BUONE PRATICHE E MALAFEDE

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In “Vivere in campagna senza essere avvelenati”‎ si chiede come allontanare le lucertole.
Ora, io mi chiedo, ma le lucertole che problemi arrecano?
Possibile che dobbiamo proprio uccidere o allontanare tutto?
Forse è il caso di rivedere il ruolo dell’essere umano “poco sapiens” su questo pianeta, ma soprattutto, evitate di andare in campagna se ogni forma di vita vi arreca disturbo, esistono gli appartamenti dove credo sia difficile trovare animali vari.

Annalaura Cristofori – Una volta al parco ho sentito una mamma che diceva alla figlia “non andare lì che c’è la lucertola” …….

Laura Mattei – La vera tragedia è la continua mancanza di rispetto nei confronti dei diversamente animali, si badi bene; non “amore”, ma rispetto, puro e semplice rispetto, nell’anno del vostro Signore 2018. 

Nicola Cimini – La morte del giovane esemplare di orso Marsicano, a seguito di narcotizzazione per munirlo di radiocollare per finalità di ricerca, non può essere definita un tragico incidente. Proprio per il fatto che l’operazione di narcosi non è esente da rischi e che le ricerche sulla specie hanno generato altri morti per cause dirette ed indirette, sono sempre più convinto che se vogliamo veramente salvare l’orso marsicano bisogna lasciarlo in pace. Niente catture, ma semine e piantumazioni mirate all’interno della zona a più alta protezione e chiusura di molte strade forestali. Già nel 2004 il Parco Nazionale della Majella sintetizzava le cause fondamentali di crisi della specie e le poche azioni per ripristinare almeno parzialmente l’habitat secolare compromesso.

David Diani – Già, l’Orso marsicano è legato ad un solo tipo di ambiente : la faggeta, motivo per cui urgono dei rimboschimenti adeguati per ampliarne l’habitat

Franco Tassi – SOS PER L’ORSO MARSICANO
Chi sta condannando a morte l’Orso marsicano, l’animale più importante della fauna italiana? La responsabilità della situazione attuale va comunque ricercata tra coloro che, in tempi e modi diversi, per incompetenza o sete di potere, avidità di fondi o incapacità di analisi, hanno contribuito a determinarla. Facile indicarli: le autorità preposte, che governano l’azione; i baronati accademici, che risucchiano decine di milioni di euro di fondi europei; e le comunità che avidamente sfruttano l’attrattiva orso, ma coprono poi omertosamente gli assassini dei plantigradi.
Dal 2002 ad oggi, hanno potuto esserne uccisi 60, o forse di più? Fino a quel momento i plantigradi erano sempre schivi, invisibili, incontrarli era un vero miracolo: nel territorio ben presidiato, il disturbo di fuoristrada, quad e motocross era bandito, e le riserve integrali venivano rigorosamente protette. Cosa ha indotto di colpo gli orsi a diventare “paesani”, alla ricerca di pollastri, finendo poi assassinati uno dopo l’altro? Perché si inganna la pubblica opinione chiamandoli “confidenti” o “problematici”, come fosse colpa loro? E’ difficile capire che a renderli “spoiled” (viziati, deviati), sono state proprio le malefiche “esche olfattive” a base di polli e pesce, collocate in punti comodi da raggiungere dai ricercatori invasivi?
A uccidere uno degli ultimi superstiti, questa volta, è stato proprio quel Parco che in passato lo aveva salvato in extremis, e che oggi avrebbe dovuto proteggerlo con ogni mezzo.

Mauro Bassano – 50 elementi, ormai 49…si devono, per etica, lasciarli in pace senza nessun intervento INUTILE E RISCHIOSO… dobbiamo imparare che “gestire” a volte significa tenersi le mani in tasca e non fare danni… No siamo nessuno per decidere la sorte di altri esseri.
Andrea Boscherini – “Per colpa della neve e del vento ora il bosco è pieno di alberi morti e rami spezzati, bisogna pulirlo!”

Nelle zone montane questa frase è ormai diventata di uso quotidiano quando copiose precipitazione nevose e raffiche di vento modificano radicalmente il paesaggio, abbattendo numerosi alberi.
Escludendo i boschi da ceduo e quelli gestiti a fini economici dove valgono certe “regole di gestione”, nei boschi naturali i tronchi caduti a terra, gli alberi marcescenti e i rami secchi sono elementi importantissimi per il benessere della foresta. Quello che può sembrare un disastro ecologico in realtà può aiutare a migliorare l’ecosistema circostante poiché tronchi e rami caduti:
1) forniscono nutrimento al terreno cedendo sostanze minerali e carbonio grazie all’azione degli organismi degradatori, quali funghi, muffe e carie…un vero e proprio concime naturale!
2) rappresentano habitat rifugio e zone di alimentazione per i vertebrati, in particolare picchi, pipistrelli, rapaci notturni, roditori, tritoni e salamandre;
3) sono veri e propri ecosistemi in miniatura e forniscono cibo ai sempre più rari insetti xilofagi, come il cervo volante (Lucanus cervus), il cerambicide del faggio (Rosalia alpina) e lo scarabeo eremita (Osmoderma eremita);
4) riducono notevolmente l’erosione e dilavamento del terreno limitando l’impatto della pioggia;
5) ostacolano il ruscellamento superficiale e mitigano le piene rallentando l’acqua e permettendole di infiltrarsi nel terreno;
6) accumulano umidità favorendo lo sviluppo nelle loro vicinanze di un particolare microclima che consente lo sviluppo di funghi, muschi, licheni e favorisce la rinnovazione boschiva.
La parola ordine non è affine alla natura…più un bosco è disordinato, più è naturale e in salute! In un ecosistema forestale la presenza di alberi vivi è ovviamente fondamentale, ma basti pensare che vi è molta più vita e biodiversità in un albero morto rispetto ad un albero vivo!

Massimo Mersecchi – La necromassa NON ha mai ucciso il bosco , anzi !

Cristiano Manni – In un bosco dove il Pinus pinaster è stato attaccato massicciamente da mastococcus, ma non è stato tagliato, le piante sono morte e cadute, andando ad incrementare la necromassa. Il bosco si è subito evoluto verso uno stadio più stabile e naturale, e anche esteticamente più gradevole. Questo per rimarcare che non tutti i tagli a raso sono necessari, e che giustificare un taglio a raso con la finalità della rinnovazione naturale, come fa la legge forestale toscana, è un poco elegante espediente per permettere questo trattamento nefasto, che dovrebbe essere bandito, e la cui finalità, anche nei tagli di bonifica post incendio, è solo quella di recuperare il valore economico del soprassuolo. Almeno diciamoci le cose come stanno, e non prendiamoci in giro.

Luca De Bei – Dopo aver tagliato 42 robinie (che avevano chiamato acacie… no comment) con la scusa che erano malate (tutte e 42?) avevano promesso che avrebbero piantato nuove essenze. Ecco qua quello che hanno fatto: una bella tomba di cemento su ogni aiuola. Promesse, promesse

Alessandro Bottacci – Ma tutta questa strage di alberi in città, la chiusura idiota del Corpo Forestale dello Stato, l’emanazione del testo unico “ammazzaforeste”, non faranno parte di un unico disegno a favore delle biomasse?
La Riserva integrale di Sasso Fratino, una delle Riserve più importanti d’Italia: l’ho diretta per 10 anni ed il mio cuore è ancora lì. Affido a un acero plurisecolare la testimonianza sulle mie capacità, sulla mia voglia di fare e sulla mia onestà. Le foreste sono da conservare.
La nuova legge brucia foreste punta sulle biomasse (anche se non le cita mai…che furbata) con l’intento di bruciare il nostro capitale forestale (che si riprende proprio ora dopo anni di sfruttamento).
Continuare a puntare sulle.combustioni per produrre energia è una strada senza ritorno verso la distruzione del Pianeta.
O si capisce questo o lasceremo ai nostri figli un mondo a pezzi.

