15 ottobre 1822/2023

15 ottobre 1822 – 15 ottobre 2023

Noi siam la guardia alla foresta delle valli e le montagne. All’alba quando il sol si desta cominciamo a vigilar.


Sole e pioggia non li temiamo Fango e roccia noi camminiamo e se infuria la tempesta noi cantiamo tutti in cor:

Foresta foresta
sempre sei nel nostro cuor
con passione e con valore
ti difende il Forestal.


Fu nel duemiladiaciasette
ogni onor deforestato
Cadde , ahinoi, l’antica Quercia
Fango e fuoco devastò.


Ma nodo in Terra non fu divelto
germogliava forte un pollone.
Tornò l’Aquila in volo
Grigioverde a rimirar.

TU QUOQUE, ASCANIO …

PRIMA SEZIONE

DECISIONE

Domanda n. 19979/17

(…) contro l’Italia

La Corte europea dei diritti dell’uomo (prima sezione), seduta il 22 aprile 2021 come comitato composto

da:

Alena Poláčková, Presidente,

Péter Paczolay,

Gilberto Felici, giudici,

e Viktoriya Maradudina, vice cancelliere della sezione f.f.,

Viste le predette richieste formulate dai ricorrenti,

Viste le dichiarazioni del governo convenuto che invita la Corte a cancellare i ricorsi dall’elenco,

Dopo la deliberazione, rende la seguente decisione:

FATTI E PROCEDURA

L’elenco dei candidati si trova nella tabella allegata.

Le denunce dei ricorrenti ai sensi dell’articolo 11 § 1 della Convenzione (divieto di costituire un’associazione

professionale o un sindacato) sono state comunicate al Governo italiano (“il Governo”).

POSTO

In considerazione della somiglianza dei ricorsi, la Corte ritiene opportuno esaminarli congiuntamente in

Un’unica decisione.

A seguito di negoziati di composizione amichevole infruttuosi, il governo ha informato la Corte che stava

proponendo di rilasciare dichiarazioni unilaterali per risolvere le questioni sollevate da queste denunce. Ha

inoltre invitato la Corte a cancellare i ricorsi dall’elenco in conformità con l’articolo 37 della Convenzione.

Il Governo italiano riconosce che i ricorrenti hanno subito una violazione dell’articolo 11 della Convenzione,

fino all’adozione della sentenza della Corte Costituzionale n ° 120 del 2018. Si offre di pagare ai ricorrenti le

somme riprodotte nella tabella allegata e invita la Corte cancellare i ricorsi dall’elenco in conformità con

l’articolo 37 § 1 (c) della Convenzione. Tali somme saranno pagabili entro tre mesi dalla data di notifica

della decisione della Corte. Se non sono stati pagati entro tale periodo, il Governo si impegna ad

aumentarli, dalla scadenza del periodo e fino al pagamento, mediante interesse semplice ad un tasso pari a

quello della linea di credito. Tasso marginale della Banca Centrale Europea applicabile durante questo

periodo, aumentato di tre punti percentuali.

Il pagamento costituirà la liquidazione finale dell’attività.

I termini delle dichiarazioni unilaterali sono stati inviati ai ricorrenti diverse settimane prima della data di

questa decisione. La Corte ha ricevuto una risposta dai ricorrenti che indicavano di non accettare i termini

delle dichiarazioni.

La Corte ribadisce che l’articolo 37 § 1 (c) della Convenzione le consente di cancellare un caso dall'elenco

se:

“(…) per qualsiasi altra ragione che [lei] scopra di esistere, non è più giustificato continuare ad esaminare la

Richiesta”.

Pertanto, in base a questa disposizione, la Corte può cancellare i ricorsi dall’elenco sulla base di una

dichiarazione unilaterale del governo convenuto, anche se i ricorrenti desiderano che il loro caso venga

continuato (si veda, in particolare, la sentenza Tahsin Acar c.Turchia ( questione preliminare) [GC], n.

26307/95, §§ 75-77, CEDU 2003-VI).

Considerando le concessioni contenute nelle dichiarazioni del Governo, nonché l’importo del risarcimento

offerto, la Corte ritiene che non sia più giustificato continuare l’esame delle richieste (Articolo 37 § 1 (c)).

Rileva inoltre che, a partire dalla sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 2018, i ricorrenti possono

costituire associazioni sindacali professionali alle condizioni e nei limiti fissati dalla legge.

Inoltre, alla luce delle considerazioni che precedono, la Corte ritiene che il rispetto dei diritti umani garantiti

dalla Convenzione e dai suoi Protocolli non richieda altrimenti che essa continui ad esaminare i ricorsi

(Articolo 37 § 1 in fine).

Infine, la Corte ha sottolineato che, nel caso in cui il Governo non avesse rispettato i termini delle sue

dichiarazioni unilaterali, i ricorsi potrebbero essere reinseriti nel registro ai sensi dell’articolo 37 § 2 della

Convenzione (Josipović c. Serbia (dec.) , nº 18369/07, 4 marzo 2008).

Alla luce di quanto precede, queste richieste dovrebbero essere cancellate dall’elenco.

Per questi motivi, la Corte, all’unanimità,

Decide di aderire alle richieste;

Prende atto dei termini delle dichiarazioni del governo convenuto e delle disposizioni previste per garantire

il rispetto degli impegni così assunti;

Decide di cancellare i ricorsi dall’elenco ai sensi dell’articolo 37 § 1 (c) della Convenzione.

Fatto in francese, quindi comunicato per iscritto il 20 maggio 2021.

Controriforma !

