LUNGIMIRANZA SULLA RURALITA’

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Antonio Di Lizia– L’attacco alle nostre foreste prosegue.
Prima la distruzione del Corpo Forestale dello Stato con l’immediato affondo della promulgazione del nuovo Testo Unico Forestale che apre la strada ai profittatori.
Contemporaneamente si tagliano ovunque piante e alberature anche cittadine, spesso con la scusa della pericolosità, con il doppio interesse: fornire le centrali a biomassa (spacciando per energia green) e acquistare nuove piante per rimpiazz are quelle tagliate…

ALCUNI CITTADINI E SCIENZIATI SANNO BENE CHE TUTTO CIÒ È ESTREMAMENTE SBAGLIATO PER NON DIRE PAZZESCO. I PORTATORI D’INTERESSE NON PERDONO TEMPO AD UTILIZZARE OGNI MEZZO (SOCIAL, STAMPA, TV) PER SPACCIARE LE LORO VERITÀ RECLAMANDO TRA I LORO SOSTENITORI ANCHE IL MINISTRO DELL’AMBIENTE. NON INTENDO DIRE CHE SIA FAVOREVOLE MA SOLO CHE, IN UN CERTO QUAL MODO, SI FANNO SCUDO DEL MINISTERO E DI CONSEGUENZA ANCHE DEL MINISTRO COSTA PER AVVALORARE IL TUF PARTENDO DAL PRESUPPOSTO DELLA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI E QUANT’ALTRO… L’USO DI CERTI AGGETTIVI O DI ESPRESSIONI CHE FANNO PENSARE AD UN IPOTETICO NULLA OSTA…. È OVVIO CHE LA MIA RIMANE UNA SUPPOSIZIONE DELLA QUALE COSTA O MEGLIO TUTTO IL MINISTERO È VITTIMA..

ANTONELLA GIORDANELLI– PURTROPPO, LE COMPETENZE ISTITUZIONALI DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE SONO ALQUANTO LIMITATE, NON PER NULLA SALVINI, POLITICO SCAFATO, PRIMA DI SEDERSI A SCRIVERE IL CONTRATTO DI GOVERNO AVEVA PRETESO UNA SOLA PREGIUDIZIALE: AVERE IL MINPAAF, OVVERO QUEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA SOPPRESSO DA UN REFERENDUM E RINATO CON NOME LEGGERMENTE MODIFICATO IN “POLITICHE AGROALIMENTARI E FORESTALI” (COME TI RIGIRO LA DEMOCRAZIA DIRETTA). E NON PER NULLA FIN DAL PRIMO COLPO D’OCCHIO SUL SECONDO GOVERNO CONTI VI SPICCAVA UNA RENZIANA DI FERRO. QUINDI IL NOSTRO VALOROSO SERGIO COSTA NON HA NESSUNA COMPETENZA SU CACCIA, FORESTE, PESTICIDI, RANDAGISMO, CIRCHI, GRANDI OPERE…E SI DEVE PRENDERE LE INVETTIVE DI CHI A RIGOR DI LOGICA CREDE CHE LUI POSSA INTERVENIRE SU TEMI AMBIENTE/ANIMALI ! ECCO PERCHÉ LA DOTT STEFANI PD, VICECAPO DEL CFS, È STATA ASSEGNATA AL MINPAAF, INFILTRANDO L’AMICO CATTOI NEL M5S: CONTINUA COSÌ DA SEMPLICE FUNZIONARIA (A VITA) AD AVERE PIÙ POTERE DI SERGIO COSTA E DI TUTTA LA DIRIGENZA ONESTA DEL CFS, PUNITA CON L’EPURAZIONE NEI VVFF O SVILITA CON TRASFERIMENTI NEI COMANDI PERIFERICI. NON SO SE È DA ATTRIBUIRE ALLA VICECAPO DEL CORPO LA LUNGIMIRANZA PER CUI, SECONDO ME, PRIMA DI CENSIRE GLI ALBERI MONUMENTALI HANNO PRIMA CENSITO LE PIÙ INETTE TRA LE FORESTALI ED ENTRAMBI HANNO FATTO CONFLUIRE IN ELENCO NEL MINPAAF: DEGLI ULIVI MILLENARI DEL SALENTO NEANCHE UNA SCHEDA È STATA SOTTOPOSTA ALLA SOVRINTENDENZA DI BRINDISI, GRAZIE AD UNA CIRCOLARE DELLA DOTT ANGELA FARINA CHE PRESCRIVEVA DI SOPRASSEDERE AL CENSIMENTO NEGLI ULIVETI TROPPO ANTICHI E TROPPO NUMEROSI !!! LA SCELTA È STATA PROVVIDENZIALMENTE OCULATA GIACCHÉ CI S’È RISPARMIATO IL LAVORO ANCHE PER IL FUTURO ESSENDO STATI INOPINATAMENTE ERADICATI GRAZIE A XYLELLA E TAP. TUTTA L’OPERAZIONE E’ ACCORTAMENTE CONDOTTA IN MODO CHE NON RIMANGA ALCUNA TRACCIA DEGLI ENORMI MILLENARI. NON SERVONO NEANCHE I TARLI CHE NE SBRICIOLINO LA MEMORIA STORICA DI UN ARCHIVIO.

