, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n, 212, nel senso che per i manufatti ubicati nel mare territoriale destinati all’esercizio dell’attività di rigassificazione del gas naturale liquefatto, di cui all’articolo 46 del decreto-legge 1º ottobre 2007, n. 159, convertito dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, aventi una propria autonomia funzionale e reddituale che non dipende dallo sfruttamento del sottofondo marino, rientra nella nozione di fabbricato assoggettabile ad imposizione la sola porzione del manufatto destinata ad uso abitativo e di servizi civili.
La RELATRICE e il vice ministro MORANDO formulano parere favorevole sull’emendamento 63.4 (testo 3).
La senatrice DE PETRIS (Misto-SI-SEL) critica la nuova formulazione dell’emendamento, a suo avviso addirittura peggiore della precedente, perché agevola in maniera eccessiva tutte le costruzioni relative ai rigassificatori e alle piattaforme petrolifere, attraverso un’ interpretazione di favore che esclude tali impianti dal pagamento dell’IMU, se non per una minima porzione, con effetto retroattivo su somme già iscritte nei ruoli fiscali. Si tratta di una evidente forzatura, che contraddice le sentenze già intervenute che hanno riconfermato l’assoggettabilità di tali infrastrutture ai tributi e che si pone anche contro la strategia di decarbonizzazione approvata dallo stesso Governo.
Il senatore SANTINI (PD), in qualità di firmatario dell’emendamento, presenta un nuovo testo, che sopprime il comma 5, eliminando quindi l’agevolazione fiscale prevista per le piattaforme petrolifere.
Il senatore CIOFFI (M5S), pur apprezzando la rifomulazione del senatore Santini, osserva che il problema viene meno solo per le piattaforme petrolifere ma resta inalterato per i rigassificatori. Si tratta di tre impianti in tutta Italia (ai quali, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe aggiungersene un quarto), che sono per di più di proprietà di grandi gruppi finanziari internazionali. Non si capisce quindi per quale motivo il Governo e la maggioranza vogliano fare questo regalo a spese dei contribuenti a soggetti che sono certamente in grado di pagare quei tributi.
Il senatore COLLINA (PD) apprezza la riformulazione del senatore Santini, che risolve numerosi problemi, anche legati a contenziosi già in atto tra i proprietari dei rigassificatori e alcune amministrazioni locali.
La senatrice LEZZI (M5S) osserva che i contenziosi esistono anche per i rigassificatori. Denuncia inoltre che, mentre si intende dare un’ingiustificata agevolazione a grandi gruppi finanziari, sulla stessa IMU non si sono accolte le proposte del suo Gruppo per ridurre il carico alle imprese italiane. Stigmatizza quindi che le forze di maggioranza si siano chiaramente compromesse con certi gruppi di potere internazionale.
Il PRESIDENTE invita a moderare i toni del dibattito, nel rispetto reciproco.
Il senatore BROGLIA (PD) aggiunge la sua firma all’emendamento 63.4 (testo 4).
La senatrice BONFRISCO (FL (Id-PL, PLI)) dichiara di sottoscrivere l’emendamento, come riformulato dal senatore Santini. Proprio l’esperienza di un rigassificatore ubicato nel Veneto, la sua regione, dimostra l’utilità di queste infrastrutture per la strategia nazionale di diversificazione di approvvigionamento energetico. Riconosce altresì l’esigenza di estendere le agevolazioni IMU anche ad altre categorie di attività produttive, auspicando che si possa lavorare su questo tema nel seguito dell’iter del disegno di legge di bilancio presso l’altro ramo del Parlamento.
La senatrice RICCHIUTI (Art.1-MDP) dichiara il voto contrario del suo Gruppo. Rileva inoltre una contraddizione tra il comma 4 e il comma 5 testé soppresso riguardo alla diversa interpretazione del presupposto dello sfruttamento del sottosuolo marino. Ritiene inoltre che il comma 4 abbia evidenti problemi di copertura: si tratta infatti di un’agevolazione molto costosa. E’ peraltro singolare che questa interpretazione di favore contraddica le azioni di recupero dei tributi non versati che la giustizia tributaria e la Guardia di finanza hanno imposto di iniziare alle amministrazioni comunali interessate, come quella di Livorno.
La senatrice BULGARELLI (M5S) conferma tale circostanza per quanto concerne il comune di Livorno. Ove avesse potuto iniziare l’azione di recupero nei confronti dei proprietari del locale rigassificatore, il comune l’avrebbe certamente vinta, ma ora non potrà più procedere a causa di questo emendamento. Si chiede perché il Governo e la maggioranza intendano penalizzare gli enti locali a vantaggio di grandi gruppi industriali.
La senatrice DE PETRIS (Misto-SI-SEL) conferma il suo voto contrario anche sull’emendamento riformulato, dato che il comma 4 residuo presenta ugualmente rilevanti profili di illegittimità.
Posto ai voti, è infine approvato l’emendamento 63.4 (testo 4).