Antonio Nizzi – Madre Natura ha dotato il bosco di tutti gli elementi utili alla sua vita che procede in un’ immenso disordine organizzato – lasciamolo vivere come meglio crede.

Antonella Canè – Guarda, ci sono cose che difficilmente ci accorgiamo di perdere, poi a volte qualcosa ce lo ricorda……..
Ho un’età tale da ricordarmi papaveri, fiordalisi e fiori di sambuco a bizzeffe nei campi….. giocavo sempre, da bimba, coi fiori boccioli di papavero, non esisteva campo di grano senza…..
Poi passano gli anni, i decenni, e non fai caso al paesaggio che cambia
Poi un giorno, passando davanti ad un campo di grano ti accorgi che c’è qualcosa di diverso da quello che ormai sei abituata a vedere….. guardi meglio cercando di capire cosa c’è di diverso e….. ti accorgi che … c’è qualche sparuta chiazza rossa in mezzo al grano maturo! Sono papaveri!
E d’improvviso ti rendi conto che te li eri dimenticati, e vieni sommersa dai ricordi d’infanzia.
Quello stupore che provai quel giorno, ormai tanti anni fa, mi fece riflettere.
Penso che i bambini di oggi i papaveri li abbiano visti solo in foto, o nelle illustrazioni dei libri di fiabe. Ed è un peccato. I fiori di campo non portano soldi nelle tasche di nessuno.
Tutto il resto invece ingrassa un sacco di colossi.

Achille Scardia – Nuovi studi dimostrano l’efficacia dei fiori di campo invece dei pesticidi. Informate quei pupazzi di Martina, Silletti e tutti i banditi che ruotano intorno alla truffa Xylella. Una truffa alla luce del sole.

BIOMASSE, VITE ALL’AMMASSO

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Emanuele Lombardi – Bruciare legna è neutrale rispetto alla CO2 in un ciclo che dura decenni, da quando nasce la piantina a quando cresce, viene tagliata e bruciata, ne viene poi piantata un altra che ricresce e riassorbe tutta la CO2 che è stata liberata bruciando la prima pianta.
L’eccesso di CO2 in atmosfera è un problema di ORA, che ORA sta causando i cambiamenti cl imatici. Bruciare ORA legna rilascia ORA il CO2 accumulato negli anni passati, alterando ORA il clima. Inoltre la piantina, eventualmente piantata, nei primi anni di sviluppo assorbe certamente meno CO2 di una pianta adulta, come era quella tagliata e bruciata.

Cristiano Manni – L’uso di biomasse da legno, anche nell’ipotesi più favorevole, che si brucino cioè solo gli scarti, NON È a bilancio neutro per la CO2.
Le biomasse sono quindi dannose all’ambiente e alla salute, e contribuiscono ad aggravare i cambiamenti climatici.
Invece tutti noi paghiamo in bolletta gli incentivi per gli impianti a biomasse, che inducono la distruzione del territorio e del paesaggio, e ci danneggiano come cittadini.
Questo rafforza l’auspicio che la protezione delle foreste debba aumentare, e che debbano essere almeno evitati tutti quei tagli finalizzati alla produzione di biomasse o combustibili.

Massimiliano Capanni – Purtroppo se non tutte sicuramente molte di queste realtà sono nate da un solo calcolo economico e monetario, poi per far digerire il disboscamento scellerato gli è stato attaccato il bollino di “ecologico”. Il discorso è lungo ma credo sia evidente che nelle scelte energetiche in generale l’ultima cosa controllata sia proprio la produzione…..

 

Enzo Suma – Oggi si inizia ad abbattere gli ulivi perchè diversi mesi fa fu trovato qualche albero positivo alla Xylella. Ma nel raggio di km nessun altro albero infetto. L’anomalia dell’alto Salento e della Valle d’Itria con i suoi piccoli focolai isolati. Il proprietario dice non aver mai avuto contatti con l’area salentina. E allora resta sempre la solita domanda? Come ci è arrivata qui la sputacchina infetta? Diversi proprietari hanno ricevuto alcuni giorni fa la notifica di abbattimento. Per ora solo uno dei proprietari ha iniziato a tagliare. A brevissimo anche gli altri dovranno decidere. Rassegnarsi e tagliare oppure scegliere di opporsi con un ricorso. Oggi pomeriggio tra gli oliveti ho incontrato uno dei proprietari. Parlando della notifica di abbattimento la parola che usa è MINACCIA perchè è questo il linguaggio con cui è scritta, minaccioso, che incute paura. Una notifica che obbliga al taglio di tutte le piante entro 15 giorni esatti. Il proprietario è confuso, parla di cinquanta pensieri per la testa. Le frasi iniziano sempre con “e se poi…”. Non c’è più tempo per l’incertezza. Bisogna fare una scelta. Rassegnarsi e abbattere gli ulivi oppure opporsi presentando un ricorso e prendere tempo nella speranza che l’osservatorio fitosanitario definisca le nuove aree spostando più a nord la zona cuscinetto e facendo pertanto decadere l’obbligo di eradicazione. Bisogna essere coraggiosi. Tagliare gli ulivi sani non servirà a nulla.
Poichè il paesaggio è di tutti è necessario che la comunità locale sostenga i singoli proprietari rispettando chi ha rinunciato ad opporsi, consapevoli della scelta comunque dolorosa, e soprattutto incoraggiando e sostenendo chi si è messo in gioco portando avanti un ricorso attraverso un sostegno anche economico con una raccolta fondi.
Il paesaggio è di tutti, e i proprietari sono stati fino ad ora i custodi anche di quel paesaggio che stiamo rischiando di perdere per colpa di una legge che non ha ragione di esistere. Nel frattempo aspettiamo sempre che la politica, fino ad ora assente, prenda decisioni in merito e si decida a cambiare l’attuale legge regionale.
Oggi. Il mondo alla rovescia. In c.da Lamatroccola (Ostuni) si procede ad abbattere gli ulivi. Il cielo è grigio e alcune gocce sono cadute come lacrime.

Enzo Garofalo – I responsabili di qualche centrale a biomasse staranno avendo degli orgasmi. 


Cosimo Terlizzi – Le persone e le istituzioni che hanno permesso questo saranno ricordati come degli idioti storici.

Antonello Morelli – che vergogna!!!…ma una curiosità,…mentre eradicano, tagliano, trasportano via i pezzi di tronco, ..la Sputacchina dove va?? Resta lì,…o si sposta, o muore per il dispiacere e la solitudine?? 

Pierluigi Santorsola – secondo me c’è qualcuno che la porta con il trasportino e dove le piace la libera per fare i bisognini…. Alle domande più semplici non ci sono mai risposte, strano vero? 