MASSIMO BLONDA– SFRUTTAMENTO DEL SUOLO O RURALITA’

Se non ci si riflette, non è automatico afferrare la differenza.
Viste dalla città, e dal bancone del supermercato o del verdumaio sotto casa, sono entrambe agricoltura.Quella cosa che produce cibo per tutti i giorni, e che richiama tante diverse immagini, a seconda della cultura, formazione, dei condizionamenti o della propria storia personale:a volta bucoliche, popolate da sorridenti contadini sotto il sole e sotto cieli azzurri;altre terrifiche, fatte di teschi, veleni e orrende malattie;altre di paesaggi con smisurate distese verdi o dorate che ondeggiano al vento; altre di moderne macchine, droni, satelliti, computer, e così via. Una per ogni sensibilità, insomma.

Ma esistono due estremi di agricoltura ben lontani fra di loro, con qualche intermedio più sfumato.Da un lato c’è il suolo inteso come qualsiasi materia prima industriale, da sfruttare per lucro e seguendo solo quello. Zero paesaggio, biodiversità, cicli biologici, attenzione alla qualità, responsabilità per il pianeta e la salute dei consumatori, sostenibilità. Chi la pratica è anche difficile chiamarlo agricoltore, e spesso non lo è affatto come professione, ma sono grandi società, fatte di gente seduta intorno a tavoli di consigli di amministrazione, che nei campi non è mai stata e non sa neanche dove sono.

In campo, invece, semplici operai, quando non solo macchine guidate in remoto.Estensioni tutte uguali fra cui non spunta una casa, o un boschetto, o un muretto a secco o qualsiasi nota diversa dalla omogenea continuità. Non si vedono animali, insetti, uccelli. E poi consumi di acqua, fertilizzanti, fitofarmaci, carburanti, e quanto di meno “agro” ci sia. Il suolo solo come substrato. Tanto non ci vive nessuno, da quelle parti; e come potrebbe!

All’altro estremo c’è la ruralità, fatta da comunità agricole più o meno grandi, che producono mentre vivono in quei posti: dalla masseria ai piccoli centri a vocazione. Contadini, e non solo, ovviamente.Ed è un altro mondo: vario, misto, spesso bellissimo da colpo d’occhio, popolato, vivo. E se è vivo e vissuto, nessuno lo vuole avvelenare.
Quale migliore garanzia si potrebbe avere, marchi vari a parte, su prodotti di chi ci vive in mezzo tutto l’anno, e manga le stesse cose? Un pochino sul principio dell’”assaggiatore del Re”, se vogliamo essere cinici. E poi c’è tutto il resto sulla sostenibilità, sul recupero e difesa di paesaggi, tradizioni, e antiche varietà, sull’appeal di territori anche per il turismo, sulla diffusione del chilometro 0 e dei gruppi di acquisto solidali, sul bene che fa, soprattutto alle giovani generazioni, conoscere da dove viene ciò che si mangia.

Per non parlare di come questo sistema sia l’unico capace di reggere anche a gravi cambiamenti climatici e ad eventi estremi, ad essere “resiliente”, se è concessa la parolaccia.

Occhio, però! Fra i due estremi, c’è una grande varietà di casi intermedi; potremmo dire “50 sfumature di verde”.

Tutto sta, allora, a scegliere verso che cosa spingiamo, chi sosteniamo.

Industria chimico-tecnologica del suolo (meglio nota anche come agricoltura di precisione) o ruralità agro-ecologica?

Questo governo, la maggioranza dei Parlamentari, la Ministra, il grosso delle associazioni categoriali, pezzi di pseudoscienza, pare abbiano scelto la prima.

Sta a noi fargli cambiare idea.