Francesco Aucone, geologo indipendente – ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RISCHIO SISMICO DEL GASDOTTO SULMONA-FOLIGNO
Le considerazioni sul Rischio Sismico contenute in questo breve scritto nascono dall’analisi della documentazione tecnica consultabile alla pagina web http://www.va.minambiente.it/…/Ogget…/Documentazione/154/186, relativa al gasdotto Sulmona-Brindisi, che è uno dei cinque tratti in cui è stata suddivisa l’intera opera di costruzione del gasdotto Brindisi-Minerbio.
Nella pagina web sopra citata non ho trovato lo Studio di Impatto Ambientale dell’opera e ne la Valutazione dello stesso, ma alcuni elementi tecnici quantitativi ho potuto estrapolarli da altri documenti ufficiali; specialmente dal “Decreto del Ministero dell’Ambiente – Metanodotto Sulmona -Foligno DN 1200 mm (48″) P=75 bar e Centrale di compressione di Sulmona – DVA-DEC-2011-0000070 – del 07/03/2011” e da “Allegato al Decreto del Ministero dell’Ambiente (Parere CTVIA) – Metanodotto Sulmona -Foligno DN 1200 mm (48″) P=75 bar e Centrale di compressione di Sulmona – DVA-2010-0025608 – del 25/10/2011”. Quest’ultimo documento comprende inoltre il Parere n. 535 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il quale contiene alcuni dati quantitativi interessanti sull’azione sismica adottata da Snam per verificare la vulnerabilità dell’opera.
Questo è quanto è contenuto nel suddetto Parere riguardo i parametri sismici adottati da Snam per verificare la vulnerabilità delle tubazioni di trasporto e della Centrale di compressione di Sulmona.
(tab 1)
In pratica per verificare la Vulnerabilità sismica delle tubazioni è stata considerata una PGA massima (accelerazione sismica orizzontale massima attesa in superficie per lo Stato Limite SLV) di 0,418 g e per la Centrale di 0,408 g. Si tengano a mente questi valori.
Un primo dubbio che sorge è che, ammesso che sia giusto il valore di PGA scelto da Snam per la Centrale, non è tuttavia questo il valore di accelerazione che va preso in considerazione per una struttura in elevazione, ma quello indicato dalle ordinate dello Spettro di Risposta di progetto, in corrispondenza delle frequenze naturali di oscillazione della struttura principale della Centrale e dei suoi singoli elementi costruttivi. È scientificamente risaputo infatti che una struttura fuori terra ha la capacità di amplificare le onde sismiche provenienti dalla superficie del suolo, in funzione del rapporto tra frequenze del sisma e frequenze naturali della struttura stessa e dello smorzamento. Usare la PGA per verificare una costruzione in elevazione è quindi concettualmente sbagliato e può portare alla sottovalutazione dell’Azione Sismica.
Detto ciò, tuttavia, non è questo l’elemento di critica più importante che nasce dall’analisi dei parametri sismici adottati da Snam e che riguarda la scelta procedurale (dimostratasi erronea) di verifica strutturale. La critica principale infatti verte sul valore dei parametri di PGA scelti, che ricordiamo sono 0,408 g per la Centrale e 0,418 g per la tubazione.
Perché affermo questo? Perché i valori di PGA, provocati ad esempio dagli ultimi eventi sismici, e registrati dalle varie stazioni simiche sparse sul territorio italiano in prossimità e lungo la fascia di pertinenza del gasdotto Sulmona-Foligno, ci raccontano ben altro.
Secondo infatti le informazioni contenute nel sito dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che riguardano i valori accelerometrici registrati nelle stazioni suddette, i valori di PGA scelti per la progettazione del gasdotto, sono stati ampiamente e ripetutamente superati dagli eventi sismici storici recenti.
Vediamone alcuni esempi.
Evento sismico dell’Aquila del 6 Aprile 2009
Coordinate epicentrali: Lat. 42,34° – Long. 13,38°
Profondità ipocentrale: 8,3 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 2)
Che tradotti in g (accelerazione di gravità) divengono rispettivamente: 0,644 g; 0,479 g; 0,435 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 7 Aprile 2009
Coordinate epicentrali: Lat. 42,30° – Long. 13,49°
Profondità ipocentrale: 17,1 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 3)
Che tradotti in g divengono: 0,652 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 24 Agosto 2016
Coordinate epicentrali: Lat. 42,70° – Long. 13,23°
Profondità ipocentrale: 8,1 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.<ERTY
(tab 4)
Che tradotti in g divengono: 0,851 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 26 Ottobre 2016
Coordinate epicentrali: Lat. 42,91° – Long. 13,13°
Profondità ipocentrale: 7,5 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 5)
Che tradotti in g divengono rispettivamente: 0,638 g; 0,612 g; 0,539 g; 0,527 g.
Evento sismico dell’Italia centrale del 30 Ottobre 2016
Coordinate epicentrali: Lat. 42,83° – Long. 13,11°
Profondità ipocentrale: 9,2 Km
Valori accelerometrici (PGA) di alcune stazioni.
(tab 6)
Che tradotti in g divengono rispettivamente: 0,869 g; 0,782 g; 0,633 g; 0,547 g; 0,536 g; 0,522 g; 0,476 g; 0,474 g.
Come si può constatare negli esempi precedenti, le PGA scelte dalla Snam per verificare la Vulnerabilità sismica del gasdotto e della Centrale, sono state ripetutamente e decisamente superate dalle accelerazioni superficiali (PGA) registrate in alcune stazioni in prossimità della fascia di pertinenza del gasdotto, in occasione degli ultimi eventi sismici che hanno interessato l’Italia centrale.
La realtà dei fatti dimostra quindi che l’approccio utilizzato da Snam per definire l’Azione Sismica di progetto è ampiamente inadeguato e che, conseguentemente, il Rischio Sismico legato all’opera è stato fortemente sottovalutato.
D’altronde era questo un aspetto ampiamente prevedibile visto l’approccio troppo semplicistico, relativamente all’importanza dell’opera, con cui Snam ha valutato il Rischio Sismico attinente al gasdotto. Non solo in questo tratto, ma anche nel tratto Foligno-Sestino e probabilmente anche negli altri tre che fanno parte dell’intera opera che va da Brindisi a Minerbio. Il motivo risiede nel fatto che il metodo semplificato adottato da Snam è, nella sua semplicità, fortemente inadatto a valutare l’amplificazione delle onde meccaniche dovuta alle variazioni di contrasto sismico contenute nelle serie stratigrafiche di sedime del gasdotto.
Per una tale opera, che, per la sua importanza e la sua pericolosità, è considerata “strategica” dalle attuali normative tecniche (NTC 2008), va approntato uno studio dettagliato che nella terminologia tecnica viene definito studio di Risposta Sismica Locale (RSL).
D’altronde nello stesso decreto citato all’inizio di questo articolo (DVA-DEC-2011-0000070) viene accennata questa necessità:

Anche se a mio parere tale indicazione rimane troppo vaga ed inutilizzabile in un futuro giudizio di idoneità degli studi richiesti. Non vengono infatti descritti quali tipi di indagini andrebbero effettuate ed in quale quantità ed estensione. Non si specifica ad esempio che non sarà sufficiente condurre uno studio di RSL monodimensionale, ma viste le dimensioni dell’opera (trattasi di una linea lunga 167 Km) sarà necessario effettuare degli studi di propagazione delle onde sismiche e di modellazione sismostratigrafica almeno a due dimensioni e praticamente per tutta la lunghezza del tracciato. Ciò significa ricostruire la sismostratigrafia per tutti i 167 Km del tracciato, ad una profondità tale da individuare, o escludere, la presenza di contrasti sismici che abbiano la potenzialità di amplificare le onde meccaniche di un futuro evento sismico. È una campagna d’indagini imponente che ovviamente farebbe lievitare i costi di costruzione di svariate decine di milioni di euro. Senza considerare i costi in più dovuti al riadattamento del progetto in seguito ai valori, sicuramente più alti, delle nuove azioni sismiche così determinate, con cui andrebbero riconfrontata la linea e la Centrale. Ma questo d’altronde è ciò che andrebbe approntato per mitigare il più possibile il Rischio Sismico di un’opera che, non dimentichiamolo, è considerata strategica per la sua importanza e per la sua pericolosità ambientale.
L’ultimo aspetto che voglio sottolineare relativamente al Rischio Sismico per un’opera come il gasdotto Sulmona-Foligno è quello della “fagliazione”.
Un aspetto che per quanto rappresenti il vero tallone d’Achille per una condotta di gas interrata, non viene minimamente preso in considerazione nei decreti ministeriali e nelle valutazioni ambientali dell’impatto dell’opera.
È un fenomeno che rientra negli studi sugli effetti locali sismici e di cui si deve tenere conto nella stesura degli elaborati progettuali, in aree, come è la fascia appenninica, fortemente disseminate da sistemi di faglie attive. Tra tutte le faglie attive in grado di generare un sisma, ve ne sono alcune (definite “faglie capaci”) che sono in grado di deformare permanentemente la superficie terrestre attraverso la “fagliazione”, ossia la rottura della superficie topografica a seguito del propagarsi della dislocazione fino alla superficie terrestre, interessando qualsiasi elemento che si trovi sulla stessa, comprese le opere ingegneristiche.
In Italia chi si occupa di studiare questo aspetto della sismicità è Il Servizio Geologico – ISPRA e nella sezione del suo sito web (http://www.isprambiente.gov.it/…/ithaca-catalogo-delle-fagl…) dedicata a tale aspetto, fornisce una cartografia attiva delle faglie capaci conosciute del territorio italiano e nella figura seguente si riporta una porzione della fascia di competenza del gasdotto con segnalate in rosso le faglie capaci sino ad ora individuate. È importante sottolineare che si tratta di una rappresentazione di massima, con l’intento di mettere in evidenza l’entità del fenomeno. Lo stesso Ente mette infatti in guardia i tecnici territoriali a non considerare tale catalogo esaustivo, anzi a considerarlo insufficiente negli studi progettuali di opere ingegneristiche.