Francesco Ferrini – 3 anni fa ho presentato per la prima volta una relazione dal titolo “Perché gli italiani odiano gli alberi?”. Sembrava un titolo campato in aria, basato su mie congetture. La relazione è stata migliorata e implementata diverse volte e presentata anche in diversi congressi all’estero. Dopo una buona dose di offese ricevute sui social (e di sciocchezze e falsi miti che ho letto sugli alberi) ne sono ancora più convinto. Molte persone odiano gli alberi. Li odiano perché non li conoscono e vorrebbero che fossero esseri inanimati da plasmare, seviziare e piegare al proprio volere o da eliminare come una fastidiosa zanzara. Come odiare se stessi e la propria fonte di vita. Ma se è così la domanda viene spontanea… 


Cistola Giuseppe – Tutti a parlare del riscaldamento globale, come causa troviamo le industrie, i trasporti, il riscaldamento,…. Dicono….. Ma nessuno dice che le prime due cause sono l’allevamento intensivo, per soddisfare il desideri inconscio aggressivo di essere carnivori all’eccesso!.. E, la DEFORESTAZIONE! la prima causa, non è solo economica, ma è causata da un istinto illogico degli uomini…. Invece di difendere e piantare alberi, appena ne abbiamo uno a tiro… TAGLIAMO, POTIAMO, ABBATTIAMO , SFREGIAMO , DISTRUGGIAMO, noto sempre un senso di soddisfazione nel volto dei miei simili… Mah! 

Giuseppe Pagano – Era ovvio.. il paradiso perduto era qui sotto i nostri occhi.. e molti umani hanno cominciato a cercarlo.. col senno di poi.. considerando il nostro sistema digestivo, siamo frugivori ma.. da miglia e migliaia di anni siamo stati deviati con le farine e la carne.. con le evidenti conseguenze.. un fisico da gorilla e un sistema immunitario da Ameba.


Erik Ferrari – Nella giornata mondiale della terra si tagliano gli alberi di Viale Trento a Rovereto. Gli alberi erano in piena salute, e gli uccelli in piena nidificazione. Testimoni raccontano di merli che correvano dietro

i furgoni con rami dove c’erano i nidi. La scusa è vecchia come il mondo. Riqualificazione. Riqualificazione da leggeri come gittate di cemento.

Antonella Giordanelli – Secondo me, san Giovanni Gualberto, che indubbiamente nella beatitudine e molto meno operativo contro i toscani corrotti di quand’era in vita, è stato disorientato dalle preghiere istituzionali del viceministro dell’agricoltura Andrea Olivero, fervente cristiano. Costui concludeva anche riunioni importanti con dirigenti superiori della Forestale dello Stato con l’indicazione di pregare il Patrono, piuttosto che contrastare il Patrone, per salvare il CFS. Come viceministro non dubito che, oltre alla tante parole pro CFS abbia speso anche molte segrete preghiere.

Ora, fin dai tempi giovanili delle ACLI, Olivero è intimo amico di Dellai, expresidente del Trentino con tanti interessi e affari in comune con Romano Masé & fam., comandante della forestale trentina e peggior forestale che si sia mai visto, l’antiforestale per antonomasia ! Probabilmente san Gualberto deve aver equivocato sulla Forestale oggetto delle preghiere del sottosegretario e si è ben guardato da esaudirlo e salvarla! Purtroppo io non frequento chiese e monasteri: gli avrei potuto testimoniare la fede di Olivero. Infatti benché m’avesse sventatamente promesso di introdurmi al Dellai, detto (e di fatto) “il Principe” in Trentino, perché inducesse Rossi, attuale governatore, a ricorrere per conflitto d’attribuzioni contro l’accorpamento del CFS ai CC (contro il cui NOE vantava una precedente sentenza favorevole della Consulta), il viceministro si era poi ben guardato dal farmelo incontrare: evidentemente per tener ben distinti il CFS dalla forestale della provincia autonoma di Trento. Ecco così svelato l’inganno! le preghiere di Olivero son state controproducenti ! Beata innocenza d’eremiti forestali ! 

Nel frattempo molto più pragmaticamente Renzi ripianava allo stizzoso Trentino, tanto geloso della sua autonomia, il buco nella sanità (“e qui comando io/ e questa è casa mia!/…ma se curarmi devo/ a Bolzano vo!”, dati i livelli minimi d’assistenza dell’ospedale santa Chiara di Trento). In considerazione delle statistiche, la pediatria si dovrebbe meglio attrezzare non solo per i rari casi di malaria, ma per un tasso di oncologia infantile che è il più alto d’Europa… e già, il civile Trentino è superiore alla degradata Puglia per il giro d’ ecoaffari mafiosi e il volume di bambini morti per leucemia è equamente distribuito tra terroni e polentoni.


Dario Rico – Non gli sembrava vero avere uno straccio di pezza d’appoggio per sopprimere e spezzettare il CFS. Manco se ci fossimo macchiati di chissà quale delitto. Il delitto però l’hanno commesso gli pseudogovernanti, chissà se ripenseranno alle persone morte a causa dei roghi o ai poveri animali bruciati vivi.


Nadia Bosi – Parte bresciana dello Stelvio. Zona. Precasaglio, Pezzo, Valle delle Messi.
L’ortodossia ecologista a volte fa danni , che potevano essere risparmiati.
Inverno con abbondante neve, difficoltà nel reperire cibo, terreno che offre solo sale chimico venefico.. e il rumine si blocca. Ma i biologi del Parco impongono linea dura: la natura deve fare il suo corso.
Saranno circa 200 i cervi morti. Poco più di un centinaio sono stati raccolti, ma tanti altri sono sparsi nei boschi, lasciati lì perché sono spese per il Comune personale e smaltimento. Lasciati lì alla soddisfazione di imbelli cacciatori, che decapitano i maschi per il trofeo o tagliano le corna ( come al cervo morto che oggi ho incontrato, Il corpo visibilmente in posizione innaturale).
Eppure lo spazio per svernare lo avevano, fino a 3 anni fa. Poi hanno pensato di dare vita ad un Parco Faunistico , rubando il terreno utile a loro. Un Parco per nulla frequentato, di scarse dimensioni, senza parcheggio e…. inutile. 
Tra i rifiuti, c’è una femmina gravida.
A quanti animali potevano sparare fino allo scorso anno? 200…? Ecco, forse ora, dovranno accontentarsi di 20 capi.
Sempre, quando si incrocia lo sguardo di un animale morto, senti gridare ‘perché ‘.
Vederli ammassati è stata una lama.

RIMOZIONE dalle coscienze e dal diritto

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Dario Rapino – Nel 2014 un orso marsicano (ricordiamo, specie ad una passo dall’estinzione) venne ucciso con un colpo di fucile alla schiena. L’autore del gesto, individuato dopo accurate indagini, intendeva vendicarsi del “furto” di alcune galline (valore qualche euro). Tratto a processo, oggi il Tribunale di Sulmona, su conforme richiesta del PM, lo ha mandato assolto “perchè il fatto non costituisce reato”, ossia non c’era alcuna intenzione di uccidere da parte dell’uomo. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, pare che questa si baserà sulla circostanza che il colpo sarebbe partito accidentalmente, a causa della scivolata dell’uomo. Non parlo mai né dei processi né tantomeno della sentenze e le poche volte che lo faccio è perchè ho buona conoscenza degli incarti processuali, come in questo caso. Dico senza tema di smentite che, se al posto dell’orso ci fosse stata una persona, nessun giudice si sarebbe avventurato in una soluzione così pilatesca ed insensata. Perchè è certo che l’uomo, non nell’immediatezza del fatto, ma a distanza di tempo aveva covato rancore verso l’animale che si era mangiato le sue preziose galline (tenute incustodite in una zona frequentata da predatori); era uscito con il fucile non per fare una passeggiata, lo aveva tenuto armato con il colpo in canna e senza sicura, elementi questi univoci nel rivelare animus nocendi (come dicono gli esperti di diritto). Peraltro tutto ciò era stato non solo accertato dai Forestali che avevano indagato ma ammesso dallo stesso imputato. Ora, pensare che, del tutto casualmente, l’uomo sia scivolato ed il colpo sia partito non seguendo la logica traiettoria disegnata dalla forza di inerzia della caduta (verso l’alto o verso il basso) ma attingendo millimetricamente una parte vitale dell’orso, è una favola che non si può raccontare neppure ad un ubriaco. Ma era “solo” un orso appunto, a chi volete che importi? Uno in più uno in meno, cosa volete che conti? Avere giustizia, ossia statuire con sentenza letta in nome del popolo italiano che un orso non può e non deve essere ucciso, perchè patrimonio dell’intera comunità e dell’ecosistema, ora sarà davvero difficile. Il PM, che ha chiesto l’assoluzione non potrà appellare, né potranno farlo le parti civili costituite. La speranza è che lo faccia il Procuratore della Repubblica distrettuale. Lo farà? Chissà. E la Corte di Appello avrà il coraggio, la sensibilità e la maturità per sentenziare che no, un orso non può e non deve essere ucciso?
La cosa che mi amareggia di più? Conosco il magistrato che ha pronunciato quella sentenza ed è uno dei più scrupolosi e preparati che ci siano. Ora se un giudice di tale spessore non è in grado di pronunciare una sentenza giusta, cosa dobbiamo attenderci per il futuro?