Con provvedimento del 23.4.2020 la prima sezione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso di dare conoscenza al Governo italiano del ricorso presentato nel marzo 2017 attraverso l’avv. Ascanio Amenduni  del Foro di Bari da alcuni agenti del Corpo Forestale dello Stato, soppresso dal decreto legislativo n. 177 del 2016 in esecuzione della legge Madia n. 124 del 7.8.2015, invitandolo in via preliminare a esplorare con noi la possibilità di una regolamentazione amichevole.

Entro il 19.11.2020 sia noi che il Governo italiano dovremo far pervenire alla cancelleria della Corte le nostre proposte di soluzione amichevole,  in relazione all’ipotesi di violazione della convenzione europea individuata dalla Corte, e cioè: la privazione di alcuni diritti fondamentali, quali quello di piena libertà di partecipare ad associazioni sindacali e quello di sciopero, a seguito del passaggio ex lege dal Corpo Forestale al corpo dei Carabinieri e anche nel corpo dei Vigili del Fuoco, ove ciò abbia comportato le relative restrizioni.

La Corte europea non ravvisa la sua competenza su tutti gli aspetti sollevati nel ricorso. Purtuttavia, la decisione di imputare al Governo italiano l’ipotesi della violazione dei diritto allo sciopero in danno di chi è diventato, imperativamente, carabiniere, da forestale, ha un grande impatto politico e morale sulla scelta legislativa operata a tal riguardo per l’ indubbio rilievo nazionale.

Grazie alle capacità professionali dell’avv Amenduni prestate senza alcun corrispettivo che non fosse l’orgoglio di compiere il proprio dovere di cittadino e grazie alla determinazione di pochi Forestali, il Comitato ForestaForesta può legittimamente rivendicare che la battaglia  da altri intrapresa e persa nell’ordinamento interno, continua in quello europeo, in modo promettente!

Infatti la Corte europea chiede al Governo italiano di rispondere a una serie di contestazioni e quesiti  gettando nuove ombre sulla scelta legislativa fatta dal Governo Renzi, e potrebbe creare i presupposti per una controriforma riparatoria.

Infatti se è vero che la Corte Costituzionale italiana, con sentenza n. 170 del 2019, decidendo sulle questioni sollevate dai TAR di Abruzzo, Veneto e Molise, ha dichiarato legittimo l’assorbimento dei Forestali nell’Arma Carabinieri, perché si sarebbe tradotto solo in una discrezionale riorganizzazione legislativa a scopo di contenimento dei costi, ora la Corte Europea potrebbe dichiarare inconvenzionale la stessa legge, a riprova che i livelli di tutela europea dell’individuo secondo il diritto sovranazionale superano l’ordinamento interno.

Il pronunciamento della CEDU conferma quindi la validità della linea d’azione proposta dal Comitato “Foresta Foresta”, nella campagna #salviamolaForestale sostenuta da decina di migliaia di cittadini, tra cui personalità della cultura e rappresentanti delle istituzioni, contrarie allo spezzettamento delle funzioni del già esiguo organico del CFS (circa settemila persone disperse tra il ministero dell’agricoltura e quattro diversi Corpi).

Infatti se sono tragicamente inefficaci gli interventi anti incendio boschivo diretti dai Vigili del Fuoco, mancando loro prossimità con le popolazioni montane e conoscenza sia del territorio che di scienze forestali, si è anche persa organicità nella tutela ambientale affidata all’Arma dei Carabinieri la cui azione è esclusivamente repressiva senza alcuna opera di prevenzione del reato.

Inoltre non solo la rigida catena di comando e la complessa burocrazia dell’ordinamento militare, ma persino l’intralcio della pistola d’ordinanza e della divisa inappropriata obbligatorie per tutto il personale, sia femminile che maschile, sia amministrativo che tecnico, anche durante il servizio di gestione della fauna selvatica e delle riserve naturali, hanno determinato un grave scadimento d’operatività e cura pro patrimonio naturale e biodiversità che il ministero della difesa non è attrezzato nè strutturalmente né vocazionalmente a garantire.

Pertanto il Comitato “Foresta Foresta” che ha voluto condividere il nome dell’Inno forestale intende proseguire la sua azione di cittadinanza attiva fino al ripristino della piena autonomia del bicentenario Corpo Forestale dello Stato, che fino alla sua soppressione risultava essere il più amato dagli Italiani.

prof Antonella Giordanelli

 

MONUMENTALE INCOMPATIBILITA’

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Valido Capodarca – CARABINIERI E CORPO FORESTALE? INCOMPATIBILI!

Vi sono delle realtà che, a volerle mettere insieme si creano dei pastrocchi assolutamente incapaci di produrre qualcosa di buono, perchè uno dei due deve snaturarsi e, ovviamente, sarà quello dotato di minor peso, che così smetterà totalmente di funzionare. Un aneddoto autobiografico sarà ampiamente esplicativo.

Era il 1977, anno più anno meno. Io, tenente del Corpo Automobilistico ero in servizio quale comandante del Plotone RR presso il 19° Btg. Cor. “M.O.Tumiati” e avevo ricevuto l’ordine dal nostro Comando Brigata Friuli di effettuare una autocolonna addestrativa. Le autocolonne! Il mio piatto forte. Presso i Reparti Automobilistici per i quali le avevo effettuate nel 7 anni precedenti mi avevano fruttato più di un elogio, per il preciso rispetto di tutte le regole: efficienza degli automezzi, velocità di marcia, distanza interveicolare, segnaletica in ordine, rispetto esatto al secondo dei tempi di sosta, rientro con precisione cronometrica. Sapendo che al punto indicato per la sosta (un ampio spiazzo sul greto del torrente Marina), ci sarebbe stato il Generale Comandante di Brigata a controllarci, avevo dato il meglio di me nell’organizzare ed effettuare l’autocolonna. Arrivati, precisi al secondo, al luogo di sosta, mi ero appena fermato che venni investito dalle urla del generale comandante. “Tenenteeee! Ma li vede i suoi soldati? Due si sono tolti il basco, altri hanno bottoni della camicia slacciati, il fucile lo tengono dietro il sedile, anziché a fianco, per rispondere subito a un attacco nemico. Molti hanno i finestrini abbassati (si era in luglio), sì che se un terrorista volesse buttare una bomba in cabina, lo farebbe in tutta comodità!”

