A parte la presenza di specialità “ambientali”, a supporto della scelta politica di far confluire il Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri, i rappresentanti del Governo hanno sempre utilizzato l’argomento della “territorialità”.
Di fatto la analoga distribuzione territoriale tra CFS e Carabinieri è sempre stata la principale motivazione, l’unica somiglianza utilizzata a sostegno di una pretesa similitudine tra i due corpi di polizia. Una pretesa affinità, tanto forte da superare tutte le altre diversità, invero numerose e molto più significative.
Anche lo stesso Capo della polizia, in un primo momento visto da tutti come un grande sostenitore della battaglia per l’autonomia del corpo di polizia ambientale, ha poi chinato il capo al volere politico dichiarando, durante la sua audizione in commissione alla Camera dei Deputati, che se proprio il Corpo Forestale doveva essere assorbito da un’altra Forza di Polizia, era logico che questa venisse individuata nella “Benemerita” proprio in virtù della speculare organizzazione territoriale. Non importa poi se gli ordinamenti erano diversi (il primo “civile”, la seconda “militare”) e se lo stesso prefetto Gabrielli, nel suo primo discorso da neo capo del Dipartimento di P.S. elogiò la legge n. 121/81 (quella che decretò la storica “smilitarizzazione” della Polizia di Stato), sostenendo che “la sindacalizzazione era diventata una conquista imprescindibile”. Evidentemente per i forestali si poteva prescindere.
Non rileva il fatto che l’Arma è anche Forza Armata impegnata quotidianamente in “teatri di guerra” e non una semplice Forza di Polizia come lo era il Corpo Forestale. E non è significativa la differente progressione di carriera e modalità di arruolamento. Non è di interesse il fatto che il CFS, come la PS, è anche Autorità amministrativa nonché titolare di procedimenti amministrativi finalizzati al rilascio di autorizzazioni e licenze, attività invece ordinariamente precluse alle autorità militari in tempo di pace. Bazzecole, la territorialità è analoga, e tanto basta!
Ma vediamo nello specifico come questa organizzazione strutturale si coordina con la preesistente della gendarmeria nostrana.
Di fatto la struttura è speculare: Comandi Stazione, Comandi Provinciali, Comandi Regionali, Comando (Ispettorato) Generale. Dati i numeri enormemente maggiori, nell’Arma sono presenti anche strutture di raccordo intermedio come le Compagnie (tra le Stazioni e i Provinciali), i gruppi (tra le Compagnie e i Comandi Provinciali delle principali metropoli), e Comandi Interregionali tra i Comandi Regionali e il Comando Generale.
Il Corpo Forestale si inserisce nella organizzazione dei Carabinieri come un corpo estraneo, non solo perché non nasce come struttura propria, dal suo interno, ma perché, di fatto, la collocazione di una struttura specialistica con distribuzione territoriale simile è una novità assoluta che va affrontata non senza difficoltà. A differenza della Polizia di Stato, infatti, la Benemerita non ha mai avuto una specialità che avesse funzioni preventive di PS e di polizia amministrativa con distribuzione territoriale finalizzata al controllo del territorio. Le specialità di polizia della principale polizia militare italiana sono infatti tutte di tipo squisitamente investigativo e la loro distribuzione territoriale fa riferimento a criteri meramente logistici e non “territoriali” in senso stretto. Questa caratteristica delle specialità dell’Arma è anche alla base della scarsa dotazione organica che interessa questi reparti (NAS, NOE, NAC, ecc.).
La Forestale è di contro una anomalia perché nel suo piccolo è comunque molto più grande di qualunque specilità dei CC ed ha una distribuzione capillare sul territorio dovuta alle sue caratteristiche funzioni preventive (nonchè tecnico-gestionali e amministrative) nelle materie di competenza.
La Polizia, per intenderci, ha invece delle specialità che, sebbene meno capillari della Forestale, hanno comunque la loro territorialità. La polizia stradale, ad esempio, è una specialità che ha il suo “territorio” da controllare, che fa prevenzione e molta attività di polizia amministrativa.
Ecco quindi che nel passaggio nascono inesorabilmente le (prevedibili) difficoltà. Già si racconta che ad una cerimonia, il locale comandante di stazione dei Carabinieri abbai visto con disappunto la dicitura “comandante di stazione” sulla nera giacca del vicino sottufficiale dei Carabinieri Forestali.
Chi è il “vero” comandante di Stazione dei Carabinieri?
Che dire poi dei generali di brigata forestali, scomodi parigrado dei comandanti regionali dei CC? Probabilmente troppi galli per un pollaio.
Intanto i Comandi Provinciali della Forestale sono diventati “Gruppi”, i Comandi Stazione forestale diventeranno verosimilmente dei semplici uffici all’interno del Comando Stazione Carabinieri e gli ex Comandi Regionali del Corpo Forestale dello Stato non si sa neanche se continueranno ad esistere o, come si vocifera sempre più, saranno direttamente soppressi. Non è dato sapere il grado che dovrà assumere l’ufficiale posto a comando di un Gruppo, di un Ufficio per la Biodiversità o di un Coordinamento Territoriale per l’Ambiente, ma intanto stiamo già assistendo ad una situazione che è ancora più variegata della precedente con ex Comandi Provinciali comandanti da capitani e UTB retti da colonnelli. Quale sarà la norma definitiva? Intanto il caos poi, chissà quando, arriverà la decisione dal Comando Generale.
La territorialità è passata, al fine, da principale motivo di accorpamento a motivo di ulteriori difficoltà. Forse sarebbe stato meglio assorbire una struttura come la Forestale in una Forza di polizia dove si sarebbe potuta “integrare” anziché “sovrapporre”.
Forse se si avesse voluto veramente salvaguardare l’istituzione Forestale sarebbe stato opportuno guardare alla “complementarietà” e non alla speculare organizzazione preludio di un futuro annientamento.
Forse…
Amos G. Pampaloni