Capisco bene la rabbia di chi si sente ferito da quell’intestazione della sentenza “In nome del popolo italiano”, perché anch’io vorrei dire “non in mio nome” si compia un atto di ingiustizia. Ma io non personalizzerei la questione, il punto è che questa sentenza, come tantissime altre, sono il frutto di una scarsa sensibilità , di un deficit cognitivo del tema ambientale, relegato al rango di una fastidiosa pratica catastale. Aspetto sempre di leggere le motivazioni, ma una cosa mi sembra chiara: all’episodio non ha assistito nessun testimone, sicche’ la versione del colpo accidentale è stata fornita dallo stesso imputato, dunque non può assurgere a rango di prova. Al contrario, come ho detto, gli indizi erano univoci nel condurre verso un atto deliberato (uno su tutti: sino a che non è stato individuato dagli investigatori, quell’uomo non ha mai spontaneamente parlato di un incidente, come avrebbe fatto chiunque al suo posto). Ma torno ad insistere: l’ambiente, la sua tutela e quella della fauna non sono visti come una priorità da difendere in questo Paese e ciò ad ogni livello, dalla politica, dal governo, dalla magistratura. Faccio un esempio che mi tocca da vicino: a novembre sporsi una denuncia per furto, bracconaggio ed introduzione di armi in area protetta, con tanto di documentazione fotografica. Indagini con individuazione dei responsabili concluse da ormai tre mesi. Sono stato in Procura giorni fa per avere notizie del fascicolo: giace sepolto insieme a qualche centinaio, ancora intestato contro “ignoti”, quando basterebbe spulciare qualche foglio ed avviare il processo. Giace insieme ad una miriade di fatterelli di scarso allarme sociale: nessun sequestro di armi, nessun imputato ancora. Intanto i termini della prescrizione, quelli sì, non conoscono pause. Intanto i bracconieri raccolgono il messaggio che tutto è lecito in questo Paese, anche quando vieni colto con le mani nella marmellata. Penso spesso a chi me lo faccia fare, poi scaccio il pensiero . Ma solo per rispetto verso me stesso e le cose in cui credo.

Antonella Giordanelli – In Abruzzo nel 2014, 1 uomo ha sparato a 1 orso maschio il cui corpo giaceva visibile lungo una pista ciclabile; il Corpo Forestale dello Stato ha indagato risalendo al colpevole che ha confessato, la Procura ha aperto un fascicolo e si è celebrato un processo, durante il cui dibattimento il pubblico ministero ha accolto la tesi difensiva dell’imputato e il procuratore lo ha assolto. Rimane da chiedersi quanto sia costato allo Stato in termini monetari la sbadataggine impunita del vecchietto squilibrato e l’assolvente ineffabilità del paludato decisionista (conteggiando le accurate indagini del CFS e l’iter procedurale in procura), e specialmente quanto sia costato alla collettività sociale la devastante impressione di perdita d’ogni senso civico ed educazione ecologica contemporaneamente al decadere dello Stato etico di diritto. Si impone all’evidenza la totale impreparazione di magistrati ed avvocati in tema di diritto ambientale ed animale e l’urgenza di formarli in una scuola, specie ora che, venuto a mancare il punto di riferimento del giudice Santoloci, e specialmente una polizia competente in egual misura in diritto processuale e biodiversità qual era il Corpo Forestale dello Stato, bisogna andar spiluccando qua e là per censurare e contenere i danni irreversibili perpetrati contro animali e piante che ogni atto criminoso provoca nella psiche e nella vita individuale, nel tessuto socioculturale, nell’ecosistema e nella salute d’ogni forma biologica.
Eppure nell’attribuzione della maglia nera europea per la gestione degli orsi non c’è gara! il Trentino se la aggiudica senza tema di alcun braccobaldo nei boschi e nelle istituzioni de fora !
Infatti IN TRENTINO DAL 2001 QUANDO 10 ORSI SONO STATI INTRODOTTI PER IL PROGETTO LIFE URSUS, LA PROVINCIA IMPRIGIONA E STERILIZZA ANCHE LE MAMME NATE LIBERE (Jurka, salvata dagli animalisti tedeschi e DJ3 ancora rinchiusa al Casteller) IN BASE A RACCONTI FANTASIOSI DI INCONTRI O PREDAZIONI SULLA CUI VEROSIMIGLIANZA LA FORESTALE DI ROMANO MASE’ NON HA MAI SVOLTO ACCERTAMENTI; COSI’ COME NON HA MAI INDAGATO SUI NUMEROSI EPISODI DI BRACCONAGGIO CHE OGNI ANNO SI VERIFICANO SIA AD OPERA DI SINGOLI CHE DI ORGANIZZAZIONI PAESANE CON ISTIGAZIONE E VANTO SIA DI SINDACI CHE DI PRIVATI CITTADINI il cui CETO SOCIALE VA DAL PASTORE AL MEDICO; NEGLI ANNI GLI ORSI SONO MORTI IN LUNGHE O LUNGHISSIME AGONIE PROVOCATE COLPEVOLMENTE DALLA FORESTALE DI ROMANO MASE’ (come Dino strozzato dal radiocollare e Kirka anestetizzata a morte) OPPURE IN ESECUZIONI CAPITALI PER FUCILAZIONE DIRETTAMENTE SU ORDINE DEL COMANDANTE FORESTALE; IN OLTRE DIECI ANNI DI INNUMEREVOLI DENUNCE PENALI, LA PROCURA DI TRENTO NON HA MAI AVVIATO ALCUNA INDAGINI NE’ VERSO ISTITUZIONI LOCALI NE’ VERSO SINGOLI CITTADINI TRENTINI, BERGAMASCHI, BRESCIANI ED HA ARCHIVIATO DECINE DI FASCICOLI.
Paragonando le due realtà, in Abruzzo è ininterrottamente presente una popolazione ursina endemica unica al mondo che conta una cinquantina d’individui e si sta estinguendo per cause naturali dovute all’esiguità dell’areale, alla consanguinietà e alle malattie causate dall’ignoranza delinquenziale dei pastori che lasciano al brado mandrie affette da tubercolosi; gli orsi bruni invece, diffusi in tutto il centro Europa, in Trentino erano estinti e mai lo hanno ripopolato in dispersione naturale, tanto che le 7 orse e Joze, Masum e Gasper reintrodotti tra il 1999 e il 2001 oltre ad essere tutti morti di morte violenta, hanno generato una popolazione di soli 50 individui consanguinei che non riescono a raggiungere l’età matura (un orso vive naturalmente una cinquantina d’anni) perché vengono uccisi cuccioli o giovani per bracconaggio o per imperizia della forestale trentina o per ordinanza della Provincia Autonoma (a 14 anni KJ2 e a 16 anni Daniza che non era vecchia, ma la più vecchia degli 10 orsi fondatori, tutti già morti prima di raggiungere la maturità, nel giro di 15 anni dalla cattura in Slovenia al rilascio in Trentino).
Non si pensi tuttavia che la mentalità valligiana sia chiusa ! Infatti sembra non fare discriminazioni tra immigrati ed indigeni, se infatti è molto amato lo slogan AIUTIAMOLI A CASA LORO rispetto agli umani di colore, due dei figli della scurissima KJ2 erano eccezionalmente albini e pur tuttavia, benché bianchi e trentini, non hanno avuto vita facile nella terra natale, tanto che il Biondo è stato sparato in Val di Gresta, e Genè è emigrato prima sull’Asiago, diventando testimonial, ribattezzato Renato, dell’albergo Vezzena e poi è espatriato in Slovenia per infine prendere residenza in Friuli assumendo il nome di Francesco. Eh già perché non solo tutti gli orsi marsicani hanno un nome, ma anche quelli bruni, purché non siano nati in Trentino: lì hanno un targa, come ingombranti immatricolati da rimuovere in quanto non gli è consentita né sosta né circolazione.

