INQUINAMENTO DA INCENTIVI

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Giuseppina Ranalli – I camini inquinano, è un fatto.

Affermare però che le centrali a biomassa sarebbero una valida alternativa all’inquinamento prodotta dai camini non ha senso.

Cerco di spiegare brevemente perché.

Le centrali a biomassa si propongono per produrre energia elettrica. Tuttavia solo il 20% del potere calorifico della legna può essere convertito in energia elettrica (per limiti fisici).

Per mascherare tale fallimento energetico propongono la cogenerazione, cioè l’utilizzo del restante 80% di calore per scaldare le abitazioni.

Il camino e la stufa si accendono quando è freddo: nei mesi invernali e solo in alcune ore della giornata. Pertanto le emissioni rapportate all’anno sono contenute.

Le centrali a biomassa lavorano anche nei mesi estivi e di notte. E quindi il recupero energetico, nei fatti, può essere garantito solo in alcuni periodi dell’anno e solo in alcune ore. Inoltre, per ragioni di sicurezza, gli impianti non vanno collocati a ridosso delle abitazioni e il trasporto del calore ad una certa distanza comporta elevate dispersioni.

Inoltre, la combustione nei camini e nelle stufe non raggiunge temperature molto elevate, significa che il particolato che si forma è grossolano. Fa certamente male alla salute ma è meno dannoso di quello prodotto dalle combustione nelle centrali a biomassa che, raggiungendo temperature più elevate, producono particolato avente dimensioni più piccole.

Gli effetti degli incentivi.

Nel 2000 la produzione primaria di legna da ardere, pellet e materiali legnosi era di 1.179 ktep (oltre 2 milioni e 600 mila tonnellate).

Nel 2018 la produzione di legna è stata di 7.065 Ktep cioè 15 milioni e 700 mila tonnellate.

L’importazione è passata da 488 ktep nel 2000 (1 milione di tonnellate) a 1.465 ktep nel 2018 (3 milioni e 250 mila tonnellate.

Come data di osservazione sullo stato dei boschi, non si può prendere il 1800 o il dopoguerra, come propongono gli interventisti dei tagli: è evidente.

Si deve fare riferimento al periodo in cui sono stati assicurati gli incentivi economici alla legna.

Finanziaria 2019:

Proroga degli incentivi agli impianti a biogas, la cui matrice è costituita per il 40% da reflui zootecnici, per altri 20 anni.

Decreto milleproroghe: proroga degli incentivi a tutti gli impianti a biogas con potenza massima fino a 300kw.

E qualcuno ha ancora la faccia tosta di dire che gli impianti a biogas/biometano servono per produrre energia!!

Ma veramente ci vuole una grande faccia tosta!!

Se tali impianti fossero in grado di produrre energia utile (maggiore cioè di quella che consumano) dopo 15 anni di lauti incentivi si reggerebbero da soli.

È facile da capire.

I veri numeri del biogas.

La tabella estratta da Eurostat, riferita al 2018, il fabbisogno totale di energia e l’energia prodotta dal biogas sia per la UE sia per l’Itala.

Facendo il rapporto si osserva che in Europa l’energia da biogas è pari allo 0,9%, in Italia è dell’1,1%.

Come è evidente, con oltre 2 mila impianti in Italia e circa 17 mila impianti in Europa si ottengono percentuali risibili di energia da biogas. Metà degli impianti sono stati realizzati in Germania, gli altri Stati della UE, ad eccezione dell’Italia, non hanno incentivato molto tale settore.

Da precisare che la Germania produce impianti a biogas e quindi ha interesse a mantenere in vita le sue filiere produttive.

Le produzioni di biogas, riportate nella tabella, sono lorde, significa che non sono decurtati i costi di trasporto della biomassa, di spandimento del digestato, di riscaldamento della biomassa nel digestore, di purificazione del gas, di compressione…..

Ora, con il pacchetto clima ed energia 2030, si intende puntare al biometano. Tale tecnologia è prospettata come una evoluzione di quella del biogas.

Si tratta, invece, di una follia peggiore del biogas. Infatti agli elevati costi energetici, sopra riportati, si aggiungono quelli per separare la CO2 e per comprimere il metano.

Nel 2006 tutti i principali giornali nazionali riportarono con enfasi la notizia che gli alberi vivi erano pericolosi perché emettevano troppo metano.

Distruggerli per il bene dell’umanità appariva l’unica soluzione sensata. Alcuni giornali usarono proprio questo titolo: “Gli alberi sono troppi”.