CRISTIANO AUTOLYCOS MANNI– BELLANOVA<<DELLE IMPRESE MI HANNO CHIAMATA E MI HANNO DETTO UNA COSA SEMPLICISSIMA: CHE SENZA FLUSSI MIGRATORI BEN REGOLATI, MOLTI PRODOTTI MARCISCONO NEI CAMPI, PERCHÉ I LAVORATORI POLACCHI ORA VANNO IN GERMANIA. QUINDI ATTENTI A DIRE PORTI’ CHIUSI’>>

Quindi il senso sarebbe <<bene i porti aperti, perché così le imprese possono impiegare manodopera agricola a prezzi talmente bassi da aver provocato la fuga dei braccianti agricoli polacchi in Germania?>>

Penso piuttosto che i migranti debbano essere accolti per solidarietà, non per convenienza.
Credo che il mondo agricolo vada invece pensato in modo artigianale, dove ogni mano che si abbassa a toccare la terra, debba essere padrona del frutto che ne trae, e non una catena di montaggio, dove il bracciante è alienato dal frutto del suo lavoro, e ripagato da un salario tanto basso da garantire competitività ad un prodotto industriale, soggetto al mercato, che poi diviene il cibo che ci mettiamo in bocca.

Penso che si debba concepire un’agricoltura che crei meno emissioni e consumi meno risorse, frenando i cambiamenti climatici che sono la prima causa delle migrazioni; che i prodotti agricoli debbano costare di più, per ripagare la loro effettiva qualità, che siano a filiera corta, e che debbano essere difesi dalla concorrenza di cibo estero, prodotto con metodi industriali e sostanze chimiche per abbassarne il prezzo; che i tempi siano pronti peruna veloce transizione al biologico, recuperando la diversità agraria che già abbiamo, e che rischia di estinguersi, anche senza ricorrere a OGM.

197°

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Giuseppe Graziano – Il 15 ottobre del 1822 nasceva il Corpo Forestale dello Stato. Oggi, quindi, compie 197 anni ed ho deciso di festeggiarlo indossando questa cravatta perché l’identità e la storia non me la faccio rubare da nessuno. NOI NON CI ARRENDIAMO
#UnProgettoCheProsegue
Emanuele Cabriolu – nel 1822 si parla di regno di Sardegna Piemonte Sardegna e Liguria fino al Ticino, lì passava il confine; il re Carlo Felice governava quello stato uscito dal congresso di Vienna dalla sola Sardegna che era fino al 1814.
Grave la riforma costituzionale del 1970 che ha attuato la regionalizzazione dello stato e dato attuazione pure alle preesistenti deleghe in materie delle regioni a statuto speciale , e il transito di uffici, uomini mezzi e competenze alle regioni. La puzza di regioni e province autonome la sento io che, grazie a dio, porto la gloriosa divisa grigio verde sporca di incendio stasera: al massimo per lei potrebbe essere profumo e garanzia dell’esistenza del corpo forestale sardo. Dopo un anno dalle elezioni e’ chiaro si è aspettata la sentenza per scaricare tutta la responsabilità sui giudici , ancora una volta la politica non si assume le sue responsabilità e parrebbe non voler scontentare nessuno né vecchi né nuovi protagonisti , ma di accontentarsi di un nuovismo di facciata. In effetti la proposta di Cattoi è abbastanza scontata di basso profilo che non rilancia nulla anzi parrebbe passare dalla padella alla brace: un doppione della PS affiancata e sottomessa gerarchicamente, direi annacquata, le funzioni dannose acquisite riproposte, si poteva osare di più ?? Lo spirito della petizione era non solo salvare ma implementate il cfs, rafforzarlo e federarlo ai cfr e province autonome: io ho buona memoria ..e voi????? Sono tra gli irriducibili sostenitori del equiparazione dei corpi forestali provinciali e regionali al cfs, secondo il principio economico fisico e ..chimico della fusione per incorporazione.. chiamatela per osmosi o per emulsione