RECIDIVA GOVENATIVA

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RECIDIVA GOVENATIVA

VIA LIBERA ALLA DISTRUZIONE DI BOSCHI E FORESTE
Il Consiglio dei Ministri del 16 marzo 2018 ha approvato, con l’emanazione di un apposito decreto legislativo, il t.u. delle leggi forestali, il quale, anziché tutelare le funzioni ambientali del bosco e la saldezza dei suoli, considera i boschi e le foreste soltanto dal punto di vista della produzione del legname, da ardere nelle numerose centrali elettriche a biomassa. Il Consiglio dei Ministri non ha tenuto in nessun conto di essere espressione di una maggioranza parlamentare che non esiste più e che è stata clamorosamente smentita e respinta dalle ultime elezioni del 4 marzo u.s. e ha adottato un provvedimento (un decreto legislativo) che non aveva il potere di emettere, trattandosi di un atto legislativo dell’esecutivo di “straordinaria amministrazione”. Tale decreto, che arreca danni incalcolabili al Popolo italiano e giova soltanto alle multinazionali, italiane e estere, viola una intera legislazione europea a difesa delle foreste e viola i seguenti articoli della Costituzione: l’art. 77 Cost., poiché “il governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria” (e le Camere recentemente elette non si sono ancora riunite e, quindi, non hanno dato nessuna delega al governo, né si può pensare ad una proroga, non prevista in Costituzione, della delega conferita dalle precedenti Camere); l’art. 3 Cost., poiché è certamente “irragionevole” tutelare i boschi e le foreste soltanto dal punto di vista economico e non dal punto di vista della tutela ambientale e della saldezza dei suoli; l’art. 41 Cost., poiché l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale; l’art. 42 Cost., poiché il “bene giuridico utilità ambientale del bosco” appartiene al Popolo a titolo di sovranità, come “proprietà collettiva demaniale” (mentre ai privati, proprietari di boschi, spetta soltanto la proprietà del “bene economico” che il bosco esprime. Vedi sentenza della Corte costituzionale n. 105 del 2008); e infine l’art. 117 Cost., il quale tutela l’ambiente e l’ecosistema. Si tratta, come ognun vede di un atto contrario agli interessi nazionali, che dovrà essere portato all’esame della Corte costituzionale per il suo annullamento.
Paolo Maddalena