La notizia, che evidentemente i giornalisti riportarono senza un’ombra di critica, o di cautela, derivava da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature in cui si affermava che gli alberi emettevano molto metano, un gas più climalterante della CO2, con conseguente accelerazione dei cambiamenti climatici.

Lo studio, come è ovvio, si rivelò sbagliato, ma la notizia fu certamente funzionale ai biomassisti.

Tagliare le foreste per produrre biocombustibili è sempre stato criticato dagli esperti di energia, come anche gli altri usi energetici delle biomasse, per via delle basse rese.

Anni prima, le biomasse erano state definite rinnovabili nella nota conferenza sul clima svoltasi a Kyoto: questo consentiva di incentivarle.

Tuttavia, nonostante gli aiuti economici, questo settore non decollava perché gli esperti di energia affermavano l’ovvio: le biomasse non sono una fonte rinnovabile ed è impossibile ottenere rese accettabili.

Con lo studio, che dimostrava che gli alberi erano pericolosi, fu facile stroncare le resistenze di chi si opponeva al crimine ambientale di tagliare le foreste per produrre i biocombustibili e bruciare la legna al posto del carbone per produrre energia elettrica.

A causa di quella leggerezza, per anni si è disboscato impunemente.

Oggi, in vista dell’obiettivo rinnovabili 2030, che prevede ulteriore utilizzo di biomasse (legna da ardere per il settore termico, legna per produrre energia elettrica nel settore elettrico e biometano e biocarburanti nel settore trasporti), i biomassisti si sono nuovamente ringalluzziti.

A dare loro una mano, di nuovo, si prestano “scienziati” i quali affermano che le superfici forestali negli ultimi anni sono aumentate.

E i giornali enfatizzano questa fandonia, smentita dalle fonti statistiche ufficiali, senza la minima critica e con lo stesso atteggiamento ossequioso di quando riportarono la notizia che gli alberi erano pericolosi perché emettevano metano.

Ci sono anche studi che affermano che “gli alberi con tante foglie sono pericolosi”.

E così dallo slogan di 16 anni fa “gli alberi sono pericolosi” si è passati a “sono pericolosi solo gli alberi con troppe foglie”.

La verità è che le biomasse non sono una soluzione energetica né potranno mai esserlo per un problema legato al potere calorifico. Nessuna norma umana può stravolgere le leggi della chimica e della fisica.

Ma la propaganda degli affaristi riesce a far credere di compiere il miracolo di produrre energia pulita.

Tutte queste tecnologie sono a energia a perdere, significa che si spreca più energia di quella che si produce.

Occorre fare fronte comune, raggruppare le forze e le energie e bloccare gli affaristi delle biomasse prima che la loro cupidigia distrugga l’ambiente e la nostra salute.

Fabrizia Jezzi – Il nemico degli alberi e’ potente: tagli abusivi, collusioni, complicita’, mafia, agronomi, consulenti ed esperti universitari collusi, politici ed amministratori collusi, pellet, centrali a biomassa finanziate dallo Stato(inquinanti e non rinnovabili) sperimentazione 5G, ditte e filiere del legno poco trasparenti, devastazioni dei boschi, distruzione del Corpo Forestale dello Stato, Polizia municipale non competente, assenza di controllo sul territorio, capitozzature ovunque, vivaisti e imprese del verde rampanti, esposti non recepiti, condanne minime o nulle per reati contro il patrimonio arboreo e del verde pubblico…

Ma peggio di tutti il rincoglionimento quasi totale della gente affetta da psicosi degli Alberi assassini e del Pino killer che permette e consente tutto cio’.

  