Valter Reali – …i colleghi forestali delle regioni e province autonome sono i primi nostri colleghi…..siamo fratelli….gli altri sono cugini
Nik Friend – è grazie alla mancanza dell’a-b-c della politica che certi politici sono riusciti a diventare tali, a conquistarsi le poltrone e, da quelle posizioni, a fare danni.
Ora, si da il caso che in Consiglio dei Ministri ciascun Ministro può avanzare proposte esclusivamente sulle materie di competenza del suo Ministero (CFS=Agricoltura) … gli altri, dopo che chi ne ha il potere ha fatto una proposta, possono parlare, non prima.
Il diritto di poter uscire dall’ordinamento militare, chi è che ha il potere di proporlo?
O lo fa, in Parlamento, un qualunque parlamentare, oppure lo fa, in Consiglio dei Ministri, il Ministro della Difesa.
L’allora Ministro Trenta la proposta di riaprire lo mobilità a favore degli ex CFS militarizzati l’aveva pure fatta, giusto per memoria.
Quanto al resto, invece, io mi limito a constatare che la legislatura è iniziata il 23/03/2018 mentre la prima proposta di legge è stata presentata il 13/03/2019, ossia c’è voluto 1 anno … e la proposta non prevede il ripristino del CFS, bensì il passaggio della “specialità Forestale” dai CC alla PS.
Cristiano Autolycos Manni – 197° anniversario della fondazione del Corpo Forestale. Dispiace che l’Arma dei Carabinieri non abbia minimamente dato un briciolo di ufficialità a questo giorno. Sarebbe stato un segno di rispetto per una gloriosa amministrazione che è stata da essa assorbita, ma che, nonostante tutto, continua a vivere nel cuore di chi si sente forestale sino alla fine.
Pro Natura Opus et Vigilantia
Antonio Di Lizia – L’attacco alle nostre foreste prosegue.
Prima la distruzione del Corpo Forestale dello Stato con l’immediato affondo della promulgazione del nuovo Testo Unico Forestale che apre la strada ai profittatori.
Contemporaneamente si tagliano ovunque piante e alberature anche cittadine con il doppio interesse: fornire le centrali a biomassa (spacciando per energia green) e acquistare nuove piante per rimpiazzare qualle tagliate, spesso con la scusa della pericolosità…
Alessandro Bottacci – Dobbiamo far sentire chiara la unica strada percorribile:
un Corpo Forestale dello Stato che torni ad essere un corpo tecnico con funzioni di polizia, che sia posto alle dipendenze del Ministero dell’Ambiente, che si occupi prioritariamente di foreste, montagne, ambito rurale, tutela della flora e della fauna, aree protette, conservazione della Natura, repressione degli illeciti di incendio, dissesto idrogeologico, ecc.
Evitando distrazioni in altri settori, quali il codice della strada, le shoppers, l’ordine pubblico, ecc.
Rivogliamo la vera Forestale, come era prima delle degenerazioni che l’hanno portata a morte.
Ettore Ilariucci – aggiungerei l’agroalimentare con i nostri naf assieme all’icarf per liberarli da capi uguali a patrone
Mario Rico – La tutela delle acque e gestione dei rifiuti no??
Alberto Gazo – Il cfs deve essere indipendentemente né servo né servitore di nessuno. Certo, statale legge 121/81.
Alfredo Borghello – Questo è quello che ci vuole per noi e per il paese!!!!!
Saretta Makoto Kino – ho letto la porcata proposta da Cattoi, poi non so se ho interpretato male: vogliono trasferire i forestali dai cc alla polizia, è vero?? a questo punto forse meglio restare le cose come stanno anziché fare un’altra porcata
Antonella Giordanelli – Maurizio Cattoi riesce in mirabile sintesi a farsi gli affari di sindacalista alla Moroni e di agronomo alla Stefani: purtroppo noi che amiamo il CFS stiamo arrivando tutti alla dolorosa conclusione che è più dignitoso piangerlo morto.

