Onore alla Bandiera

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Caro Corpo Forestale dello Stato,
chi ti scrive è un cittadino che, per una serie di fortunate coincidenze, ha avuto modo di conoscerti, di frequentarti, di vivere con te e per te per tantissimi anni, di respirare il tuo sforzo di essere sempre presente ovunque ci fosse la necessità di essere vicini agli Italiani, alle persone in difficoltà, per tutelare il patrimonio inestimabile della natura che ci circonda, non per un godimento immediato ma per la grandissima responsabilità di mantenere e consegnare ai posteri quanto il Buon Dio ci ha permesso di ricevere dai nostri predecessori.
Tu, Corpo di volontari specializzati, hai espresso il meglio della Italianità in ogni angolo della nostra cara Italia, spesso, anzi quasi sempre, nel silenzio delle cronache, lontano dai riflettori dei media tanto presenti altrove, anche quando si sarebbe potuto fare a meno di raccontare.
Quasi duecento anni di lavoro appassionato e faticoso, lontano anni luce dalle difficoltà di altri meglio attrezzati, meglio rappresentati, ancor meglio tutelati da chi, al vertice, avrebbe dato la vita, e la darebbe anche oggi, per non cancellare dalla storia una realtà positiva e importante come lo sono altri Corpi dello Stato.
Corpo Forestale dello Stato, non c’è angolo del nostro paese che non sia stato calcato dagli scarponi del tuo Personale, non c’è foresta o parco o riserva che non abbia ricevuto da te le attenzioni che erano doverose per prevedere, per preservare, per difendere, per tramandare.
Una presenza costante all’ombra della tua Bandiera, onorata di numerosi riconoscimenti ed oggi relegata nel museo, quasi a disattivarne la potenziale capacità aggregante di chi davanti ad Essa ha giurato al momento dell’ingresso nelle file del tuo Personale.
Eri un riferimento “amico” del territorio rurale, eri una presenza assidua ed indispensabile in ogni calamità, senza limitazioni di intervento, ponendo al servizio del cittadino ogni tua risorsa, foss’anche solo un manipolo di uomini capaci di fronteggiare i fenomeni naturali avversi al meglio delle loro possibilità, con quel briciolo di inventiva e di autonomia che alla gente tanto dava, lontano dalla logica militare della piramide gestionale di comando.
Caro Corpo Forestale dello Stato, eri dello Stato qualcosa di importante che solo chi non ha voluto non è riuscito a capire, disconoscendoti doti e capacità, mortificandoti in una cancellazione-assorbimento che equivale al dirottamento di un treno su un binario morto, illudendo più d’uno di chi avrebbe dovuto difenderti dall’alto con stelle e torri e greche che hanno un effettivo valore solo su quel binario arrugginito del ruolo esaurimento, destinato a morire sino a che non saranno altri a generare qualcosa di nuovo e di coerente con il nuovo status.
Cantavano Foresta i tuoi Forestali, non un inno di guerra, non un incitamento alla battaglia, ma solo un grido di passione e di dedizione alla natura, presente nel loro cuore, incuranti della tormenta per prestare la loro opera per l’Italia o Nel Silenzio dei Sentieri in compagnia delle aquile.
Scusa Corpo Forestale dello Stato se una accolita di personaggi lontani anni luce dalla logica ha mistificato valori economici e capacità per renderti sacrificabile sull’altare della efficienza, scusa se noi italiani non abbiamo saputo ancora mandare a casa chi ti ha deriso e distrutto perché demenzialmente quattro è meno di cinque, con riferimento ai Corpi di Polizia, perdonaci se siamo un popolo ben più attento alle essenziali partite della Domenica che alla sostanza della nostra vita.