IL BENFATTO DISFATTO

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Carissimo Dr. Bortolotti
ci pensa? Sono passati 38 anni, circa la metà della aspettativa media di vita di un uomo, 38 anni da quando lei, in quel lontano 1982, mandò all’attacco i suoi efficientissimi 7.000 soldati, i suoi agenti di tutte le stazioni forestali d’Italia, con l’incarico di censire tutti gli alberi monumentali del territorio nazionale. In capo a pochi mesi, ben 22 mila alberi erano sulla sua scrivania, tutti mappati, misurati e fotografati. 
A quel punto lei partì in giro per l’Italia, per scegliere i 300 alberi da pubblicare nei suoi favolosi volumi di “Gli Alberi Monumentali d’Italia” del 1989 e 1990, che conservo tra le perle più preziose della mia libreria. Io, lo confesso, approfittai del censimento per sguinzagliare il mio agente segreto Luigi Scaccabarozzi per scrivere e pubblicare il mio terzo e quarto libro, sull’Emilia Romagna e sull’Abruzzo, dopo quelli sulla Toscana e sulle Marche.
I miei libri, lo riconosco, furono forse la piccola miccia che fece da innesco ai suoi, ma furono i suoi a far esplodere in tutto il Paese un fiorire di pubblicazioni e la cultura del Grande Albero. Lo sa che, dopo i suoi volumi, oggi esistono almeno 180 pubblicazioni sull’argomento? Lei fu estremamente corretto e di grande onestà intellettuale, nel rivelare la paternità delle segnalazioni di alberi che non provenivano dal mondo forestale. Lo fece con me (per il pioppo di Quattrino e la Cacatora), lo fece col signor Braschi per il Patriarca del Pollino, e forse con altri. Eppure, nei due libri, lei figura solo come autore dei testi e delle foto. Ma quando uno ha scritto i testi e le foto, chi altri è se non l’autore? Ma lei possedeva e possiede una virtù che solo i grandi hanno: la modestia, quella che impedisce a chi ne ha di avanzare pretese e reclamare meriti che gli spetterebbero.
Il grande censimento dichiarava anche l’obiettivo: far promulgare una legge di tutela per gli alberi monumentali. Lei conosce i tempi della politica. Sarebbero dovuti passare quasi 25 anni dalle sue pubblicazioni, per l’emanazione della legge 10/2013. Lei avrà saputo che dopo la legge, è ripartito il censimento, da zero. Perché? I suoi 22 mila alberi non andavano bene? Cosa ci sarebbe stato di più semplice che chiedere ai Forestali di tutte le stazioni di aggiornare la situazione di quei 22 mila? In pochi mesi avremmo avuto un elenco di 22 mila alberi, tutti mappati, georeferenziati e fotografati. Ma l’U.C.AA.FF (Ufficio Complicazioni Affari Facili) del Ministero deve aver lavorato anche la notte, per inventarsi un nuovo censimento da far fare (pensi lei!) ai comuni, presso i quali se c’è una persona ogni cento comuni che sa cosa sia un albero monumentale è oro colato. Così, dopo 7 anni, abbiamo un elenco di 3 o 4 mila alberi, e nemmeno tutti buoni.
Carissimo Dr. Bortolotti, oramai Lei (91 anni), io (75) e Scaccabarozzi (85) abbiamo tutti più che raggiunto quota 100, e possiamo metterci in disparte a vedere compiaciuti i risultati di quello che abbiamo seminato, con tanti appassionati che si danno da fare con entusiasmo. Ci sarebbe ancora molto da fare, per esempio, spiegare che gli alberi vanno rispettati, e non capitozzati. Ma ci penserà qualcun altro. Penso che Lei, io e Scaccabarozzi abbiamo messo da parte un capitale che nessuna svalutazione ci potrà mai portare via: una valigia di bellissimi ricordi, e le assicuro che, nel mio capitale personale, lei è tra i ricordi più belli.
Con rispettoso affetto
Valido Capodarca  

BIOFILIA E AUTOGESTIONE

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ANTONELLA GIORDANELLI – 1 APRILE 2015, IN PRATICA, OGNI MANIFESTAZIONE NON È STATA MINIMAMENTE CALCOLATA, COSÌ COME LA PETIZIONE E GLI APPELLI DELLE ASSOCIAZIONI. AL GOVERNO RENZI HANNO GIÀ DECISO A TAVOLINO. ORA CI SPIEGHI IL MINISTRO MARTINA: IN CASO DI INQUINAMENTO, TAGLIO ABUSIVO DI BOSCHI, BRACCONAGGIO E ILLECITI VENATORI, MALTRATTAMENTO O TRAFFICI DI ANIMALI, A CHI CI RIVOLGIAMO ORA? A POLIZIA E CARABINIERI, CHE DICONO SEMPRE DI AVERE COSE PIÙ IMPORTANTI DA FARE O CHE NON È LORO COMPETENZA? E QUANDO SUCCEDERÀ CHE FAREMO? VERRÀ IL MINISTRO MARTINA AD ASSISTERCI? VERRÀ RENZIE? CI SPETTERÀ ARRANGIARCI COME PRIVATI CITTADINI? DITECELO A QUESTO PUNTO, BASTA SAPERLO. IN COSA CONSISTE QUESTA “OPPORTUNITA'” DI CUI PARLA IL MINISTRO? OPPORTUNITÀ PER LE ECOMAFIE, PER LA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA, PER LA CACCIA SELVAGGIA-BRACCONAGGIO, PER LA DISTRUZIONE DELLE AREE PROTETTE… CERTO, PER I DELINQUENTI E PER LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA (TANTO CARA A QUESTO GOVERNO, PIÙ DI QUALSIASI ALTRO GOVERNO PRECEDENTE) SARÀ UNA GHIOTTA OPPORTUNITÀ. MARTINA HA DECRETATO OLTRE ALL’OBBLIGO D’ ESPIANTO DELITTUOSO DEI PATRIARCHI ANCHE L’IRRORAZIONE VELENIFICA DELLA TERRA