Già, c’erano 4 operai a spalare ghiaia sul greto del torrente, ma non mi sembravano proprio terroristi!.

Insomma, l’aver eseguito con meticolosità tutto ciò cui ero stato addestrato alla scuola della Motorizzazione, per un generale di Fanteria non serviva a niente, avendo egli ricevuto tutt’altro addestramento alla scuola di Fanteria. Avrei voluto tanto ricoprire di vaffa il mio superiore, ma nella vita militare – come affermava argutamente il mio maresciallo D’Acquarica – c’era questo di aberrante: se due si mettono a discutere, si guardano l’un l’altro sulle spalline e sanno già chi ha ragione.

Eppure, Fanteria e Motorizzazione fanno entrambe parte dell’Esercito.

Carabinieri e Corpo Forestale, invece, provengono da due mondi e due generi di attività completamente differenti. Se la gente comune fino ad oggi vede nel carabiniere il garante della propria sicurezza, nell’agente forestale ha sempre visto l’amico al quale rivolgersi per un consiglio sui problemi dei propri alberi; l’aspetto investigativo e sanzionatorio, pur se presente, fa da contorno all’attività principale. Se il Comandante Regionale dei Carabinieri è un generale di Brigata e il Comandante del Corpo Forestale è un colonnello (correggetemi se sbaglio) è ovvio che sarà l’Arma dei Carabinieri a dare all’ex Corpo Forestale, con le sue direttive, una impronta del tutto simile alla sua, cioè più rivolta all’investigazione di reati e all’attività sanzionatoria. Tutti abbiamo assistito ai problemi che tutta l’Italia, in specie il Piemonte, ha avuto molto di recente con gli incendi. Sarà un caso che sia coinciso con la soppressione del Corpo Forestale? Personalmente, assisto con molta pena alla perdita di decine di alberi monumentali, totalmente abbandonati al loro destino, dopo che il Corpo Forestale aveva impiegato anni per censirli. Ma come possiamo pretendere che l’Arma dei Carabinieri li ritenga una priorità? Io, a questo punto, mi aspetto di tutto, persino una scena del genere. Il Comando dell’ex Corpo Forestale inoltra un messaggio di questo tenore al Comando dei Carabinieri: “Nella nostra provincia una colonia di cerambici sta distruggendo tutte le querce; si prega di impartire direttive.” E il Comando dei Carabinieri che risponde: “Investigate a 360 gradi; individuate i colpevoli e arrestateli!”

Antonella Giordanelli – secondo me prima di censire gli alberi monumentali hanno prima censito le più inette tra le forestali ed entrambi hanno fatto confluire in elenco nel minpaaf: degli ulivi MILLENARI del Salento neanche una scheda è stata sottoposta alla sovrintendenza di Brindisi, grazie ad una circolare della dott Angela Farina che prescriveva di soprassedere al censimento negli uliveti troppo antichi e troppo numerosi !!! la scelta è stata provvidenzialmente oculata giacché ci s’è risparmiato il lavoro anche per il futuro essendo poi ed ancora eradicati grazie a xylella e tap: occhio non vede, cuore non duole !

Gianfranco Oliverio Gentile – non facciamo più le martellate. …le graticciate. ..le gradonate. …

TAGLI

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Simone Lonati – Certo che io voglio torni la forestale, ma anche quando era forestale era tutto all’acqua di rose. L’altro giorno ero nel mio bosco da parte alla strada. È passata la forestale, si sono fermati perché li conosco e non sapevano io avevo boschi lì. Già quando gli ho spiegato che facevo un oasi naturale dove le piante non sarebbero mai state tagliare mi hanno guardato un po’ come un pazzerello, dicendomi che quando le piante erano grosse mi conveniva venderle pri ma che “marcissero” (luogo comune). Poi gli ho spiegato che ho grossi frassini (diam. 50-60 cm) che sono morti o deperienti per la nuova malattia fungina, allora io da danno la trasformo in opportunità ed invece di tagliarli gli sto piantando nel piede edere in modo che questi morti o che stanno morendo diventino supporto per le edere. Tanto quando una pianta muore o si dirada perché deperiente lascia passare luce per le altre. Hanno concluso che ero veramente pazzo. Questi sono gli elementi che lavorano alla forestale. Il capo è una donna, da donna dovrebbe dimostrare un po’ più di sensibilità.
 
