In “Vivere in campagna senza essere avvelenati” si chiede come allontanare le lucertole.
Ora, io mi chiedo, ma le lucertole che problemi arrecano?
Possibile che dobbiamo proprio uccidere o allontanare tutto?
Forse è il caso di rivedere il ruolo dell’essere umano “poco sapiens” su questo pianeta, ma soprattutto, evitate di andare in campagna se ogni forma di vita vi arreca disturbo, esistono gli appartamenti dove credo sia difficile trovare animali vari.
Annalaura Cristofori – Una volta al parco ho sentito una mamma che diceva alla figlia “non andare lì che c’è la lucertola” …….
Laura Mattei – La vera tragedia è la continua mancanza di rispetto nei confronti dei diversamente animali, si badi bene; non “amore”, ma rispetto, puro e semplice rispetto, nell’anno del vostro Signore 2018.
Nicola Cimini – La morte del giovane esemplare di orso Marsicano, a seguito di narcotizzazione per munirlo di radiocollare per finalità di ricerca, non può essere definita un tragico incidente. Proprio per il fatto che l’operazione di narcosi non è esente da rischi e che le ricerche sulla specie hanno generato altri morti per cause dirette ed indirette, sono sempre più convinto che se vogliamo veramente salvare l’orso marsicano bisogna lasciarlo in pace. Niente catture, ma semine e piantumazioni mirate all’interno della zona a più alta protezione e chiusura di molte strade forestali. Già nel 2004 il Parco Nazionale della Majella sintetizzava le cause fondamentali di crisi della specie e le poche azioni per ripristinare almeno parzialmente l’habitat secolare compromesso.
David Diani – Già, l’Orso marsicano è legato ad un solo tipo di ambiente : la faggeta, motivo per cui urgono dei rimboschimenti adeguati per ampliarne l’habitat
Franco Tassi – SOS PER L’ORSO MARSICANO
Chi sta condannando a morte l’Orso marsicano, l’animale più importante della fauna italiana? La responsabilità della situazione attuale va comunque ricercata tra coloro che, in tempi e modi diversi, per incompetenza o sete di potere, avidità di fondi o incapacità di analisi, hanno contribuito a determinarla. Facile indicarli: le autorità preposte, che governano l’azione; i baronati accademici, che risucchiano decine di milioni di euro di fondi europei; e le comunità che avidamente sfruttano l’attrattiva orso, ma coprono poi omertosamente gli assassini dei plantigradi.
Dal 2002 ad oggi, hanno potuto esserne uccisi 60, o forse di più? Fino a quel momento i plantigradi erano sempre schivi, invisibili, incontrarli era un vero miracolo: nel territorio ben presidiato, il disturbo di fuoristrada, quad e motocross era bandito, e le riserve integrali venivano rigorosamente protette. Cosa ha indotto di colpo gli orsi a diventare “paesani”, alla ricerca di pollastri, finendo poi assassinati uno dopo l’altro? Perché si inganna la pubblica opinione chiamandoli “confidenti” o “problematici”, come fosse colpa loro? E’ difficile capire che a renderli “spoiled” (viziati, deviati), sono state proprio le malefiche “esche olfattive” a base di polli e pesce, collocate in punti comodi da raggiungere dai ricercatori invasivi?
A uccidere uno degli ultimi superstiti, questa volta, è stato proprio quel Parco che in passato lo aveva salvato in extremis, e che oggi avrebbe dovuto proteggerlo con ogni mezzo.
Mauro Bassano – 50 elementi, ormai 49…si devono, per etica, lasciarli in pace senza nessun intervento INUTILE E RISCHIOSO… dobbiamo imparare che “gestire” a volte significa tenersi le mani in tasca e non fare danni… No siamo nessuno per decidere la sorte di altri esseri.
Andrea Boscherini – “Per colpa della neve e del vento ora il bosco è pieno di alberi morti e rami spezzati, bisogna pulirlo!”
Nelle zone montane questa frase è ormai diventata di uso quotidiano quando copiose precipitazione nevose e raffiche di vento modificano radicalmente il paesaggio, abbattendo numerosi alberi.
Escludendo i boschi da ceduo e quelli gestiti a fini economici dove valgono certe “regole di gestione”, nei boschi naturali i tronchi caduti a terra, gli alberi marcescenti e i rami secchi sono elementi importantissimi per il benessere della foresta. Quello che può sembrare un disastro ecologico in realtà può aiutare a migliorare l’ecosistema circostante poiché tronchi e rami caduti:
1) forniscono nutrimento al terreno cedendo sostanze minerali e carbonio grazie all’azione degli organismi degradatori, quali funghi, muffe e carie…un vero e proprio concime naturale!