LELE COPPOLA27 GENNAIO ALLE ORE 19:30 · PURTROPPO IL PICCOLO È STATO GIUDICATO DEBILITATO ED È STATO SPOSTATO IN AMBIENTE PROTETTO (DA UMANI). IO HO DISPERATAMENTE TENTATO FINO ALL’ULTIMO DI CHIEDERE CHE SI DESSE ALMENO QUALCHE ORA DI TEMPO ALLA MADRE DI RITROVARE IL SUO CUCCIOLO. QUESTO SAREBBE STATO L’UNICO MODO VERAMENTE EFFICACE PER SALVARLO, MA NON È STATO POSSIBILE E MI DISPIACE MOLTISSIMO. SICURAMENTE C’È DA AUGURARSI CHE LE CURE E L’ALIMENTAZIONE ARTIFICIALE POSSANO SALVARE IL CUCCIOLO, MA DAL PUNTO DI VISTA DELLA SUA VITA NEL MONDO NATURALE CREDO CHE SI POSSA GIÀ ANNUNCIARNE LA FINE. SONO ANNI CHE VADO INUTILMENTE RIPETENDO CHE LA FOCA MONACA È TORNATA A RIPRODURSI IN ITALIA, ORA ALMENO SPERO DI NON SENTIRMI PIÙ RIDERE DIETRO.

PAOLO FORCONI – UN ASPETTO CHE È STATO TRALASCIATO È IL TEMPO NECESSARIO PER EFFETTUARE IL SOCCORSO. SÌ PUÒ INTRAPPOLARE UN ANIMALE AL MATTINO E SOCCORRERLO ALLE 17.30?

Augusto De Sanctis – ISPRA non risponde su chi ha ordinato la cattura. Avranno rispettato il dpr357? Inoltre parlano di stato critico ma lo possono dire solo quando arrivati, cioè tardissimo Dal video della mattina si vede benissimo che l’animale era vigile ed attivo. Sui parassiti e sul quadro infiammatorio. Avete mai preso dei gattini? un lattante, digiuno probabilmente dal pomeriggio precedente. Provino a far stare 24 ore senza alimentarsi un gattino o un cagnolino, senza considerare lo stress di decine di persone attorno (e qui è un animale selvatico).

UGO DE CRESI – NELL’ULTIMO PERIODO HA RICEVUTO SEMPRE MAGGIORE ONERE DI PRIMO INTERVENTO IL POTERE DEL SINDACO DEL COMUNE DOVE VIENE RITROVATO L’ANIMALE.
IN QUALITÀ DI UFFICIALE DI GOVERNO E COME PRIMA REFERENZA DI SORVEGLIANZA SANITARIA.
IPOTIZZIAMO CHE LE ORCHE DI GENOVA FOSSERO AFFETTE DA PCB O MORBILLIVIRUS.
ERA FACOLTÀ DEL SINDACO CHIEDERE UNA BIOPSIA REMOTA DEGLI ANIMALI AL FINE DI EVITARE CONTAGI. LE LACUNE NORMATIVE SONO TAMPONATE DALLE INTERPRETAZIONI GIURIDICHE DEI SINGOLI COLLEGI GIUDICANTI.
FACCIO UN ESEMPIO. ALCUNE REGIONI HANNO/VOGLIONO MODIFICARE LA LEGGE 157/92 DEFINENDO LA FAUNA SELVATICA NON PIÙ COME PATRIMONIO INDISPONIBILE DELLO STATO MA COME “PATRIMONIO INDISPONIBILE DEI COMITATI DI CACCIA PROVINCIALI” (?)
NON È UNO SCHERZO.