Alessandro Bottacci – I forestali verificano ma in molti casi la legge permette e le sanzioni sono ridicole. Specie quando non c’è neanche la struttura del ceduo classico. Sono boschi già evoluti e ormai da considerare fustaie.
Chi autorizza non guarda e ognuno fa quello che vuole. Il mondo forestale ha perso la testa e invece di tutelare le foreste tutela chi le foreste le taglia. Una volta le leggi forestali servivano per frenare il taglio oggi servono per spingere al taglio come nel caso del dlgv 34/2018 (TUFF) la legge ammazza foreste
A Gavillaccio un nuovo taglio distruttivo (apparentemente tutto autorizzato) che ha trasformato un bellissimo bosco in un campo di battaglia. Un dolore fortissimo per la grande quercia secolare che dominava la salita per Gaville e che ora giace in pezzi a terra. In cinque minuti sono stati azzerati oltre 100 anni di vita e di servizio.
Il tutto per un guadagno esiguo per il proprietario.
Questa è la selvicoltura propugnata da Regioni e dal TUFF, una selvicultura contro la quale hanno combattuto generazioni di forestali veri.
Per il proprietario il guadagno e quasi nullo, tanto più rispetto al danno che subisce sul suo patrimonio.
Chi ci guadagna veramente sono le ditte boschive.
Sarei curioso di sapere quanto hanno dato al proprietario per tutto il materiale tagliato e quanto ricavano dalla vendita della legna da ardere e del cippato.
Il punto nodale di tutta la distruzione sono le leggi forestali regionali, troppo permissive e scritte più per favorire i tagliatori che per tutelare i boschi. Spesso le ditte ( non mi riferisco a questa) lavorano fuori delle regole della sicurezza del lavoro, delle norme sulle assunzioni e sulle norme fiscali.
Insieme ai Carabinieri forestali ci dovrebbero essere la Asl e la Guardia di Finanza.
La maggior parte del materiale legnoso in Italia è venduto a nero, ma nessuno se ne preoccupa perché si parte dalla convinzione (sbagliatissima) che comunque il taglio fa bene al bosco e alla economia.
In realtà il mondo dei tagli del ceduo è una zona d’ombra molto grande.
Chi autorizza (in questo caso la Città metropolitana di Firenze) spesso non fa neanche il sopralluogo e si fida di quanto affermato nelle dichiarazioni di taglio. In questo modo spesso cadono al taglio boschi evoluti, trattati come cedui giovani.
Essendo forestale da quasi 40 anni dico con tranquillità che le foreste non hanno bisogno dell’intervento dell’Uomo, l’Uomo invece ha bisogno delle foreste e la loro utilizzazione deve essere fatta con prudenza e competenza.
Sergio Staderini – Gli abitanti di Gaville più sensibili sono rimasti senza fiato. Chi aziona le motoseghe è la logica di San Profitto; la Citta Metropolitana voluta per rendere più autoritaria la nostra società è un organismo non eletto dai cittadini per cui non sappiamo nemmeno con chi protestare. Quando le decisioni sono prese da organismi non eletti dai cittadini prevale l’interesse privato e non quello pubblico. Per favore tutti noi riflettiamoci sopra.
Paola Campori – un sindaco ha detto in una riunione che è obbligo per i privati tagliare a 5 metri dalle strade ma le querce secolari ? Che sono rimaste tra le poche piante integre perché di solito segnavano dei confini …
Mauro Malossin i – Anche dalle mie parti in trentino si sta tagliando ovunque, c’è la corsa al massacro, si costruiscono strade forestali nuove, si tagliano piante ovunque lasciando delle aree vuote nelle valli e sui monti. La stessa forestale opera con macchine mostruose, prima tagliano e poi con le fresatrici riducono il terreno come un deserto .. e tutti dicono che abbiamo troppi boschi e si deve tagliare anche quello che non occorre, poi c’è la disposizione della giunta provinciale di tagliare tutte le piante a sei metri per parte lungo le strade, per evitare cadute e per la sicurezza .. La situazione peggiora ovunque e la gente sembra si sia bevuta il cervello assecondando tutte le scelte politiche anche le più sballate.
Leonardo Mastragostino – Al convegno di Vallombrosa un ricercatore illuminato ha detto LE MATRICINE SONO UNA FOGLIA DI FICO SU UN TAGLIO RASO, QUESTA È LA REALTÀ DELLA CONDUZIONE A CEDUO

INQUINAMENTO DA INCENTIVI

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Giuseppina Ranalli – I camini inquinano, è un fatto.

Affermare però che le centrali a biomassa sarebbero una valida alternativa all’inquinamento prodotta dai camini non ha senso.

Cerco di spiegare brevemente perché.

Le centrali a biomassa si propongono per produrre energia elettrica. Tuttavia solo il 20% del potere calorifico della legna può essere convertito in energia elettrica (per limiti fisici).

Per mascherare tale fallimento energetico propongono la cogenerazione, cioè l’utilizzo del restante 80% di calore per scaldare le abitazioni.

Il camino e la stufa si accendono quando è freddo: nei mesi invernali e solo in alcune ore della giornata. Pertanto le emissioni rapportate all’anno sono contenute.

Le centrali a biomassa lavorano anche nei mesi estivi e di notte. E quindi il recupero energetico, nei fatti, può essere garantito solo in alcuni periodi dell’anno e solo in alcune ore. Inoltre, per ragioni di sicurezza, gli impianti non vanno collocati a ridosso delle abitazioni e il trasporto del calore ad una certa distanza comporta elevate dispersioni.

Inoltre, la combustione nei camini e nelle stufe non raggiunge temperature molto elevate, significa che il particolato che si forma è grossolano. Fa certamente male alla salute ma è meno dannoso di quello prodotto dalle combustione nelle centrali a biomassa che, raggiungendo temperature più elevate, producono particolato avente dimensioni più piccole.

Gli effetti degli incentivi.

Nel 2000 la produzione primaria di legna da ardere, pellet e materiali legnosi era di 1.179 ktep (oltre 2 milioni e 600 mila tonnellate).

Nel 2018 la produzione di legna è stata di 7.065 Ktep cioè 15 milioni e 700 mila tonnellate.

L’importazione è passata da 488 ktep nel 2000 (1 milione di tonnellate) a 1.465 ktep nel 2018 (3 milioni e 250 mila tonnellate.

Come data di osservazione sullo stato dei boschi, non si può prendere il 1800 o il dopoguerra, come propongono gli interventisti dei tagli: è evidente.

Si deve fare riferimento al periodo in cui sono stati assicurati gli incentivi economici alla legna.

Finanziaria 2019:

Proroga degli incentivi agli impianti a biogas, la cui matrice è costituita per il 40% da reflui zootecnici, per altri 20 anni.

Decreto milleproroghe: proroga degli incentivi a tutti gli impianti a biogas con potenza massima fino a 300kw.