L’USIGNOLO NON CANTA PIU’ “CHIARE FRESCHE DOLCI ACQUE”

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Diego Infante – si pone un problema complesso: la salvaguardia dei sistemi nel loro insieme e quella per i singoli rappresentanti che ne fanno parte. In breve la differenza è tra “ecologia profonda” ed “ecologia di superficie”.
Essere animalisti generalmente non è compatibile con la salvaguardia dei sistemi complessi, eppure credo che una via di mezzo sia necessaria. A volte basta il buon senso. Nel caso specifico, il Lago della Duchessa ricade in una riserva naturale. Il problema di sovrapascolo è grave, poi il lago è piccolo e non può ospitare deiezioni e urina di troppi animali. Compito degli enti gestori è far sì che gli animali (specie da allevamento) non danneggino eccessivamente la flora.. Il sovrapascolo è un grave problema sulle Alpi, mentre in Appennino con i grandi carnivori, che regolano in maniera naturale l’eccessiva proliferazione di erbivori, la questione non si pone.

ANTONIO DI LIZIA – EPPURE LA VISIONE DI BOSCO SI ERA EVOLUTA NEL CORSO DEL TEMPO. SI ERA PASSATI DA UNA CONCEZIONE PRETTAMENTE PRODUTTIVA O MONOFUNZIONALE AD ALTRE BEN PIÙ IMPORTANTI: QUELLA FUNZIONE PROTETTIVA DELL’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL SUOLO, QUELLA PAESAGGISTICA CHE FACEVA UN PO’ SCOPA CON L’IDEA DEL “BELLO”, QUELLA RICREATIVA DEL VIVERE ALL’ARIA APERTA, QUELLA IGIENICA (SALUBRITÀ DELL’ARIA E PURIFICAZIONE DELL’ACQUA), QUELLA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ E UNA FUNZIONE DI CARBON SINK (SERBATOIO DI CARBONIO – CHE MOLTI, SPECIE QUELLI CHE TAGLIANO, CERCANO DI DIMENTICARE).OGGI PURTROPPO C’È UNA RECRUDESCENZA DELLA SOLA FUNZIONE ECONOMICA E CIÒ GRAZIE ALLA RICERCA DI FONTI D’APPROVVIGIONAMENTO DI MATERIALE PER LE CD CENTRALI “GREEN” A BIOMASSE PER NON PARLARE DELLA PROBABILE NECESSITÀ DEL TAGLIO A CAUSA DELL’INIBIZIONE DELLA VEGETAZIONE ALLE TRASMISSIONI DEL 5G (A CUI POTREBBERO SOPPERIRE CON UN NUMERO MAGGIORE DI ANTENNE). TUTTO QUESTO È AVVENUTO GRAZIE SOPRATTUTTO ALLA DECENTRALIZZAZIONE DELLE COMPETENZE IN MATERIA FORESTALE RIGUARDO AI TERRENI DEMANIALI. IN MANO ALLO STATO SONO RIMASTE SOLO I PARCHI E LE RISERVE NATURALI E NEMMENO TUTTE. INOLTRE, CON L’INTROMISSIONE DI MILITARI ALL’INTERNO DEI PARCHI E DELLE RISERVE, TUTTO FANNO FUORCHÉ I FORESTALI, E IL GIOCO È FATTO… È GIUNTA L’ORA CHE LA POLITICA DIA UN TAGLIO DECISIVO, LO STATO DEVE TORNARE A DETTARE LEGGI UNIVOCHE SIA RELATIVAMENTE I CONTROLLI IN MATERIA FORESTALE E SULLE SISTEMAZIONI IDRAULICHE E SIA RIGUARDO LE LAVORAZIONI NECESSARIE AL MANTENIMENTO DELLA SALUBRITÀ DELLE FORESTE E AL MANTENIMENTO DELLE SISTEMAZIONI IDRAULICO FORESTALI… SOGNO L’ABOLIZIONE DAL DECRETO MADIA CHE HA DISTRUTTO IL CFS A TUTTI QUEI DECRETI E LEGGI CHE HANNO MESSO IN MANO A POLITICI DA STRAPAZZO, MAGARI ANCHE COLLUSI E CORROTTI, I TERRENI DEMANIALI E LA GESTIONE DELLE ACQUE, DEGLI ALVEI FLUVIALI E DELLE AREE COSTIERE! SOGNO L’ABOLIZIONE DI TUTTI QUEI DECRETI E QUELLE LEGGI CHE HANNO PERMESSO LO SPEZZETTAMENTO DELLE COMPETENZE IN MATERIA AMBIENTALE.

Gianfranco Oliverio Gentile– Noi forestali non facciamo più le martellate. …le graticciate. ..le gradonate. ….

ALESSANDRO BOTTACCI – ECCO I NUOVI BARBARI IN AZIONE. COME ORMAI NELLA PIÙ RADICATA TRADIZIONE DEI CONSORZI DI BONIFICA SI ASSALTANO GLI ECOSISTEMI RIPARIALI E FLUVIALI, DISTRUGGENDOLI E DISTRUGGENDO CON ESSI LA FUNZIONALITÀ ECOSISTEMICA DEI TORRENTI.
IL TUTTO SENZA AVERE NESSUN EFFETTO REALE E RISOLUTIVO SULLE PIENE, ANZI DIMINUENDO IL COEFFICIENTE DI ATTRITO E QUINDI AUMENTANDO LA VELOCITÀ DELL’ACQUA ED IL SUO POTERE EROSIVO.
NEL 2019 ANCORA SI GESTISCONO QUESTI INTERVENTI CON UN APPROCCIO SEMPLICISTICO E PRIVO DI OGNI FONDAMENTO SCIENTIFICO.
TUTTO SOLO LEGATO A FARE PRESTO E SPENDERE POCO.
COME AFFIDARE IL RESTAURO DI UN QUADRO DI LEONARDO ALL’IMBIANCHINO SOTTO CASA.
LA GENTE CHE NON SA NULLA DI DINAMICHE FLUVIALI E DI FUNZIONALITÀ DEGLI ECOSISTEMI RIMANE CONTENTA DI QUESTA “PULIZIA” MA NON HA LÀ CONSAPEVOLEZZA DELLE CONSEGUENZE DI QUESTO AGIRE SUPERFICIALE E DISTRUTTIVO.
CONTINUIAMO COSÌ.
CI VEDREMO ALLA PROSSIMA ALLUVIONE
IO VIVO DENTRO LE MURA DI FIGLINE E LÌ L’ALLUVIONE NON È MAI ARRIVATA.
SE ABITASSI VICINO ALLE AREE TRATTATE DAI CONSORZI, SINCERAMENTE SAREI MENO TRANQUILLI.
PIÙ STUDIO, PIÙ CONOSCENZA, MENO APPROSSIMAZIONE E ARROGANZA.