MARINA ATTI – DALLA TANGENZIALE PASSO A RIDOSSO DEL CIRCO A BOLOGNA, VEDO I CAMMELLI LÌ, A DUE PASSI QUINDI STERZO, CAMBIO ROTTA E MI DIRIGO DOVE È POSIZIONATO IL CIRCO. SONO LE 2 DEL POMERIGGIO, NON C’È NESSUNO NON CI SONO SBARRE DA OLTREPASSARE, ARRIVARE FINO AGLI ANIMALI È SEMPLICE.
IL PRIMO INDIVIDUO CHE INCONTRO È PROPRIO LUI, L’IPPOPOTAMO. GIACE INERME IN MEZZO A UN ACQUITRINO FATTO DI FANGO E DEI SUOI ESCREMENTI. È IMMOBILE, SEMBRA MORTO. LO SPERO PER LUI. DAVANTI ALLA MAESTOSITÀ DEL SUO CORPO COSÌ UMILIATO, MI SONO SENTITA UN NODO ALLA GOLA INDESCRIVIBILE! QUANTA SOLITUDINE E SOFFERENZA NEL SUO CORPO AVVILITO, RASSEGNATO! I CIRCENSI SONO ABILI A TOGLIERE TUTTO A QUESTI ANIMALI, ARRIVANO A TOGLIERLI PURE LA VOGLIA DI RIBELLIONE! DIETRO ALL’IPPOPOTAMO SCORGO 2 O 3 CAMMELLI, QUANDO MI HANNO VISTA HANNO TIRATO SU IL LORO LUNGO COLLO E HO VISTO TUTTE LE LORO FACCE GIRATE DALLA MIA PARTE, I CAMMELLI SONO CURIOSI, L’HO SCOPERTO POCO FA. E ANCHE PER LORO STESSA STRETTA AL CUORE. GUARDAVO QUESTI ANIMALI E CON LE LACRIME AGLI OCCHI CONTINUAVO A RIPETERE “SCUSATE MI DISPIACE, SCUSATE MI DISPIACE, SCUSATE MI DISPIACE, SCUSATE…” MI GIRO ATTORNO E VEDO UNA FILA LUNGHISSIMA DI ANGUSTE GABBIE, POI ALTRI ANIMALI:
UN MULO, UN CAVALLO, UNO STRUZZO, UN LAMA. TUTTI PRIGIONIERI, TUTTI VITTIME DELLA STESSA SVENTURA. MI AVVICINO AL TENDONE PRINCIPALE E IL RUMORE CHE SENTO È AGGHIACCIANTE: UN RUGGITO MOZZATO DA UN CONTINUO LAMENTO MI RIMBOMBA NELLE ORECCHIE. UN TENTATIVO DI GRIDA MONOTONO, INCESSANTE, ATROCE. LÌ C’ERA IL RE DELLA FORESTA, L’ATTRAZIONE PRINCIPALE DELLA TORTURA LEGALIZZATA, DELLO SPETTACOLO DEGLI ORRORI, DELLA BEFFA, DELLA VIOLENZA. AL LEONE HANNO SPEZZATO OLTRE ALLA SUA VOLONTÀ ANCHE IL SUO ROMBANTE RUGGITO, TRASFORMANDOLO IN UN PATETICO INCESSANTE LAMENTO. SONO IMPOTENTE DAVANTI A QUELLA INGIUSTIFICATA PRIGIONIA, POSSO SOLO DOCUMENTARE, PIANGERE PER LORO E ATTIVARMI SEMPRE PIÙ PER URLARE NELLE PIAZZE E NELLE STRADE QUANTO SIA INGIUSTA, ASSURDA, OBSOLETA E INACETTABILE QUESTA MERDA CHIAMATA CIRCO.

CRISTIANO AUTOLYCOS MANNI – NELL’APPROCCIO DELLA NOSTRA SOCIETÀ AGLI ALBERI, CI DIMENTICHIAMO TROPPO SPESSO UNA COSA MOLTO IMPORTANTE: SONO ESSERI VIVENTI, E A LORO VA PORTATO TUTTO IL RISPETTO CHE SI DEVE ALLA VITA, QUEL SENTIMENTO CHE SI CHIAMA BIOFILIA, ALTRIMENTI ROMPIAMO UN EQUILIBRIO CHE LACERA PRIMA DI TUTTO LA NOSTRA ANIMA. È IMPORTANTE PERÒ RAFFORZARE IL LORO STRUMENTO DI TUTELA CHE ADESSO È DEBOLE, OBSOLETO ED INADEGUATO. PARLO DEL DPR 357 DEL 1997.