E qualcuno ha ancora la faccia tosta di dire che gli impianti a biogas/biometano servono per produrre energia!!

Ma veramente ci vuole una grande faccia tosta!!

Se tali impianti fossero in grado di produrre energia utile (maggiore cioè di quella che consumano) dopo 15 anni di lauti incentivi si reggerebbero da soli.

È facile da capire.

I veri numeri del biogas.

La tabella estratta da Eurostat, riferita al 2018, il fabbisogno totale di energia e l’energia prodotta dal biogas sia per la UE sia per l’Itala.

Facendo il rapporto si osserva che in Europa l’energia da biogas è pari allo 0,9%, in Italia è dell’1,1%.

Come è evidente, con oltre 2 mila impianti in Italia e circa 17 mila impianti in Europa si ottengono percentuali risibili di energia da biogas. Metà degli impianti sono stati realizzati in Germania, gli altri Stati della UE, ad eccezione dell’Italia, non hanno incentivato molto tale settore.

Da precisare che la Germania produce impianti a biogas e quindi ha interesse a mantenere in vita le sue filiere produttive.

Le produzioni di biogas, riportate nella tabella, sono lorde, significa che non sono decurtati i costi di trasporto della biomassa, di spandimento del digestato, di riscaldamento della biomassa nel digestore, di purificazione del gas, di compressione…..

Ora, con il pacchetto clima ed energia 2030, si intende puntare al biometano. Tale tecnologia è prospettata come una evoluzione di quella del biogas.

Si tratta, invece, di una follia peggiore del biogas. Infatti agli elevati costi energetici, sopra riportati, si aggiungono quelli per separare la CO2 e per comprimere il metano.

Nel 2006 tutti i principali giornali nazionali riportarono con enfasi la notizia che gli alberi vivi erano pericolosi perché emettevano troppo metano.

Distruggerli per il bene dell’umanità appariva l’unica soluzione sensata. Alcuni giornali usarono proprio questo titolo: “Gli alberi sono troppi”.

La notizia, che evidentemente i giornalisti riportarono senza un’ombra di critica, o di cautela, derivava da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature in cui si affermava che gli alberi emettevano molto metano, un gas più climalterante della CO2, con conseguente accelerazione dei cambiamenti climatici.

Lo studio, come è ovvio, si rivelò sbagliato, ma la notizia fu certamente funzionale ai biomassisti.

Tagliare le foreste per produrre biocombustibili è sempre stato criticato dagli esperti di energia, come anche gli altri usi energetici delle biomasse, per via delle basse rese.

Anni prima, le biomasse erano state definite rinnovabili nella nota conferenza sul clima svoltasi a Kyoto: questo consentiva di incentivarle.

Tuttavia, nonostante gli aiuti economici, questo settore non decollava perché gli esperti di energia affermavano l’ovvio: le biomasse non sono una fonte rinnovabile ed è impossibile ottenere rese accettabili.

Con lo studio, che dimostrava che gli alberi erano pericolosi, fu facile stroncare le resistenze di chi si opponeva al crimine ambientale di tagliare le foreste per produrre i biocombustibili e bruciare la legna al posto del carbone per produrre energia elettrica.

A causa di quella leggerezza, per anni si è disboscato impunemente.

Oggi, in vista dell’obiettivo rinnovabili 2030, che prevede ulteriore utilizzo di biomasse (legna da ardere per il settore termico, legna per produrre energia elettrica nel settore elettrico e biometano e biocarburanti nel settore trasporti), i biomassisti si sono nuovamente ringalluzziti.

A dare loro una mano, di nuovo, si prestano “scienziati” i quali affermano che le superfici forestali negli ultimi anni sono aumentate.

E i giornali enfatizzano questa fandonia, smentita dalle fonti statistiche ufficiali, senza la minima critica e con lo stesso atteggiamento ossequioso di quando riportarono la notizia che gli alberi erano pericolosi perché emettevano metano.

Ci sono anche studi che affermano che “gli alberi con tante foglie sono pericolosi”.

E così dallo slogan di 16 anni fa “gli alberi sono pericolosi” si è passati a “sono pericolosi solo gli alberi con troppe foglie”.

La verità è che le biomasse non sono una soluzione energetica né potranno mai esserlo per un problema legato al potere calorifico. Nessuna norma umana può stravolgere le leggi della chimica e della fisica.

Ma la propaganda degli affaristi riesce a far credere di compiere il miracolo di produrre energia pulita.

Tutte queste tecnologie sono a energia a perdere, significa che si spreca più energia di quella che si produce.

Occorre fare fronte comune, raggruppare le forze e le energie e bloccare gli affaristi delle biomasse prima che la loro cupidigia distrugga l’ambiente e la nostra salute.

Fabrizia Jezzi – Il nemico degli alberi e’ potente: tagli abusivi, collusioni, complicita’, mafia, agronomi, consulenti ed esperti universitari collusi, politici ed amministratori collusi, pellet, centrali a biomassa finanziate dallo Stato(inquinanti e non rinnovabili) sperimentazione 5G, ditte e filiere del legno poco trasparenti, devastazioni dei boschi, distruzione del Corpo Forestale dello Stato, Polizia municipale non competente, assenza di controllo sul territorio, capitozzature ovunque, vivaisti e imprese del verde rampanti, esposti non recepiti, condanne minime o nulle per reati contro il patrimonio arboreo e del verde pubblico…

Ma peggio di tutti il rincoglionimento quasi totale della gente affetta da psicosi degli Alberi assassini e del Pino killer che permette e consente tutto cio’.