Ne consegue che questo aspetto sia assolutamente da non sottovalutare nella valutazione del Rischio Sismico di un opera ingegneristica (oltretutto costituita da una linea di condotte ininterrotte per più di 150 Km), in un ambiente geologico caratterizzato da numerosi e diffusi sistemi di faglie attive. Non si può quindi rimanere in un ambito puramente bibliografico ma nel progetto dell’opera vanno previste indagini atte ad individuare tali faglie con accurati studi di paleo-sismicità.
Anche questo ovviamente non farebbe che lievitare i costi di costruzione dell’opera. Ma tant’è!

 

BACIATI

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Antonella Giordanelli – Dal 1814 nell’Arma ci sono stati 58 comandanti generali e 96 vice, in carica per circa un biennio, fino al 1997 quando i vicecomandanti si sono succeduti alla media di uno nuovo ogni 7 mesi: in base art. 25 del Dlgs297/2000 sul riordino dell’ Arma, il vice comandante generale può rimanere al massimo per un anno, con uno stipendio mensile di circa 6mila euro più indennità varie, andando poi in pensione con un incremento di 8mila euro sullo stipendio originario per un totale di 14mila euro, più tredicesima di 27mila euro.
Epico per l’impavido sprezzo del versamento contributi il gen. Massimo Iadanza, a cui fu conferita l’altissima pensione d’oro per il fulmineo vittorioso vice comando dell’Arma dal 7 marzo 2013 al 18 maggio.
Ma è addirittura leggenda tra i carabinieri semplici che guadagnano 1.300 euro al mese, quello scherzo carnascialesco per cui i venti giorni dal 6 al 26 febbraio 2005 come vicecomandante abbiano reso il congedo del gen. Ermanno Vallino una ininterrotta successione di martedì e giovedì grassi: veni, vidi, vici !

Vincenzo Talarico – Certo, un generale dei Carabinieri Forestali che lascia l’incarico per passare alla TOTAL (!!???!!) … mi ha dato molto da pensare (male!) … ma non conoscendo né la persona né le vicende, non posso che astenermi dal dare un giudizio … la sua morte comunque non è sicuramente una questione di semplice suicidio, ci sono di mezzo troppe cose torbide attorno a questa vicenda
Valter Reali – …io purtoppo lo ricordo col sorriso a 32 denti con la divisa nera…. ..

– Mi sono fatta anche una idea dei motivi considerando il suo carattere la natura del lavori in Total la adesione strettissima al suo ex capo e mentore ed alla attuale posizione di costui, collegando il carattere, le dichiarazioni sue su Total ( mi hanno cercato Loro) prima di prendere servizio, quelle della moglie dopo la morte (da Potenza è tornato distrutto) e la posizione attuale di quel tipo ex capo e il carattere untuoso di quest’ultimo. Era orgoglioso di “essere stato scelto da loro”. Io penso male. Era un fedelissimo quindi…..
– Facile parlare per chi
Da allievo agente aveva i funzionari che gli facevano da autista
Da agente aveva il potere assoluto sui colleghi di una Provincia
Da allievo vice ispettore ha trattato la svendita del corpo
Da ispettore ha ricevuto in regalo un nucleo speciale in procura con auto a vetri oscurati
Senza dimenticare i fantomatici incarichi per decine di migliaia di euro l’anno

E ce ne sarebbe….