SIMONE LONATI – IL BOSCO SA MANTENERSI BENISSIMO DA SOLO; LA SALUTE DEL BOSCO NON SI BASA SUL TAGLIO, I BOSCHI ESISTONO DA MILIONI DI ANNI PRIMA CHE CI FOSSE L’UOMO CHE LI TAGLIAVA, ANZI IL TAGLIO PERIODICO È MOTIVO DI DEGRADO DI MOLTI BOSCHI; PER LE INONDAZIONI UN BOSCO “PULITO” TRATTIENE MENO L’ACQUA DI UN BOSCO “SPORCO”; L’UNICO CASO CHE GIUSTIFICA UNA SELEZIONE DELLE PIANTE POCO STABILI È IL CASO DI GRANDI FIUMI DOVE L’ACQUA PUÒ TRASPORTARE INTERI TRONCHI E POI INCAGLIARLI NEI PONTI; PERÒ LO SBAGLIO, SE IL CASO SI VERIFICA, CHE IN TALI FIUMI LE LUCI DEI PONTI DOVREBBERO ESSERE UGUALI O SUPERIORI DI 25 METRI CIOÈ A PROVA DI TRONCO EVENTUALMENTE TRASPORTATO; CERTO CHE SE PERÒ HANNO FATTO PONTI CON LUCI INFERIORI UN TRONCO INTERO TRASPORTATO PUÒ CREARE PROBLEMI; PER I TORRENTI LA CUI PORTATA NON È IN GRADO DI TRASPORTARE UN TRONCO LA TANTO FAMOSA PULIZIA NON SERVE; ANZI UN TORRENTE SPORCO FA SCENDERE L’ACQUA PIÙ LENTAMENTE CON MINORE RISCHIO DI DANNI;

GIOVANNI MUGHINI – SIAMO NEL G8 UNO DEGLI OTTO PAESI PIÙ INDUSTRIALIZZATI DELLA TERRA, AGGIUNGIAMO CHE IN EUROPA SIAMO IL PAESE CON IL PIÙ ALTO NUMERO DI FACOLTÀ DI SCIENZE FORESTALI (QUASI UNA PER REGIONE!), EPPURE TRATTIAMO I NOSTRI BOSCHI PEGGIO DELL’ULTIMO PAESE IN VIA DI SVILUPPO.

DIEGO INFANTE – C’È POCO DA FARE: LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI ODIA GLI ALBERI (È STATO SCRITTO PERSINO UN LIBRO). ANDATE A LEGGERE I COMMENTI AL POST DEL MINISTRO COSTA SULLE NUOVE AREE ZPS. UN QUADRO ANTROPOLOGICO DESOLANTE, TROPPE PERSONE SONO FERMAMENTE CONVINTE CHE IL DISSESTO IDROGEOLOGICO È CAUSATO DALLA MANCANZA DI GESTIONE. QUESTO PUÒ ESSER VERO PER ALCUNE FATTISPECIE DI BOSCO (GIÀ DEGRADATE), MA IN QUELLA SEDE TROVERETE UNA MIOPIA E UNA ARROGANZA SENZA PRECEDENTI: “AMBIENTALISTI DA SALOTTO” È DIVENTATO A TUTTI GLI EFFETTI IL MANTRA DELLA NOSTRA POVERA E PICCOLA ITALIA.

 