  

IL BENFATTO DISFATTO

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Carissimo Dr. Bortolotti
ci pensa? Sono passati 38 anni, circa la metà della aspettativa media di vita di un uomo, 38 anni da quando lei, in quel lontano 1982, mandò all’attacco i suoi efficientissimi 7.000 soldati, i suoi agenti di tutte le stazioni forestali d’Italia, con l’incarico di censire tutti gli alberi monumentali del territorio nazionale. In capo a pochi mesi, ben 22 mila alberi erano sulla sua scrivania, tutti mappati, misurati e fotografati. 
A quel punto lei partì in giro per l’Italia, per scegliere i 300 alberi da pubblicare nei suoi favolosi volumi di “Gli Alberi Monumentali d’Italia” del 1989 e 1990, che conservo tra le perle più preziose della mia libreria. Io, lo confesso, approfittai del censimento per sguinzagliare il mio agente segreto Luigi Scaccabarozzi per scrivere e pubblicare il mio terzo e quarto libro, sull’Emilia Romagna e sull’Abruzzo, dopo quelli sulla Toscana e sulle Marche.
I miei libri, lo riconosco, furono forse la piccola miccia che fece da innesco ai suoi, ma furono i suoi a far esplodere in tutto il Paese un fiorire di pubblicazioni e la cultura del Grande Albero. Lo sa che, dopo i suoi volumi, oggi esistono almeno 180 pubblicazioni sull’argomento? Lei fu estremamente corretto e di grande onestà intellettuale, nel rivelare la paternità delle segnalazioni di alberi che non provenivano dal mondo forestale. Lo fece con me (per il pioppo di Quattrino e la Cacatora), lo fece col signor Braschi per il Patriarca del Pollino, e forse con altri. Eppure, nei due libri, lei figura solo come autore dei testi e delle foto. Ma quando uno ha scritto i testi e le foto, chi altri è se non l’autore? Ma lei possedeva e possiede una virtù che solo i grandi hanno: la modestia, quella che impedisce a chi ne ha di avanzare pretese e reclamare meriti che gli spetterebbero.
Il grande censimento dichiarava anche l’obiettivo: far promulgare una legge di tutela per gli alberi monumentali. Lei conosce i tempi della politica. Sarebbero dovuti passare quasi 25 anni dalle sue pubblicazioni, per l’emanazione della legge 10/2013. Lei avrà saputo che dopo la legge, è ripartito il censimento, da zero. Perché? I suoi 22 mila alberi non andavano bene? Cosa ci sarebbe stato di più semplice che chiedere ai Forestali di tutte le stazioni di aggiornare la situazione di quei 22 mila? In pochi mesi avremmo avuto un elenco di 22 mila alberi, tutti mappati, georeferenziati e fotografati. Ma l’U.C.AA.FF (Ufficio Complicazioni Affari Facili) del Ministero deve aver lavorato anche la notte, per inventarsi un nuovo censimento da far fare (pensi lei!) ai comuni, presso i quali se c’è una persona ogni cento comuni che sa cosa sia un albero monumentale è oro colato. Così, dopo 7 anni, abbiamo un elenco di 3 o 4 mila alberi, e nemmeno tutti buoni.
Carissimo Dr. Bortolotti, oramai Lei (91 anni), io (75) e Scaccabarozzi (85) abbiamo tutti più che raggiunto quota 100, e possiamo metterci in disparte a vedere compiaciuti i risultati di quello che abbiamo seminato, con tanti appassionati che si danno da fare con entusiasmo. Ci sarebbe ancora molto da fare, per esempio, spiegare che gli alberi vanno rispettati, e non capitozzati. Ma ci penserà qualcun altro. Penso che Lei, io e Scaccabarozzi abbiamo messo da parte un capitale che nessuna svalutazione ci potrà mai portare via: una valigia di bellissimi ricordi, e le assicuro che, nel mio capitale personale, lei è tra i ricordi più belli.
Con rispettoso affetto
Valido Capodarca  

BIOFILIA E AUTOGESTIONE

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ANTONELLA GIORDANELLI – 1 APRILE 2015, IN PRATICA, OGNI MANIFESTAZIONE NON È STATA MINIMAMENTE CALCOLATA, COSÌ COME LA PETIZIONE E GLI APPELLI DELLE ASSOCIAZIONI. AL GOVERNO RENZI HANNO GIÀ DECISO A TAVOLINO. ORA CI SPIEGHI IL MINISTRO MARTINA: IN CASO DI INQUINAMENTO, TAGLIO ABUSIVO DI BOSCHI, BRACCONAGGIO E ILLECITI VENATORI, MALTRATTAMENTO O TRAFFICI DI ANIMALI, A CHI CI RIVOLGIAMO ORA? A POLIZIA E CARABINIERI, CHE DICONO SEMPRE DI AVERE COSE PIÙ IMPORTANTI DA FARE O CHE NON È LORO COMPETENZA? E QUANDO SUCCEDERÀ CHE FAREMO? VERRÀ IL MINISTRO MARTINA AD ASSISTERCI? VERRÀ RENZIE? CI SPETTERÀ ARRANGIARCI COME PRIVATI CITTADINI? DITECELO A QUESTO PUNTO, BASTA SAPERLO. IN COSA CONSISTE QUESTA “OPPORTUNITA'” DI CUI PARLA IL MINISTRO? OPPORTUNITÀ PER LE ECOMAFIE, PER LA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA, PER LA CACCIA SELVAGGIA-BRACCONAGGIO, PER LA DISTRUZIONE DELLE AREE PROTETTE… CERTO, PER I DELINQUENTI E PER LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA (TANTO CARA A QUESTO GOVERNO, PIÙ DI QUALSIASI ALTRO GOVERNO PRECEDENTE) SARÀ UNA GHIOTTA OPPORTUNITÀ. MARTINA HA DECRETATO OLTRE ALL’OBBLIGO D’ ESPIANTO DELITTUOSO DEI PATRIARCHI ANCHE L’IRRORAZIONE VELENIFICA DELLA TERRA