OSSERVAZIONI ALLA NUOVA NORMATIVA SUI BOSCHI
Lo schema di Decreto Legislativo in esame, in attuazione della legge delega 154/2016, ha scatenato moltissime reazioni, sia di sostegno alla sua approvazione, che contrarie, in ambito accademico, nel variegato mondo dell’ambientalismo e tra l’associazionismo forestale e montano.
Al di là di valutazioni specificatamente di natura politica sull’opportunità di una simile iniziativa legislativa e dell’approccio molto radicale manifestato da alcuni commentatori “verdi”, si formulano le OSSERVAZIONI che seguono, sulla base di un esame comparativo del testo, rispetto alla normativa in vigore.
Il Decreto Leg.vo proposto vorrebbe revisionare la legge 227/2001 per armonizzarla al Programma quadro forestale ed alla legislazione dell’UE.
Il predetto schema di Decreto, per come impostato ed articolato, non semplifica per nulla il quadro normativo vigente, non recepisce nella sostanza gli impegni e le indicazioni dell’UE, né tanto meno incide positivamente nei rapporti con le Regioni nel settore forestale; non prevedendo poi alcuna copertura finanziaria, assume il valore di mere norme “vuote” di principi, non tutti poi chiaramente espressi, per restare quanto mai indeterminati.
Il testo appare piuttosto come una ripetuta proposizione della precedente normativa, aggravandola poi di ulteriori appesantimenti burocratici ed economici a carico della proprietà forestale, che in Italia è fortemente frazionata e parcellizzata, con un capitale fondiario estremamente ridotto nelle dimensioni aziendali ed economicamente scarsamente remunerativo.
Il settore forestale, nel suo insieme, avrebbe bisogno non già di ulteriori pastoie autorizzatorie, o di rinvii a successiva decretazione ministeriale (ben sette), ma di una drastica chiara, semplificazione normativa e regolamentare; del sostegno ben definito e programmato nel coofinanziamento pubblico, per incentivare al massimo gli interventi finalizzati alla salvaguardia idrogeologica ed ecosistemica; di misure volte alla defiscalizzazione e detassazione degli investimenti forestali fatti dagli aventi titolo, a salvaguardia dei terreni in dissesto erosivo e degli equilibri eco sistemici forestali.
Non si evince, purtroppo, alcuna norma realmente innovativa o di sostegno finanziario per un rilancio delle politiche forestali, quanto mai opportuno, soprattutto sul versante della difesa idrogeologica e del servizio che il bosco assolve in tale ambito e che fa giustificare l’intervento pubblico, non solo nell’imposizione di una normativa vincolistica, ma anche nel sostegno a favore dei terreni boscati, quale presidio naturale a difesa dei territori montani.
Appare evidente invece il tentativo di recupero da parte del Ministero dell’Agricoltura di qualche marginale spazio operativo in tema di politiche forestali, che però parrebbe porsi in antitesi con il quadro costituzionale, che ha inteso trasferire, come è ben noto, le foreste alla legislazione regionale.
OSSERVAZIONI DI MERITO
Alcune proposizioni dell’atto in esame, anche se marginali, parrebbero pure opportune, altre sono ininfluenti rispetto al precedente quadro normativo, altre viceversa sono addirittura peggiorative; in ogni caso nell’insieme non paiono poter giustificare un tale ridondante disegno legislativo, finalizzato in ultima analisi, a riposizionare, come detto, alcune specifiche competenze (art.14 e 15) quali: il coordinamento nella pianificazione e valorizzazione delle foreste, la politica forestale nazionale e comunitaria, la statistica forestale, l’inventario e la carta forestale, la divulgazione all’interno della neonata Direzione Generale delle Foreste, costituita dopo l’assorbimento del CFS nell’Arma dei Carabinieri.
Se quest’ultimo punto era e può essere un tema di riorganizzazione ministeriale, utile e necessario per l’azione di coordinamento tra le Regioni, attraverso un “tavolo di confronto istituzionale e permanente” e questo dovrebbe essere la funzione della neonata Direzione Generale, sarebbe stato sufficiente una specifica formulazione limitata in tal senso: avrebbe avuto maggiore condivisione, senza suscitare allarmismi, perplessità e inutili appesantimenti normativi e burocratici.
Si pone poi l’accento sulle definizioni forestali e su altre connesse; in particolare su quella di bosco, che resta peraltro sostanzialmente inalterata, mentre appare ondivago l’obiettivo strategico di politica forestale che si vorrebbe perseguire, attraverso nebulose nuove definizioni.
– Si rappresenta, almeno formalmente, un ulteriore intento vincolistico e protezionistico, come nel caso dei boschi vetusti, che dovrebbero seguire la stessa disciplina in atto per gli alberi monumentali (Legge 10/2013), o come anche per i terreni abbandonati, incolti e silenti, agricoli e forestali, (art. 3) i cui proprietari dovrebbero a seguire divenire oggetto di costrizioni forzose da parte delle Regioni;
– Per altro verso si corre il reale pericolo di uno stravolgimento di taluni soprassuoli boscati, come nel caso dei boschi cedui a rotazione rapida, assimilati dalla legge in esame all’alboricoltura da legno e come tali posti, per il combinato disposto dell’art. 3, comma 2, lett. o, con l’art.5, comma 1, lett. b, al di fuori della tutela relativa alle aree boscate.
Con l’aggravante che non si specifica cosa debba intendersi per “rotazione rapida”, determinazione questa che la legge avrebbe dovuto invece esprimere, come chiarisce la norma Comunitaria richiamata (Reg. UE 1307/2013, art. 4 lett. K) là dove afferma che la rotazione rapida si identifica “con un ciclo produttivo massimo che sarà determinato dagli Stati membri”.
Con questa voluta omissione normativa sul turno di taglio non si definiscono i cedui a rotazione rapida, onde centinaia di migliaia di ettari di boschi cedui potrebbero di fatto essere esonerati dal rispetto delle normative forestali regionali, con tutte le conseguenze del caso.
Resta anche indefinito se la norma introdotta riguardi indistintamente tutte tre le tipologie di cedui: semplici, matricinati e composti, come la selvicoltura e le normative regionali distinguono e classificano.
– Escludere dalla definizione di bosco (art. 5) anche solo ai fini del ripristino delle attività agricole e pastorali e senza aumento di cubature, “le formazioni di specie arboree, associate o meno a quelle arbustive, originate da processi naturali … anche a seguito di abbandono colturale …” vorrebbe dire sradicare di fatto, ope legis, quelle formazioni boscate che spontaneamente hanno ricolonizzato terreni ex seminativi abbandonati e non più coltivati, a suo tempo strappati al bosco per esigenze agricole, in un’economia montana di mera sopravvivenza autarchica.
Queste aree ritornate nuovamente boscate sono, a normativa vigente, a tutti gli effetti qualificati boschi e come tali andrebbero ancora considerati.
Situazioni particolari e locali per la trasformazione del bosco in altra qualità di coltura, come asseriva la vecchia legge 3267/1923, potevano e possono già ora essere valutate dalla competente autorità, ovvero dalle Regioni. Dal che appare quanto meno inadeguata ed inopportuna una integrazione sì fatta.
– La disciplina della viabilità forestale (art.9) è bene che resti di competenza delle Regioni, le quali già hanno legiferato in materia; con queste nuove riproposizioni si va a rimettere in discussione precedenti definizioni regionali, il tutto a scapito della chiarezza normativa e degli operatori.
Così, ritagliare e rinviare al Ministero dell’Agricoltura anche in questo caso altre “disposizioni quadro per la definizione dei criteri minimi ….” da definire con altro Decreto, significa porre in essere solo altro inutile, e defaticante iter burocratico.
– Appaiono mere enunciazioni demagogiche le misure previste a carico della proprietà forestale, facendo gravare sulla stessa, in modo generico ed indistinto, gli oneri per opere volte al ripristino delle condizioni di sicurezza in caso di rischi per l’incolumità pubblica (art.12) o per il recupero produttivo delle proprietà fondiarie frammentate e dei terreni incolti, abbandonati o silenti.
Questi interventi di salvaguardia idrogeologica o di recupero produttivo agrosilvo pastorale (comma 2, art.12) sono già all’attualità inseriti nella “programmazione regionale di sviluppo rurale” ed i proprietari provvedono coordinatamente e in accordo con gli enti competenti alla loro realizzazione
attraverso il coofinanziamento pubblico.
Sarebbe stato eventualmente il caso di inserire a tal riguardo la previsione aggiuntiva della detassazione fiscale per gli interventi selvicolturali ed ecosistemici a favore dell’ambiente, come già sperimentato positivamente.
CONCLUSIONE
Per quanto in narrativa, si ritiene che il testo sia da rivedere in molte sue parti, per la sua inadeguatezza e ambiguità, in quanto aggiunge ulteriori elementi di criticità interpretativa su norme che invece andavano e vanno semplificate e rivisitate, possibilmente anche alla luce delle indicazioni riportate, per dare al sistema forestale tutto parametri chiari di riferimento, finanziamenti sicuri e programmati nella certezza del diritto.
Giorgio Corrado
(Socio Ordinario dell’Accademia di Scienze Forestali)

Questa legge aprirà definitivamente la porta allo sfruttamento delle Foreste per scopi assai poco ecologici, come la combustione nelle Biomasse, un vero e proprio “delitto ambientale” già intrapreso in Italia a danno del “bene comune”, e a beneficio di pochi, in cui lucra la criminalità organizzata.
Ma un Paese massacrato dagli incendi e dal dissesto idrogeologico non poteva aspirare a una legge migliore?
Sarebbe questo l’ultimo regalo elargito all’Italia da una delle peggiori compagini partitiche mai capitate?
Quanto dovremo ancora aspettare prima che gli Italiani finalmente si risveglino?
Franco Tassi
Centro Parchi

 

COMMILITONI DI CARRIERA

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Per Metternich la pubblicazione di LE MIE PRIGIONI di Silvio Pellico fu più dannosa di una battaglia persa:

“XXXX basta per favore. Basta con queste arrampicate sugli specchi. Basta con questo rispondere/non rispondere che, sinceramente, inizia a stancare me e anche moltissimi altri colleghi. Ti reputo una persona intelligente, credimi, ma in quanto tale abbi l’onestà di dire realmente le cose come stanno.
Nell’arma non è la sola rappresentanza militare ad essere imbavagliata: lo siamo tutti senza esclusione alcuna.
Ti fanno un torto? Ricorri al TAR e vinci di sicuro ma poi? Poi hai finito di campare perché prima o poi in qualche maniera te la fanno pagare.
Ti devo di nuovo nominare il caso di Angela Rizzo? Cornuta e pure mazziata. Hanno trovato subito il modo di farle pagare il suo avere avuto il coraggio di parlare sottoponendola ad un procedimento disciplinare per aver detto cosa poi? Nulla di più e nulla di meno di quello che era risaputo dall’Italia intera!
Non abbiamo più diritto di pensiero e di parola. Dobbiamo continuamente guardarci alle spalle perché c’è sempre qualcuno che sta lì pronto a fregarti pur di mettersi in mostra agli occhi dei superiori.
Ci sono passato personalmente e… beh è stato fantastico il modo di procedere. Del tuo “caso” ne discutono i diretti superiori. A te, diretto interessato, nulla è dato a sapere se sei l’ultima ruota del carro. Poi se riesci a risolvertela da solo e uscirne a testa alta ribaltando la situazione a tuo favore… beh, li devi ringraziare solo la tua scaltrezza e la tua cocciutaggine… nessun altro.
Siamo in un mondo abominevole.
Ci sono stati tolti tutti i diritti.
Le nostre vite sono state stravolte dall’oggi al domani.
E cosa sento dirmi? Cavolo ma voi pensate solo ai buoni pasto e alla settimana corta. Si pensiamo anche a quelle cose. Perché maledizione queste cose per qualcuno erano fondamentali. Pensa alle famiglie monoreddito che pagano un mutuo o un affitto pesante. Su quell’introito in più ci contavano. Pensa a chi aveva un menage familiare basato su 5 giorni lavorativi e ha dovuto ridimensionare il tutto all’improvviso magari pagandosi pure una baby sitter se ha figli.
Si, mi lamento di queste cose e anche di altro. Passiamo ore e ore a compilare uno stupidissimo memoriale a discapito del servizio d’istituto.
I risultati? I complimenti di XXXX a fine anno per l’aumento dei numeri. Bel successo davvero. Un successone. Soprattutto in campo ambientale dove la prevenzione è tutto. Mi veniva da piangere quando ho letto quella nota credimi.
Siamo passati sotto il magnifico dominio arma a livello informatico.
Solo il comandante ha internet. In pratica… siamo tornati indietro di 20 anni perché internet è non soltanto social(che tra l’altro avevamo bloccati anche giustamente nel cfs) ma è molto altro ed oggi è indispensabile a livello lavorativo.
Andiamo a prendere i buoni benzina 4 volte al mese al gruppo poi ci facciamo 80 km per andare a fare un pieno.
Ci hanno tolto simboli colori e quanto altro. Sono per il pasubio, sia chiaro, ma nemmeno il basco verde indicante la specialità ci lasceranno.
Sai cosa vuol dire questo? Che se il 5 giugno non ne usciamo fuori altro che speciali… saremo tutti allineati alla territoriale.
Devo rendere partecipe tutta la scala gerarchica persino di dove andrò in vacanza. Non sia mai poi che decida di andare a Cuba… li devo chiedere addirittura il permesso a XXXX ed essere istruita.
Non posso nemmeno mettermi a dieta perdere kg in pace e chiedere il cambio dell’uniforme perché per fornirmela devo andare a fare una caspita di visita antropometrica perdendo una giornata per farmi prendere peso altezza e torace in una infermeria, come se non fossi in grado di comunicarli io questi dati, oltretutto mettendo in atto una pratica in disuso nell’arma da secoli ma che i nostri funzionari continuano ad attuare basandosi su un manuale del 1800.
Regolamenti medievali sui quali oltre 20 anni di rappreentanza militare non ha mai provveduto a mettere le mani e tu vuoi farmi credere che riuscirete a cambiare lo stato delle cose?
Non rifilarmi anche tu la storiella del “almeno aiutiamo i singoli”. Ti prego non offendere la poca intelligenza che mi è rimasta a causa della perdita di tutti o quasi i miei neuroni a seguito di questo transito.
Quei singoli, abbi fede, avrebbero ottenuto ugualmente quello che voi pensate di aver fatto loro ottenere.
L’arma non regala niente a nessuno.
Per quanto riguarda i costi della rappresentanza militare… anche se voglio credere al fatto che tu non percepisca nulla… beh… io non vorrei mai far parte di un organismo che costa allo stato quelle cifre spropositate e, torno a dire, almeno fosse utile a qualcosa.
Voglio vedere quanti di loro nella remota eventualità che l’arma venga sindacalizzata, continueranno a svolgere questa missione senza avere un riscontro economico. Li aspetto al varco.
Informati su quanti carabinieri veri vanno a votare alle elezioni. Pochi, pochissimi. E se non ci credono loro… dovrei crederci io?
La gente all’interno dell’arma sta male. Non solo noi ma anche chi ha fatto questa scelta consapevolmente.
I suicidi aumentano di anno in anno.
Il disagio è evidente.
E chi dovrebbe curare il benessere del personale cosa fa? Le convenzioni con gli hotel vista mare!
Non voglio dubitare nemmeno della buona volontà di 4 o 5 che effettivamente pensano di poter cambiare il mondo. A loro ci sta già pensando il comandante generale predisponendo circolari ancora più “imbavaglianti” se possibile. E questo lo sai bene XXXX… non negarlo.
Sicuramente ci sono colleghi che vi hanno chiesto di non mollare. Beh… basta illudere il prossimo con inutili promesse che non possono in alcun modo essere mantenute: sbattere la testa contro la realtà fa male ancora di più poi.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti sul rinnovo del contratto… ci mancherebbe pure che non fossero fornite queste di notizie.
In conclusione… io posso dirti solo una cosa: non sottrarre tempo alla tua famiglia per una presunta missione che… non porterà a nulla di concreto.
Ormai resta solo da sperare nel 5 giugno.”

Lo Spielberg (in ceco: Špilberk) era nella città di Brno, poiché l’oppressore sa che il carceriere più zelante è sempre il collega dell’oppresso !
prof.Antonella Giordanelli

 

 

 

RUSCELLAMENTO E SINAPSI

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Luca De Bei – Le mie passeggiate con i cani a Villa Pamphili sono un continuo spunto di riflessione sul rapporto uomo/natura. Oggi su un grande prato un giovane papà gioca a pallone con i due figli. A un certo punto il più piccolo (sui 6 anni) nell’andare a recuperare il pallone si punge le gambe con le ortiche che costeggiano il ruscello. Il bimbo inizia a piangere, il padre accorre per “soccorrerlo” e consolarlo. Addirittura lo prende in braccio. Il bambino si mette a piangere ancora più forte, inizia a urlare. Una scena davvero esagerata (tanto che per un attimo penso che forse è successo qualcos’altro). Il padre lo culla, lo coccola ma il bambino non si placa, anzi! Il padre porta il figlio alla fontanella e gli bagna le gambe. Il figlio finalmente si calma un po’. E fin qui sarebbe forse da rilevare solo un padre un po’ apprensivo. E invece ecco che accade qualcos’altro. Mi accorgo che poco dopo il padre e i due ragazzini, con dei lunghi rami, stanno colpendo e distruggendo tutta la fila di ortiche lungo il ruscello. Nella furia della “punizione” immagino che ovviamente anche altre piantine “innocenti” vengano colpite. Ma non è questo il punto. Ciò che mi fa riflettere è la “punizione” inflitta a piante “cattive” colpevoli di aver fatto male al ragazzino. Mi colpisce il concetto che la natura si debba piegare alle esigenze umane sempre e comunque. Che debba essere punita per aver osato pungere un essere umano. L’uomo, sempre e comunque dominatore, sembra proprio non voler mai perdere l’occasione per dimostrare la sua forza (che poi forza non è, ma solo prevaricazione). Insomma il piccolo incidente poteva servire per una lezione sulle piante urticanti e per insegnare al bambino come evitarle. Invece si è risolto in una pessima dimostrazione di violenza immotivata e sciocca. Nel vedere la scena mi sono ricordato di una scena analoga a cui assistetti anni fa al mare: un bimbo venne punto da un granchio e il padre inizió a percorrere la riva con un bastone per uccidere tutti i granchi che incontrava come vendetta e per consolare il figlio. Quella volta intervenni e fu una litigata epocale.