DA MANUALE

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CRISTIANO AUTOLYCOS MANNI – DA UOMO E NON DA FORESTALE, CERTI MODI DI TRATTARE GLI ECOSISTEMI BOSCHIVI E FLUVIALI MI FERISCONO. NON SO DESCRIVERE IN CONCETTI TECNICI LA TRISTEZZA CHE PROVO DI FRONTE A UN TAGLIO RASO, SIA ANCHE CEDUO, O AD UN TORRENTE VIOLENTATO. DA TECNICO, SICURAMENTE NON PROFESSIONISTA, SO CHE CI SONO ALTERNATIVE E, NEL PROPORLE, MI SONO SEMPRE POSTO, CREDO, IN UNA POSIZIONE DI EQUILIBRIO, ANCHE SE SUBISCO MOLTE CRITICHE E CLASSIFICAZIONI. VEDO IN MOLTI CONTESTI CHE LA PAROLA “AMBIENTALISTA” STA DIVENENDO OGGETTO DI DISCRIMINAZIONE, QUANDO PER ME È UN DOVERE CIVICO. UN LINGUAGGIO VIOLENTO CHE FILTRA ANCHE IN AMBIENTI POLITICI E, AHIMÈ, ISTITUZIONALI. NON USO PAROLE ESTREME (FORSE OGNI TANTO MI SCAPPA UNA NOTA FUORI SCALA), MA QUALCUNO RIESCE SEMPRE AD AGGREDIRMI DIALETTICAMENTE. IO DI MESTIERE DIFENDO IL BOSCO. ETICAMENTE E DEONTOLOGICAMENTE DEVO PROTENDERE PER LA SUA CONSERVAZIONE, E LO FACCIO LEGITTIMAMENTE, COME LEGITTIMAMENTE ALTRI RAPPRESENTANO INTERESSI PARTICOLARI. LO FACCIO, PERCHÉ SONO CONVINTO CHE LA GIUSTIZIA SI CONCRETIZZI NELL’EQUILIBRIO SAPENDO TUTTAVIA CHE QUESTO EQUILIBRIO È UN SISTEMA DI FORZE CONTRAPPOSTE. LA MIA OPINIONE, SPERO NON ESTREMA, È CHE QUESTO SISTEMA DI FORZE, ADESSO, STIA SQUILIBRANDOSI VERSO UN USO MENO SOSTENIBILE DEL BOSCO. E LO VEDO PERCHÉ LEGGO IN FORTE CONTRASTO TRA I PRINCÌPI DELLE LEGGI, E LE LORO DECLINAZIONI APPLICATIVE, SPESSO INQUINATE DA GRANELLI DI SABBIA CHE FRENANO O FANNO GIRARE LE RUOTE DALLA PARTE OPPOSTA. E QUESTO SQUILIBRIO CHE SI CONSUMA NEI TAVOLI TECNICI, NELLE SEDI ACCADEMICHE E NELLE AULE LEGISLATIVE, RENDE I FORESTALI SORDI AL DOLORE DEI CITTADINI. QUEL DOLORE A VEDERE IL PROPRIO BOSCO SVANITO, CONSOLATI DA UN BEL “RICRESCERÀ” CHE TRAMONTA OLTRE L’ORIZZONTE PSICOLOGICO DELLE PERSONE PERCHÉ, COME DICEVA HEIDEGGER, IL PROBLEMA NON È LA MORTE, MA LA “NOSTRA” MORTE.

Ugo de Cresi – Vengono infrante di continuo le normative vigenti, ad ISPRA va chiesto secondo quale previsione normativa in Puglia è stato bypassato il Sindaco del Comune che è il primo referente responsabile in qualità di Ufficiale di Governo.
E neanche il Ministro ha maggiore potere di indirizzo. Che si tratti di Orche, di Foche o di Dinosauri la Legge 157/92 attribuisce in maniera chiara ed univoca la responsabilità di gestione dell’animale al Sindaco del luogo ove è stato ritrovato l’animale, in qualità di Ufficiale di Governo.
Questa legge è periodicamente trasgredita da chi di volta in volta subentra in forma autoritativa illegittimamente.
A Genova Tethys e Acquario di Genova si sono autonomamente incaricati di assumere la direzione degli interventi coordinando addirittura la Guardia Costiera.
E’ stato fatto cenno al trattato ACCOBAMS senza però specificare che il trattato stesso attribuisce ai due soggetti funzioni di “osservatori” del trattato.
Tethys ha indotto Guardia Costiera a farsi accompagnare con una motovedetta vicino alle Orche per effettuare delle riprese con un drone in zona ASSOLUTAMENTE vietata per la vicinanza all’aeroporto.
Inoltre il drone era pilotato da personale non munito di qualifica e non autorizzato.
Tutte queste situazioni paradossali non devono accadere.
Se ci sono leggi vanno rispettate.
A Torchiarolo andava tutelata la funzione del sindaco che incaricando un veterinario locale di copertura antibiotica ed idratazione avrebbe fornito maggiori possibilità di vita alla foca monaca.
Non occorre essere biologi per capire che un intervento eseguito 12 ore dopo è tardivo e deficitario.
Punto.