E questo esempio fulgido di rispetto delle gerarchie plaude al passaggio nei carabinieri perché li ci sarà certezza del Comando?
Il capo e il suo braccio destro sempre senza vergogna a prendersi gioco del personale

– Invece chissà come mai poco tempo fa dal NOS si è fatto trasferire altrove…no non sapeva niente…è vero…mvafic
– Casualmente tutte le mosse giuste
Gira voce che sia per andare col suo amichetto giuda ai servizi
O ai servizietti?
Maledetti lui l’altro e i loro lacchè 

Giacinto Cundari – Lo maledico anche io e, insieme a lui, tutti quelli che hanno contribuito alla chiusura del Corpo forestale dello Stato

Salvino Paternò – ” Vi sembrerà strano, ma io sull’ipotesi del generale Gallitelli al governo sono d’accordo. Penso che in questa classe politica che ci governa sia l’uomo giusto al posto giusto.
D’altronde se gode della totale fiducia di tutte quelle personcine che in questi anni hanno governato l’Italia in maniera “ineccepibile”, un motivo ci sarà. Lo stima Berlusconi che lo nominò Comandante Generale nel 2009, lo ammira Monti che nel 2013, con un decreto ai limiti della legalità, malgrado fosse da tempo scoccata per lui l’ora della pensione, lo trattenne nella poltrona per altri 3 anni, e lo apprezza anche Renzi che avvallò la sua nomina a presidente del Coni nel 2015.
Possiede poi quel giusto distacco dalla realtà che caratterizza tutti i nostri politici e, come loro, non avverte i fastidiosi problemi dei comuni mortali. D’altra parte uno che percepiva in un giorno di “lavoro” la stessa somma che un carabiniere prende a fine mese, come può mai immedesimarsi nei problemi della plebaglia?
Inoltre sa già cosa significa tradire le aspettative della gente, le stesse aspettative, per esempio, che i carabinieri nutrivano quando l’Arma divenne forza armata autonoma e, svincolandosi dall’Esercito, pote’ finalmente esprimere un proprio comandante generale. Ebbene, da quel momento le cose peggiorano inarrestabilmente. Al posto dei benefici, arrivarono gli impietosi tagli. Il culmine si ebbe nel 2011 con un taglio di ben tre miliardi per le forze di sicurezza. Ma anche lì nessuna paura per i generali ai vertici, mentre i carabinieri si lamentavano di non avere nemmeno i fondi per pagare il carburante, il ministro della Difesa, Ignazio la Russa, arricchiva il parco auto dei massimi dirigenti con 19 lussuose Maserati blindate. Alè!
L’assenza di meritocrazia che caratterizza la nostra società, poi, non sarebbe un problema, parliamo di un uomo che ha presieduto commissioni di avanzamento fatte senza regole chiare, dove cordate di ufficiali avvinghiati tra loro scalavano le vette.
E che dire dei privilegi? Anche in tal caso siamo di fronte ad un uomo competente in materia, non gli si può dire nulla. Nel periodo in cui ha retto il Comando Generale ha nominato ben 10 vicecomandanti generali (3 solo nel 2013), permettendo così ai colleghi a cui mancavano pochi mesi per andare in pensione, di godere di tutti i benefit connessi.
Per quanto attiene infine ai vitalizi, la nomina governativa non sconvolgerebbe il suo stile di vita. Cosa volete che sia un’altra mega-mensilità per chi già percepisce la pensione da super generale e uno stipendio da super manager? Suvvia!
Ci sarebbe per lui solo un piccolo problemino. Il generale è abituato ad andare in visita ai reparti accolto con tappeti rossi e squilli di tromba. Beh, nelle vesti di politico, stante la rabbia dei cittadini, temo che sarebbe accolto da fischi e pernacchie, e a questo non è preparato. Però non disperiamo, con un po’ di esercizio ci si abituerà… come tutti i politici di professione”.

Alessio Fionda – Si avvicina una repubblica militare di tipo sudamericano… Ci sarà una ragione se siamo unico paese in Europa ad avere una forza di polizia a competenza generale ma di tipo militare? Accorpamento cfs solo inizio…