Perdona coloro che, convinti Forestali ed appassionati esperti delle tue competenze di un tempo, non hanno saputo opporsi correttamente, così come perdona chi si è appropriato di quanto ti apparteneva, di quanto avevi creato e costruito per il tuo lavoro, appendendo il cappello dove, da sempre, sono passati il Cappello Alpino, il Berretto Pasubio, il Basco Verde con l’aquila che con orgoglio tutti mettevano sul loro capo all’inizio di ogni giornata di servizio.
Sei, Corpo Forestale dello Stato, il ricordo di migliaia e migliaia di persone che nel tempo hanno vestito la tua divisa, condiviso il tuo credo, onorato i tuoi fregi , esseri umani che sono andati avanti, anticipando noi mortali in quel passaggio ineluttabile che tocca a tutti, ma non per questo meno presenti perché, se oggi tanto della nostra natura è a nostra disposizione, lo dobbiamo anche a loro che da duecento anni si sono succeduti con la tua divisa sulla nostra terra Italia.
Sei, Corpo Forestale dello Stato, l’onore di tante vite umane immolate nel corso del servizio, in pace ed in guerra, mai secondo in quanto ad onore ad altri, fedele servitore dello Stato che non meritavi il trattamento che ti hanno riservato, forse convinti che il tuo dna si sarebbe diluito in altre realtà senza alcuna difficoltà e che sarebbe stato semplice ed agevole cancellare il ricordo della tua esistenza da quel 31/12/2016 in cui il malinconico Silenzio Fuori Ordinanza ha segnato la tua “trasformazione” in diverse entità.
Eri e sarai sempre nei nostri cuori, delle persone perbene che, lontane da lotte e giuochi di potere, avevano ed hanno a cuore la sostanza della tutela del nostro patrimonio ambientale, a partire dalla piaga degli incendi boschivi, sarai sempre e comunque presente con la miriade di tracce del tuo lavoro passato, indipendentemente dall’accanimento che oggi altri dedicano per cancellare ciò che testimonia la tua presenza e la tua storia.
La cancellazione della tua memoria, operata con rapidità sorprendente, è quello che più lacera e genera delusione sulle modalità che qualcuno, fiducioso nelle rassicurazioni dei vertici, sperava fossero più rispettose del tuo essere stato un fiore all’occhiello degli italiani e non certo una macchia da cancellare.
Chi ha creduto in te, Corpo Forestale dello Stato, crederà ancora, e sempre, nei tuoi insegnamenti, nella tua filosofia di essere prima convincente tutore che repressore, nell’essere una entità fusa col territorio e ad esso adattata per essere sempre al posto giusto nel momento del bisogno, con l’occhio critico di chi la natura la ama prima che sottoporla a logiche militari di intervento, funzionali in altri contesti ma inutili, se non controproducenti, nel tuo spazio operativo.
Risorgerà certamente la logica che ti ha tenuto fra noi sino a dieci mesi addietro, forse semplicemente modificando quanto assurdamente imposto, forse cancellandolo o creando alla italiana maniera un tuo doppione per non fare passi indietro che si rivelerebbero una disfatta per il legislatore e per chi, dal tuo interno, ha caldeggiato la tua morte ostentandola come una innovazione destinata al miglioramento che, almeno per tante cose, pare non solo non esserci, ma addirittura essere di segno opposto.
Corpo Forestale dello Stato, la vita continua per tutti noi, per la natura a cui ti sei tanto dedicato e per chi ti ha voluto cancellare e sarà il tempo ad arricchire il tuo ricordo perché ci manchi e ci mancherai e sarà anche il tempo in cui chi ti ha distrutto ed ha collaborato a vario titolo a ciò abbia a pentirsi e ad essere ripagato con la stessa moneta in altre occasioni della sua vita.
Ti lascio Corpo Forestale dello Stato, amico di una vita che rimarrà tra i ricordi più cari finchè il Buon Dio mi darà la capacità di vivere, quel Signore delle Cime che tutto può e che oggi amiamo pensare che abbia cura di te, del tuo passato e del tuo futuro, perché anche per un Corpo dello Stato che oggi non c’è più è lecito pensare che esista un posto in Paradiso.
 
Alberto Berti

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