Patrizia Gentilini – Appalti al massimo ribasso e ditte che guadagnano dal legname che vendono, quindi devastazioni a non finire e nessun risanamento degli alvei fluviali …E senza la presenza di alberi non si farà che aumentare il rischio di allagamenti e frane. Complimenti davvero!
Cristiano Autolycos ManniTagli per lo più in contrasto con la normativa vigente, dpr 14/04/1993 e DCRT 155/1997. In contrasto anche l con il piano paesaggistico della Toscana.Norme comunque deboli.
Urge l’emanazione delle linee guida previste dall’art. 2 dpr 357/1997 da parte del ministero dell’ambiente, che fermino questo scempio.
Vanno fatte le opportune sollecitazioni. Per chi vuole fare esposti, nei casi di “devegetazione spinta”, ipotizzare Art 450 CP (pericolo di inondazione colposa), art. 181 codice urbani
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Ruggero Turrini – parlo del nostro piccolo, al Serristori hanno eradicato tutto quello che aveva delle foglie compreso un bellissimo ciliegio che era lì dal tempo di Ser Ristoro, I nuovi barbari!
Enrico Rovelli – ennesimo sperpero di soldi pubblici (i nostri..)
Guido Tellini Florenzano – Che schifo. Tra tutti, vogliono estinguere l’usignolo di fiume…

ALESSANDRO GHEZZER‎ – SPEZZEREMO LE RENI ALL’AVISIO
INCREDIBILE: C’ERA QUALCUNO ANNI FA CHE VOLEVA RADDRIZZARE L’AVISIO PER RICAVARE TERRENI EDIFICABILI DAI TERRENI GOLENALI “IMPRODUTTIVI”… PAZZESCO SI POSSA ANCHE SOLO PENSARE COSE SIMILI AI GIORNI NOSTRI… L’AVISIO PERALTRO È GIÀ ABBASTANZA CANALIZZATO E IN FIEMME E FASSA, IL SUO ASPETTO È ABBASTANZA TRISTE SE SI CONFRONTA COL PARADISO TERRESTRE DEL SUO BASSO CORSO IN VAL DI CEMBRA

Enzo SumaDi notte è accaduto un fatto molto grave. Un ulivo secolare, risultato positivo a Xylella, situato nella piana degli ulivi secolari di Ostuni, è stato bruciato. Quello che è accaduto è un atto criminale. E’ un atto ignorante, certamente compiuto da persone ignoranti. Ma lo considero anche un atto fomentato dalla intensa campagna di comunicazione messa in atto e sostenuta negli ultimi mesi da politici e associazioni di categoria. Una campagna di comunicazione che mira a creare un forte allarmismo sull’espansione della malattia del disseccamento verso l’alto Salento e verso il barese, terrorizzando la gente e molti agricoltori e fomentando atteggiamenti criminali come quello accaduto ieri notte in cui viene deliberatamente dato alle fiamme un ulivo secolare risultato positivo a Xylella.
Le associazioni di categoria, oltre ai politici, devono rivolgere l’attenzione alla salvaguardia, ad ogni costo, degli ulivi monumentali. Non abbattendoli, ma prevedendo misure alternative alle eradicazioni per gli ulivi che presentino le caratteristiche di monumentalità. E’ un atto di amore verso la Puglia, di rispetto per tutte le passate generazioni che si sono prese cura di questo patrimonio e per le future generazioni che lo erediteranno. Attualmente nella piana degli ulivi monumentali di Ostuni, nel cuore della piana, vi sono alcuni ulivi monumentali (ai sensi della legge regionale) i cui proprietari hanno già ricevuto la notifica di abbattimento pubblicata ieri sull’albo pretorio del comune di Ostuni. Questi ulivi monumentali DEVONO essere tutelati e misure alternative all’eradicazione DEVONO essere previste, come indicato nella delibera regionale n.1890 del 24/10/2018. Gli ulivi che presentino le caratteristiche di monumentalità, risultati positivi a Xylella, devono essere tutelati e non eradicati. Ne tantomeno bruciati da folli che pensano di risolvere in questo modo la questione xylella.

Antonello Morelli – ma sai quanto guadagnerebbero togliendo un po’di ulivi secolari??
Zone con limiti ambientali, diventerebbero edificabili,… o zone con un ulivo qua e là, potrebbero essere coltivate in maniera intensiva.