Antonella Giordanelli
Sergio Costa ha subito dato ordine di monitorare ma non interferire con le orche a Genova …. così il pod è sopravvissuto al dolore nel corpo e nello spirito. Purtroppo in Puglia l’ISPRA ha seguito i suoi propri tempi ed intenti e il pensiero torna dolorosamente all’orsetto trentino Lorenzo e alla sua mamma DJ3 nell’infinito strazio della captivazione: cogliere al volo l’occasione unica col selvatico che fa punteggio…. che se va bene si svolta, e se va male t’inventi la storia che tu hai tentato di salvarlo ma…. E invece hai usato la sua vita per i tuoi fini professionali…… l’uni.sapiens …. Alla madre hanno tolto la figlia, al mare hanno tolto una foca monaca, ma alla scienza hanno dato un animale da imbalsamare !!!!!
L’etologia della foca monaca non la conoscevo… fertili dopo i 6 anni di età, partoriscono un cucciolo all’anno, il quale nei primi mesi di vita finché non sviluppa una capacità d’apnea adeguata trova rifugio fuori dall’acqua e raggiunge la mamma in mare per la poppata. La piccola Apulia era stata già vista nei giorni precedenti e filmata mentre dalle spiaggie salentine guadagnava il mare: stava bene. In seguito, di primo mattino viene segnalata a una ventina di km di distanza; tutto nella norma perché le foche si spostano in continuazione inseguendo i branchi di pesci e la mamma, forse aggregata con altre femmine, molto probabilmente era arrivata nello specchio di mare davanti a Torchiarolo. Così Apulia, in mancanza di scogli e grotte si era messa a dormire tranquillamente sulla sabbia nel basso anfratto formato dalle fondamenta di un bar sull’arenile. Quel perfetto ricovero tanto simile ad una grotta naturale, però, diventa luogo di prigionia e agonia perché lì l’hanno ingabbiata con delle transenne su ordine e in attesa di funzionari ISPRA da Roma. Arrivati dopo 11 ore sul far della sera, privi di attrezzature (non l’hanno neanche pesata) e di esperienza specifica verso un animale tanto raro, non l’hanno alimentata in alcun modo con l’intenzione di trasferirla il giorno dopo a Napoli. La notte invece di star con lei sulla spiaggia nel suo ambiente, non sapendo dove metterla l’hanno portata a casa di un abitante del luogo (non in un qualche ambulatorio veterinario). In quella casa privata (non sappiamo se dotata di vasca da bagno o doccia, e di camera per gli ospiti o divano letto, e di tavolo da cucina o piano cottura) senza sapere anamnesi e senza diagnosi e con nessuna pregressa esperienza di cura alla specie in letteratura medica, gli hanno somministrato per una generica copertura antibiotica un farmaco dosato senza conoscere il peso corporeo né le probabilità di shock anafilattico relative alla specie e all’età, determinata vagamente tra i 2 e i 4 mesi. Quindi l’hanno reidratata (non nutrita). E alle 2 di notte Apulia è morta.
Alcuni sostengono che la mattina successiva abbiano riportato il corpo sulla spiaggia, fotografandolo come se fosse lo stato della cucciola al ritrovamento il giorno prima (quando altre foto la mostravano in buona salute) e comunicando la morte come avvenuta la mattina invece che la notte ………La storia ricalca quanto avvenuto molto più a nord, in montagna con un’orsa: Daniza. Lì intervennero i veterinari SIVAE a criticare la malefatta della PAT, qui il CENTRO FOCA MONACA….è mio e nostro dovere come cittadini chiedere conto! Mi sembra che le responsabilità dell’ ispra siano pesanti. La vicenda si è svolta nel giro di ore (lunghissime tanto da determinare la morte lenta della cucciola, ma poche per presupporre un coinvolgimento diretto di Costa, che sempre nella sua lunga carriera di forestale prima e di ministro ora è stato contrario a captivazioni e in ogni situazione ha tutelato i selvatici in LIBERTA’). Fondamentalmente in queste due vicende paradigmatiche c’è stato un diverso approccio iniziale delle istituzioni locali: a Genova la guardia costiera che crea un cordone a protezione delle orche interdicendo agli umani d’interferire con la libertà di movimento degli animali, attenta a non spezzare il legame tra madre e neonato sofferente, qui invece al contrario gli umani che hanno bloccato artificiosamente ogni naturalità di comportamento precludendosene l’osservazione scientifica e al contempo rimanendo inetti per ore per infine intervenire senza alcuna esperienza veterinaria pregressa. A mio parere, spero confutabile, l’hanno ammazzata 3 volte: impedendo il ricongiungimento con la madre, l’unica che poteva darle cure parentali e nutrimento; stressandola con la prigionia, la manipolazione, il trasporto; somministrandole farmaci mai testati e in dosi mai calibrate su foche monache di 2 mesi ! Disposizioni ed operatività sono state assunte dall’organo tecnico del ministero dell’ambiente e, fosse anche con una giustificazione ontologicamente accettabile, colpa c’è stata!… imperdonabilmente, e son piena di dolore e di rabbia non da umana, non da orsa, non da foca, ma da madre.