LELE COPPOLA27 GENNAIO ALLE ORE 19:30 · PURTROPPO IL PICCOLO È STATO GIUDICATO DEBILITATO ED È STATO SPOSTATO IN AMBIENTE PROTETTO (DA UMANI). IO HO DISPERATAMENTE TENTATO FINO ALL’ULTIMO DI CHIEDERE CHE SI DESSE ALMENO QUALCHE ORA DI TEMPO ALLA MADRE DI RITROVARE IL SUO CUCCIOLO. QUESTO SAREBBE STATO L’UNICO MODO VERAMENTE EFFICACE PER SALVARLO, MA NON È STATO POSSIBILE E MI DISPIACE MOLTISSIMO. SICURAMENTE C’È DA AUGURARSI CHE LE CURE E L’ALIMENTAZIONE ARTIFICIALE POSSANO SALVARE IL CUCCIOLO, MA DAL PUNTO DI VISTA DELLA SUA VITA NEL MONDO NATURALE CREDO CHE SI POSSA GIÀ ANNUNCIARNE LA FINE. SONO ANNI CHE VADO INUTILMENTE RIPETENDO CHE LA FOCA MONACA È TORNATA A RIPRODURSI IN ITALIA, ORA ALMENO SPERO DI NON SENTIRMI PIÙ RIDERE DIETRO.

PAOLO FORCONI – UN ASPETTO CHE È STATO TRALASCIATO È IL TEMPO NECESSARIO PER EFFETTUARE IL SOCCORSO. SÌ PUÒ INTRAPPOLARE UN ANIMALE AL MATTINO E SOCCORRERLO ALLE 17.30?

Augusto De Sanctis – ISPRA non risponde su chi ha ordinato la cattura. Avranno rispettato il dpr357? Inoltre parlano di stato critico ma lo possono dire solo quando arrivati, cioè tardissimo Dal video della mattina si vede benissimo che l’animale era vigile ed attivo. Sui parassiti e sul quadro infiammatorio. Avete mai preso dei gattini? un lattante, digiuno probabilmente dal pomeriggio precedente. Provino a far stare 24 ore senza alimentarsi un gattino o un cagnolino, senza considerare lo stress di decine di persone attorno (e qui è un animale selvatico).

UGO DE CRESI – NELL’ULTIMO PERIODO HA RICEVUTO SEMPRE MAGGIORE ONERE DI PRIMO INTERVENTO IL POTERE DEL SINDACO DEL COMUNE DOVE VIENE RITROVATO L’ANIMALE.
IN QUALITÀ DI UFFICIALE DI GOVERNO E COME PRIMA REFERENZA DI SORVEGLIANZA SANITARIA.
IPOTIZZIAMO CHE LE ORCHE DI GENOVA FOSSERO AFFETTE DA PCB O MORBILLIVIRUS.
ERA FACOLTÀ DEL SINDACO CHIEDERE UNA BIOPSIA REMOTA DEGLI ANIMALI AL FINE DI EVITARE CONTAGI. LE LACUNE NORMATIVE SONO TAMPONATE DALLE INTERPRETAZIONI GIURIDICHE DEI SINGOLI COLLEGI GIUDICANTI.
FACCIO UN ESEMPIO. ALCUNE REGIONI HANNO/VOGLIONO MODIFICARE LA LEGGE 157/92 DEFINENDO LA FAUNA SELVATICA NON PIÙ COME PATRIMONIO INDISPONIBILE DELLO STATO MA COME “PATRIMONIO INDISPONIBILE DEI COMITATI DI CACCIA PROVINCIALI” (?)
NON È UNO SCHERZO.

MARINA ATTI – DALLA TANGENZIALE PASSO A RIDOSSO DEL CIRCO A BOLOGNA, VEDO I CAMMELLI LÌ, A DUE PASSI QUINDI STERZO, CAMBIO ROTTA E MI DIRIGO DOVE È POSIZIONATO IL CIRCO. SONO LE 2 DEL POMERIGGIO, NON C’È NESSUNO NON CI SONO SBARRE DA OLTREPASSARE, ARRIVARE FINO AGLI ANIMALI È SEMPLICE.
IL PRIMO INDIVIDUO CHE INCONTRO È PROPRIO LUI, L’IPPOPOTAMO. GIACE INERME IN MEZZO A UN ACQUITRINO FATTO DI FANGO E DEI SUOI ESCREMENTI. È IMMOBILE, SEMBRA MORTO. LO SPERO PER LUI. DAVANTI ALLA MAESTOSITÀ DEL SUO CORPO COSÌ UMILIATO, MI SONO SENTITA UN NODO ALLA GOLA INDESCRIVIBILE! QUANTA SOLITUDINE E SOFFERENZA NEL SUO CORPO AVVILITO, RASSEGNATO! I CIRCENSI SONO ABILI A TOGLIERE TUTTO A QUESTI ANIMALI, ARRIVANO A TOGLIERLI PURE LA VOGLIA DI RIBELLIONE! DIETRO ALL’IPPOPOTAMO SCORGO 2 O 3 CAMMELLI, QUANDO MI HANNO VISTA HANNO TIRATO SU IL LORO LUNGO COLLO E HO VISTO TUTTE LE LORO FACCE GIRATE DALLA MIA PARTE, I CAMMELLI SONO CURIOSI, L’HO SCOPERTO POCO FA. E ANCHE PER LORO STESSA STRETTA AL CUORE. GUARDAVO QUESTI ANIMALI E CON LE LACRIME AGLI OCCHI CONTINUAVO A RIPETERE “SCUSATE MI DISPIACE, SCUSATE MI DISPIACE, SCUSATE MI DISPIACE, SCUSATE…” MI GIRO ATTORNO E VEDO UNA FILA LUNGHISSIMA DI ANGUSTE GABBIE, POI ALTRI ANIMALI:
UN MULO, UN CAVALLO, UNO STRUZZO, UN LAMA. TUTTI PRIGIONIERI, TUTTI VITTIME DELLA STESSA SVENTURA. MI AVVICINO AL TENDONE PRINCIPALE E IL RUMORE CHE SENTO È AGGHIACCIANTE: UN RUGGITO MOZZATO DA UN CONTINUO LAMENTO MI RIMBOMBA NELLE ORECCHIE. UN TENTATIVO DI GRIDA MONOTONO, INCESSANTE, ATROCE. LÌ C’ERA IL RE DELLA FORESTA, L’ATTRAZIONE PRINCIPALE DELLA TORTURA LEGALIZZATA, DELLO SPETTACOLO DEGLI ORRORI, DELLA BEFFA, DELLA VIOLENZA. AL LEONE HANNO SPEZZATO OLTRE ALLA SUA VOLONTÀ ANCHE IL SUO ROMBANTE RUGGITO, TRASFORMANDOLO IN UN PATETICO INCESSANTE LAMENTO. SONO IMPOTENTE DAVANTI A QUELLA INGIUSTIFICATA PRIGIONIA, POSSO SOLO DOCUMENTARE, PIANGERE PER LORO E ATTIVARMI SEMPRE PIÙ PER URLARE NELLE PIAZZE E NELLE STRADE QUANTO SIA INGIUSTA, ASSURDA, OBSOLETA E INACETTABILE QUESTA MERDA CHIAMATA CIRCO.