Roberto Marchesini – Il rapporto con la natura e con gli animali e’ fondamentale per la crescita corretta di un bambino. Pagheremo un conto salato per questa assurda mania delle macchine e degli intrattenimenti elettronici. Nessuna nostalgia da parte mia, se non quella per i miei giorni adolescenziali… ma questo è comprensibile. Dico solo che oggi c’è una prevalenza di virtuale che mi preoccupa e anche i pochi animali che entrano nel nostro mondo vengono trattati come maschere e costretti a essere tutto fuorché quello che veramente sono.

Barbara Ferrari – Il tempo e le modalità di interazione con le macchine, che siano giochi elettronici, telefonini o altro, chi le deve gestire? I genitori. Mi sembra più che altro un problema connesso alla genitorialità e agli adulti (insegnanti in particolare), essere referenti autorevoli é difficile e faticoso. Gli animali nelle famiglie ci sono, forse é la relazione ad essere sbagliata e i bisogni degli animali ad essere mal interpretati. Credo che la Zooantropologia didattica nella sua missione educativa, stia facendo molto, per merito di chi riesce a realizzare dei progetti. Poi si apprende di un progetto pro-caccia realizzato in alcune scuole bresciane, organizzato dalla associazione armaioli e viene lo scoramento. Queste iniziative vanno antagonizzate, come si può.

Andrea Bonifazi – Ci risiamo, inizia nuovamente la stagione in cui l’ignoranza e la grettezza portano a gesti che, ricordo per la milionesima volta, sono REATI, oltre che affronti alla nostra biodiversità!
Ciò che lascia sbigottiti è il solito tremendo modus operandi: prima si uccide, poi si fotografa e si chiede di cosa si tratti.
Quest’anno iniziamo da subito a provare a contrastare questa tendenza anche tramite divulgazione riguardo i serpenti italiani http://www.scienze-naturali.it/ambiente-…/…/serpentiitaliani

Alessandro Ghezzer – Ecco un altro essere vivente da sterminare e di cui ci eravamo dimenticati l’esistenza: la vipera

Tizi Randon – eh no daiiii…non possiamo sterminarle dopo averle sparse sulle Alpi buttandole dagli elicotteri…. 😆 😆 😆

Antonella Bissacco – si sono dimenticati perchè siamo ancora indietro con al stagione, aspetta un mese e vedrai…..P.S. io spero di trovare anche quest’anno sul poggiolo di casa mia in montagna la viperotta che già da 2 anni si fa vedere (battezzata Lucrezia); è molto discreta e ha capito che non le faccio del male…

Edoardo Razzetti a Societas Herpetologica Italica (SHI) – Negli anni settanta nasceva la leggenda metropolitana delle vipere lanciate dagli elicotteri con il paracadute contro ignari fungaioli e cacciatori.
Perfino in una versione semplificata del 1976 con banali ceste di vimini.
I “cattivi” sono sempre imprecisati animalisti o ambientalisti.
Sono passati più di quaranta anni ma queste baggianate continuano a essere diffusissime in Italia e Francia.

Ugo de Cresi – Una (non) predazione controversa.
Il 14 marzo ho rinvenuto una carcassa di capriolo a bordo strada.
Ad un primo riscontro visivo la prima ipotesi a farsi strada era quella di una predazione.
Tuttavia successivamente a seguito di una più approfondita osservazione dell’animale ero più propenso ad escludere un’azione di caccia dei lupi in favore di un’altra tesi.
L’animale presenta nel muso i segni di un tipico trauma da impatto che unito alla completa distrazione di tutto l’arto posteriore destro mi fanno pensare all’urto di un’auto.
Ma vi è un particolare bizzarro.
Sappiamo che il lupo opera una compressione enorme con il morso retromandibolare sul plesso carotideo dove si trovano i recettori che inducono allo stress cardiocircolatorio ed alla morte rapida della preda, ma in questo caso a osservar bene, la zona del collo è priva di peli ed il segno longitudinale della ferita appare come l’ingresso di una lama da taglio.
Ho foto di una predazione certa dove si può scorgere con chiarezza i segni del morso dei canini che rappresentano un buco senza asportazione di pelo.
Il consumo sulla parte posteriore secondo me è recentissimo e causa di mustelidi o altre specie che di solito giungono sulla carcassa fresca.
L’animale dovrebbe essere morto tra la notte e l’alba.
Liquidi corporei presenti e assenza di insetti necrofori.

Monia Guadagnoli – OFFEIO. Comune di Petrella Salto in provincia di Rieti.
Una frana investe l’intera carreggiata della strada provinciale 67 Salto-Cicolana. Uno smottamento che si è verificato nella stessa area colpita da un incendio boschivo grande quanto 180 campi di calcio uniti insieme.. 180 ettari di vegetazione distrutti durante l’inferno estivo dell’anno passato.
Ma sapevamo bene che le conseguenze degli incendi boschivi non si esauriscono con lo spegnimento.. il danno persiste nel tempo e crea i presupposti per altre calamità..
Le conseguenze degli incendi boschivi sul terreno sono semplici da capire:
“Il fuoco brucia lo strato della lettiera e in parte anche lo strato di humus. In questo modo le pietre che affiorano alla superficie vengono destabilizzate. Già durante il passaggio di un incendio non è raro osservare che alcuni sassi instabili inizino a rotolare a valle. Le conseguenze più gravi di un incendio si verificano tuttavia solo dopo il passaggio del fuoco. La mancanza di copertura della vegetazione al suolo e di quella assicurata dalle chiome degli alberi fanno sì che le gocce di pioggia possano impattare direttamente sul terreno nudo. In questo modo la struttura del terreno viene distrutta, fatto che può innescare fenomeni di erosione e di ruscellamento. Il suolo nudo asciuga più velocemente e la superficie del terreno diviene impermeabile all’acqua. La pioggia tende quindi a scorrere sulla superficie del suolo, creando nel terreno dei solchi erosivi” (Marxer 2003).
Ecco.. riassumendo.. cara Madia.. spero che in qualche modo tu possa leggere e soprattutto comprendere il disastroso epilogo della tua opera.
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Lorenzo Mori – una situazione che noi Forestali veri sappiamo perché era il nostro ” pane ” quotidiano e giustamente i disastri geologici non finiscono qui…per colpa di quei maledetti che hanno voluto sopprimere il migliore Corpo Forestele dello Stato invidiato da mezza Europa.

Giacomo Corda – In gergo tecnico <Regimazione delle Acque meteoriche> che non sono solo quelle superficiali o profonde, ma soprattutto quelle piovane impattanti al suolo, che colpendo prima le foglie degli alberi, cadono in terra con intensità minima, riducendo dell’80% l’erosione del terreno e i relativi fenomeni di dissesto idrogeologico.

Mario Di Gregorio – Quando studiavo Sistemazioni Montane e di conseguenza i dissesti idrogeologici, quel tipo di smottamento, chiamato in gergo “scoscendimento superficiale”, avviene a causa del disboscamento irrazionale, retaggi del passato, o a causa di incendi boschivi estesi che tolgono al terreno un ombrello naturale che filtra l’acqua e non permette dilavamenti. Adesso manderei la Madia e Renzi, oltre all’ex Capo del Corpo, a sistemare la frana. Dubito che anche la Regione Lazio prenda provvedimenti urgenti, come canaletti a spina di pesce, fatti con pietrame che permettano all’acqua di scorrere senza creare ulteriori danni!

Alessandro Bottacci – Tranquilli. Col nuovo TestoUnicoForestale sistemeranno le cose. I boschi si tagliano e quindi non bruciano. Tolti gli incendi tolte le frane. Per cui il TUF risolverà tutto 😂 😂 😂