2) rappresentano habitat rifugio e zone di alimentazione per i vertebrati, in particolare picchi, pipistrelli, rapaci notturni, roditori, tritoni e salamandre;
3) sono veri e propri ecosistemi in miniatura e forniscono cibo ai sempre più rari insetti xilofagi, come il cervo volante (Lucanus cervus), il cerambicide del faggio (Rosalia alpina) e lo scarabeo eremita (Osmoderma eremita);
4) riducono notevolmente l’erosione e dilavamento del terreno limitando l’impatto della pioggia;
5) ostacolano il ruscellamento superficiale e mitigano le piene rallentando l’acqua e permettendole di infiltrarsi nel terreno;
6) accumulano umidità favorendo lo sviluppo nelle loro vicinanze di un particolare microclima che consente lo sviluppo di funghi, muschi, licheni e favorisce la rinnovazione boschiva.
La parola ordine non è affine alla natura…più un bosco è disordinato, più è naturale e in salute! In un ecosistema forestale la presenza di alberi vivi è ovviamente fondamentale, ma basti pensare che vi è molta più vita e biodiversità in un albero morto rispetto ad un albero vivo!
Massimo Mersecchi – La necromassa NON ha mai ucciso il bosco , anzi !
Cristiano Manni – In un bosco dove il Pinus pinaster è stato attaccato massicciamente da mastococcus, ma non è stato tagliato, le piante sono morte e cadute, andando ad incrementare la necromassa. Il bosco si è subito evoluto verso uno stadio più stabile e naturale, e anche esteticamente più gradevole. Questo per rimarcare che non tutti i tagli a raso sono necessari, e che giustificare un taglio a raso con la finalità della rinnovazione naturale, come fa la legge forestale toscana, è un poco elegante espediente per permettere questo trattamento nefasto, che dovrebbe essere bandito, e la cui finalità, anche nei tagli di bonifica post incendio, è solo quella di recuperare il valore economico del soprassuolo. Almeno diciamoci le cose come stanno, e non prendiamoci in giro.
Luca De Bei – Dopo aver tagliato 42 robinie (che avevano chiamato acacie… no comment) con la scusa che erano malate (tutte e 42?) avevano promesso che avrebbero piantato nuove essenze. Ecco qua quello che hanno fatto: una bella tomba di cemento su ogni aiuola. Promesse, promesse
Alessandro Bottacci – Ma tutta questa strage di alberi in città, la chiusura idiota del Corpo Forestale dello Stato, l’emanazione del testo unico “ammazzaforeste”, non faranno parte di un unico disegno a favore delle biomasse?
La Riserva integrale di Sasso Fratino, una delle Riserve più importanti d’Italia: l’ho diretta per 10 anni ed il mio cuore è ancora lì. Affido a un acero plurisecolare la testimonianza sulle mie capacità, sulla mia voglia di fare e sulla mia onestà. Le foreste sono da conservare.
La nuova legge brucia foreste punta sulle biomasse (anche se non le cita mai…che furbata) con l’intento di bruciare il nostro capitale forestale (che si riprende proprio ora dopo anni di sfruttamento).
Continuare a puntare sulle.combustioni per produrre energia è una strada senza ritorno verso la distruzione del Pianeta.
O si capisce questo o lasceremo ai nostri figli un mondo a pezzi.
Antonio Nizzi – Madre Natura ha dotato il bosco di tutti gli elementi utili alla sua vita che procede in un’ immenso disordine organizzato – lasciamolo vivere come meglio crede.
Antonella Canè – Guarda, ci sono cose che difficilmente ci accorgiamo di perdere, poi a volte qualcosa ce lo ricorda……..
Ho un’età tale da ricordarmi papaveri, fiordalisi e fiori di sambuco a bizzeffe nei campi….. giocavo sempre, da bimba, coi fiori boccioli di papavero, non esisteva campo di grano senza…..
Poi passano gli anni, i decenni, e non fai caso al paesaggio che cambia
Poi un giorno, passando davanti ad un campo di grano ti accorgi che c’è qualcosa di diverso da quello che ormai sei abituata a vedere….. guardi meglio cercando di capire cosa c’è di diverso e….. ti accorgi che … c’è qualche sparuta chiazza rossa in mezzo al grano maturo! Sono papaveri!
E d’improvviso ti rendi conto che te li eri dimenticati, e vieni sommersa dai ricordi d’infanzia.
Quello stupore che provai quel giorno, ormai tanti anni fa, mi fece riflettere.
Penso che i bambini di oggi i papaveri li abbiano visti solo in foto, o nelle illustrazioni dei libri di fiabe. Ed è un peccato. I fiori di campo non portano soldi nelle tasche di nessuno.
Tutto il resto invece ingrassa un sacco di colossi.
Achille Scardia – Nuovi studi dimostrano l’efficacia dei fiori di campo invece dei pesticidi. Informate quei pupazzi di Martina, Silletti e tutti i banditi che ruotano intorno alla truffa Xylella. Una truffa alla luce del sole.