CRISTIANO AUTOLYCOS MANNI – NELL’APPROCCIO DELLA NOSTRA SOCIETÀ AGLI ALBERI, CI DIMENTICHIAMO TROPPO SPESSO UNA COSA MOLTO IMPORTANTE: SONO ESSERI VIVENTI, E A LORO VA PORTATO TUTTO IL RISPETTO CHE SI DEVE ALLA VITA, QUEL SENTIMENTO CHE SI CHIAMA BIOFILIA, ALTRIMENTI ROMPIAMO UN EQUILIBRIO CHE LACERA PRIMA DI TUTTO LA NOSTRA ANIMA. È IMPORTANTE PERÒ RAFFORZARE IL LORO STRUMENTO DI TUTELA CHE ADESSO È DEBOLE, OBSOLETO ED INADEGUATO. PARLO DEL DPR 357 DEL 1997.

SIMONE LONATI – IL BOSCO SA MANTENERSI BENISSIMO DA SOLO; LA SALUTE DEL BOSCO NON SI BASA SUL TAGLIO, I BOSCHI ESISTONO DA MILIONI DI ANNI PRIMA CHE CI FOSSE L’UOMO CHE LI TAGLIAVA, ANZI IL TAGLIO PERIODICO È MOTIVO DI DEGRADO DI MOLTI BOSCHI; PER LE INONDAZIONI UN BOSCO “PULITO” TRATTIENE MENO L’ACQUA DI UN BOSCO “SPORCO”; L’UNICO CASO CHE GIUSTIFICA UNA SELEZIONE DELLE PIANTE POCO STABILI È IL CASO DI GRANDI FIUMI DOVE L’ACQUA PUÒ TRASPORTARE INTERI TRONCHI E POI INCAGLIARLI NEI PONTI; PERÒ LO SBAGLIO, SE IL CASO SI VERIFICA, CHE IN TALI FIUMI LE LUCI DEI PONTI DOVREBBERO ESSERE UGUALI O SUPERIORI DI 25 METRI CIOÈ A PROVA DI TRONCO EVENTUALMENTE TRASPORTATO; CERTO CHE SE PERÒ HANNO FATTO PONTI CON LUCI INFERIORI UN TRONCO INTERO TRASPORTATO PUÒ CREARE PROBLEMI; PER I TORRENTI LA CUI PORTATA NON È IN GRADO DI TRASPORTARE UN TRONCO LA TANTO FAMOSA PULIZIA NON SERVE; ANZI UN TORRENTE SPORCO FA SCENDERE L’ACQUA PIÙ LENTAMENTE CON MINORE RISCHIO DI DANNI;

GIOVANNI MUGHINI – SIAMO NEL G8 UNO DEGLI OTTO PAESI PIÙ INDUSTRIALIZZATI DELLA TERRA, AGGIUNGIAMO CHE IN EUROPA SIAMO IL PAESE CON IL PIÙ ALTO NUMERO DI FACOLTÀ DI SCIENZE FORESTALI (QUASI UNA PER REGIONE!), EPPURE TRATTIAMO I NOSTRI BOSCHI PEGGIO DELL’ULTIMO PAESE IN VIA DI SVILUPPO.

DIEGO INFANTE – C’È POCO DA FARE: LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI ODIA GLI ALBERI (È STATO SCRITTO PERSINO UN LIBRO). ANDATE A LEGGERE I COMMENTI AL POST DEL MINISTRO COSTA SULLE NUOVE AREE ZPS. UN QUADRO ANTROPOLOGICO DESOLANTE, TROPPE PERSONE SONO FERMAMENTE CONVINTE CHE IL DISSESTO IDROGEOLOGICO È CAUSATO DALLA MANCANZA DI GESTIONE. QUESTO PUÒ ESSER VERO PER ALCUNE FATTISPECIE DI BOSCO (GIÀ DEGRADATE), MA IN QUELLA SEDE TROVERETE UNA MIOPIA E UNA ARROGANZA SENZA PRECEDENTI: “AMBIENTALISTI DA SALOTTO” È DIVENTATO A TUTTI GLI EFFETTI IL MANTRA DELLA NOSTRA POVERA E PICCOLA ITALIA.