UNICITA’

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Valido Capod arca‎ – DECLINO DEL CORPO FORESTALE
Come ho spesso dichiarato, io sono sempre stato astemio alla politica, e sono stato sempre equidistante (nel senso di lontanissimo) da ogni partito. Le vicende degli ultimi decenni, poi, da astemio mi hanno reso anche allergico ad essa. Anche nei miei rapporti con il Corpo Forestale ho sperimentato in diretta i deleteri effetti di questa scienza, tanto necessaria quanto nefasta. All’epoca della prima serie di libri dedic ati agli “alberi da salvare”, mi imbattevo ad ogni passo in esempi di grandi querce salvate perché il Corpo Forestale aveva detto “NO!” (la Quercia di Fontanelle, a Cerreto d’Esi, la Quercia del Tre a Mercatello sul Metauro…). La legge regionale era tassativa: nessun albero appartenente a determinate specie avrebbe potuto essere tagliato senza il parere “vincolante” del Corpo Forestale. Era stato grazie a questa legge che si era salvata la quercia di Villa Lattanzi, a Fermo, di proprietà della Curia.
Sul finire degli anni Ottanta, con la pubblicazione proprio dei libri del Corpo Forestale, l’Editore Vallecchi decise di interrompere la collana già arrivata al quarto volume (Toscana, Marche, Emilia Romagna, Abruzzo), ed io dedicai tutto il decennio Novanta a scrivere libri di argomento storico, limitando i miei rapporti con gli alberi monumentali ad un articolo al mese per la rivista Gardenia. Per conseguenza, si interruppero anche i miei rapporti col mondo dei forestali.
Con il Duemila, e con la proposta della EDIFIR di scrivere il libro sugli alberi monumentali della Provincia di Firenze, si riaccese il mio interesse per gli alberi e, con esso, ripresero i miei rapporti con il Corpo Forestale. Un giorno del 2003 (ero già in pensione e me ne stavo nella mia casa di Altidona), si fermò presso di me il soprintendente Mauro Ciccarelli, comandante della Stazione Forestale di Fermo, cui mi legava anche una personale amicizia per la grande collaborazione della prima serie di libri, quand’egli era comandante della stazione di Montemonaco.
“Stanno tagliando la quercia di Villa Lattanzi” – mi comunicò, con volto mesto.
“Ma come? – replicai esterrefatto – ma non c’era il vostro veto?”
“Eh, caro colonnello – rispose il mio amico – le leggi sono cambiate, da quei tempi. Oggi non c’è più bisogno del nostro parere, per tagliare una quercia; basta la firma di un sindaco, e noi non possiamo far nulla per impedirlo”.
Proprio pochi giorni prima mi ero recato a Villa Lattanzi e, prima ancora di giungere alla quercia ne ero stato cacciato a male parole da un buzzurro cafone. Così prestai la mia macchina fotografica all’amico forestale pregandolo di recarsi sul posto a scattare qualche foto dell’evento. Il taglio di quasi tutta la chioma era stato effettuato nei giorni precedenti e la legna era visibile accatastata in basso a sinistra. La quercia avrebbe fatto in tempo a rifiorire alla primavera successiva, quando il quercicidio venne portato a termine, senza che nessuno, tanto meno il Corpo Forestale, potesse obiettare alcunché. Oggi, ovviamente, della quercia non c’è più traccia, se non le foto del mio “Marche, cinquanta alberi da salvare” (da salvare, ma uccisi, come in questo caso, dalla politica).
Antonio Di Lizia – Mi viene da piangere, il problema non è che in Italia le centrali operative 118 siano ancora prive del sistema de geolocalizzazione delle chiamate d’emergenza, pur previsto dal decreto del ministero dello sviluppo economico del 2009! La geolocalizzazione… certo importante punto di partenza ma indubbiamente non l’unico motivo che dovrebbe preoccupare il legislatore perché è lui che dovrebbe porre fine al problema più grande e grave che attanaglia la creazione di un numero unico d’emergenza efficace e cioè la continua, inesorabile e deleteria disarticolazione funzionale tra le decine di forze che possono agire nelle emergenze. Si chiama numero unico ma di fatto è un’accozzaglia informe per lo più mal gestita perché non articolata in un’unica centrale ma dispersa nelle decine di centrali dei vari enti che partecipano alle emergenze. Quasi ovunque se per esempio chiami il 112 – che è stato scelto come NUE – ti rispondono al 99% i carabinieri ma se hai un problema medico ti passano il 118 però se ti sei perso in montagna forse girano la chiamata ai vvf o forse no, forse ancora al 118 oppure al 117 perché ci sono i soccorritori della Guardia di Finanza… ma può essere che il carabiniere che ti risponde ha l’amico del soccorso alpino per cui magari chiama il CNSAS… insomma a te che sei in difficoltà può accadere che ti si scarica il telefono al secondo passaggio di numero…
La verità dunque non è solo l’assenza della localizzazione ma l’assenza di una vera centrale unica con regole precise e libere da quel patetico quanto deleterio campanilismo che spesso è la principale causa di disservizi o ritardi.
La soluzione è creare una rete di centrali operative connesse tra loro con personale laico, senza una divisa d’appartenenza dunque, e preparato non già e solo ad attivare il servizio richiesto (di soccorso o/e di polizia) ma a saper gestire le richieste senza abbandonare il malcapitato ma, anzi, pronto a sostenerlo nell’angoscia del momento e nel mentre magari lo geolocalizza…
Mauro CheliLa cosa moralmente più grave, tra le tante conseguenti alla distruzione e poi alla definitiva soppressione del CFS, è stato l’aver abbandonato il progetto del cane lupo italiano e del Gruppo cinofilo CFS. Avevano salvato i colleghi, tante vite umane, in silenzio e senza fare clamore. Chi ci ha rimesso alle fine, sono tutti quei cittadini, che potrebbero averne avuto bisogno. Non riesco a capire, cosa avevano al posto della coscienza, certa gente…. Tra i primi cani lupo italiano che sono stati addestrati e a disposizione del Glorioso CFS per la ricerca di persone disperse, in armonia con il disegno che Zamberletti aveva concepito per noi, sono stati Camilla di Massimiliano Bottelli, Luna di Nicola Pierotti ( erano sorelle ) e anche Lucky dell’ispettore Bigiarini di Pieve Santo Stefano. Lucky oltre che bravo era anche un bellissimo esemplare. Poi qualche entità perversa, volle rovinare tutto negli ultimi anni di vita del CFS e il progetto cane lupo italiano, fu abbandonato. Una porcata del genere è la più grave, moralmente, in tutta la storia del CFS. Tante persone nel bisogno, che potevano e potrebbero essere salvate, non potranno più usufruire di anni di duro lavoro e di esperienza. Questo è. Il collega Bottelli Massimiliano, nome in codice Libano,con Ombra ha ritrovato e salvato 23 persone dopo il violento sisma che ci fu in Abruzzo….in Provincia di L’Aquila…… una persona generosa….l’ho veduto difendere una collega e correre in aiuto d’un collega nel 1997…. Uno di quei personaggi che pur di correre in aiuto d’un collega, non esita a rischiare anche di persona. Oggi l’ho veduto per qualche minuto dopo tanti anni e mi sono commosso sinceramente. Grande Libano…. onorato e orgoglioso della sua amicizia. Ma soprattutto sono a conoscenza di tutte le cose che ha fatto per salvare le persone in difficoltà. In armonia con il disegno che Zamberletti aveva concepito per noi. Una persona del genere doveva essere valorizzato al massimo dalla istituzioni…..anche dopo l’età della pensione. Si trattava di salvare quante più vite umane era possibile salvare. Una democrazia compiuta avrebbe fatto tesoro di gente come lui.
Giampaolo Concas – Il mio comandante che aveva il ruolo di DOS nel Corpo Forestale sardo appena ha saputo dalla vedetta dove si trovava l’incendio, conoscendo il posto ha chiesto l’intervento innediato di un elicottero mentre ancora stava uscendo dall’ufficio. I miei colleghi a bordo del primo veicolo una volta arrivati sul posto hanno richiesto subito altri mezzi aerei (che fortunatamente erano liberi). Di conseguenza l’intervento è stato molto tempestivo. All’interno di quella pineta c’era un campo scout di ragazzini di 15 anni e anche un pranzo organizzato con molte altre persone, insomma circa 200 persone all’interno di una arida pineta e senza la suddetta velocità di intervento oggi staremmo a raccontare una storia molto diversa, probabimente tragica. Quanto conta conoscere il territorio palmo a palmo? La mattina dopo in controllo e bonifica. Due forestali e una decina di operai. Non basta spegnere bisogna sorvegliare altrimenti torniamo a spegnere oggi stesso!!! Roba da forestali!
Massimo Mersecchi – Hanno conquistato il paradiso, lo stanno riducendo a “cosa loro”. Silvano s’è scurito che sembra un condor. I Forestali che hanno accompagnato l’olio per san Giovanni Gualberto donato dalla Provincia autonoma dell’ Alto Adige- Autonome Provinz Bolzen-Sudtirol- non compaiono come Forestali, sembra che siano lì per puro caso! Eppure sono FORESTALI ! Ricostituite presto il glorioso Corpo Forestale dello Stato.